Capitolo 15°: “ti amo e ti amerò per sempre”
Mentre il progetto di aggiungere sempre più adepti alla missione finale dell’ordine della fenice procedeva, proseguiva anche la vita quotidiana di tutti i vecchi appartenenti ad esso che, oltre a convincere il maggior numero di persone a combattere per la loro causa, dovevano continuare a mantenere stretti i logorati fili della loro esistenza che stava per spezzarsi definitivamente o per saldarsi nell’eternità…
Hermione sedeva con Sally sul
divano mentre aspettava Ron che tornasse dal lavoro, visto che, come al solito,
si era fermato per un paio d’ore di straordinari.
In quel periodo doveva svolgere il
turno di guardia alla prigione ed erano sempre di più i giorni in cui decideva
di starvi un po’ di più per fare un giro di controllo di ogni singola cella,
controllando ogni volta lo stato dei prigionieri, per cercare di capire se
avevano qualcosa in mente, e coprendo le assenze dei suoi commilitoni che,
nonostante la strage avvenuta la notte della morte di Lilith, non sembravano
aver preso quell’impegno in modo sufficientemente serio.
La piccola cercava come al solito
di coinvolgerla in qualche suo interessante gioco, mentre lei era persa nei
suoi pensieri e l’ascoltava a malapena.
Sapeva che stava sbagliando, che una
buona madre non avrebbe dovuto comportarsi così, ma come poteva stare
tranquilla a casa e giocare serena se suo marito che rischiava la vita in quel
modo e con la consapevole incombenza della lotta per la supremazia tra bene e
male?
Stizzita la bambina lanciò in uno
scatto d’ira le pedine ed i dadi del gioco sul tavolo, facendo sobbalzare la
nervosa Hermione che finalmente si accorse di averla trascurata di nuovo.
“Scusa…” “Sono stufa…scusa, scusa,
scusa, ma poi non giochi mai con me, dillo che non mi vuoi bene” le urlò con
tono petulante ed arrogante la bambina “Non rivolgerti a me con quel tono sai?
Sono d’accordo con te, sto sbagliando a trascurarti, ma ci sono dei validi
motivi” ribattè la donna con voce dura e ferma.
Presto gli occhi scuri della figlia
si riempirono di lacrime che non tardarono a sgorgare come fiumi in piena,
mentre correva nella sua stanza a tutte velocità, con le sue esili gambe.
Dandosi della stupida per la sua
reazione esagerata Hermione cercò di raggiungerla, ma la trovò barricata dietro
la porta chiusa a chiave.
“Aprimi, voglio solo spiegarti”
“No…” la sua vocina giunse lontana e soffocata dal cuscino “Ti prego piccola, è
lo stesso discorso dell’altra volta, anche alla mamma può capitare di
sbagliare” “Non così tanto” brontolò provocandole una risatina sommessa “Hai
un’opinione troppo alta di me” “Cosa?” “Non importa, cosa ne dici se entro e ne
parliamo un po’ adesso?” “No!” resisteva imperterrita.
“Sarah Marie Weasley, non
costringermi ad aprirla con la magia” “Aprila pure con quello che vuoi” “Guarda
che lo faccio davvero” “E allora?” “Cosa? E va bene! Alohomora!” esclamò infine
indicando la serratura della porta bianca con la punta della bacchetta.
Ci u uno scatto e la chiave
dall’altra parte cadde per terra.
Senza esitare Hermione irruppe
nella camera buia e per un primo momento pensò che fosse vuota, ma poi scorse
la sagoma della bambina disegnata sul piumino del letto: si era nascosta
evidentemente sotto le coperte pensando che lei non l’avrebbe mai trovata.
Sospirando le si sedette di fianco
e le parlò, nonostante Sally continuasse a fingere di non esserci.
“Ascoltami bene, in questo periodo
né io né papà riusciamo a stare con te come dovremmo, lo so e so anche come ti
senti, ti capisco” fu quasi come udire un tremulo squittio “Non ci credo”
“Invece è così” la bruna sospirò e si stese accanto a lei sul piccolo lettino
“Senti, so che è difficile da capire, che sei piccola, che non dovrei nemmeno
pensare di caricarti di un peso simile, ma devi sapere la realtà” “Cosa
intendi?” “La mamma e il papà staranno via per un po’ di tempo, succederanno
delle cose brutte e non posso dirti quanto dureranno, ma una cosa è certa, io
tornerò, tornerò da te e anche Ron, ricordatelo sempre, quando sarai sola”
scattando Sally uscì dal piumone. Piangeva, non capiva il senso di quelle
parole “Io non voglio che andate via e poi cosa centra con quello di prima?”
anche lei con le lacrime agli occhi la strinse e le disse “Nulla, non centra
nulla, ricordati solo che ti voglio davvero tanto bene” “Non voglio che andate
via” “Torneremo” “Ma…” “Ora dormi, veglierò sul tuo sonno perché i tuoi sogni
siano sereni” “Io non ho capito niente” “Non è importante ora…Ti sarò sempre
vicino”.
La piccola si era addormentata
nelle braccia della mamma mentre lei le parlava piano ed ora Hermione la stese
sul letto, rimboccandola bene con le coperte, la baciò teneramente sulla fronte
e uscì dalla stanza.
Come prima si mise sul divano ad
aspettare che tornasse il marito, con la solita ansia che le faceva battere
forte il petto e salire ancora più lacrime amare agli occhi scuri.
Allo scoccare delle dieci e trenta
il classico rumore della chiave che girava nella toppa indicava che era tornato
con il nottetempo.
Il solito cigolio fastidioso della
porta.
Il fruscio del suo mantello che
veniva appeso all’attaccapanni.
Un ciuffo di fulvi capelli spuntò
dallo stipite, seguito subito dal suo proprietario.
“Giornata pesante!” “Sei in
ritardo” “Lo so, ma sono rimasto a parlare con delle persone che mi chiedevano
informazioni sull’ordine…sono sempre di più quelli che s’interessano alla
nostra causa, presto saremo pronti” “Non avrei mai voluto che dicessi quella
frase” “Ma prima o poi dovrà succedere” “Lo so, ma…” “Non pensiamoci stasera”
“D’accordo”.
Il rosso con un sorriso stanco si
avvicinò ad Hermione che nel frattempo si era alzata.
Teneramente le cinse la vita con
le braccia, chinando leggermente il capo per poterla guardare bene negli occhi
“Sei sempre bellissima” “Sono
diventata una botte” “Smettila, nessuno intanto si è ancora accorto che sei
incinta” la baciò sul sorriso che le
aveva appena illuminato il viso: sapeva che era vero.
Lei naturalmente non vi rimase
indifferente e schiuse le labbra in un gesto sensuale mentre piano gli
succhiava il labbro inferiore.
La lingua di lui presto cercò di
farsi un varco fra i suoi bianchi denti, perché si incontrassero in un gesto di
passione e amore che avrebbe dovuto condurli a ben altro.
Le mani di lei si sprofondarono
nella sua chioma spettinata mentre quelle di lui percorrevano lentamente la sua
schiena nuda, sotto la maglietta.
Mentre i loro fiati si univano
ritmicamente si stesero sul divano l’uno accanto all’altra, già ansimanti di
piacere.
Hermione stava ormai cercando la
lampo dei pantaloni di lui quando un dubbio, che forse era più una curiosità,
attraversò come un lampo la mente di Ron
“Come mai non hai intenzione di
dire a nessuno che sei incinta per il momento?” si bloccò. La donna ci pensò su
un momento “Perché penso che non capirebbero” rispose e poi riappoggiò le
labbra sulle sue.
Ma non fecero in tempo a riunirsi
che la allontanò di nuovo
“Cosa non capirebbero?” “Che
domande, perché lo faccio, perché insisto nel mio obiettivo nonostante tutto”
il suo tono cominciava a diventare irritato e il ragazzo sapeva per esperienza
che non conveniva farla arrabbiare quando aspettava un bambino.
Cercò di riprendere ciò che stava
facendo con lei, ma tutte quelle paure che gli aveva inculcato con quelle
risposte ambigue non lo facevano concentrare e il suo pensiero si perdeva
sempre di più, facendole presto accorgere che non c’era con la testa
“Ma cos’hai stasera? Sei troppo
stanco? Vuoi andare a letto? Guarda che non è un problema, non sono mica malata
del sesso!” esclamò, ma la sua voce suonò palesemente dispiaciuto, certo, non
era fissata, ma era da molto che non stavano insieme.
“No, non è questo, non pensarci
nemmeno per un secondo!” sbottò lui di rimando “E allora cosa? Cosa diamine ti
prende?” “E’ che non ti capisco, cosa significa che non capirebbero? Cosa
significa che vuoi perseguire i tuoi obiettivi nonostante tutto?” la sua voce
esprimeva veramente la più totale confusione e finalmente Hermione comprese. Un
po’ sorpresa sospirò e lo fissò accigliata
“Ero convinta che avessi capito!”
“Cosa? Di cosa dannazione stai parlando?” inveì lui “Calmati” gli impose fredda
“Si, si, scusami, scusa io non…” “Lo so, non riesci a controllarti…” “E’ solo
che…” “Non importa, va tutto bene ora” lo rassicurò appoggiandogli una mano
sulla spalla.
“Con quelle frasi io intendevo che
non capirebbero se gli dicessi che nonostante io sia incinta, nonostante io
abbia anche un’altra figlia, nonostante anche tu lo faccia, io combatterò lo
stesso al vostro fianco la battaglia finale e non potrete impedirmelo” gli
spiegò in poche frasi.
“No, non pensarci assolutamente…tu
non…” “Io non posso combattere? Cosa credi che ti dia il diritto di decidere
della mia vita? Non comportarti come Harry con Ginny” “Ma io…è completamente
diverso, non sto dicendo che non sei in grado, che non voglio che tu lo faccia
mai, ma adesso…adesso tu aspetti mio figlio” “Chi ti dice che sia un maschio?”
“Era per generalizzare” “Scusa” “Non è quello il punto, non ti permetterò di
rischiare anche la sua vita” Hermione sapeva che avrebbe reagito così, ma non
poteva accettarlo, non poteva in ogni caso…
“Ma non capisci? Non avrò altre
possibilità, non ci sarà un'altra guerra contro Voldemort, non ci sarà un’altra
fine di tutto e non posso guardarla avvenire con le mani in mano, non posso
pensare che se perderemo avrò assistito inerme alla creazione di un mondo nel
quale non vedrò crescere i miei figli come non posso pensare che se ne creerete
un migliore io non vi abbia aiutato…non posso rimanere con le mani in mano, non
posso arrendermi ora che è tutto così…vicino” “COSA? CRISTO! DIMMI COSA E’
TUTTO COSì VICINO?” le sue parole lo esasperavano “Tutto o niente, la fine e
l’inizio, nessuno sa cos’è così vicino, nessuno, ma noi possiamo far si che sia
la fine delle sofferenze…” la sua voce era un sussurro “Hermione no, ti prego
no…non posso combattere pesando che potresti morire, non posso accettare di
rischiare di perderti…” “E io nemmeno, non senza lottare per questo”
“Ripensaci” “Sai che non lo farò” “C’è sempre l’eccezione che conferma la
regola” “Non questa volta” “Ne sei così sicura?” “Combatteremo fianco a fianco”
“Non so se ce la farò…” “Ce la faremo insieme” “Non ti lascerò mai” “Ci conto”
“Ti proteggerò” “Ne sono certa” “Ti amo” “Anch’io” “Lo so, ma sappilo Hermione,
ti amo e ti amerò per sempre, ovunque saremo, a qualunque costo”.
Harry e la piccola Maggie
dormivano abbracciati nel grande lettone matrimoniale che sarebbe stato troppo
grande per lui da solo, ma troppo piccolo per tutti e tre…ma non erano più in
tre…
Più precisamente era la piccola
che dormiva beata stretta al padre sveglio…
Ormai il moro non si ricordava
nemmeno più da quanto tempo non dormiva, quasi non gli servisse più, quasi non
fosse tornato abbastanza umano per averne bisogno…
Non lo dava a vedere, ma il dolore
lo distruggeva ancora dentro, non era sparito, era solo come un cancro
silenzioso che poco a poco, con lentezza, lo attaccava dall’interno ed ora si
stava avvicinando sempre più pericolosamente al suo cuore.
I suoi occhi spalancati erano
fissi al soffitto sul quale vedeva scorrere inesorabili le scene della sua vita
con lei…era stata così breve, così intensa, era così bella, così pura…gli
mancava così tanto…
La piccola Ginny…i primi anni di
scuola mai avrebbe pensato che sarebbe diventata così importante per lui, tanto
da essere la sua indispensabile metà, senza la quale non riusciva a vivere,
senza di lei lui era solo la parte vuota di un tutto che non esisteva più, era
il nulla, la solitudine, un anima che vagava disperata alla ricerca della
salvezza eterna, qualcosa che non aveva più dimensione né in questo mondo né
nell’altro, qualcosa che aveva creato Voldemort e che lui non aveva potuto
evitare di divenire…era un mostro…
“Cosa sono diventato?” chiese
piano alla sua ombra che scosse la testa, affranta…
Nessuno sapeva cosa fosse
diventato…bè, di certo non lui…
“Cosa sono adesso?” ripeté sempre
più forte, di nuovo nessuna risposta…
La sua voce diventava sempre più
alta e nervosa
“Cosa dannazione sono adesso?”
“Papà…” stropicciandosi gli occhi
la piccola lo guardò in tralice: l’aveva svegliata con quelle sue frasi
inconsulte.
Ma nel sentire la sua piccola
bocca pronunciare quella parola lui capì…capì cos’era, comprese perché fosse
ancora legato a quel mondo che ormai sentiva sfuggirgli dalle mani giorno dopo
giorno…
Semplicemente era lì per lei, per lei che come la piccola Ginny non poteva
continuare da sola…
Per lei che come la sua amata era
la metà finalmente ritrovata, il senso di tutto ciò che stava facendo, di tutto
ciò in cui aveva smesso di credere…
Per lei…
Per lei che lo amava così tanto,
incondizionatamente…
Per lei che non capiva cosa stava
succedendo…
Per lei che avrebbe pianto
come non mai se lui non fosse mai tornato…
Per lei i cui occhi erano lo
specchio dei suoi, la cui anima risplendeva della magica essenza di due vite
unitesi per formare qualcosa che avrebbe dovuto diventare più di loro, meglio
di loro…
Per lei che era sua figlia e che meritava una vita diversa,
libera da tutto ciò che è male…
Per lei…
Era suo padre…ecco cos’era…
Ecco per cosa doveva lottare…
Muovendosi piano si alzò dal letto
e le disse, con una dolcezza da tempo dimenticata
“Dormi tesoro…tuo papà non ha più
sonno…”
annuendo stanca Maggie si girò
dall’altro lato e ricadde subito addormentata, russando lievemente, piccoli
rantoli che suonavano nelle orecchie di Harry come le dolci melodie di una
nuova realtà nella quale poteva continuare a vivere.
Con passi felpati andò in salotto,
dove forti brividi di freddo lo assalivano: indossava solo i boxer, unico
indumento che non lo facesse sudare sotto il calore del pesante piumino di lana
che usava come coperta.
Finalmente provava di nuovo delle
sensazioni…
L’amore, il freddo, il calore, la
stanchezza…finalmente sentiva di nuovo…
Con la bacchetta che dalla morte
di Ginny teneva, in qualche modo, sempre a portata di mano, chiamò con un
incantesimo di appello dei vestiti e li indossò, appena in tempo per accogliere
con una mise decente il padrino che, materializzatosi dinnanzi a casa sua,
aveva suonato il campanello nell’esatto istante nel quale il moro si stava
allacciando l’ultimo bottone di una candida camicia.
Un trillo squillante invase la
casa.
Harry imprecò, avrebbero svegliato
la piccola ed erano solo le sette e trenta di una prima, gelida mattina di
marzo.
“Chi diavolo è che…?” esclamò
mentre spalancava l’uscio “Oh Sirius, ciao” cambiò subito atteggiamento appena
vide chi era stato “Scusa se ti disturbo così presto” “Cosa? No, non importa,
se hai sentito…diciamo, qualche parola poco gentile è perché avevo paura che
svegliassi Maggie” “Scusa, hai ragione, ma nonostante tutto non mi sono ancora
abituato a ragionare tenendo conto dei vostri figli, non sai quante volte sono
capitato a casa di Ron ed Hermione nel cuore della notte quando Ginny…quando tu
non c’eri” “Già…” cadde il silenzio: Black si era reso conto di aver detto una
cosa molto poco delicata e né lui né il moro sapevano come recuperare la cosa.
Dopo qualche istante di mutismo il
ragazzo dagli occhi smeraldini invitò finalmente l’ospite, che era rimasto per
tutto il tempo in attesa sullo stipite, ad entrare.
“Oh si, grazie, lo prendo volentieri
un caffè” rispose Sirius alla sua offerta mentre, dopo aver appoggiato il
pastrano umido su di una sedia, si sedette a sua volta all’altro capo del
tavolo, in modo da poter parlare faccia a faccia con il ragazzo anche mentre
preparava la bevanda.
Nonostante tutti gli scongiuri di
Harry il campanello aveva definitivamente destato la bambina che comparve dalle
scale, gli occhi verdi ancora gonfi dal sonno , i fulvi capelli raccolti in
scarmigliati codini, il pigiama tutto spiegazzato e con i pantaloni calanti che
le lasciavano il pancino scoperto al gelo di quel mese ancora così rigido e il
suo pupazzo preferito a penzoloni nella mano destra che dondolava piano.
Appena entrò in cucina e notò
Sirius si bloccò, sulla soglia: non lo conosceva ancora abbastanza bene e non
sapeva se fosse lì per una visita amichevole o di lavoro, perché in tal caso,
lo sapeva bene, il moro non avrebbe voluto che lei rimanesse lì.
Piano voltò il capo in direzione
del padre, come a chiedere direttive e, quando con un sorriso la invitò a far
loro compagnia si arrampicò a fatica su di una sedia molto lontana dal quella
dell’uomo grande e grosso dagli scuri e ribelli capelli neri e la barba incolta
da lupo di mare.
Il padrino non disse niente, ma
dai suoi atteggiamenti si capiva perfettamente che non gli andava che la
piccola stesse lì, poiché doveva parlare con il figlioccio di faccende
dell’ordine e non gli sembrava il caso
che ascoltasse, ma quando introdusse l’argomento e vide che l’ex-bambino
sopravvissuto non faceva una piega per la presenza della figlia si adeguò, in
fondo chi era lui per decidere della sua educazione?
Mentre l’uomo parlava il moro
continuò imperterrito a spadellare, nel tentativo di scaldare il latte alla
figlia, fallito, perché lo lasciò sul fuoco fino a che un forte odore di
bruciato non invase la cucina e la colazione divenne immangiabile.
Maggie dovette accontentarsi di
magiare i cereali nel latte freddo (Che secondo me è anche più buono ndS E a
noi che ce ne frega? Ndtutti Ma niente, era così, a titolo informativo ndS
CONTINUA A SCRIVERE! ndtutti con sguardi assassini Aehm…okkei okkei scusate…
^§^ ndS).
“Harry, Silente ha anticipato la
riunione dell’ordine” “Ah si?” “Già, è questa mattina, alle nove, a Grimmauld
place” “Posso venire anch’io?” domandò curiosa Maggie mentre il suo sguardo
vagava dal padre all’uomo grande e grosso, provocando una risata argentina del
moro “Certo che puoi venire, stai tranquilla” “Sai, non credo sia il caso di…”
“Bene Sirius e dimmi, dove mi consigli di lasciarla allora?” “A casa” “Ti
ricordo che ha solo tre anni” “Non mi sembra che tu ci abbia pensato quando te
ne sei sparito per dieci giorni” “Mi sembra di aver chiarito quella parentesi”
il suo tono d’un tratto era diventato freddo e tagliente “Si, scusa, è solo
che…” “Non disturberà, starà in una stanza di sopra, con Sally ed i figli di
Bill e Charlie” “Chi ti dice che verranno?” “Vengono anche le loro mogli alla
riunione no?” “Si, mi sembra di aver capito una cosa simile” “E quindi ci
saranno anche i piccoli, non li lasceranno di certo a casa” “Una baby-sitter?”
propose “Non sono certo i tempi adatti per lasciare i propri piccoli soli con
una sconosciuta, non potrei mai fidarmi di nessuno, eccetto voi, che però fate
tutti parte dell’ordine” “Okkei, mi arrendo”.
A quelle parole sul visino di lei
apparve un sorriso trionfatore.
“Ma dimmi, per quale motivo l’ha
anticipata così tanto, avrebbe dovuto tenersi tra qualche sera se non sbaglio”
“Si, ma siamo gia pronti” mentre ascoltava l’uomo Harry stava sorseggiando il
suo caffè, ma quella notizia fu così inaspettata che ne ingoiò metà e l’altra
la sputo tossendo sul pavimento
“Come diavolo…? Io credevo che
servisse un ulteriore colloquio solo perché l’idea non stava andando in porto”
“Solo perché tu non ti sei impegnato, per motivi personali comprensibilissimi”
aggiunse allo sguardo truce del figlioccio “nella ricerca di nuovi adepti non
significa che altri non lo abbiano fatto, abbiamo raggiunto un numero
sufficiente, resteresti stupito dalla quantità di persone che si sono unite a
noi”
Le mani nei capelli e i gomiti
chiusi davanti alla faccia, il moro rifletté un attimo prima di parlare
“E’ successo tutto così in fretta”
“Lo so, credimi, molto più di te” “Non troppi giorni fa abbiamo stabilito di
combattere e oggi siamo già pronti…è assurdo” continuò come se non avesse udito
le parole di Sirius “Ma così finirà tutto presto” “Troppo presto” “Proprio tu
che dici così…” “Sottovaluti la forza dell’abitudine, ormai è più facile
adattarsi all’idea di uno scontro finale futuro che farlo davvero” “Forse…si, è
più semplice vivere nell’incombenza che affrontare la realtà…” “Già…” “Ma ormai
non c’è più la possibilità di tornare indietro” “Nemmeno volendo, devo
vendicare Ginny” “Non puoi affrontare la battaglia ultima con l’odio nel
cuore…” “Non lo farò stai tranquillo” gli promise guardando la figlia che era
tornata dal piano di sopra di punto vestita
“Bene, possiamo andare?” domandò
il padrino alzandosi.
Harry annuì e, prendendo la mano
di Maggie seguì l’uomo che si era già incamminato…
Grimmauld Place come al solito
puzzava di vecchio, nonostante le numerose ristrutturazioni e pulizie in cui
mille volte le donne del gruppo erano state coinvolte dalla signora Weasley.
In silenzio passarono accanto al
velo nero che nascondeva la signora Black che russava sommessamente.
Prima di entrare nella sala delle
riunioni Harry accompagnò la figlia al piano superiore e la lasciò in una
piccola stanzetta piena di giochi, dove si trovavano già Sally e i bambini di
Bill e Charlie.
In verità lei sembrava abbastanza
restia a lasciarlo, ma non aveva ulteriori alternative, il moro doveva andare e
lei non poteva seguirlo.
Con un sorriso molto poco convinto
si unì ai cuginetti…
L’ex bambino sopravvissuto tornò
al piano di sotto e finalmente si unì agli altri, effettivamente vide che era
aumentato discretamente il numero delle persone dall’ultima volta, ma non gli
sembrava una crescita così eclatante.
Scuotendo il capo andò a sedersi
accanto a Draco che lo salutò cordialmente, scostando di poco la sedia per
liberare il passaggio, e quando ebbe finalmente la visione dell’intera stanza
rivolse uno sguardo indagatore a Silente che prese immediatamente a parlare
“Credo che non manchi più
nessuno…” esordì, nessuna risposta, bene, poteva continuare “Molti di voi si
chiederanno se sono solo questi i nuovi facenti parte dell’ordine, in realtà
no, questo è solo il gruppo meno numeroso, ho dovuto dividere i riuniti in
momenti diversi, perché anche se possedessimo un luogo così grande per farci
stare tutti di nascosto, un qualsiasi spostamento di una massa simile di
persone darebbe troppo nell’occhio” molte delle espressioni degli astanti si
dipinsero di comprensione “Vi vedo d’accordo e quindi passerei subito al
nocciolo della questione, perché non abbiamo molto tempo, questo, fortunatamente
per la mia gola” cercò di sdrammatizzare “E’ l’ultimo incontro prima
dell’azione” tutti si erano fatti più attenti, nervosi, stavano sul ciglio
della sedia, tesi, con le mani appoggiate allo scranno, ai loro fianchi, pronti
a scattare a qualunque imprevisto, come se stesse per succedere qualcosa
“Mentre voi tutti vi impegnavate
nella ricerca di persone disposte a lottare io, Remus e Sirius ci siamo dati da
fare nella ricerca di Voldemort, sarebbe stato infatti assurdo dichiarare
guerra a qualcuno di cui ignoriamo l’ubicazione…” il volto di un moro a noi
molto conosciuto si voltò nella folla di ascoltatori a fissare il suo padrino
-Perché diavolo non mi ha detto nulla?- pensò, ma il suo ex preside continuò a
parlare e non poteva perdersi parte del discorso “…abbiamo quindi scoperto che,
dal suo presunto nascondiglio precedente si è fortunatamente spostato in un luogo più isolato, dove
abbiamo visto chiari segni della sua presenza, per non dire lui in persona…è
nascosto in una fortezza abbandonata in un deserto di una regione Asiatica,
precisamente sull’altipiano Mongolo(spero di nn starmi confondendo con
qualcos’altro, in tal caso, perdonatemi, nn sn mai stata brava in
geografia…ndS)” tutti mormorarono alla notizia, evidentemente se si era
allontanato così tanto significava che anche lui stava tramando qualcosa, anche
se questo era effettivamente indicato anche dal tentativo di utilizzare la
figlia di Harry come arma contro di lui.
Con voce d’un tratto fredda e
grave l’uomo interruppe i loro pensieri, come ad esprimere una condanna
“Sarà per stanotte”.
Lo sciame di persone che con lui
avevano assistito al breve discorso di Albus gli passava accanto in silenzio,
tutti erano stati troppo colpiti da quella notizia: erano al corrente che la
battaglia sarebbe stata imminente…ma non così tanto…quella notte…
Appoggiato con la schiena al muro
controllava che Maggie non si allontanasse troppo in strada…attese…la
processione era quasi finita e dalla porta apparve una figura bionda che a
Hogwarts aveva preannunciato sempre e solo guai, mano nella mano con Dafne si
avvicinò a lui.
La rossa lo baciò, era in lacrime
“Ho…ho tanta paura” i suoi occhi
verdi la fissarono rincuoranti “Grazie Harry, grazie , Draco mi ha detto che
hai accettato” “Infatti” “Capisci, non posso permettere che se ne vada così,
era mio padre…voglio solo che tutto ciò non sia più vero prima che lui se ne
vada per sempre” “Non lo è mai stato” “Forse…” ancora per ringraziarlo lo baciò
e poi fece retro front, lasciandolo solo con Draco “Bene Potter” “Harry,
Malfoy” “Draco…” Scusa…” “Lo so, l’abitudine” “Già” “Bè, Harry” disse
sottolineando il suo nome “Grazie mille, a sta sera, sarà un onore combattere
al tuo fianco” quell’affermazione un po’ lo colse di sorpresa, ma si riebbe
subito “Anche per me” gli porse la mano in segno di amicizia, il biondo la
afferrò e tirando lo trasse a sé, per stringerlo in un abbraccio un po’ rigido
“Spero non sia l’ultima volta Potter” concluse e anche lui si voltò,
seguendo la direzione presa dalla
ragazza…
Dafne e Draco camminavano fianco a
fianco, in silenzio, le lacrime sulle gote di lei si erano appena asciugate e i
suoi occhi celesti avevano ripreso a risplendere alla luce opaca di quel giorno
di metà inverno
“Perché gli hai detto che avevi
paura?” “Non sapevo cos’atro dire, avrebbe capito se gli avessi confessato
tutto?” “Si, avrebbe capito” “Ma sarebbe stato tutto diverso” “Mph…?”
“Combattere con lui, intendo” “Si…forse hai ragione, ma ciò non toglie che…”
“Non potevo” “Avresti dovuto”“DANNAZIONE SMETTILA! SMETTILA DI DECIDERE PER
ME!” “Scusa, dicevo solo…ah, non importa” abbassò il capo, affranto…
Da troppo tempo reagiva così, da
troppo tempo ad ogni sua parola corrispondeva uno scatto di rabbia, era come se
solo a vederlo, solo a sentirlo, una collera insormontabile le riempisse la
mente, poteva scorgere i suoi occhi ormai vacui dardeggiare di fuoco e sangue
quando lo osservava, perché? Perché tutto questo?
Si, era tornata, ma non era tornata Dafne…era tornata qualcuna che lo
odiava…sperava che fosse tutta una reazione dovuta al prossimo scontro con il
padre, ma più lei lo maltrattava, più le sue speranze già deboli affondavano
sempre di più in quella melma che era diventata la sua anima arida bagnata
dalle acide piogge di un amore oscuro…
Lei si era un po’ calmata…
“Amore scusami, ma non potevo…come
l’avrebbe presa sapendo che erano lacrime d’ira? Che piangevo perché ero troppo
sconvolta all’idea che per una stupida profezia lui fosse talmente legato a mio
padre da non permettermi nemmeno di porre fine da sola alle mie sofferenze…come
poteva trovare lo spirito di sconfiggere il male per il mondo, quando sapeva
che c’è chi lo odia per averla privata anche di questa briciola di amara
vendetta?” lui le sorrise, ma fu solo uno stiracchiamento sommesso delle
labbra…
Ora usava di nuovo quel suo tono
dolce ed etereo, ora ogni suo movimento ispirava di nuovo amore, ma questa
incostanza, questi improvvisi cambiamenti…non poteva pensare di continuare
così, anche perché quando stavano insieme,in ogni momento, se non lo guardava con
il fuoco dell’ira, i suoi occhi erano spenti e vacui, quegli occhi di cui tanto
si era innamorato, per lui riservavano solo rancore o…vuoto…e allora si trovava
a pensare quanto aveva perso, quanto aveva perso amandola ancora, ritrovandola
di nuovo e quando pensava così atroci sensi di colpa lo assalivano: come poteva
incolparla per questo? Come poteva sapendo tutto quello che aveva passato?
Sapendo chi era suo padre?…Ma lei era stata amata, lei aveva avuto sua madre…ma
era morta…basta! Scosse il capo…doveva finirla con questi pensieri che avevano
come unico risultato quello di confonderlo, dopo la battaglia finale tutto
sarebbe finito…doveva essere così…doveva crederci…doveva sperarci…o nulla per
lui avrebbe contato tanto da andare quella notte, all’una, nel campo del
nemico, schierato con colui che aveva sempre odiato, per porre fine a tutto, a
tutto ciò che avrebbe potuto decretare la sua fine, quella di lei, o quella
della loro storia…
“Che c’è amore?” gli si era parata
davanti e, sovrapensiero, lui le andò a sbattere contro.
“Sc-scusa, mi ero distratto” “Ho
notato” “Sono solo agitato” “Anche io…” “Già…”
Ripresero a camminare mentre le
campane babbane, ignare di quello che di lì a poco sarebbe successo, suonavano
in festa la fine della messa, era mezzogiorno.
“Draco?” “Si?” “Ho bisogno di una
cosa?” il biondo sospirò “Tutto quello che vuoi” rispose sommessamente “Ho
bisogno di averti mio ancora una volta prima di andare incontro alla morte”
quella richiesta lo rincuorò non poco: doveva pur significare che ci teneva a
lui…
“Tu non morirai” disse però “Non
importa, mi basta sapere di averti al mio fianco” “C’è bisogno della conferma?”
“Ho solo bisogno di sentirmi sicura” “Anch’io credo, ti amo” per tutta risposta
lei lo baciò sulle labbra sottili e fredde.
Le grandi finestre della camera di
Malfoy erano appannate e goccioline di condensa cadevano sul davanzale
picchiettando scherzosamente.
Sotto le nere lenzuola di seta
avvolgente i loro corpi nudi erano intrecciati, come a formare quella danza
che, innalzando le anime e la vita all’estasi, decantava l’amore perduto di chi
si da ciecamente senza capire che non è più chi conosceva l’amante tanto
agognato nelle freddi notte di numerosi inverni soli e lenti.
Gli occhi argentei di Draco si
nutrivano della vista dell’amata che, sopra di lui, ansimava dolcemente ad ogni
movimento del suo corpo, morbido o secco che fosse.
Si riempiva dell’immagine del suo
dolce viso appagato per merito suo, incorniciato dai boccoli rossi color del
fuoco che le scendevano liberi dalla stretta coda in cui prima erano costretti.
Ma lei non lo guardava…
No…
Lei aveva gli occhi chiusi…
Stretti…
Quasi avesse paura di guardarlo
Quasi volessero trattenere
qualcosa che altrimenti ne sarebbe uscito irrimediabilmente…
Ma cosa?
Non ci mise molto a scoprirlo…
Fu un attimo, ma spinta da
qualcosa dentro di lei volle vedere di nuovo la sua candida pelle e i suoi
serafici capelli dondolare al ritmo del loro amore…
Subito la vista le si offuscò e
amare lacrime si unirono sul torace di lui al picchiettio delle gocciole sul
davanzale…
Perché stava piangendo? Le stava
forse facendo del male?
“Dafne cos…” “Sssssssh” lo azzittì
lei “Sssh” ripetè appoggiando l’indice della sua piccola mano sulle labbra
perfette di lui “E’ meglio così” gli assicurò e poi, quando entrambi furono
soddisfatti, si stese con la testa sul suo petto e cadde in un sonno senza
sogni, in un sogno oscuro…
“Dafne…”
“Mpfh?” “Dafne?” “Mpfh..?” ’’Dafne, svegliati, è mezzanotte!” esclamò Draco
per l’ennesima volta.
Finalmente gli occhi celesti della
donna si mostrarono al ragazzo e, con voce arrochita la rossa si rivolse a lui
“Cosa? Mezzanotte? E’ già ora?”
“Troppo presto?” “Decisamente, era ieri che abbiamo deciso…oh non importa,
prima cominceremo, prima sarà finita” “Durerà a lungo…” “Quanto?” “Settimane,
forse mesi” “Non mi abbandonerai vero?” “Mai, ti amo troppo” “Già…” perché
dannazione non gli rispondeva mai? Forse lui era l’unico contento che alla fine
tutto fosse cominciato così presto, perché in cuor suo era convinto che non
appena tutto fosse finito anche quella cosa si sarebbe chiarita…ma non era il
momento di ricadere in quei pensieri angosciosi: il grande orologio a pendolo
mostrava che era mezza notte e venti minuti, mancava veramente molto poco e non c’era tempo di perdersi in certe
inezie…
Dafne era finalmente uscita dal
letto ed aveva cominciato a prepararsi e lui, già vestito, osservava i suoi
sinuosi movimenti, i suoi boccoli dondolare alla luce della luna mentre la sua
pelle candida risplendeva opaca nel riflesso dell’argento dei suoi occhi
-Perché, perché non mi ama?-
qualcuno avrebbe mai risposto a quella domanda?
“Senti, perché Silente a deciso di
combattere a quest’ora? E’ un tantino strano non trovi?” ripeteva lei per la
terza volta: distratto non riusciva a comprendere le sue parole e non mancò di
chiederle di ripeterglielo una quarta volta
“Come?” “Sono stufa di
domandartelo, mi vuoi ascoltare? Perché
Silente a deciso di combattere a quest’ora? E’ un tantino strano non trovi?”
disse di nuovo, stavolta molto più stizzita
“Non so, credo che conti molto
sull’effetto sorpresa principalmente…” “Forse…”
Non c’era molto da dire, o forse
non avevano molto da dirsi, non importa più di tanto, fatto sta che un silenzio
pesante li avvolse fino a che il suono sordo che decretava fosse l’ora di
partire non riempì l’atmosfera di mestizia che si era creata.
Scuri in volto, ma decisi, si
fissarono e, avvicinandosi si presero per mano.
Senza neanche una parola si
smaterializzarono, trovandosi nel luogo indicato loro per l’incontro.
Si stupirono non poco quando
videro che erano già lì, quasi tutti, probabilmente loro erano gli ultimi.
Alle loro spalle la voce stanca
del vecchio preside li fece voltare
“Bene, vi ripeto quello che ho già
detto a tanti altri, il signore Oscuro con i suoi seguaci è dietro quel bosco,
lo attraverseremo e i primi che arriveranno gli dichiareranno guerra” “E poi?”
domandò stupidamente lei “E poi bo’, nessuno sa…bisogna solo sperare” fu il
biondo a dirlo, mentre l’uomo faceva un cenno d’assenso con il capo dai lunghi
e candidi capelli, prima di voltare i tacchi ed andarsene.
Nessuno però sembrava deciso a
cominciare. Tutti, nessuno escluso, non avevano paura o esitazione alla lotta,
ma nessuno aveva il coraggio di andarle in contro…come biasimarli? Chi sarebbe
andato con serenità incontro alla più sicura prospettava di morte che possa
esistere?
Sempre tenendo per mano Dafne
raggiunse un capo della comitiva, dove vi trovò Harry con i soliti due suoi
compagni: Ron ed Hermione.
Vincendo il pregiudizio del rosso
che non l’avrebbe mai abbandonato, si accostò al gruppetto e chiese con tono
grave
“Andiamo?” stupendo persino se
stesso.
Ma quella era forse l’unica cosa
sensata che avesse fatto quel giorno e tutti, anche la rossa, annuirono decisi.
La scena era strana: si poteva
distintamente scorgere una fila di quattro persone, leggermente distaccate dal
resto della folla al loro seguito, che avanzavano verso il folto degli alberi,
senza mai guardarsi indietro, senza mai guardarsi tra di loro, senza una
parola.
Semplicemente avanzavano, i volti
contratti, la bacchetta stretta nella mano destra con forza, il passo deciso.
Non si fermarono né cambiarono
atteggiamento nemmeno quando il bosco, più fitto e crudele di quanto avessero
pensato, oppose loro fiera resistenza, graffiandoli con i suoi rami aguzzi,
facendoli cadere con le sue alte radici, spaventandoli con i suoi animali
sconosciuti che felpati si aggiravano nell’ombra.
Nulla fermò la loro
determinazione…
E presto la radura si aprì ai loro
occhi, scura e tetra, non illuminata dalla luna che quella notte non
risplendeva per loro, oscurata da nere nubi d’odio e tempesta…
Harry sussurrò
“La guerra senza fine…”
“Si”, risposero gli altri
contemporaneamente
“Siete pronti”
”Non lo saremo mai” dissero sempre insieme
“Allora cos’aspettiamo?”
“Nulla” terminarono decisi e con
lui si diressero verso l’alta figura nera ed esile che si stagliava nel mezzo
dell’altipiano e li guardava avanzare con la faccia serpentina corrugata in un
ghigno malevolo e gli occhi iniettati di sangue atteggiati in un’espressione
divertita.
I quattro, un’ultima occhiata
d’intesa, si avvicinarono definitivamente a lui e poi…
Bè…
Cosa?
Cosa volete che sia successo?
Poi tutto ebbe inizio…
“Credevo non sareste arrivati mai”
“Ci aspettavi?” “Sorpreso Potter?” “No, in realtà no”
Mentre loro parlavano tutto
intorno la guerra era già scoppiata.
Rombi di incantesimi mai sentiti
prima dall’ora riempirono l’aria già satura di tensione e odio, paure e
vendetta…già satura di morte…
“Sei venuto per combattere?”
“Credi che mi consegni a te senza lottare?” “Sarebbe una mossa più saggia,
risparmieresti la vita a molta gente” disse l’Oscuro in tono seducente, come a
volerlo convincere maggiormente di quella cosa, ma il moro rispose con una
risata fredda e glaciale che per un attimo sorprese anche
Colui-che-non-deve-essere-nominato per la totale assenza di sentimento che vi
scorse
“No Tom, non farmi ridere, se mi
consegnerò li condannerò a perire di una morte ben peggiore, torturati dai tuo
deatheaters, oppure a vivere per sempre in un mondo dove l’egemonia è vostra,
no, non essere ridicolo, non ho passato tutto ciò che ho passato per arrendermi
ora, ora che tutto deve finire, per forza” “Ma l’hai detto tu, questa è una
guerra senza fine” sul volto di Harry si dipinse un’espressione stupita: come
diavolo faceva a sentirlo? Ma dopotutto non importava, non in quel momento, non
più.
Un rumore secco dietro a lui lo
distrasse e con la coda dell’occhio cercò di capire cosa stesse succedendo:
vide Hermione che, attaccata alle spalle da un mangiamort,e si era rialzata e
gli aveva reso la cortesia con un po’ di fervore in più, ora erano uno in meno
e cominciava a sentirsi più solo, cominciava a capire che il suo destino stava
incombendo
“Già, la guerra senza fine tra
bene e male ci sarà sempre, è il limite dell’uomo, ma io posso porre fine al
tuo regno, per sempre e lo farò, perché infondo le guerre sono fatte di tante
battaglie e io, bè, io ho intenzione di vincerla questa” gli occhi vuoti
dell’uomo ebbero un guizzo e un’espressione di compatimento comparve a poco a
poco nel suo ritratto canuto
“Illuso” “Forse…” “Morirai” “E’
probabile…” “Non avrai il tempo di dire ‘a’” “Tutto è possibile…” “Come puoi
Potter? Come puoi combattere sapendo che morirai” “Posso, posso eccome, in nome
di qualcosa che non hai mai conosciuto, che non conosci e che non conoscerai
mai, se stasera avrò fortuna” ora l’irritazione era di nuovo ben visibile “Stai
parlando dell’amore” “Come sempre…ma so che come sempre lo sottovaluterai” “Non
questa volta non sperarci..” “Non è tanto il fatto che penso che tu non vi sia
preparato, il punto sta più che altro nel fatto che, per quanto ci abbia
provato, non lo conosci e, con tutta la buona volontà che uno può avere, non
puoi pretendere di sopravvivere a qualcosa che non conosci”
Un altro colpo molto vicino si unì
agli strepiti lontani, attutiti dalle parole; di nuovo tentò di capire cosa
fosse successo e vide Ron di schiena, con il mantello impolverato ed i capelli
rossi più arruffati che mai, il braccio sanguinante dove pendevano brandelli
della veste bruciata, che aveva ingaggiato uno scontro corpo a corpo con un
uomo, nel quale riconobbe Vincent Goyle, nel tentativo di raccogliere la
bacchetta che giaceva pochi metri distante da lui, accanto ad un’altra che con
tutta certezza doveva appartenere all’avversario.
Si voltò per ascoltare la voce
fredda e tagliente che di nuovo si stava rivolgendo a lui.
“No, vedrai quanto il male può
essere infinitamente più forte, vedrai quanto di sbagli Potter” “Harry” “Cosa?”
“Ci conosciamo da tanto, chiamami Harry…Tom” sottolineò così con impeto il suo
nome che quasi lo urlò
Voldemort sorrise e con passo
baldanzoso cercò di diminuire lo spazio che li separava.
Un metro…e poteva osservare le sue
narici fremere eccitate all’odore del sangue…
Cinquanta centimetri…e poteva con
disgusto ancora maggiore osservare le sue mille rughe, ognuna delle quali
probabilmente era comparsa su quell’altrimenti fascinoso volto in seguito alla
morte di un innocente…
Venticinque centimetri…e poteva
distinguere le pagliuzze verdi dei suoi occhi, gli ultimi rimasugli nelle sue
iridi rosso sangue di ciò che una volta era umano…
Cinque…e ne percepiva il
dolciastro odore di sudore ed eccitazione…
Due…con un ghigno crudele stese la
sua mano dalle lunghe e troppo sottili dita perlacee e con un gesto lento
percorse la cicatrice che gli si era mostrata alla vista quando un ciuffo
castano di Harry si era scostato ad un suo scatto…
Un dolore atroce lo assalì
partendo da una zona indecifrabile della spina dorsale…urlando a squarcia gola
si piegò in due, portando le mani alla fronte, sotto lo sguardo sadicamente
divertito del Lord della morte
“E’ questo l’amore Harry? Ciò che
grazie a tua madre ci lega? Ciò che grazie a Lily ci legherà per sempre”
“BASTARDO” gridò fino a perdere
fiato “non saremo legati per sempre, perché stanotte uno di noi morirà e poi
non osare nemmeno pensare il suo nome, non ne sei degno” “Cosa dici, la
conoscevo bene io lei…quella…come le piaceva essere chiamata dai ragazzi a
scuola, oh si, era più piccola di me, ma la conobbi, io ero all’ultimo anno e
lei al primo, la prima volta che la vidi, allo smistamento, capii subito che
razza di puttana fosse” quelle parole gli fecero sanguinare il cuore più di
qualsiasi pugnalata nel petto, doveva mettere fine a tutto ciò, fine, il più
presto possibile…
Cercando di riaversi dal dolore
impugnò stretta la bacchetta e iniziò a pronunciare la lunga formula di un
potente incantesimo che se solo fosse andato completamente a segno avrebbe
fatto si che di Voldemort rimanesse solo un misero cumulo di cenere, ma,
proprio mentre stava per lanciarlo, un deatheater particolarmente affezionato
gli si lanciò contro, per evitare che il suo signore venisse colpito, e il
lampo giallo ferì qualcuno a parecchi metri di distanza, trafisse qualcuno che
si polverizzò all’istante, senza nemmeno accorgersi di essere morto, come
quando un bimbo soffia sulla candelina e la sua fiammella si spegne, senza
rendersene conto…
“Cosa diavolo?” si rivolse
all’uomo che notò essere Marcus Flitt “Non credo proprio Potter che lo rifarai,
non arriverai vivo tra le mani del mio Lord dopo che avremo fatto un’informale
chiacchierata.”
Preoccupato di perdere troppe
forze inutilmente il moro si voltò a fissare la sua nemesi, ma, quando vide che
Dafne e Draco stavano già pensando a cosa farne di lui, considerò che una
partitina di riscaldamento con quell’idiota di un ex-serpeverde sarebbe stata
un punto di vantaggio in fondo…
Così si girò nuovamente verso il
suo avversario e accettò la sfida, che vinse non con molta difficoltà…
Poco più in là, sul limitare del
piccolo bosco così inospitale, un Remus più in forma di quanto tutti si
sarebbero aspettati stava fronteggiando un terzetto di uomini incappucciati che
teneva a bada senza fare un eccessiva fatica
“Devo dire che avete deluso non
poco le mie aspettative ragazzi” rivelò loro con una battutina sarcastica
mentre con un rapido movimento della mano dirigeva un efficace incantesimo a
quello più alto e robusto che finì k.o.,hai suoi piedi, con un espressione
rassegnata e al contempo atterrita.
“Non scherzare col fuoco Lupin” lo
avvertì un altro, più basso e tarchiato ma decisamente più agile e che, con una
capriola, schivò velocemente il suo Petrificus Totalus per colpirlo con una
fattura gambemolli.
Colto di sorpresa e dall’effetto
dell’incantesimo Remus cadde a terra con un tonfo, suscitando le ristate dei
due che per schernirlo si distrassero, mentre introno a loro i segni della
battaglia illuminavano il cielo e riempivano l’aria di intenso fumo grigiastro.
Subito dopo però uno dei due cadde
al suolo esanime, quasi senza motivo e l’altro si voltò per cercare di capire
cosa diavolo gli fosse successo.
Si trovò davanti allora un Remus
di nuovo in posizione eretta che riservò anche a lui lo stesso trattamento, non
prima però di avergli sussurrato con una voce nella quale traspariva una punta
di cinismo
“Mai sottovalutare il nemico, è la
cosa peggiore che si possa fare, credete che sia così idiota da non conoscere
uno stupido controincantesimo? Bè, allora questo è ciò che vi meritate”.
Alle sue spalle un rumore di
applausi poco convinti lo attirò, sembrava che fossero rivolti a lui.
Non voleva voltarsi, non sapeva
perché, ma aveva paura, o per lo meno il suo cuore aveva preso a battere
stranamente più veloce, forse per l’ansia, forse per la sorpresa, fatto sta che
lo poteva sentire pulsare sordo nelle orecchie già troppo provate dagli
assordanti rumori degli scoppi
“Ma bravo!E Così non avevamo
ragione a pensare che ti fossi rammollito dopo la morte del mio caro
cuginetto”appena sentì quella voce femminile e glaciale comprese il motivo
della sua strana agitazione
“Bellatrix…finalmente” sospirò
Remus voltandosi.
Con un odio che forse nemmeno lei
aveva mai visto o provato, gli occhi di lui si posarono sulla donna,
squadrandola da capo a piedi.
Era alta e snella, i segni della
vecchia degenza ad Azkaban erano da tempo scomparsi e la sua nera bellezza
splendeva di nuovo incontrastata sul suo corpo scolpito.
La pelle ambrata era resa opaca
dalla polvere del combattimento e gli occhi neri, dove bruciava il fuoco del
disprezzo e baluginava anche un certo
inespresso sadismo, erano messi in risalto dai biondi e lisci capelli, l’unica
cosa che la differenziava dal cugino…
“Sei pronta a dire addio alla vita?” “No, ci tengo troppo, ma
spero che lo sia pronto tu”
Risoluto Remus alzò la bacchetta,
ma, appena prima di pronunciare l’incantesimo che avrebbe iniziato la loro
ultima lotta ebbe un breve attimo di esitazione che non passò certo
inosservato…
“Che c’è? Ti ricordo troppo il tuo
amichetto?” “Non farmi ridere, Sirius è vivo, come avrai ormai notato” aggiunse
indicando l’uomo che lottava non troppo lontano “Che tipo di problemi credi che
potrei avere?” “Allora dimmi, cosa ti blocca? Cosa ti impedisce di attaccarmi?”
“Nulla” ma la voce non suonava pienamente convinta “Ora sei tu che vuoi farmi
ridere!” esclamò prima di scoppiare materialmente in una gelida risata che
rimbombò in un attimo di silenzio in cui buoni e cattivi si erano concessi
tacitamente una tregua
“Siete tutti deboli, tutti vigliacchi,
voi stupidi babbanofili, a che scopo vivere di stenti nel bene se si possono
avere gloria, onore e ricchezze nel male? A che scopo sprecare la vita per
difendere uno sciocco marmocchio che sarebbe dovuto morire ventitre anni fa?
Rinuncia Remus, passa dalla nostra parte, sei ancora in tempo, tanto vinceremo,
prima dell’alba questo terreno sarà irrorato dallo squallido sangue di tutti
quegli illusi che hanno lottato sotto la guida indegna dello sfregiato,
salvati” Lupin rimase un attimo in silenzio ad ascoltare i rumori della guerra
già ricominciata –Perché? Perché mi sta dicendo tutto questo?-
Ma le sue parole non
rispecchiarono i suoi pensieri
“Smettila” mormorò a mezza voce
“Cosa?” “Smettila, smettila di riempirmi la testa di vaneggiamenti e impugna
quella dannata bacchetta, presto, molto più presto di quanto vorrei, tutto ciò
dovrà finire” il ghigno soddisfatto scomparve dal bel viso di Bellatrix che,
animata da un odio sempre più profondo prese a lottare.
Forse sarà un logo comune, ma fu
un combattimento senza esclusione di colpì e chi non ne uscì vivo non lo fece
di certo con disonore…
Un rivolo di sangue usciva cinico
dalla sua bocca dai contorni perfetti, il respiro come un rantolo debole
arrancava nei suoi polmoni mentre il petto ripeteva il ritmico movimento della
respirazione che presto non sarebbe più stata priorità di quel corpo, le mani,
esili e fini chiuse a pugno, mentre le unghie, forse troppo lunghe, tagliavano
in profondità la pelle facendola sanguinare copiosamente, con un ultimo e disperato
gesto di forza prese l’uomo per la collottola e avvicinò il suo orecchio alla
sua bocca perché potesse sentire la sua voce, ormai ridotta ad un leggero
fiato…
“Remus…” “Che c’è?” domandò
stranamente triste “Diglielo, ti prego, promettimi che glielo dirai” “Cosa?
Cosa Bellatrix” “Che dopo tutto gli voglio ancora bene, a Sirius, intendo”
precisò con uno sguardo imbarazzato e stramazzò al suolo esangue…
Con una tenerezza che nemmeno lui
sapeva da dove provenisse Lupin la guardò accasciarsi nel terreno polveroso.
Piano si chinò sul corpo ancora
caldo e le abbassò le palpebre, ma poi, come ne fosse stato scottato, ritirò in
fretta la mano e si rialzò…
“Lo so, l’ho sempre saputo ed è
proprio per questo che non meritavi di continuare a fargli del male” disse al
vento freddo che gli spettinava i capelli ingrigiti mentre, con una certa
flemma, si dirigeva verso un altro degli infiniti combattimenti che lo
aspettavano…
E la guerra senza fine è
cominciata, cn una velocità che nessuno si aspettava…x ora sl Remus ha avuto la
sua piccola vendetta che sicuramente nn risuonerà così dolce dopo le parole di
pentimento della bella cugina di Sirius…
Che succederà ora? Come si risolveranno le cose? Chi e come vincerà? Il male dopotutto ha mille risorse…
Bene, siamo verso la fine della storia, ma vedo che ancora qualcuno ha il coraggio di leggerla e commentarla, così vediamo di ringraziarlo…
Fanny: grazie per il tuo commento, sebbene sintetico mi ha fatto molto piacere ed è servito x darmi un po’ di ispirazione….un bacioz, Summer9!!!!
Kiak: ciao!!!!! Tessoro!!!! Ti voglio bene!!!! Grazie x la recensione e scusa se nn ti rispondo prolissa cm sempre, ma sn molto stanca(x questo nn sn uscita oggi pome cn voi, ma c vediamo stase…), quindi t dico sl che sn contenta che continui a piacerti la storia e che t mando un grosso bacio, devi sopportarmi ancora sl x due chap, che poi è finita…un bacioz!!!!!