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Autore: saku_ale    31/10/2013    1 recensioni
"Deidara camminava lentamente verso la stazione di Suna, pur sapendo che il treno delle 17.45 non l’avrebbe sicuramente aspettato. Aveva paura, sentiva quasi freddo sotto al nero cappotto, si sentiva vuoto, solo.
Svuotato."
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Akasuna no Sasori, Deidara | Coppie: Sasori/Deidara
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Caldo


 
Era solo di passaggio, si ripeteva, verso quel villaggio a malapena neutrale che era Suna, così chiaro e soleggiato.
Non aveva mai amato l’estate, era calda e afosa, in più sembrava rendere felice chiunque tranne lui.
Lui aveva bisogno di altro, vita, freschezza, creatività.
Un piccolo genio incompreso del tempo moderno, spedito ancora una volta dal proprio capo in un paese neutrale a raccogliere informazioni per giorni –che mai gli sarebbero servite, lo sapeva-.
Camminando fra gli alberi poteva sentire il vento sabbioso scompigliargli i capelli biondi e fluenti.
Perché sempre a lui le missioni estive?!
Interruppe i suoi stanchi pensieri una volta arrivato alle porte del villaggio, che superò non con poca facilità considerando la sua notorietà di ninja rumoroso e sospetto.
Ancora pochi passi, ed entrò. Caldo, ancora quel maledetto caldo a seguirlo.
Avviandosi verso lo studio del Kazekage per richiedere le informazioni necessarie, si guardò attorno studiando l’ambiente circostante:
bambini correvano per le strade del villaggio, le madri stendevano il bucato appena lavato mentre anziane signore si dedicavano alla lettura o aprivano le loro piccole botteghe, baracche instabili.
Non aveva mai preso in considerazione quel posto, così luminoso e ordinato, pieno di anziani ed estremamente silenzioso.
Cercando di riportare alla memoria la strada più veloce per giungere a destinazione, accelerò il passo, convinto che quei 4 giorni di sosta in un paese del genere sarebbero stati incredibilmente lunghi.
Mai quanto il viaggio per giungervi, ovviamente, ma altrettanto pesanti.
Osservando, si rese conto di passare quasi invisibile in quell’immensa distesa di sabbia: tutti erano indaffarati nel loro far qualcosa, tranne lui.
Il sole alto nel cielo rendeva il tutto più difficile: non sapeva se per la fatica o per il caldo, la testa iniziò ad appesantirsi e decise di bere qualcosa prima di dedicarsi al lavoro necessario. Per lo meno se voleva arrivarci vivo.
Si soffermò quasi impreparato davanti ad una piccola vetrata, piuttosto cupa, che mai si sarebbe aspettato potesse esporre bambole tanto perfette: sculture in legno, marionette della più fedele realtà.
Esausto, decise di entrare e chiedere per lo meno indicazioni su strade alternative, faceva troppa fatica per mettere a fuoco le idee.
O a spegnere il fuoco che ormai lo stava consumando, bisogerebbe dire in un posto del genere.
Un bar sarebbe stato mille volte migliore, ma era quasi rassegnato al suo destino:
un po’ d’ombra era sempre utile.
Si avvicinò alla porta del negozio, spingendo lievemente per entrare a cercare qualcuno.
L’interno era poco luminoso ma tutta la bottega profumava di legno appena tagliato, un odore intenso e singolare considerato posto in cui si trovava.
Si guardò attorno incantato da tanta meraviglia, sussurrando quasi un flebile “..C’è qualcuno?” ad un eco indefinito.
Dopo quella che era sembrata un’eternità, una donna bassa e piuttosto avanti con gli anni si affacciò dietro al balcone principale, domandandogli chi fosse e cosa volesse.
Ancora estasiato, dimenticò di chiedere indicazioni e si focalizzò sull’immensa arte contenuta in quel negozio, domandando chi fosse l’artefice di tutta questa meraviglia.
“Ci sono tante cose che dovresti sapere, chi siamo, da quanto tempo lavoriamo questo legno, perché lo facciamo..voi venite qui domandandoci l’impossibile: è dentro di noi, ciò che creiamo ne è solo la dimostrazione..dovresti sapere, giovanotto, che molti anni fa io e la mia famiglia aprimmo questo negozio con le nostre stesse mani e..”
Un sussulto, un lieve brusio, ed eccolo lì.
“Nonna ti prego. Accogli con più serietà questo turista, sta solo cercando indicazioni..” Un ragazzo dai particolari capelli rossi fece la sua apparizione, così lentamente da non essere nemmeno percepito, parlando con una lentezza estasiante.
Deidara fu scosso lievemente ripensando al vero motivo per cui si trovasse lì, non aspettandosi nulla di ciò che era appena successo.
“Scusatemi.. avrei bisogno di indicazioni, è vero..ma la vostra arte mi ha attirato, è stato un sesto senso a spingermi fin qui, e non mi pento di averlo seguito..”
rispose cercando di arginare un po’ il “danno” con conseguente imbarazzo..
L’anziana voltò il capo verso il nipote, e con aria seccata e pochi passi tornò nel retro a terminare le sue opere d’arte.
Il biondo si chiese se fosse il caso di scomparire, domandare indicazioni a qualcun altro magari, e con garbo si spostò per salutare quel giovane dall’altra parte del banco, cercando di dimostrarsi meno impacciato possibile.
Era timidezza?
Da quando si faceva intimidire da così poco?!
 
Aprendo la porta, fu velocemente interrotto dall’altro, che puntando lo sguardo su di lui, lasciò scorrere le parole da quella sua bocca scolpita, perfetta.
“Cosa ti serve sapere?”
Sussultò.
“Sono di passaggio a Suna..porto informazioni per il Kazegage, ma non ricordo come arrivarci..” rispose con un filo di voce e lo sguardo fisso.
“Uhm...continua dritto per questa strada, volta a destra al secondo incrocio e segui la torre che vedrai davanti a te. E’ la via più breve, se ti fidi..” Rispose sommessamente il rosso.
“Allora..ti ringrazio.. ciao!”
Richiuse la porta alle sue spalle con il cuore a mille.
Non solo era di bell’aspetto, ma aveva una voce da brividi.
Le note calde del suo tono si adeguavano meravigliosamente al suo sguardo, erano l’uno il complementare dell’altro.
 
Deidara, ma cosa stai pensando?!
  
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