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Autore: Hp_Nameless    30/10/2013    1 recensioni
Salve a tutti voi, popolo di Efp. Vi starete chiedendo: “Perché questa matta mette una frase come titolo di una storia? ” Ebbene, questa è una bellissima frase dei Beatles (che tradotta, per chi non lo sapesse, è: L’amore è vecchio, l’amore è nuovo, l’amore è tutto, l’amore sei tu. Sì, in inglese funziona meglio!) che rispecchia molto la storia, e per questo è stata scelta come titolo. Questa è la storia di Justin Bieber, all’apparenza il solito bulletto, e Jennifer Hall, la sua imprevedibile ragazza.
ATTENZIONE: la storia è un cross-over con Eric Saade, personaggio di spicco verso la metà della storia.
-Amore ma dove mi porti?- chiesi con insistenza a Justin
-Smettila Jen, è una sorpresa- rispose lui continuando a trascinarmi per un braccio. Era il giorno del mio diciassettesimo compleanno e Justin aveva deciso di farmi una sorpresa.
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Justin Bieber, Nuovo personaggio
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Love is old, Love is new, Love is all, Love is you
Capitolo undici: Credo di volere te

 

 
-Jennifer, stai bene?
La voce terrorizzata di Eric mi giungeva forte e chiara nelle orecchie… non come se fossi morta… come se… fossi assolutamente viva e presente nella realtà.
-Calmati Eric!- urlai al mio migliore amico tentando di togliermelo di dosso. Il suo peso mi comprimeva le costole mentre tentavo di divincolarmi dalla sua presa possente.
-Oh mio dio stavi per morire!- esclamò rotolando accanto a me.
Risi, divertita dal suo ingiustificato sollievo, e lui mi rivolse un’occhiataccia, aggiungendo poi: -Ma che sei impazzita? Non c’è niente da ridere! Sei svenuta nel bel mezzo del nulla!
Svenuta? Io? Forse mi stava confondendo con qualcun.. Ah… Ed ecco spigato il fiatone, il sollievo e le costole compresse: avevo perso i sensi. Peccato che non ricordavo nulla…
-Come fai a non ricordarti nulla? Stavamo scherzando su quel pesciolino che ti aveva sfiorato, quando tu hai smesso di graffiarmi e sei andata a fondo- concluse mimando la mia testa che spariva sotto il velo cristallino del mare.
Ah… ecco. In quel momento ricordavo!
-Scusa Eric! È stato come quella volta nei bagni, con Nicole: le gambe mi hanno ceduto ed io sono andata a finire a terra quella volta, sott’acqua ora.
Mi sentivo così in colpa… Gli avevo rovinato la giornata al mare.
Dovevamo solo divertirci, svagarci, e invece io mi ero sentita male.
Al diavolo tutti… ho solo voglia di divertimento!
Mi alzai di scatto facendo andare sul viso di Eric una bella manciata di sabbia bianca e presi a correre verso la scogliera. Eric mi raggiunse in poco tempo, perché col pancione non ero molto veloce, ma ci mise ancora un po’ di tempo prima di acciuffarmi perché continuavo a correre di là e di qua e lui non sapeva più dove andare.
Fu aiutato dagli scogli, dai quali in breve tempo fummo circondati e non potei più scappare.
-Che volevi fare?- domandò atterrandomi delicatamente per via del pancione. In circostanze diverse non avrebbe esitato a buttarmi di faccia sulla sabbia, ma ora era preoccupato per il piccolo.
Continuai a ridere senza rispondergli, così lui mi bloccò braccia e gambe e mi scrutò con quei suoi occhi di vetro, finti, dai quali traspariva verità.
Iniziò a baciarmi, ed io, probabilmente presa dalla foga del momento e dai terribili ricordi che riaffioravano ogni secondo di più, ricambiai i suoi baci.
In fondo per c’era sempre stato: era stato il mio migliore amico, il mio consulente, il mio aiutante, il mio studente… mancava solo essere il mio ragazzo.
Quando si staccò da me mimò qualche parola in scusa, ma io mi fiondai di nuovo su di lui. Probabilmente sarà stato il fatto che avevo bisogno di affetto, e al momento lui era l’unica persona capace di darmene, a farmi avventare su di lui e a cimentarmi in quella nuova esperienza.
Mai, nemmeno nei momenti più bui, avevo pensato ad Eric come un fidanzato, ma a quanto pareva lui sì, e anche molto spesso.
-Jen… Io- balbettò più volte lui guardandomi negli occhi.
I terribili ricordi mi raggiunsero velocemente: io e Justin non eravamo arrivati fino alla scogliera, ma il solo pensiero di essere allungati proprio come eravamo noi due mi terrorizzava.
-Jen… cos’hai?- domandò Eric asciugando una lacrima che iniziava a rigarmi il viso.
Io non risposi, troppo intimorita dai sentimenti del momento, troppo spaventata della sua reazione se gli avessi detto la verità.
-Sai perché le tue lacrime sono salate?- domandò di nuovo con voce calma, piatta.
Io feci cenno no col capo, così lui riprese: -Le tue lacrime sono salate perché hai gli occhi del mare.
Che frase dolce, da vero romanticone. Peccato che non avevamo più tempo per stare lì.
Mentre giocavamo, scherzavamo, ci rincorrevamo, si erano fatte già le due del pomeriggio, e per quanto volessimo sforzarci, i nostri stomaci brontolavano un po’ troppo.
-Che ne dici, se ci andiamo a mangiare un pezzo di pizza sulla strada del ritorno?- domandò Eric con disinvoltura.
-Va bene, ma non dobbiamo fare molto tardi: devo parlare con mia sorella!
-Vuoi chiederle chi è quel ragazzo?- domandò divertito.
In effetti sì, volevo chiederglielo. Chiederglielo per aiutarla. Chiederglielo per consigliarla. Chiederglielo per non farle commettere qualche stupido errore.
-Ehi, fermiamoci qui- proposi mentre oltrepassavamo il centro commerciale.
-Che c’è? Vuoi già controllarla?- domandò sterzando ed entrando nel parcheggio.
-No, ma hanno aperto un n uovo locale e vorrei provalo- risposi sinceramente. Mi avevano parlato più volte di quel posto, il “Music Bar”, e sembrava davvero interessante. Aveva aperto da poco, ma già attirava una gran clientela di ragazzi tra i 13 e i 20 anni perché organizzava spesso serate karaoke o disco.
Entrando nel centro commerciale c’erano due rampe di scale che portavano ai piani superiori, mentre una vecchia porta a doppia anta, tipica del far west, portava l’insegna Music Bar.
Decidemmo di entrare solo per dare un’occhiata e sgranocchiare qualcosa prima di tornare a casa. Le scale erano alquanto anguste, e il locale, era probabilmente una vecchia cantina, molto umida, anche se gremita di gente. La stanza in cui ci trovavamo era la “Café Room” (o almeno l’insegna così diceva), anche se si sentiva una forte musica provenire da lì accanto. Ci avvicinammo al bancone, e ordinammo due aperitivi analcolici.
-È la prima volta che venite qui?- ci domandò il barista.
-Sì… Non siamo mai venuti prima- rispose Eric.
-Allora suppongo che dobbiate assolutamente conoscere il locale! Quella lì è la “Disco Room”- disse indicando un porta sulla destra. –Mentre quella lì è la “Relax Room”- concluse indicando la porta sulla sinistra.
Dopo aver battibeccato un po’ su dove andare, ci dirigemmo verso sinistra. Arrivammo vicino ad un porta nera semi-aperta con le tende rosse ai lati che recava la scritta “Relax Room” ed entrammo. Il nome non era proprio azzeccato: più che la stanza del relax, quella poteva essere definita la stanza delle pomiciate. Era piuttosto piccola in realtà, con cinque divanetti rossi e svariate sedie. Su ogni divano stavano arrancati uno sull’altra dei ragazzi, pressoché minorenni o appena maggiorenni. In particolare, la coppia che mi colpì era una piuttosto particolare: una ragazzina, con una gonna bianca arrivatale fino alla vita e una camicetta rosa sbottonata, stava poggiata su di un ragazzo sulla ventina sdraiato su una poltrona. La ragazzina, che avrà avuto più o meno l’età di Rose continuava a sbattere i suoi capelli rosso fuoco sulla faccia dell’eccitato uomo digrignando i denti e baciandogli il torace: una scena rivoltante anche per una come me, della serie: 17 anni e incinta!
Sorvolammo i due innamorati con aria schifata decisi a trovare un posto su cui sederci, ma l’unica cosa che trovammo fu mia sorella seduta su un ragazzo biondino.
-Che ci fai qui?- domandai in modo che solo Eric e i due ragazzi potessero sentirmi. Mia sorella mi guardò pietrificata dopo aver rivolto uno sguardo fugace al ragazzo sotto di lei.
-Non è come sembra!- esclamò diventando rossa in viso e scattando in piedi. Il sorriso che aveva fino a poco prima era completamente svanito.
-Perché, come sembra?- domandai come se quella fosse la domanda più opportuna.
Si guardò un po’ intorno, osservando gli atteggiamenti delle coppie attorno a noi, all’apparenza ignari di ciò che stesse accadendo intorno a loro.
-Noi non stavamo facendo niente di male- si scusò con gli occhi lucidi e lo sguardo basso, come pronta ad incassare un brutto cazziatone.
-È colpa mia!- s’intromise il ragazzo alzatosi dalla poltrona. –Io lavoro qui e sono in pausa, così le ho chiesto se le andava di stare un po’ soli, e l’ho portata qui.
A quel punto della conversazione Eric rivolse un’occhiataccia al ragazzo al punto che egli indietreggiò.
-Ma non aveva cattive intenzioni!- gli si parò davanti Rosalie. –L’avete visto anche voi che stavamo solo scherzando!
-Questo è vero- fui costretta ad ammettere. –Ma in ogni caso Rose, dobbiamo tornare a casa.
Lei mise il muso e mi seguì svogliatamente.
-Non saluti il tuo amico?- le chiese gentile Eric osservando il ragazzo inerme davanti alla poltrona. Mi guardò di sottecchi, e dopo aver notato il mio sguardo di approvazione si avvicinò a passo svelto al ragazzo e colmarono i centimetri che li separavano con un bacio fugace, come due amanti costretti a separarsi per sempre. Poi lei tornò accanto a me, abbassò lo sguardo e si diresse verso l’uscita a passo svelto. Stavo per andare anch’io, ma dopo aver visto lo sguardo del ragazzo incupirsi e arrabbiarsi, mi girai di scatto e gli dissi: -Per il prossimo appuntamento sarà meglio fare le cose alla luce del sole.
Al suon di quelle parole entrambi i ragazzi, quasi contemporaneamente, si guardarono felici e si rivolsero un gran sorriso.
Per quel giorno ne avevo abbastanza di fidanzati e storie clandestine!
N.d'A.
Lo so. So che non aggiorno da moltissimo tempo e sono piuttosto inattiva, ma d'ora cercherò di essere più puntale (per quanto il mio status di studentessa liceale al secondo anno possa permettermelo, ovvio!). 
Voglio che sappiate che non è perché non sto scrivendo, io continuo sempre a scrivere, e infatti ho già pronti altri tre capitoli di questa storia (che tra l'altro sta volgendo al termine), nove di un'altra fan fiction di cui presto ininierò la pubblicazione, e sei di un esperimento in unnuovo fandom, che però va rivisto per bene.
Credo di aver detto tutto, e sarei naturlamente felice se mi lascistaste una recensione.
A presto
Ily

 
  
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