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Autore: tins_    29/10/2013    1 recensioni
La solita routine: ti alzi per andare a scuola, ti vesti, carichi la tua migliore amica Alice in macchina e ti ritrovi nel bel mezzo di una apocalisse zombie, così ti chiedi se sarai davvero più intelligente di quei personaggi stupidi che ti propinano i film horror.
Let's kick some zombie ass
Genere: Azione, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I problemi che affliggono il nostro pianeta sono molti,
l’inquinamento, sovrappopolazione, il riscaldamento globale
, insomma che potrebbe capitarci di peggio?
Gli zombie!  
- Benvenuti a Zombieland

Mi guardava dall’alto quasi insicuro sul da farsi.
All’improvviso ricollega il cervello e chiede –E cosa serve per renderti felice?-
Cerco di attirare verso i miei occhi, i suoi –Per esempio ora sono felice-.
 
 Sono le sette, mi alzo stralunata e ancora assonnata decido alla svelta cosa indossare. Prendo un paio di jeans e una maglietta. Sistemo i capelli come meglio posso, ma alla fine decidono arbitrariamente di posizionarsi come vogliono loro.
Lancio uno sguardo annoiato verso mia madre che dalla cucina mi manda un bacio.
-Buona giornata, su con la vita!- mi dice ridendo. Le lancio un sorriso ironico e prendo le chiavi dal cestino di fianco alla porta.
Aspetto cinque minuti nel parcheggio di fronte a casa mia e finalmente vedo arrivare la persona che sto aspettando.
-Era ora sfigata- le urlo prendendo posto in macchina e dando gas. La raggiungo velocemente alla fine della strada aprendole lo sportello, alzando la musica.
Come entra mi lancia un’occhiata di fuoco e scoppia a ridere.
Capelli corvini e un paio di occhi verdi, mi supera di dieci centimetri buoni e odia i Beatles. Se mi avessero chiesto di descriverla con una parola sarebbe stata rompicoglioni. Ma lei era la mia migliore amica: Alice.
-Non ho idea di che cosa mi abbia convinto a salire in macchina con te- scherza.
-Forse è perché nessuno ti sopporta più- la stuzzico. Le indico con la testa la borsa sul sedile posteriore.
-Ah quindi ti stai autoinvitando da me a dormire devo supporre- dice perplessa.
-No, mi hai invitata tu l’altra sera-
-Si? In questo caso dovrò avvertire il capo supremo della questione. Ma sai, ormai sei parte della famiglia non dovrei nemmeno chiedere!-.
Continuiamo il viaggio in silenzio, canticchiando ogni tanto una delle canzoni che passano per radio. Il sole brilla in cielo e un nuovo anno scolastico sta per iniziare. Stessa routine degli scorsi quattro.
Parcheggio nel primo posto libero che trovo e apro la portiera quando una notizia mi blocca per un istante.
“L’epidemia si espande ma sembra non essere nulla di grave. Per ora qui vi è solo un minimo gruppo di persone contagiate, non facciamoci impressionare dai dati americani, non è la stessa cosa”.
Avevo quasi dimenticato.
Quell’estate era giunta la voce che in America si fosse sviluppato un ceppo virale che attaccava le persone e le trasformava. Non era chiaro in cosa, ma tutti i telegiornali avevano insabbiato le fonti attendibili e nelle nostre zone non era ancora successo niente quindi le persone se n’erano semplicemente dimenticate. E con loro anche io.
Alice mi sta aspettando in mezzo all’atrio e parla con una figura familiare. Lo riconosco dalle spalle.
Sgattaiolo di soppiatto tra le persone e salto sulla schiena di quel ragazzo dai capelli arruffati e lui scatta sorpreso.
-Ma cosa..?-
Gli stampo un bacio rumoroso sulla guancia per poi insultarlo.
-Ciao inutile sottouomo- gli sorrido.
-Avrei un nome- dice lui scocciato.
-Lo so, ma non mi piace- scherzo. Gli faccio la linguaccia mentre gli prendo le guance stringendogliele.
Tutti di buon’umore saliamo le scale fino al primo piano e finalmente arriviamo nella nostra classe. L’ultima in cui staremo. È un po’ triste a pensarci bene ma, parlandone, nessuno vuole più stare in questa struttura lugubre e triste.
Ci mettiamo tutti a sedere e aspettiamo che entri la prof.
Scorgendo i volti vedo una faccia famigliare. Una ragazza che conosco dal primo anno. Qualcosa però è diverso, la sua espressione. Mi avvicino e le chiedo se va tutto bene. Risponde che ha solo qualche linea di febbre ma non voleva perdersi per nulla al mondo il primo “ultimo” giorno di scuola. Le tiro un pugno amichevole sull’avambraccio e lei sorride. Noto un brutto livido espandersi all’istante, ma non dico niente.
Mentre chiacchieriamo tra di noi un urlo pervade i corridoi della scuola.
Tutti si bloccano all’istante.
Il silenzio che segue è quasi peggio del caos.
E di nuovo un grido, due..
Guardo Alice che cerca disperatamente di stare calma. Un bidello entra in classe e chiude la porta buttandoci davanti l’armadio che vi stava di fianco.
Ora inizia il panico.
Mi piazzo di fronte all’uomo appena entrato con aria perplessa e sconvolta gli chiedo cosa succede.
-Un gruppo di ragazzi è… sono…- non riesce a spiegarsi, balbetta qualcosa riguardo a morsi, panico, feriti. Non posso crederci, dev’essere uno stupido scherzo di qualche bambino ritardato che vuole finire disperatamente su internet e diventare famoso.
Salgo sulla cattedra intimando i miei compagni al silenzio. –Sarà una cazzata da quattordicenni, calmiamoci. Vado a vedere se c’è qualcuno che sa davvero cosa sta succedendo-.
Alice mi ferma e dice –Vengo con te, non ho capito neanche una parola di quel che ha detto-.
Spostiamo, aiutate da Fill e Jack, l’armadio davanti alla porta e ci avventuriamo per  il corridoio. Sembra che siano tutti chiusi nelle proprie aule. Non ho paura, perché dovrei averne? Sono solo dei ragazzini con manie di protagonismo.
Il vero problema è il silenzio. Tutto questo silenzio non è normale.
Arriviamo sul pianerottolo e facciamo per scendere le scale quando un rumore improvviso di passi strascicati ci gela all’istante. –Nessuno gli ha insegnato a camminare a questi idioti?- ironizza Alice improvvisamente col fiatone.
Mi affaccio per vedere chi è. Lo spettacolo è raccapricciante. Quei ragazzi hanno la carnagione grigiastra, pezzi di pelle pendono da ogni dove. Per un momento ripenso allo scherzo che ipotizzavo prima.
-Sono solo dei cretini vestiti da zombie- dico stizzita.
Scendo uno scalino per andargli incontro e dirgliene quattro quando Alice mi prende per una manica con sguardo allucinato.
-Non credo…- sussurra.
Il ragazzo più vicino a me inizia a smascellare e produce suoni gutturali. Dalla gola fuoriesce una sostanza scura, vermiglia e solo allora capisco che non sono semplici travestimenti.
Riesco a dire solo una cosa e mentre lo faccio sono già a diverse falcate dalla scalinata. –SCAPPA!-.
Alice, naturalmente, era già partita prima di me e con una rapidità tipica degli atleti raggiungiamo la nostra aula. Ci chiudiamo la porta alle spalle e ributtiamo contro l’armadio.
Ancora col fiatone mi rivolgo alla mia amica –Cosa cazzo erano?-.
Lei mi fa cenno di no con la tesa ancora scioccata.
Si avvicina Fill preoccupato e mi chiede cosa succede.
Lo guardo stralunata. Trovo la forza per alzarmi in piedi e mi rivolgo ai miei compagni.
-Quello che abbiamo visto… io non so cosa fosse. Avete presente quei film stupidi in cui arriva l’apocalisse zombie e fa fuori tre quarti dell’intera umanità? I ragazzi là fuori, oddio. Magari sono solo cazzate, ma non erano umani!-.
Non riesco a parlare, mi sudano le mani e riesco a malapena a stare in piedi. Una parte delle persone che ho davanti scoppia a ridere e una ragazza mi sfida –Sei tutta pazza Jess-.
Prendono gli zaini e si incamminano verso la porta. Alice gli si para davanti –Non è sicuro, aspettiamo qua-. Loro la squadrano altezzosamente e, spostando di nuovo l’armadio, se ne vanno.
Rimaniamo in cinque: io, Alice, Fill, Jack e il bidello. Loro mi guardano indecisi sul da farsi.
-Jess, io non so… magari hai visto..- Jack non finisce la frase che un grido si disperde di nuovo nell’aria. Ora sono di più. Ci affacciamo io e Fill per vedere che succede.
La ragazza che mi aveva dato della pazza è a terra agonizzante preda di uno di quegli esseri. Lui le sta letteralmente squarciando lo stomaco e per poco non vomito.
Ci ritiriamo di nuovo dentro le quattro mura ma Fill deve sorreggermi perché la scena mi ha fatto perdere tutte le forze.
-Okay, quello che sta succedendo non è normale. Non può essere- sussurrò terrorizzata.
Il ragazzo di fianco a me si mette le mani tra i capelli e guarda gli altri. Si siede e fa cenno a tutti di tacere quando sente dei passi vicino alla nostra classe.
Stiamo in religioso silenzio per dieci minuti e quando finalmente sembra tutto tranquillo mi decido a parlare.
-Dobbiamo andarcene da qui. Ora!-
-Quelle cose potrebbero essere ancora qui fuori, hai visto cosa… loro… Ci serve qualcosa per difenderci- puntualizza Fill spaventato.
-Da quando sei diventato un esperto di sopravvivenza? Non sappiamo cosa ci aspetta là fuori! Io dico di rimanere qui finché non arrivano i soccorsi- sostiene Alice.
-Potrebbero non arrivare! Io non voglio rimanere qua aspettando la manna dal cielo. Tutti i film lo ribadiscono chiaro e tondo: bisogna trovare un posto sicuro. Questa scuola non lo è, ha le pareti di carta!-. Jack non sa come reagire. Cammina avanti e indietro per la stanza, scrutando ogni angolo in cerca di una soluzione.
Il bidello si avvicina alla finestra.
-Guardate…- la sua voce trema e malgrado sia terrorizzata corro a vedere quello che succede.
Il cortile è un campo di battaglia al termine della guerra. Corpi ovunque. Quelle bestie stanno dilaniando i corpi dei ragazzini indifesi. Per poco non cado a terra.
-Dovremmo approfittarne e scappare. Quei cosi si stanno cibando e spero seriamente che non noteranno la nostra presenza- dice Jack.
Lo vedo uscire di soppiatto e spaccare un vetro. Estrae dalla fessura l’ascia che vi era riposta e sgancia anche un estintore. Porge il secondo oggetto a Fill e aggiunge rivolto al bidello –Il ripostiglio… muoviamoci a raggiungerlo e prendiamo più che possiamo per difenderci, il corridoio sembra sicuro-.
Mi alzo riluttante e aiuto Alice ad alzarsi. In questo momento l’unica cosa sensata da fare mi sembra quello che dice Jack così con qualche sforzo gli corro dietro e entro con rapidità nel ripostiglio.
Io prendo una cesoia abbastanza lunga e Alice afferra un rastrello. Scoppio a ridere alla scena e lei mi guarda imitandomi. –Hai preso tu l’arma più cattiva-. Non credo di capire veramente quello che sta succedendo, anzi ne sono convinta. Niente mi sembra più assurdo di ciò che accade. Era una giornata normale, iniziata normalmente. Ora invece mi ritrovo con una cesoia in mano aspettando il segnale di Jack per uscire e cercare di sopravvivere a qualcosa che non ho la minima idea di cosa sia.
Nessuno di noi ce l’ha.
Mi avvicino a Fill –Non sappiamo cosa cazzo stiamo facendo-, mi dice preoccupato.
-Dai, nei film davamo dei consigli così buoni ai protagonisti, si tratta solo di seguirli- scherzo io.
-Non credo sarà così facile-.





Angolo della vergogna: (ogni autore dovrebbe averne uno)... il mio problema principale era il seguente, come si inizia un'apocalisse zombie in una scuola? Beh se dovesse succedere immagino sarebbe più o meno così. Non vi piace? Commentate. Vi piace? Commentate. Ah c'è poco da fare, l'incipit è quello che ci frega. Posso solo dirvi di continuare a seguirmi, magari ne ricaverò qualcosa di decente. 
  
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