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Autore: LiamJPayne92    30/10/2013    1 recensioni
2 Persone diverse, incontrate per caso, la stessa storia, lo stesso destino.
Entrambi sono connessi.
Tutto è collegato.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Arrivò finalmente il giorno del mio compleanno.
Era il 29 di Agosto e come menzionato a moltissimi isolani, compresi i miei amici, stavo organizzando presso casa mia la mia festa di compleanno.
Avevo pensato ad ogni singolo particolare personalmente, a partire dalle decorazioni al mangiare.
La festa era organizzata nel grande salotto di casa mia, non c’era angolo di quella povera stanza che non fosse allestito a dovere con addobbi e altro.
La stanza in cui si sarebbe svolta la festa era molto ampia, arredata per l’occasione, ovvero un divano con isola in stoffa cobalto, alcuni sgabelli intorno alla stanza, un grosso tavolo rotondo circondato da sedie e un piccolo tavolino con sopra le casse per la musica.
Il grande tavolo rotondo era posizionato al centro del grande salone, davanti alla grande porta-finestra che si affacciava sulla costa, traboccante di ogni stuzzichino possibile presente nelle classiche feste di compleanno:
Pizza margherita e pizza farcita, focaccia classica, salatini misti, patatine fritte, salse, bibite e chi ne ha più ne metta.
La torta era riposta nel frigorifero che attendeva il “Gran Finale” prima di essere divorata voracemente, e tutti gli snack di riserva insieme ad essa.
Era una torta davvero imponente quella che avevo preparato personalmente, era composta da  vari strati di pan di spagna al cioccolato alternato da crema pasticcera alla vaniglia.
Una vera delizia per il palato.
Mancavano ormai poche ore alla festa e mi misi ad aspettare seduto su una delle tante sedie dell’enorme tavolo-bouffet che avevo allestito.
Il telefono ero posto davanti a me, nell’attesa di ricevere qualche chiamata dagli invitati, ma continuava a rimanere in silenzio fermo dove l’avevo appoggiato.
L’unica volta che sentii bussare alla porta fu il postino che aveva sbagliato abitazione.
Abbassai lo sguardo sul telefono di fronte ai miei occhi lucidi e continuavo a ripetermi:
“Dai Liam, arriveranno,sarà una grande festa”.
Mi alzai di scatto dalla sedia, andai davanti allo stereo e misi una delle mie canzoni preferite, sperando di pensare ad altro durante la snervante attesa.
Impostata la canzone mi risedetti su quella scomoda sedia e continuai ad aspettare in qualcosa.
Il telefono segnava ormai un’ora di ritardo dall’inizio della festa e le lacrime avevano iniziato a scendere lungo gli zigomi del mio volto.
La sensazione di essere dimenticato da tutti non è gradevole, ci si sente uno scarto, come se non fossi mai esistito.
Chinai il capo, mi appoggiai con i gomiti e le mani tra i capelli sul grande tavolo in legno in preda alle lacrime e iniziai a singhiozzare dalla tensione.
“E se morissi? Come non si sono preoccupati della festa non si preoccuperanno di me…” farfugliai a voce bassa in preda a quel dolore emotivo mai sentito prima.
Mi alzai dalla sedia, mi girai verso la porta-finestra che si apriva davanti alla costa e andai sul balcone.
Fresca era la brezza marina, la luna piena, nascosta parzialmente dalle nubi, risplendeva nel cielo notturno insieme alle stelle.
Era il mio posto preferito per pensare, mi bastava guardare il cielo per navigare tra pensieri vari.
“Ora o mai più.”
Queste sarebbero state le mie ultime parole quella sera d’Agosto.
Scavalcai il muretto della balconata, mi girai rivolto verso la finestra lasciandomi il mare alle spalle.
Chiusi gli occhi e mi preparai all’ultimo “salto” della mia vita.
“Fermati! Non deve finire così! Non Ora.”
Urlo che balenò nell’oscurità.
Sopra il tetto apparì una sagoma:
Un’individuo vestito completamente di nero, con una lunga sciarpa in seta che svolazzava grazie alla forza del vento.
Scese dal tetto con leggiadria per poi svelarsi togliendosi la sciarpa che copriva metà del suo viso.
“Zayn?” esclamai dopo aver riconosciuto il suo volto.
“Liam, non farlo. Scendi subito da quel muretto prima che ti farai male seriamente.” Mi rispose porgendomi la mano.
“Che senso ha ormai? Nessuno mi apprezza e questa ne è la dimostrazione.” Gli gridai in preda alle lacrime e al dolore.
“Per me hai un senso. Tu mi hai salvato quel giorno durante la tempesta. Non ricordi?” mi rispose Zayn in seguito alla mia reazione.
Rimasi allibito da quella frase.
Prima che Zayn mi fermasse pensavo che tutta la mia vita non avesse mai avuto un senso, non fossi mai stato importante per nessuno.
Mi faceva effetto che per Zay tutta la mia esistenza avesse importanza
Mi prese la mano con leggerezza e mi tirò verso di lui, facendomi scendere dal muretto della balconata, per poi accompagnarmi dentro la sala in cui doveva svolgersi la festa.
Mi fece sedere sul grande divano di stoffa blu, posto nell’angolo più a nord della stanza, si diresse in cucina e prese due piattini: uno con una fetta di torta e uno con un po’ di salatini e pizzette.
Appoggiò i piattini alla mia destra, prese un cappellino sul tavolo e se lo mise in testa dicendo: “Odio fare questo genere di cose. Tuttavia questa volta mi tocca.”
Si sedette alla mia sinistra,incrociando le gambe, mi guardò e sorrise.
Era un sorriso grazioso e allo stesso tempo surreale.
Non avevo mai visto sorridere Zay così.
Il suo sorriso era una cosa così piacevole a vedersi:
I suoi denti erano così bianchi e perfetti che risplendevano come mille diamanti dei più pregiati.
Tutto il suo insieme era perfetto.
Era sempre stato così taciturno e serio, e quelle poche volte che mi parlava sembrava infastidito nel farlo.
“Oggi non era il tuo compleanno? E dove sono tutti gli invitati? E i regali?” mi chiese passandomi la mano tra i capelli per poi passare il palmo della mano giù per la spalla e la schiena.
“Non è venuto nessuno Zay…nessuno a parte te.” Gli risposi dispiaciuto guardando il piattino con la torta che avevo tra le mani.
“Oh…bene. Allora questo ti farà piacere.” Mi disse sorridendo.
I suoi occhi castani erano più belli che mai e risplendevano di una luce mai vista prima, i capelli corvini che facevano contrasto alla sua pelle olivastra.
Era la prima volta che lo vedevo così, e mi faceva stare bene.
All’improvviso vidi che si mise la mano nella tasca destra dei pantaloni.
Lo guardai con sguardo incuriosito e vidi che sfilò dalla piccola fessura dei pantaloni un foglio tutto piegato su se stesso.
“Tieni. So che non è un granchè, ma sempre meglio di nulla non credi?” mi disse porgendo il biglietto verso di me.
Presi il bigliettino piegato in modo irregolare dalle sue mani per poi aprirlo con molta delicatezza.
“Ma…”
Queste l’unica sillaba che uscii dalla mia bocca in quel momento.
“So-sono io? Ma che…” Iniziai a chiedergli a bassa voce con gli occhi lucidi dall’emozione del momento.
“E’ un po’ spiegazzato” disse passandoci la mano sopra per rimuovere i residui di matita, che si erano staccati dal disegno durante la piegatura, “Però tutto sommato è rimasto uguale a come l’avevo disegnato…più o meno…”.
“Era il disegno che stavi facendo la settimana scorsa quando entrai in cucina?” gli chiesi sorridendo e con gli occhi pieni di lacrime.
“No. Questo è il risultato di 365 disegni falliti in precedenza. Non riuscivo mai a disegnare il tuo sorriso.” Mi rispose.
In quel momento arrossì in viso per poi coprirsi le guance con la sciarpa di seta nera che indossava al collo.
“Gr-grazie mille Zayn. E’ il regalo più bello che qualcuno mi abbia mai fatto.” Gli risposi piangendo tra le sue braccia mentre lo abbracciavo.
“Per te questo e altro.” Mi sussurrò all’orecchio nonostante la sua sciarpa si stesse impregnando delle mie lacrime.
Quel lungo abbraccio era così piacevole, mi faceva capire di non essere solo, di essere qualcosa di importante per qualcuno.
Calore pervase il mio corpo e una strana sensazione si stava risvegliando all’interno delle mie viscere.
“Non mi era mai capitata una cosa del genere…cos’è?” mi chiesi nella mente cercando risposte.
Secondi che diventavano minuti, Minuti che diventavano ore.
Il tempo nella vita reale continuava il suo percorso, il suo scorrere.
Ma tra le sue braccia l’impressione era che il tempo rallentasse per un istante.
Che tutto si fosse fermato, bloccato.
Mi addormentai tra le sue possenti braccia, mentre la luna calava per lasciare spazio ad un nuovo giorno.


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Ciao,
noto che hai resistito fino alla fine del terzo capitolo di "Connected.", la mia primissima FF.
Questo credo sia stato il capitolo più difficile da scrivere.
Non sono pratico nel raccontare questo genere di scene.
Però tutto sommato non è venuto male...almeno credo.

Se hai voglia, mandami una tua recensione con i tuoi punti di vista e io sarò ben contento di risponderti.
Buon proseguimento.
Con affetto,
LiamJPayne92.
  
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