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Autore: Vals Fanwriter    31/10/2013    6 recensioni
Gli fu alle spalle in pochi passi e fruscii di mantello, forse giusto nel momento in cui il suo accompagnatore stava per chiedergli di ballare – quella richiesta gli era morta sulle labbra quando lo aveva visto arrivare. Avvicinò le labbra al suo orecchio e…
‹‹Ti sei perso, bambino?›› bisbigliò e vide distintamente le spalle di Thad irrigidirsi appena, sotto la luce violetta che li illuminava.

Thadastian (Thad/Sebastian) | Introspettivo, Sentimentale, Fluff | Cliché, One Shot
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Sebastian Smythe, Thad Harwood | Coppie: Sebastian/Thad
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Serie TV: Glee.
Titolo: Closer.
Pairing: Thadastian (Thad/Sebastian).
Prompt: Festa di Halloween, Gelosia.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Fluff.
Avvertimenti: One Shot, Cliché.
Rating: Verde.
Conteggio parole: 2120 (secondo Word).
Note d’Autore: Questa storia non sarebbe qui se non fosse per la persona a cui è dedicata – e che mi ha fornito i prompt. Non è nulla di originale, ma mi è servito scriverla, perché non mettevo mano ai Thadastian da troppo tempo e mi sono accorta che mi mancavano da morire e che avevo bisogno di tornare a scrivere su di loro. Quindi ve la lascio qui al volo e me ne vado a studiare. Buon Halloween a tutti!



 


 
Closer
 
 

 
A Bella, per tutti i Riker e i Grant che mi invia in chat,
per i viaggi (mentali) in elicottero fino a LA
e per tante altre cose che lei sa. È per te.


 
 
La sala era semibuia, poche luci fioche e colorate erano state installate per illuminarla, ma Sebastian riusciva ugualmente a tenere lo sguardo puntato sulla nuca e la schiena della persona che era di suo interesse. Continuava a mordicchiare la cannuccia del suo cocktail analcolico, Sebastian, mentre seguiva i suoi movimenti e analizzava quei sorrisi, intravisti di sfuggita a causa della distanza che li divideva, ma che erano indubbiamente rivolti al suo interlocutore – un tipo del club di nuoto, del quale non ne conosceva il nome, ma che aveva imparato ad inquadrare in maniera tutt’altro che disinteressata. Avvertiva lo stomaco leggermente annodato e si sentiva nervoso per un motivo piuttosto stupido, continuava a dirsi. Thad, l’oggetto del suo interesse, quel ragazzino stupido che si trovava dal lato opposto della sala, non gli aveva rivolto neanche uno sguardo, non lo aveva neanche semplicemente cercato con gli occhi. Era giunto in sala da una buona mezz’ora ma non si era ancora separato da quel tipo. Giusto il tempo di salutare Sterling e Duval e quello si era appiccicato a lui come una piovra.

Sebastian odiava essere secondo a qualcuno, odiava vedersi rubare la scena e oltretutto – non lo avrebbe mai ammesso a nessuno, ma era così – odiava quando i sorrisi di Thad diventavano adoranti nei confronti di qualcuno che non era lui. Perciò durò poco vicino al tavolo delle vivande. Non appena la sua soglia di “vicinanza ad Harwood” fu raggiunta dal nuotatore, posò il bicchiere sul tavolo e avanzò a passo lento ma sicuro verso Thad.

Non era ancora riuscito ad identificare il suo travestimento di Halloween – sì, la scuola aveva organizzato una festa in costume per l’occasione – ma mentre si avvicinava a lui non poté impedirsi di trovarlo carino. Era buffo con quel papillon e quelle bretelle che gli fasciavano il petto, ma era ugualmente bellissimo. Sebastian lo pensava spesso, in svariate occasioni, ma mai permetteva a quel pensiero di lasciare la sua testa.

Gli fu alle spalle in pochi passi e fruscii di mantello, forse giusto nel momento in cui il suo accompagnatore stava per chiedergli di ballare – quella richiesta gli era morta sulle labbra quando lo aveva visto arrivare. Avvicinò le labbra al suo orecchio e…

‹‹Ti sei perso, bambino?›› bisbigliò e vide distintamente le spalle di Thad irrigidirsi appena, sotto la luce violetta che li illuminava.
Thad si voltò di scatto, forse colto da un brivido, e la sua attenzione fu tutta di Sebastian.

‹‹Smy-›› Schiuse le labbra. Gli occhi di Sebastian erano due calamite mentre la luce sfumava dal viola al verde, facendoli brillare di più e risaltare sul suo viso pallido di cipria. Si prese giusto un attimo per sbattere le palpebre e tornare alla realtà, dopodiché aggrottò leggermente la fronte e borbottò: ‹‹Non sono un bambino, Smythe, e non mi sono per nulla perso. Stavo parlando con-››

‹‹Ti stavo aspettando›› lo interruppe Sebastian, rivolgendogli uno dei suoi sorrisi diabolici e significativi. In quel preciso contesto, quell’espressione diceva “sto per rovinarti la festa, Harwood, l’hai voluto tu”.

Un secondo dopo, le sue dita gli circondarono il polso, tirandolo appena per allontanarlo dal tipo del club di nuoto, e solo in quel momento Thad ebbe modo di rendersi conto del significato di quel sorriso.

‹‹Mi devi un ballo, Harwood›› aggiunse e gli cinse la vita con l’altro braccio senza attendere oltre. Gli fece posare la mano che ancora stringeva sulla sua spalla e lo avvolse anche con l’altro braccio, il sorrisino che non accennava a sparire mentre lo trascinava al centro della pista da ballo.

Comprese le sue intenzioni, Thad aveva messo su un broncio che tuttora aveva in volto.

‹‹Stavo parlando con Nathan, Sebastian.››

Quando Thad lo chiamava per nome, Sebastian avvertiva lo stomaco annodarsi e stringersi piacevolmente, e sentiva i brividi scorrergli lungo la schiena e fargli tremare appena le mani. E quella sera non fu da meno.

‹‹Beh, adesso invece stai parlando con me.›› Lo aveva detto con sguardo più intenso e serio, e lo aveva stretto più forte al petto. Thad aveva roteato gli occhi, ma a Sebastian non era sfuggito il leggero rossore che si era cosparso sulle sue guance, nonostante le luci colorate gli impedissero di contemplarlo nel migliore dei modi.

‹‹Sto parlando con te solo perché tu mi hai appena rapito. Stavo bene dov’ero.››

Un pizzico di fastidio al petto lo colpì a tradimento, a quelle parole, come la punta di un ago che si divertiva a stuzzicarlo sottopelle, ma stette attento a non far trasparire quella sensazione dal suo sguardo. Ghignò, pronto a rispondere a tono, ma la sua smorfia tremò appena quando Thad si mordicchiò il labbro. Si stava pentendo di ciò che gli aveva detto.

Sebastian non ci badò e continuò con la sua messa in scena.

‹‹Devo restare nel personaggio, per questo ti ho rapito.››

Thad inarcò entrambe le sopracciglia e lo osservò attentamente da capo a piedi, ma non era più riluttante a ballare con lui. Mentre lo studiava con lo sguardo, gli fece scivolare le braccia intorno al collo e Sebastian si sentì stranamente completo.

‹‹E quale sarebbe questo personaggio?›› chiese.

Il compagno schiuse le labbra in un sorriso così grande e smagliante, che Thad non poté fare a meno di notare il suo paio di canini appuntiti e bianchi.

‹‹Oh, sei un vampiro?››

‹‹Dracula. Non vedi come sono vestito?››

Camicia rigorosamente bianca, nastro scuro intorno al collo, mantello lungo e nero, viso pallido e una leggera sfumatura di viola intorno agli occhi. Lo sguardo di Thad stava apprezzando la sua verosimiglianza adesso, con precisione e intensità. Si passò la lingua sulle labbra e lo guardò negli occhi.

‹‹Al buio non me n’ero accorto›› sussurrò con un sorrisino non volutamente sensuale.

‹‹E tu?›› domandò Sebastian, ma non osò abbandonare i suoi occhi mentre lo faceva. La sua mano scorse distrattamente sulla schiena di Thad, più per esaminarne il profilo che per sentire la consistenza del tessuto della sua giacca beige sotto le dita. ‹‹Per un momento ho davvero pensato che il tuo travestimento fosse ispirato ad Anderson.››

Gli morì il sorriso sulle labbra a sentir nominare l’ex-capitano dei Warblers e Sebastian si riscoprì compiaciuto di quella reazione. Era gelosia quella che leggeva nei suoi occhi, era un pensiero che diceva “Blaine non può ronzarti sempre in testa, mi dà fastidio”, ma Sebastian sapeva che non avrebbe ottenuto nulla più di quello da Thad. Loro si rincorrevano e basta, si gettavano sguardi significativi ma non facevano mai l’uno un passo verso l’altro. Si contemplavano a distanza, semplicemente, ed entrambi sapevano leggersi nella mente come nessun altro riusciva a fare.

‹‹Spiritoso›› borbottò Thad, alla fine, distogliendo lo sguardo da lui e puntandolo con un pizzico di malinconia su Jeff e Nick, intenti a scambiarsi baci e paroline dolci in un angolo della sala. ‹‹Sono l’Undicesimo›› si limitò a mormorare dopo qualche minuto, con voce atona.

Per quanto Sebastian si divertisse a farlo innervosire, quello sguardo spento non gli piaceva poi tanto. Aveva imparato ad amare, col tempo, i suoi sorrisi e, intanto, aveva imparato a sentirsi soffocare di fronte alla sua tristezza. Perciò si impose, come missione, di restituirgli il sorriso che gli aveva rubato con i suoi soliti giochetti. Si avvicinò al suo viso, ancora voltato, socchiuse appena gli occhi e gli solleticò la tempia con la punta del naso.

‹‹L’Undicesimo, uh?›› soffiò sottovoce, a poca distanza dalla sua guancia. La pelle di Thad rabbrividì e le sue labbra si fecero sfuggire un sospiro.

‹‹L’Undicesimo Dottore, sì›› bisbigliò.

‹‹Tu e Sterling siete dei fissati.›› Gli sfiorò i capelli e il bordo dell’orecchio con la bocca. ‹‹Un giorno di questi troverete la stanza chiusa a chiave e sarete costretti a fare i vostri rewatch altrove.››

Thad emise uno sbuffo che sembrava contrariato da quell’affermazione, ma intanto chiuse le dita sul colletto del mantello di Sebastian, cercando di contrastare le sensazioni che gli stavano causando le sue carezze e i suoi respiri così vicini.

‹‹Ognuno ha… le sue manie.››

Sebastian sorrise. Non ghignò, ma sorrise, perché Thad non lo stava allontanando, lo stava quasi trattenendo vicino a sé con quella presa solida, e lui si sentiva praticamente avvolto dal suo calore e dal suo profumo. Non gli era mai stato così vicino perché Thad da lui non si faceva mai avvicinare. E forse il motivo era proprio quello: Sebastian lo confondeva e lo stordiva con pochi gesti, Sebastian lo attraeva, Sebastian era capace di fargli dimenticare qualsiasi cosa, perfino una sala affollata, agghindata e piena di musica.

Tutte quelle cose Sebastian le stava scoprendo solo adesso, così come stava scoprendo di saper dire, a lui, le parole che si teneva dentro – in maniera un po’ contorta ma pur sempre veritiera.

‹‹E tu sei una delle mie.››

Si calò sul suo collo e lo morse per gioco, e Thad sbarrò gli occhi e deglutì.

‹‹Che stai facendo?››

Sebastian lo stringeva in maniera quasi possessiva adesso e Thad aveva il petto premuto contro il suo. Ma al contrario di ciò che pensava – la sua fiducia spesso vacillava quando c’era di mezzo Sebastian – il ragazzo non trattenne a lungo la sua pelle tra i canini finti. La lasciò dopo pochi secondi e tornò a guardarlo in viso con un sorriso saputo e birichino in volto.

‹‹Sono un vampiro, i vampiri mordono›› disse, e Thad rimase a bocca aperta soltanto un attimo, prima di mettere su una smorfia fintamente indispettita e colpirgli la spalla con uno schiaffo leggero.

‹‹Sei un idiota, Sebastian.››

Ma lui lo sapeva, intanto, che il cuore di Thad aveva saltato un battito mentre lo teneva tra le braccia in quel modo. Lo sapeva, perché il suo aveva fatto lo stesso e, nei suoi occhi, riusciva a leggere la sua stessa felicità, quella derivante dall’inconsistente distanza che li divideva. Erano mascherati per Halloween e stavano ridendo insieme, occhi negli occhi. Non potevano essere più vicini di così.

O forse sì, pensò Sebastian.

I loro visi erano vicini e i loro sorrisi divertiti si stavano spegnendo man mano, lasciando il posto a sguardi incantati e rapiti che mai si erano permessi di mostrare, l’uno in presenza dell’altro. Sebastian non si accorse neanche di stare spostando una mano sulla nuca di Thad. Non si accorse neanche che si erano fermati, che avevano smesso di ballare – o forse non si erano mai mossi, troppo storditi dalla presenza dell’altro. Non si rese conto di stare sfiorando il naso di Thad con la punta del suo.

‹‹Sai cos’altro fanno i vampiri?››

Thad scosse la testa lentamente, il petto che si alzava e abbassava a ritmo del suo respiro veloce, contro quello di Sebastian. Ed era ancora più bello adesso, con le palpebre appena abbassate e le labbra schiuse che a Sebastian mandavano in corto il cervello.

‹‹Baciano›› mormorò e, in quel momento, si fecero più vicini di quanto già non fossero. Sebastian non attese la sua risposta e lo baciò, premendo la mano sulla sua nuca come a dire “Sei mio, capito? Mio”, perché era troppo complicato dirlo a parole. Ma Thad parve capirlo ugualmente, dato che si strinse maggiormente a lui e ricambiò senza proteste, anzi, pareva che lo stesse aspettando da un sacco di tempo quel bacio. Non sembrava per nulla intenzionato a lasciarlo andare.

Sebastian, dal canto suo, non aveva la minima idea di che cosa sarebbe accaduto il giorno dopo. Probabilmente avrebbero ripreso a giocare ad odiarsi e a calpestarsi i piedi a vicenda, e poi a cercarsi e a rincorrersi, e poi a scappare e a ricominciare da capo. Adesso gli interessava godersi quel momento, però, quel momento in cui le bretelle di Thad tiravano sotto la sua giacca e il mantello di Sebastian aveva preso a circondare anche il suo corpo, come a volerlo proteggere dagli sguardi altrui.

‹‹Penso›› farfugliò Thad, contro le labbra dell’altro, mentre quest’ultimo continuava a rubagli baci man mano più lievi, ‹‹che dovresti toglierti… questi denti finti. Sono fastidiosi.››

‹‹Ma stai zitto una buona volta.››

Non gli diede modo di parlare ancora e rispondergli a tono, perché ogni parola, detta a voce alta o sussurrata, costituiva del tempo perduto e Sebastian non voleva sprecarne nemmeno una briciola. Thad era tra le sue braccia e lui voleva baciarlo ancora, fino a che ne avesse avuta la possibilità, fino a che Thad stesso non avesse detto basta e gli avesse chiesto di mettere le cose in chiaro una volta per tutte.

Ma non sarebbe accaduto quella sera. Quella sera, Thad e Sebastian si sarebbero limitati a starsi vicini e a sorridersi e a baciarsi senza porsi troppe domande, completamente dimentichi del resto degli studenti che li fissavano attoniti – magari chiedendosi cosa fosse successo tra loro per renderli così complici e stranamente tranquilli.

Thad e Sebastian si sarebbero amati un po’ meno silenziosamente, per quella sera.
 
 
 


 

 
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