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Autore: althea85    29/10/2013    2 recensioni
Questa storia è stata già pubblicata in passato sul forum relativo a "La figlia di Elisa - Ritorno a Rivombrosa", sono passati tanti anni lo so ma a me Agnese e Andrea sono rimasti nel cuore. La mia storia comincia dalla quarta puntata della fiction, quando Andrea e Martino duellano a casa dei marchesi Granieri Solaro. Da quel punto ha uno sviluppo in parte simile in parte totalmente diverso da quello della fiction andata in onda. La storia è già completa quindi non rischiate che sia pubblicata incompleta. Nostalgici o nostalgiche di Rivombrosa come me fatevi sentire.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 33. Un amore senza fine

“Ma dove stiamo andando? Questo non mi sembra il sentiero per il castello” chiese incuriosita Agnese mentre si stringeva ad Andrea sul suo cavallo.

“Infatti stiamo andando nel nostro posto”

Lei sorrise “Ma io pensavo che saremmo tornati a casa, ho una nostalgia matta dei nostri bambini ed anche di vedere Martino, Emilia, Fabrizio”

“Ecco lo sapevo, ma prima di consegnarti agli onori del tuo ruolo di madre, di sorella, di cugina, cognata, di zia, voglio mia moglie tutta per me, voglio godermi il mio grande amore”

Giunsero al secondo rifugio dello Sparviero dove cominciarono a baciarsi prima con tanta tenerezza e poi sempre con più ardore e passione.

Il desiderio di aversi, di sentirsi profondamente uniti, legati era forte, travolgente.

Quel posto che era stato luogo di uno dei loro ultimi momenti d’amore e aveva conosciuto la loro sofferenza sembrava ora risplendere alla luce della loro felicità e della serenità che avevano raggiunto.

Più tardi raggiunsero Palazzo Ristori e come aveva immaginato Andrea, Martino aveva messo in subbuglio Rivombrosa e tutta la servitù che in pochissimo tempo si era attrezzata per preparare gustose pietanze, addobbare ed assettare il salone ed aveva organizzato una festa, anche se con un preavviso minimo chiunque era stato raggiunto dalla notizia della scarcerazione di Agnese e della cerimonia che si stava realizzando per salutarla e condividere la gioia del momento non si era tirato indietro.

Fu una festa improvvisata, un po’ disorganizzata, ma forse una delle più belle che si fossero mai tenute al castello, il poco tempo per la realizzazione era compensato dalla gioia, dalla contentezza che si respiravano nell’aria, il calore dei sentimenti, le risate allegre, il chiacchiericcio delle pettegole, i discorsi seri dei nobili, il frastuono per i giochi e le gridoline dei bambini.

L’amore era il sentimento che muoveva ogni cuore dei presenti, amore fraterno, amore amichevole, amore genitoriale, amore passionale, tenero, generoso, orgoglioso, romantico, incantevole, forte, coraggioso, combattivo, speranzoso, fiducioso, amore grande, unico, irripetibile… infinito.

Gli sguardi di Andrea ed Agnese che si cercavano continuamente erano più eloquenti di mille parole, di mille frasi poetiche, di mille gesti o azioni a dimostrazione della loro felicità.

I loro occhi ed i loro volti erano illuminati nell’incontro con l’altro, brillavano per la consapevolezza profonda che quella speranza che li aveva uniti per anni, nei momenti difficili ed in quelli belli ora non era più solo una speranza, ma una certezza, nessuno li avrebbe più divisi, nessuno avrebbe più ostacolato quell’amore che dopo tante lotte ora poteva godersi la gloria della sua preziosa conquista: consegnarsi all’eternità, viversi come insfidabile, invincibile.

Pochi giorni dopo i marchesi partirono per Venezia, Andrea sentiva che era arrivato il momento per rimettersi in contatto con il suo passato, con le sue radici e ricucire quelle ferite che lo strappo con suo padre, con la vita felice della sua primissima infanzia avevano realizzato e che erano state acuite da Lucrezia e dalle sue vendette, dalla sua crudeltà, dall’ostinazione a tornare a Rivombrosa per vendicarsi dei Ristori prima di morire.

Andare a Venezia era per Andrea l’occasione per far conoscere ad Agnese e ai loro bambini la sua città e quelle parti della sua vita di ragazzo e di bambino che sua moglie ancora non conosceva pienamente e di cui lui aveva preferito omettere i racconti quando l’aveva appena conosciuta per evitare che lei scoprisse la sua identità e lo odiasse ancor prima di amarlo per il suo casato, la sua discendenza.

Non c’è modo migliore di guardare al futuro e di proiettarsi in avanti se non si condivide il passato e ciò che si è stati.

Inoltre allontanarsi da Rivombrosa per un po’ avrebbe giovato alla loro famiglia e alla ricostituzione della loro tranquillità e di un loro equilibrio.

Agnese, Andrea, Francesco e la piccola Elisa attraversano in gondola Venezia, ne ammirano la bellezza eterna e sfuggente al tempo stesso come la purezza dei loro sentimenti.

I loro sogni erano diventati una meravigliosa realtà e la magia di quell’amore e di Rivombrosa non avrebbe avuto mai fine.

Una storia così
non sarà finita mai
ti darò felicità

 

il sole non potrà
trovarti a piangere

no, non suonano più

tuoni e grida niente più
le mie braccia intorno a te
amore niente più
tutta l'eternità
non potrà finire mai
ed una stella bianca brillerà
stanotte tu sarai
per sempre mio sarai.

Fine

Grazie a chiunque abbia letto, recensito, preferito o anche soltanto sbirciato questa storia. Siamo giunti alla fine ed ora dopo tanti capitoli e tanti fiumi di parole da parte mia vorrei sapere cosa ne pensate voi. Allora che mi dite?

  
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