Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Summer9    30/10/2004    1 recensioni
Potrebbe essere l’inizio di una storia… Potrebbe esserne la fine… O potrebbe essere un semplice incontro…
Genere: Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Non lasciarmi…

Non lasciarmi…

 

“Allora? Come sta oggi Signor Potter?” “Mnh? Oh, salve Julia, molto meglio grazie, ma faccio ancora un po’ fatica ad alzarmi” “Le credo, si era preso proprio una bella polmonite, come avrà fatto poi, uno con un fisico così robusto, ad ammalarsi così gravemente?” a quella domanda le guance del moro si colorirono un poco e il suo capo si abbassò istintivamente per la vergogna, facendo preoccupare la donna

“Mi scusi se ho detto qualcosa che l’ha turbata” disse prontamente, per riparare ogni errore eventualmente commesso “No, non si preoccupi, il fatto è che mi sono ammalato perché ho passato un’intera notte, senza nemmeno un mantello, sulla riva di un lago, vicino casa mia, deve aver anche piovuto ad un certo punto, ma mi ero addormentato” il suo tono si era abbassato sempre di più mentre confessava come, stupidamente, si era esposto alle intemperie invernali con leggeri vestiti primaverili

“Be’, ora capisco il suo rossore! Le sembra il caso di comportarsi così? Si rende conto che ha rischiato la vita? Ci è andato di mezzo altresì il fegato, mi scusi per il linguaggio, ma avrebbe potuto anche rimanerci secco” “Quante volte le devo ripetere che può darmi del tu?” le domandò divertito alla sua spropositata reazione,  glissando sulla sua critica “Be’, allora anche tu puoi chiamarmi solo Julia se vuoi, ma non stavamo parlando di questo o sbaglio?” “No infatti…” rispose, lasciando cadere il resto della frase “Lei è testardo, lo sa?” “Tu…” “Ora non rivolti la frittata, stavo dicendo che lei…” No, ho capito, ma “Tu sei testardo” e non “Lei è testardo” e, comunque, lo so” “Non credo che imparerò mai” “No, infatti…”

“Buongiorno signor Potter” “Salve signor Carter” salutò allegramente il medimago appena entrato.

Era un giovane uomo dal volto gioviale, non molto alto aveva però un bel fisico, fini lineamenti ed una carnagione ambrata che risplendeva anche al flebile sole di gennaio, più volte il moro si era trovato a pensare che se non fosse stato fermamente etero ci avrebbe fatto un pensierino, era veramente un bell’uomo.

“Allora come andiamo?” “Ho già informato Julia che il mio stato di salute sta migliorando, anche se fatico ancora a reggermi con fermezza sulle gambe, causa giramenti di testa e forti nausee” “Capisco…” disse a bassa voce, quasi tra sé e sé, mentre scarabocchiava qualcosa su di un taccuino un po’ stropicciato “D’altronde come l’ho già informata oltre alla polmonite, il colpo di freddo le ha provocato un’infiammazione alle reni e al fegato, ci vorrà non poco prima che torni in perfetta forma, nonostante tutto le porto buone notizie” “Ah si? E quali? Che forse uscirò di qui per giugno?” “Non scherzi, no, verso metà di settimana prossima sarà libero di andarsene, anche se dovrà assumere due volte al giorno un particolare pozione ricostituente e stare ancora in assoluto riposo per non meno di due settimane, se vive da solo dovrà trasferirsi od ospitare qualcuno” “D’accordo!” esclamò Harry tutto d’un tratto gioviale ed estasiato al solo pensiero di uscire da quel posto: per quanto non riuscisse a trovare la felicità da nessuna parte e con nessun,o nemmeno per lui rimanere rinchiuso in un’impersonale stanza di ospedale era un’esperienza che si sarebbe potuta descrivere piacevole.

Sorrise con un cenno del capo mentre il dottore usciva portando con sé la donna che aveva finito il turno lavorativo e doveva tornare a casa.

Era ancora nell’ala isolata dell’edificio ed ogni volta il plumbeo silenzio che calava quando qualcuno se ne andava e lo lasciava solo, pesava sempre di più.

Si coprì un po’ di più, accomodandosi alla meno peggio su quello scomodo letto e s’immerse nella lettura di un libro che Julia gli aveva consigliato e che aveva trovato interessantissimo e intanto le ore passavano e il sole si faceva sempre più basso, come le ombre proiettate dagli oggetti, che presto sparirono e furono rimpiazzate da quelle più inconsistenti create dalla tenue luce di consumate candele.

Il suo orologio da polso, quello che aveva fatto aggiustare dopo che si era bloccato durante l’ultima prova del torneo tremaghi, segnava ormai le ventitre meno un quarto quando il picchiettare acuto dei suoi tacchi riempì rimbombante il corridoio vuoto.

La ragazza riccia comparve dalla porta in penombra con un sorriso solare, ma dipinto di colpa, stampato sul volto.

“Ciao piccolo…” esordì sommessamente “Quante volte ti ho detto di non chiamarmi così?” la rimbeccò fingendosi offeso “Sei in ritardo” “Lo so, ma la riunione è durata molto, lo sai quanto mi occupi l’A.E.F.A ultimamente…” cominciò a scusarsi precipitosamente, dilagando con scuse inutili “Ehi, calma, stavo scherzando, non sto mica per morire, non c’è alcun bisogno che tu venga al mio capezzale ogni giorno come un musulmano compie il pellegrinaggio alla Mecca” “Allora perché…?” “Sai quanto mi diverto a darti fastidio” “Brutto…” “Ehi, non oserai offendere un povero malato come me?” “Povero malato dei miei stivali!” esclamò allora indignata “Primo, se non ti avessi trovato saresti belle che morto, perciò ora vanto dei diritti sulla tua inutile vita, secondo, te la sei anche un po’ cercata se permetti, tze, prendere una tintarella di luna in pieno Gennaio è un’idea piuttosto malsana, persino per un pazzo come te” continuò con il solito tono giocoso, senza accorgersi che tornare sull’argomento aveva adombrato Harry.

“Lo so” assentì voltandosi per non guardare i suoi occhi mentre si preoccupava per quello che le stava dicendo “Ma averla rivista mi ha sconvolto” un misto di gelosia e pena per il ragazzo investì furioso il cuore della ragazza, la cui voce s’incrinò mentre cercava invece di essere forte anche per lui

“N-non devi prenderla così, sai che a lei non importa, che ti vuole bene come allora” “Come allora? Come quando mi ha detto “E adesso come farò Harry, come farò a guardarti negli occhi e non provare disgusto?”, devo fare i salti di gioia se i suoi sentimenti sono rimasti tali e quali ad allora…” “Smettila di compatirti così” “No, la verità è che non capisco, non capisco come, nonostante abbia deciso di cancellarla per sempre dalla mia vita, di odiarla, di fare in modo che le sue parole non abbiano l’effetto del fuoco sulle mie piaghe ancora tiepide, il solo vederla mi sia bastato per mettere di nuovo in crisi una vita che dopo dieci anni di inferno avevo ricominciato a ricostruire con successo” “Non lo so, non lo so nemmeno io, forse, forse Harry, non lo voglio nemmeno sapere” le sue parole erano intrise di rabbia e schioccavano come colpi di frusta nelle orecchie del moro.

“Cosa stai dicendo?” i discorsi della donna erano vaneggianti e suonavano molto più distorti nella mente già annebbiata e intontita di lui.

Sospirò, sapeva che avrebbe dovuto aiutarlo ad uscirne prima o poi da quella scabrosa situazione, ma in cuor suo sempre aveva sperato che lei gli sarebbe bastata, che non l’avrebbe fatto più pensare a quella maledetta Hermione che lei, a conti fatti, non aveva mai nemmeno visto

“Scusa, scusa hai ragione, non ho il diritto di arrabbiarmi, sapevo che nel momento stesso in cui sono entrata nella tua vita stavo entrando anche nel tuo personale  e già precario vaso di Pandora, sapevo che presto si sarebbe aperto e che ti sarei dovuta restare vicino, non posso permettermi il lusso della gelosia e dell’ira ora” disse con tono dolce, quasi accondiscendente “E’ ora di affrontare per l’ultima volta il passato, ma devi stare attento a non perderti per i labirinti oscuri dei vecchi rimpianti e dei vecchi dolori, perché allora io, io non potrò fare più nulla per portarti indietro” “Grazie” “Di niente, te l’ho promesso, non ti lacerò mai” “E’ per questo che ti ringrazio” precisò mestamente “Be’…va bene” disse imbarazzata, alzandosi di scatto e voltandosi, perché lui non potesse scorgere quella lacrima traditrice che le bagnava la pelle bianchissima.

Quando si fu ripresa lo guardò di nuovo e parlò

“Ora quindi è venuto il momento di parlare di quella lettera che ho trovato stracciata nel cestino…le hai risposto?” “No e non lo farò” “Bambino sciocco, devi affrontarla se vuoi che tutto finisca” “Lo so, ma cosa potrei dirle? Sarebbero troppo dure le mie parole, persino attutite dalle fibre della carta che tutto rende più lieve e lontano, come appartenente ad un’altra realtà” “Forse, ma in ogni caso non sarebbe nemmeno giusto dirle così ciò che provi, ha il dovere di ascoltare il tuo disprezzo, le tue sofferenze, la tua solitudine, ha il dovere di guardare in silenzio nei tuoi occhi verdi leggendovi l’odio e la freddezza mentre ascolta la verità, mentre le dirai ciò che ti ha fatto, mentre taglierai definitivamente gli esili fili che con la forza della disperazione ti tengono attaccato al tuo passato senza permetterti di raggiungere il tanto agognato futuro che più di tutti ti meriti, per averci salvato da Voldemort” “Se anche fosse vero, se anche meritasse di soffrire almeno un quarto di quanto l’ho fatto io, un quarto che con assoluta certezza le sarebbe ormai fatale, come farlo?” “Che ne dici di offrirle una piccola vacanza di quattordici giorni in Bulgaria?” “COSA?”

 

***

Harry camminava avanti indietro nella stanza dell’ospedale che aveva scoperto essere isolata dal resto della costruzione perché preposta alla degenza di quei pazienti che disturbavano gli altri degenti.

“Come?” aveva chiesto lui quando lo avevano informato di questo particolare “Non mi sembra che una persona svenuta possa essere così di grande fastidio e poi comunque anche quando mi sono ripreso me ne sono stato buono buono a letto senza dare problemi, esigo sapere il motivo di questo trattamento sgarbato” aveva aggiunto offeso, subito dopo, voltando le spalle a Julia che immediatamente aveva risposto “No, lei è una persona davvero cara signor…” “Dammi del tu per la miseria” “Okkei Harry, sei veramente tranquillo, ma di notte…be’, io non so cosa sogni e personalmente sono molto più contenta di essere all’oscuro dei tuoi incubi, perché devono essere terrificanti…ma, stavo dicendo, di notte, quando dormi, urli e ti dimeni come se il demonio ogni volta si impossessasse del tuo corpo, i tuoi strilli di rabbia e di dolore farebbero rabbrividire il più truce mangiamorte, per non parlare del modo in cui si contorce il tuo corpo è…spaventoso” la sua voce si era rotta e pesanti lacrime di paura e dispiacere cadevano con tonfi attutiti dalla stoffa ad inzupparle la divisa sformata.

Solo in quel momento il moro aveva capito…ogni volta che la luna si alzava in cielo e pallida illuminava ancora la terra e i suoi occhi si concedevano il riposo del sonno, dopo aver visto di nuovo negli occhi di troppe persone la felicità a lui preclusa, lui lo sognava, lui lo riviveva, riviveva ciò per cui la sua ex-migliore amica quando lo guardava negli occhi si costringeva repentinamente ad abbassare lo sguardo, perché lui non capisse cosa era celato dietro il castano delle sue iridi profonde.

“Okkei…” aveva detto solo, cupamente, e la donna aveva compreso che lui quelle cose non le poteva affrontare ance alla luce del giorno, o lo avrebbero annientato, ed era scomparsa dietro la porta della camera, la stessa dalla quale ora lui aspettava che entrasse Annik.

Come al solito era in ritardo, ma non riusciva mai ad arrabbiarsi per quel suo difetto, poiché, dopotutto, senza quella sua peculiarità probabilmente quel giorno non l’avrebbe conosciuta e probabilmente il loro rapporto non sarebbe diventato quello che era a quel tempo.

Lo ricordava perfettamente quel giorno, ogni più piccolo particolare di quello che era successo, la perfetta disposizione delle cose nella stanza, la precisa successione degli eventi, tutto era fissato con ordine nei suoi pensieri e spesso, soprattutto in quei giorni vuoti ed inutili trascorsi in ospedale, si era ritrovato piacevolmente ad analizzarne uno per uno, nel ricordo di colei che lo aveva aiutato a non rinunciare per sempre alla vita.

Annik era una metamorfomagus, esattamente come Ninfadora, e, pertanto, possedeva la capacità di far assumere alle proprie parti del corpo la forma desiderata e quella volta, un mattino di settembre del suo primo giorno di lavoro, non aveva certo deciso di passare inosservata.

Ricordava ancora lo stupore dipinto sul suo volto, quando l’aveva vista, subito aveva pensato che dovesse essere per forza di cose almeno mezza veela.

Lui era tranquillo, nel suo ufficio, in attesa di incontrare per la prima volta i suoi piccoli “colleghi” e, mentre stava bevendo un sorso del suo solito caffè mattutino, amaro e bollente e leggendo il giornale, con un sorriso indignato alla notizia dell’ennesimo attacco di mangiamorte che tentavano di tenere alto il nome del loro Signore anche dopo la sua caduta, la porta di legno che preservava dal resto dell’edificio la sua piccola intimità si era spalancata, lasciando entrare per un attimo il brusio di mille voci allegre e una donna, che subito l’aveva richiusa dietro di sé, appoggiandovisi poi di schiena, sospirando.

Non si era accorta immediatamente della presenza di un uomo sconosciuto che la guardava basito e, mentre stava appendendo meticolosamente mantello e sciarpa alla gruccia di fronte alla scrivania, aveva iniziato un piccolo monologo a mezza voce dando ad Harry, non solo la possibilità di ascoltare le sue frasi sconnesse, ma anche di ammirarla in tutta la sua bellezza.

“Possibile che non ne faccia una giusta?” si era rimproverata e lui si era soffermato sui suoi capelli lisci e lucenti, neri come la pece, che scendevano leggiadri sulle sue spalle esili.

“Arrivo sempre in ritardo, mi licenzierà una volta o l’altra” aveva continuato mentre cercava assorta qualcosa nella sua valigetta e lui aveva fatto scivolare i suoi occhi sui fianchi di lei, sinuosi e snelli e sulle sue gambe, lunghe e magre, ma scolpite sotto la corta gonna blu notte che indossava.

“E poi non riesco mai ad organizzare il lavoro prima di cominciare, perdo sempre minuti preziosi…” seguitava a lamentarsi mentre, voltatasi, continuava l’estenuante ricerca nella ventiquattrore dove tutto era riposto spiegazzato ed in disordine ed il moro, sempre più incuriosito anche dalla sua sbadataggine, si soffermava sui seni torniti, sull’addome piatto e sul viso dai fini lineamenti e dagli occhi ancora più scuri dei capelli “Finalmente l’ho trovato!” aveva esclamato allora lei, alzando un foglio come fosse un trofeo, mentre lui finiva di giudicare, tra sé e sé, come stesse bene con quei vestiti babbani sotto la tunica nera tipica del mondo magico aperta sul davanti.

Solo allora, quando si era diretta alla scrivania per riordinare gli appunti, si era accorta che c’era un intruso nel suo ufficio, o era lei l’intrusa?

“Oh ciao!” aveva esclamato come fosse la cosa più normale del mondo e dopo essersi presentata ( “Io sono Annik Zabini e

 tu? Cosa? Harry Potter? Non pensavo ti avrei mai conosciuto…piacere, veramente molto piacere!”) gli aveva chiesto incuriosita
”Ti spiacerebbe dirmi che ci fai nel mio ufficio?” “Spiacente di contraddirti, ma è il mio, il tuo deve essere di fronte, mi pare di avere scorto un cognome che iniziasse con la zeta” “Oddio scusami, ma, come avrai certo capito dalle mie parole” aveva detto arrossendo mentre diventava consapevole del fatto che per tutto quel tempo lui aveva ascoltato in silenzio i suoi sproloqui “Sono un poco sbadata e devo aver sbagliato stanza” ‘Un poco?’ avrebbe voluto scherzare lui, ma aveva detto solo “Non importa, il primo giorno è difficile per tutti” “In realtà è già il secondo anno che lavoro qui e non è mai cambiato nulla” aveva insistito lei, creando così un’atmosfera tesa e silenziosa: lui non la conosceva e non sapeva se desiderasse che lui si dicesse d’accordo con lei o continuasse a trovarle scuse per la sua inavvedutezza.

Allora, dopo qualche imbarazzato istante nel quale lei si era rimirata le decolté nere e lucide e lui si era guardato intorno nervoso, se n’era uscito dicendole “Ti va di prendere un caffè con me questo pomeriggio? Sono nuovo di qui e mi piacerebbe conoscere qualcuno” “Perché no?” aveva accettato, lieta che lui avesse finalmente rotto il silenzio, ed era uscita velocemente dalla stanza, urlando allegra, “Alle cinque e mezza nel mio ufficio, mi sembra giusto che lo veda come io ho visto il tuo”.

E così era iniziata la loro amicizia: con uno sbaglio di porta e una proposta d’appuntamento lanciata perché null’altro aveva da dire.

Mai, quel giorno, avrebbe creduto che le cose si sarebbero evolute in quel modo e ancora sorrideva al pensiero di quell’incontro così assurdo e di quel suo coraggio così spudorato nell’invitarla ad uscire, che mai aveva avuto con le donne.

Di nuovo il rumore inconfondibile sei suoi tacchi risuonò in lontananza e, poco dopo, dalla porta color cachi spuntò lei che quel giorno indossava dei jeans aderenti a vita bassa ed un cappotto pesante che le scendeva poco sotto i fianchi ed aveva i capelli, sempre neri come la notte(il colore era l’unica caratteristica che non cambiava mai) raccolti in un’alta coda di cavallo e lasciati scendere in boccoli morbidi sul pelo del cappuccio.

“Ehi, finalmente il mio ragazzo si è ripreso, ma non dovresti affaticarti così, siediti intanto che io preparo tutto” “Tutto?” “Si, mando subito le valige a casa, viaggiare via camino in due già sarà un’impresa, figurati se ci portiamo appresso anche i bagagli” “Ma che farnetichi? Ci smaterializzeremo!” “Che scherzi? Sei ancora così debole che rischi di dimenticarti per strada un pezzo, non sia mai che mi arrivi e scopri di aver lasciato al San Mungo un braccio o i tuoi begl’occhi verdi” lo prese in giro passando una mano nei suoi capelli sempre spettinati “Ma io…” “Harry James Potter!!!” disse allora lei mettendo le mani sui fianchi cominciando a picchettare la punta del piede nervosamente “D’accordo, d’accordo, ho capito l’antifona” si arrese il moro prima di eclissarsi in bagno per un’ultima sistemata prima della partenza.

Quando ne uscì Annik rise palesemente del suo inutile tentativo di domare quei ciuffi ribelli con l’acqua ed un po’ di gel

“Non ci rinuncerai mai vero?” “Hai dei dubbi in proposito?” “No, già…” assentì tra una risatina e l’altra e, prendendolo a braccetto, lo condusse verso il camino che si trovava nella stanza accanto, dove vi trovarono anche Julia ed il medimago che li vollero salutare.

Dopo gli usuali e cordiali ringraziamenti insieme si gettarono nelle alte e solleticanti fiamme luminescenti, prendendo a vorticare sempre più velocemente quando la ragazza ebbe scandito ad alta voce l’indirizzo dell’abitazione del moro in Bulgaria.

Quando tutto si fermò ed Harry poggiò il piede a terra stentò a reggersi, affaticato dallo sbatacchiamento del viaggio e, gravando pesantemente sull’amica, si appoggiò totalmente a lei che, non molto forte, lo accompagnò con enorme fatica al divano, dove si sedette per riprendere a respirare regolarmente.

“Devi smetterla sai di prendermi come una stampella vivente o un giorno o l’altro ci troveremo tutti e due a terra uno sopra l’altra” “Non sarebbe questa grave tragedia” “Smettila!” lo redarguì lei, alzandosi in fretta e correndo al piano superiore per sistemare i vestiti che gli aveva portato per la sua degenza in ospedale e che ora erano quasi tutti sgualciti o sporchi.

Era ancora accomodato sul sofà quando sentì la sua voce provenire dalla stanza, attutita dalle spesse mura che li separavano

“Sai, non credere che questa situazione durerà a lungo, appena sarai guarito tutto tornerà come prima e non sarò più la tua servetta personale capito? Vedi di non prendere il vizio!” il tono era scherzoso, ma l’uomo sapeva fin troppo bene quanto lei odiasse svolgere i lavori di caso e quanto quindi dovesse risultarle sgradito, nonostante tutto, il compito di tenerlo costantemente sotto controllo.

“Non preoccuparti” rispose prontamente a tono “Non ho intenzione di mangiare per molto pranzi riscaldati e bruciacchiati ed indossare vestiti talmente inamidati che sembrano cartone!” “Ah ah, spiritoso” ribattè lei e la sua voce suonò più vicina.

Era infatti tornata di sotto e ora lo stava raggiungendo per accompagnarlo nella stanza da letto.

“Forza e coraggio, alzati e vieni a letto, il dottore a detto che devi riposare” “Come?” continuò lui in tono scherzoso “Non vorrai abusare di un povero malato ed indifeso?!?” esclamò falsamente indignato “Ma smettila di fare il cretino, sai benissimo che anche in queste condizioni ti basterebbe un dito per sbattermi contro il muro” si lamento allora lei consapevole della sua debolezza…

La camera era buia e vi aleggiava un fastidioso odore di chiuso: era un po’ in effetti che non vi entrava, da quando per le vacanze di Natale aveva deciso di andare alla casetta in Scozia che Sirius gli aveva lasciato in eredità (l’aveva acquistata perché la reputava un luogo adatto a nascondersi quando le autorità magiche lo stavano cercando perché lo credevano ancora colpevole dell’assassinio fasullo di codaliscia).

Dopo una discreta rampa di scale le sue gambe tremavano e, conscio che da un momento all’altro sarebbe caduto rovinosamente a terra se non avesse messo qualcosa tra sé ed il pavimento, si accasciò sul morbido materasso, tirando con sé l’amica, che finì per crollargli addosso.

“Vedi, lo sapevo che avevi un secondo fine” disse in tono seducente “Bè, d'altronde come potrei stare fianco a fianco di un fascinoso moretto senza saltargli addosso?” chiese lei sorniona, reggendo il gioco “Eh non lo so…” finse di vantarsi lui e, mentre si perdeva nella nera profondità dei suoi occhi, posò le sue labbra sulle sue e la coinvolse in un appassionato bacio.

“Non lasciarmi” “Come Harry?” “Non andare via” “Non temere, lei saprà prendersi cura di te” “Oh non ne dubito, non è una sprovveduta, ma non so se reggerò quattordici giorni solo in sua compagnia” “Ma devi affrontare i tuoi problemi, non puoi permetterti di continuare a vivere con certi scheletri nell’armadio” “Hai ragione…hai sempre ragione…è per questo forse che ti amo…” disse lui un po’ malinconico, al pensiero che il mattino dopo l’avrebbe lasciato solo ad affrontarla “Forse, dal canto mio ti amo per quel tuo fascino misterioso che mi ha colpito dal primo giorno, quando mi hai offerto con nonscalanse(sempre ke s scriva così…ndS) quel caffè dopo il lavoro “Adulatrice” la prese in giro infilando le mani sotto la sua maglietta per slacciarle il reggiseno” “Harry, Harry, Harry, il medico non ne ha parlato, ma non credo che tu sia in condizioni di fare certe cose” lo rimproverò fremendo al suo tocco.
Come se neanche l’avesse ascoltata lui la baciò di nuovo, stavolta con più passione, in un gesto travolgente, e tutte le sue difese caddero, una ad una: dopotutto era lui quello che stava male ed era abbastanza adulto per decidere cosa poteva o non poteva fare…

 

Bè…come vedete il caro Harry non è un automa e non si è inequivocabilmente vietato certi piaceri della vita dopo l’abbandono della cara Hermione, ma dopotutto come biasimarlo? Siamo fatti di carne, prima di tutto…

La ragazza misteriosa è la bella Annik…non vi dice nulla il suo cognome? Sarà sl una coincidenza o è davvero parente dell’ex serpeverde Blasie Zabini? Bel mistero, soprattutto se si conta che di certo nn ci sono sl loro di Zaini nel mondo, ma che cmq nn è in cognome così poi diffuso…ma forse devo smetterla con queste domande e asserzioni che sicuramente vi saranno già balzate alla mente e passare ai ringraziamenti…

 

Raissa_2: sn contenta che nn ti abbia disturbato la “lentezza del capitolo” e che tu l’abbia apprezzato!!! Cm vedi in questo succedono e si scoprono molte più cose, anche se cn il passare del tempo c saranno tante altre novità, alcune delle quali sn già ben delineate nel mio cervellino bacato!!!

Mi spiace ma nn c hai azzeccato, Ginny nn si è fatta la permanente, anche xkè ha pensato ke nn valesse la pena di tornare dal regno dei morti per andare dal coiffeur(t ricordi l’ecatombe del primo cap no? Nella guerra contro Voldemort sn morti tutti…), cmq avrebbe anche potuto essere un’idea originale, devo ammettere che un pensierino ce l’ho fatto.

In ogni caso fammi sap ke ne pensi di questo chap, un bacioz!!!!

 

Gius: nn importa se la rec è stata breve, xkè ho apprezzato veramente il fatto che, nonostante tu fossi stanca, ti sia impegnata lo stesso a scrivere qualcosa, quindi grazie 1000!!!! Lo so che la storia deve piacere a me e nn agli altri, ma x me le opinioni sn importanti e cmq, a me piace quello che scrivo almeno in parte o nn troverei il coraggio di pubblicarlo è sl ke m demoralizzo molto facilmente…cmq questo chap cm t è sembrato? Un bacioz!!!!!

 

Marta: wow!!!! Un’altra lettrice! Che bello!!!! Mi ha inorgoglito molto il 10 e spero che continuerai a farmi sapere  cosa ne pensi della fic!!!! Un bacioz anche a te!!!!

 

Un saluto a tutti e commentate che così m fate scrivere + velocemente!!!!

A settimana prossima e buon Halloween!!! Sxo che il vostro si prospetti bello cm il mio!!!

Summer9!!!

 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Summer9