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Autore: Sibilla9    31/10/2013    2 recensioni
Caroline/ Klaus - Tutti umani - New York
“ Forbes, tocca a te, alza il culo e vai sul palco ! Subito ! “
“ Arrivo ...” ultimo tocco di cipria e piccola spruzzata di profumo, per non finirlo troppo presto, e poi veloce sui tacchi quindici dei miei stivali in vernice nera che arrivavano fino al ginocchio.
Stavo per salire su quel dannato palco.
Guardai al volo l' orologio appeso alla parete: le 3:00.
Iniziava ora il mio lavoro.
Spogliarellista ...
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline\Klaus, Klaus
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Breack

You break my heart












Canzone da ascolatare:  Heart - Alone






<< Forbes, tocca a te, alza il culo e vai sul palco ! Subito  ! >>
<< Arrivo ... >> ultimo tocco di cipria e piccola spruzzata di profumo, per non finirlo troppo presto, e poi veloce sui tacchi quindici dei miei stivali in vernice nera che arrivavano fino al ginocchio.
Stavo per salire su quel dannato palco.
Guardai al volo l' orologio appeso alla parete: le 3:00.
Iniziava ora il mio lavoro.
Spogliarellista ...

Mia madre era morta, mio padre pure...
Non avevo finito il college e non avevo una relazione stabile da molto, troppo tempo ...
Avevo una bella bambina di due anni.
Avevo lasciato il mio fidanzato storico, Tyler, per qualcuno che non mi meritava, purtroppo me ne ero accora troppo tardi.
Tyler me lo aveva detto: mi sarei solo resa ridicola.
Mi aveva dato della puttana...
Ed in fondo era proprio quello che ero.

Ero stata con il suo datore di lavoro, il capo della compagnia per cui lavorava Tyler e pensavo di aver trovato il mio principe azzurro.
La più grande cazzata di tutta la mia stupida vita.

Mi aveva fatto una corte spietata a cui, dopo vari no, gli diedi il beneficio del dubbio e cedetti.
La nostra relazione pian piano mutò diventando sempre più stabile.

Mi veniva a prendere all' uscita del fast food dove lavoravo in limousine e cenavamo da lui con ostriche, caviale ed aragoste.
Mi trattava con gentilezza e mi faceva sentire una regina.
Mi comprava tutto quello che desideravo, ma...
Non era quello che mi piaceva di lui : era il suo essere incostante, possessivo, passionale e istintivo.
Non sapevo mai cosa stava pensando e questo mi piaceva da pazzi.
Amavo il modo che aveva di guardarmi, le sue espressioni, il modo in cui mi sorrideva e rideva, la sua postura e il suo caratteraccio, insomma, lui.
Emanava attrazione e rispetto, mi affascinava come una falena è attratta dal fuoco.
Era sempre un passo avanti a tutti e non c'era modo di fargli cambiare un'idea, una volta presa: lui non scendeva mai a compromessi.
Io lo amavo, quindi lasciai Tyler e divenimmo una coppia a tutti gli effetti, pensavo.

Speravo di essere almeno un poco speciale per lui anche se non mi aveva mai detto apertamente di amarmi ...
Credevo che anche lui provasse un sentimento profondo per me: non ero particolarmente intelligente, ne bella o sensibile, ero solo una donna che desiderava ardentemente essere amata.
Che stupida ingenua.
Mi aveva spezzato il cuore.

Mi aveva promesso il mondo, mi aveva detto che mi avrebbe portato via da quella vita, mi avrebbe fatto vedere il mondo e trattata come meritavo, ed invece dopo avermi scopata un'ultima volta con champagne e fragole nella sua lussuosa suite d' hotel, era andato ad una riunione di lavoro e poi era sparito.
Ricordavo ancora il suo numero a memoria.

Piansi come una disperata attaccata al telefono per giorni per poter sapere almeno il perchè.
Se mi avesse detto "Io non ti amo o ho trovato di meglio", lo avrei accettato, ma così ...
Sperai ci fosse un motivo, lo sperai con tutto il cuore, ma non era così ...
All' hotel nessuno si faceva vedere...
Nessuno rispondeva al telefono, ai messaggi di facebook, alle email, nessuno ...
Mi aveva scaricata.
Cosa avevo fatto di sbagliato ?
Sapevo di non essere il massimo, ma speravo che almeno con una chiamata, un messaggio si facesse vivo e mi dicesse "ti lascio", no nemmeno quello.
Io, Caroline Forbes, non valevo nemmeno un minuto del suo fottutissimo prezioso tempo.
Trattata peggio di una zoccola.
Io lo amavo con tutta me stessa e lui si era come volatilizzato.

Andai in depressione e mi sentii molto, ma molto male, fino a quando Elena e Bonnie non mi aiutarono ad uscirne.
Anche l' inaspettato arrivo di mia figlia mi rafforzò.
Quando nacque trovai la forza di chiamare, nuovamente, suo padre ma il numero risultava inesistente.
Quella fu proprio l'ultima volta che mi abbassai a quel livello.
Fu lei, Liz, la mia bambina a darmi la forza per mettere da parte le lacrime e rimboccarmi le maniche.

Sentivo il freddo invadermi le ossa mentre salivo quelle scale che mi conducevano al mio palo da lap dance.
C'erano altre mie colleghe che avevano le mie stesse problematiche, mentre c'erano delle altre che si divertivano davvero molto a fare quello che facevano, per loro era un gioco.
Io avevo solo bisogno di soldi e quella era la maniera più veloce e redditizia.
Il giorno lavoravo ancora al fast food e la sera quello.

Le luci si erano abbassate e la puzza di fumo, alcool e sudore mi asfissiava.
Era quello che mi meritavo per aver mandato a rotoli la mia vita e aver lasciato la sicurezza che mi dava Tyler.
Non lo dovevo fare: non dovevo sognare la favola, ma era stato inevitabile, io ero troppo romantica...

L'unica cosa che volevo era solo che mia figlia non pagasse per gli errori della madre.
La mia piccola ed innocente Liz.
L'avevo lasciata dalla zia Elena.
La mia amica non condivideva le mie scelte ma oramai non mi ostacolava più molto: dovevamo pagare l'affitto e non lo potevo sempre lasciar pagare a lei.

Una gonna striminzita sopra il tanga, calze a rete e reggiseno aderente di pelle, un boa di piume, trucco pesante e capelli ricci biondi raccolti.
Ero "vestita" tutta di nero.
In mano un frustino e una stupida mascherina sugli occhi, in testa una coroncina.
Mai avrei immaginato che sarei arrivata a calcare quei tipi di palchi, da ragazzina mi sarebbe piaciuto cantare, mi sarebbe piaciuto diventare una cantante.
Sciocca idea di una stupida romantica: con quello non ci potevo sfamare o vestire mia figlia, o pagare le bollette o la benzina della macchina.

E' brutto quando senti di aver trovato tutto e poi ti viene tolto da un momento all'altro.
Ti senti persa e sola, anche se non è così.

Qualche volta, quando mi mettevo a letto e vedevo la mia piccola di fianco a me, ancora piangevo stando attenta per non svegliare la piccola ...

<< Signori, ecco a voi La Lady Nera ! >>

Schioccai il frustino a terra e mi avvicinai al palo con movenze seducenti e con tutti gli occhi puntati addosso, mentre facevo il mio volgare spettacolo. Uomini vecchi e grassi che mi incitavano e giovani ragazzi che non sapevano come comportarsi, non mi importava.
Non mi vergognavo: mi serviva e io non facevo nulla di male.

I dollari volavano e il buttafuori sotto il palco non riusciva a tenere fermi i miei clienti, per una rissa, quando ...
Un pugno non lo stese a terra e mi vidi arrivare ad un palmo dal naso un uomo.
Mi prese la mano e mi portò a forza dietro le quinte.
Avevo paura, non sapevo cosa fare, cosa voleva farmi e ,soprattutto, il pensiero andò a mia figlia ...
Mi sentii strappare la mascherina e io mi protessi il viso con i pugni chiusi.

<< Caroline, sono io, - la luce si fece più intensa - non mi riconosci ? >>
<< Klaus ? >> aggrottai la fronte e mi sentii salire la pressione per la collera.
<< Già, sono... >>
Con tutta la forza che riuscii a trovare nel mio corpo lo colpii più forte che potei con una sberla sulla sua guancia, dicendogli tutto quello che mi ero tenuta dentro per ben 3 anni.
<< Maledetto bastardo, figlio di puttana e uomo senza palle che non sei altro !  >>
Mi spostai da lui e incrociai le braccia al petto, per continuare:
<< Si può sapere cosa cazzo vuoi ancora da me ? Eh ? Una sveltina ? Puoi scordatelo ! Fuori di qui ! - ancora più forte chiamai il proprietario - Carlos ? >>
Lui cercò di arrivare ad accarezzarmi i capelli e gli diedi un colpo di frustino alla gamba.
Sobbalzò imprecando e io ne fui soddisfatta.

Sorrise, ghignando e poi disse:
<< Vedo che non hai perso il tocco, love. >>
<< Non mi chiamare così - ero rossa dall'ira - o ti arriva un calcio dove non batte il sole. Vattene, verme putrido ! >>
Ero incazzata, ma avevo un lavoro da svolgere o mi avrebbero licenziata, quindi gli voltai le spalle e ...

<< Ti chiedo perdono Caroline >>
Il ticchettio dei mie tacchi si fermò, così come quello dei battiti del mio cuore.
Io non potevo provare niente per quell'uomo eppure ...

Rimasi di spalle:
<< E' troppo tardi, vattene via. >> ripresi a camminare a testa alta, mentre mi pizzicavano gli occhi.
"Bastardo" pensavo con tantissima insistenza da farmi male, intanto che mi strofinavo la guancia per il rimmel colato ...

<< Solo da poco ho ricordato la mia vita degli ultimi cinque anni, con pochi particolari a dire il vero, ma forse quelli essenziali, sì. Caroline ascoltami ...>>

Non riuscivo a mettere insieme i pezzi perciò mi bloccai, voltandomi:
<< Che significa ? >> ero stanca.
Lui alzò le spalle nel suo cappotto griffato in total black :
<< Sono stato investito e - strinse i denti facendo una smorfia triste - ho, disgraziatamente, perso la memoria. >>

Iniziai e tremare e non resistetti a non piangere.
Mi sentivo svenire quando sentii le sue braccia a sorregermi.
<< Stai dicendo sul serio ? >>
<< Te lo giuro. >>
<< Come ? Quando ? >> mi staccai da lui.

<< Ero per strada, avevo appena terminato una riunione di lavoro, stavo aspettando la mia macchina, quando sentii vibrare il telefono e poi mi sono svegliato in ospedale, non so quanto dopo. >>
Rimasi senza fiato.
<< Non riconoscevo neppure i miei fratelli. Nessuno sapeva di te e così nessuno ti ha potuto avvertire, purtroppo. >> guardò in basso, gesticolando.
<< Il tuo telefono ? >> non so perchè ancora non mi veniva di buttargli le braccia al collo.
<< E' finito sotto le ruote di una Geep, mentre i miei fogli sono volati per tutta New York. >> mi fece una smorfia.
<< In hotel non mi hanno detto niente... >>
<< C' era la riservatezza, mi dispiace. E poi i miei fratelli mi hanno portato a New Orleans, loro e i dottori mi hanno aiutato a ricordare.>>
Mi sentii, involontariamente, preoccupata, inutile e anche ingiusta, ma anche sollevata, in un contorto modo.

Mi avvicinai e gli sfiorai la guancia che prima gli avevo schiaffeggiato:
<< Ora stai bene ? >>
Lui mi sorrise dolcemente << Sì. >>
<< Come ti sei ricordato di me ? >>
<< Come avrei potuto non ricordarmi di te ? >> mi sorrise.

Gli allacciai le braccia al collo e dopo averlo guardato molto attentamente, spostando la testa da una parte all'altra...
Gli presi il colletto della giacca e mi ci aggrappai, per poi baciarlo con vera e propria passione, mentre le sue mani mi accarezzavano la schiena.
Le sue dita sul mio corpo nudo, il suo profumo intenso e il suo sapore che non assaporavo da una vita intera, mi stavano risvegliando dal torpore.
In quel momento si aprì il cappotto che indossava e, ancora accostata al suo torace, me lo avvolse sulla schiena, mentre io abbracciavo la sua vita.

<< Caroline ? Il numero ! Se non ti muovi, ti licenzio ! >> sentii dietro le mie spalle e chiusi gli occhi per il nervoso.
Carlos rompeva per il numero ...
Non mi importava ...

Klaus mi chiese << Posso ? >> io annuii senza sapere cosa volesse fare, orami ...
Mi prese il boa, la coroncina dalla testa e glieli lanciò:
<< Fattelo da solo ! >>
Risi come una scolaretta, mentre mi prese il frustino:
<< Questo non ti servirà più. >> mi baciò la guancia e lo buttò a terra.
Si tolse il cappotto e me lo pose sulle spalle.
<< Vieni. >> continuò.
<< Caroline, se te ne vai, ti licenzio ! >>

Klaus si fermò, tornò sui suoi passi e ad un passo dall'uomo e gli sibilò qualcosa che non capii, ma vidi Carlos divenire bianco come un cencio per poi sparire, scusandosi con me.
Senza darmi spiegazioni, mi prese per mano e uscimmo da quel locale, arrivando al caldo nella sua confortevole macchina, mentre si sentivano i tuoni imperversale nel cielo.
Poco dopo iniziò un temporale in piena regola, ma io stavo così bene in quella macchina che non mi interessava del resto del mondo.

<< Chi ti ha detto dove mi avresti trovata ? >> dicevo ormai accoccolata sul suo petto.
 << Elena... Eh, a proposito: colpisce bene anche lei. >>
Risi e lui si sentì in dovere di spiegare: << Appena mi ha visto mi ha dato uno schiaffo. Solo dopo averle raccontato tutto mi ha detto dove lavoravi. >>

Abbassò il divisore e parlò con il conducente << Possiamo andare. >> richiuse il finestrino oscurato.

Mi prese la mano e << Oh, ci devi mettere un po' di ghiaccio su quella mano. >>
Aveva una mano bordeaux e solo ora me ne accorgevo.
<< Non fa niente. >> mi incantava con quel suo sguardo famelico.

Non sapevo perchè ma non riuscivo ancora a collegare tutti i pezzi
<< Perchè sei venuto a cercarmi ? >>
<< Non è ovvio ? >>
Sì, però ... volevo sapere qualcosa di più preciso.
<< Ti voglio, Caroline. >>
Non attesi altro e gli baciai le labbra, stratta nel suo abbraccio....
Quello era un sogno.
<< Sai ? Voglio che tu venga a vivere con me, signorina Forbes. >> mi disse slegandomi i capelli raccolti e pettinandoli.
Questo mi riportò alla realtà: mi si formò un nodo in gola e il cuore iniziò a galoppare.
Rimirai la mia immagine riflessa nello specchio del finestrino di fianco a lui e sospirando pensai che dovevo dirgli una cosa....

<< Klaus... >> non mi voltai ancora indossando il suo profumato cappotto firmato.
Sentii il suo sguardo farsi penetrante e lo immaginai mentre corrugava la fronte.
<< Io ho una figlia. >>
Lui sembrò ghiacciarsi e mi sentii lo stomaco sotto sopra.
<< Stai con qualcuno ? >>
Feci no con la testa << Sono solo una madre single che deve proteggere la sua bambina. >>
"Anche a costo di proteggerla da suo padre" pensai.
Non che lui le potesse fare del male, sia mai, Klaus aveva parecchi difetti, ma il fare del male ai bambini, quello no.
La mia paura era solo una: che lui non la volesse.
Nel nostro rapporto di tre anni fa, i bambini non erano contemplati.

<< Quindi non vuoi venire a vivere con me ? >> si sentiva ferito.
<< No, non è questo è ... Sì, forse perchè è  troppo presto e dovremmo rallentare ...>> lo guardai e abbassai lo sguardo.
<< Troppo presto ? Rallentare ?  Sono passati tre anni, mi sembra fin troppo tempo perso, penso che ti ho fatta soffrire abbastanza, tu non credi ? E' ovvio che l' invito sarebbe valido anche a tua figlia. - mi fissò e quel tua mi fece male - Non ho intenzione di rinunciare a te, Caroline.>>
Mi sorrise con il suo fare accattivante e io mi sentii di nuovo una regina.
Pensavo fosse presto per farglielo sapere ma non gli  volevo nascondere sua figlia.
Avevo iniziato a tremare dall'ansia e perciò raccolsi le forze, deglutii un paio di volte e poi :
<< Lei ha due anni e si chiama Liz, Elisabeth, come mia madre. >> lo osservai attentamente.
Sperai che i miei occhi parlassero per me.

Si spostò con fare deciso e si voltò completamente verso il mio viso:
<< Di chi è figlia ? Di Tyler ? >> sentivo odio trapelare dalle sue parole.
Non riuscivo a parlare perciò lo guardai senza dire nulla e facendo no con il capo.
<< E'... mia figlia... >> era diventato nervoso e si stava sfregando la corta barba chiara con una mano.
<< Dove sta ? >> sembrava arrabbiato con me.
<< Da Elena, noi viviamo con lei >> dissi con un fil di voce.
Lui sembrò irritato.

Il lupo perde il pelo ma non il vizio.

Abbassò il separatore: << Dalla signorina Gilbert, subito. >>
<< Klaus, sono le 4:00, Elena starà dormendo e anche ... >>
<< Non mi importa. >>
Rimase chiuso nei suoi pensieri, mentre scalpitava dalla voglia di fare qualcosa che non capivo, mi sentii morire.
Non sapevo cos' altro dire, se non ...
<< Klaus prima di trasferirmi da te, vo ... >>
<< Ne parliamo dopo. >>
Si era rimangiato il suo invito ? No, forse no.

Quando dal finestrino bagnato di piaggia della limousine, dalla mia parte, iniziai a vedere il quatiere fatiscente dove vivevamo, mi vergognai.
Non mi ero mai vergognata di niente e di nessuno, ora ...

Appena arrivati davanti casa nostra, scese dalla macchina in fretta: era furioso e poi  con violenza mi aprì lo sportello e mi intimò.
<< Scendi ! >>
L'acqua scendeva e l' ira aumentava in proporzione al senso di inadeguatezza.
Sentii il freddo fin dentro le ossa e mi venne da piangere.

Scesi dalla macchina e urlai con tutto il fiato che avevo in gola:
<< Non ti permetto di trattarmi così !  >>
Continuai in tono normale, mentre l'acqua ci bagnava: << Cos'è ti da fastidio dove viviamo ? - indicai il palazzo delle case popolari - Questo mi sono potuta permettere, okey ? Non ti piace che lasci nostra figlia - perchè sì, è anche figlia tua - con la mia migliore amica per andare a lavorare ? Non mi diverte quello che ho fatto, ma l' ho fatto per far avere una vita dignitosa alla mia bambina e non sarai certo tu a farmi vergognare della mia vita. Faccio due lavori al giorno, dormo quattro ore a notte, non ho una vita sociale e non ho un uomo da 3 anni, per occuparmi di mia figlia e per paura di soffrire ancora e tu osi venite qui e farmi sentire inadeguata, ancora ... Sai che c'è ? Vai al diavolo Klaus ! >>
Sentii sbattere lo sportello e urlare come un ossesso sotto l'acqua scrosciante:
<< Pensi che io sia arrabbiato con te ? >>

Le sue labbra erano corrucciate e gli occhi infuocati, mentre gesticolava sotto la pioggia.

Mi ammutolii e lo ascoltai: sotto la pioggia fitta che cadeva:
<< Non è stata una mia decisione, ma mi sento ugualmente responsabile per come vi ho fatto vivere in questi 3 anni. Mi dispiace che tu ti sia sentita abbandonata, che abbia dovuto affrontare la gravidanza da sola e senza nessuno a cui urlare contro; sono dispiaciuto per essermi perso la nascita di Liz  - l'aveva chiamata per nome - e i suoi primi passi, come la sua prima parola che sarà stata mamma.
Io non ce l' ho con te, Caroline, ce l' ho con me stesso e per quello che mi è capitato. Lo vuoi capire o no che io ti amo ?  >>

Lo osservai e il mio cuore si sciolse e mi venne da piangere per la grande felicità che provavo.
Chiusi gli occhi e espirai via tutte le paure..
Lui era l'uomo di cui ero innamorata.

Mi sorrise e mi baciò sotto il temporale che imperversava per tutta New York.
<< Anche io Niklaus. >>
<< Mi piace quando tu mi chiami Niklaus.>>

Mi precipitai al portone e tra un bacio e l'alto lo aprii: dovevo far conoscere le due persone più importanti della mia vita e iniziare a vivere davvero.





















Spazio personale:



Che dire ? Mi è venuta così XD
Spero che sia stata di vostro gradimento =)

Un grazie a Vittoria, Elisa, Delena e Vanessa per avermi fatto venire in mente questa piccola pazzia

Per la "Lady Nera" il contributo va a Elyforgotten =)

Grazie a tutte =*











   
 
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