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Autore: vivereneilibri    31/10/2013    8 recensioni
Due gocce d'acqua, fatta eccezione per i capelli e per gli occhi.
Si poteva dire che uno assomigliasse ad un angelo delle tenebre e l'altro ad un angelo bianco.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Altri, Justin Bieber, Nuovo personaggio
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Due goccie d'acqua, se non fosse per la differenza del colore dei capelli e degli occhi.

Si poteva dire che uno assomigliasse ad un'angelo delle tenembre e l'altro ad un angelo bianco.


Scossi il capo e con passo svelto tornai nella stanza numero sei. Le trecce mi dondolavano buffamente ai lati delle spalle, dandomi un'aria ancora più divertente del solito e le infermiere di turno che 'viaggiavano' avanti ed indietro per il corridoio mi scrutavano aggrottando le sopracciglia.

Mi guardai attorno e non appena la individuai, entrai nella stanza. Jennifer mi rivolse un debole sorriso, come se stesse per addormentarsi da un momento all'altro e le indicai la bottiglia. Lei annuì con il capo ed entrai 'definitivamente'.

Non appena i miei occhi incontrarono quelli di Justin e del ragazzo che avevo visto pochi secondi prima in corridoio, mi irrigidii e la bottiglia scivolò facilmente dalle mie mani.

In quel momento le differenze che li distinguevano erano piuttosto evidenti, siccome erano messi uno accanto all'altro. Il ragazzo accanto a Justin aveva i capelli neri e gli occhi marroni, cosa che faceva risaltare i suoi abiti altrattanto scuri. La sua espressione era di puro divertimento e teneva un lato della bocca incurvato in un mezzo sorriso.

Un classico, dissi tra me e me ripensando ai ragazzi che giravano per le strade di New York.

L'altro ragazzo, Justin, aveva i capelli marroni, che tendevano verso il biondo. I suoi occhi, più o meno nascosti dagli occhi, erano di color nocciola e, a differenza dell'altro, aveva le labbra carnose.

Chiaramente imbarazzata, mi abbassai a raccogliere la bottiglia da terra ma evidentemente qualcuno mi aveva preceduto. Alzai il capo, confusa.

Il ragazzo che avevo incontrato nel corridoio nascose la bottiglia dietro la schiena e mi porse la mano destra. «Piacere, Jason Bieber.»

Lo fissai mentre inclinavo inconsapevolmente la testa.

«Avanti, non mordo bella.» fece 'balzare' le sopracciglia, per incintarmi a stringergli la mano, e così feci. «Kayla Gray.» dissi forzando la presa.

Jason si spostò. «Lui è mio fratello gemello: Justin.» indicò il letto del ragazzo.

Annuii lentamente e mi avvinai tendendogli la mano. «Piacere Justin.»

Justin mi guardò per un lasso di secondo e poi strinse la mano. «P-piacere mio.»

Era leggermente rosso in viso, e il modo in cui si aggiustava gli occhiali sul naso lo rendeva piuttosto tenero. Gli rivolsi un sorriso e mi voltai nuovamente verso il fratello, Mister Oscurità.

«La mia bottiglia.» tesi la mano verso di lui. «Per favore.»

Il ragazzo si guardò intorno. «Certo, adesso puoi prenderla.» alzò un sopracciglio.

Come sarebbe a dire 'adesso puoi prenderla' ?

Con un gesto veloce si passò la mano fra i capelli tirati verso l'alto e tirò la bottiglia da dietro la schiena. Iniziò a rigirarsela fra le mani, ma la presi al volto non appena la lanciò in aria, diretta verso la sua mano sinistra. Sembrava sorpreso e piuttosto infastidito.

«Grazie.» dissi mentre mi aggiustavo il cappello. Il ragazzo non rispose ma si limitò ad osservarmi con un sopraccoglio alzato e la bocca leggermente aperta mentre mi avvicinavo al letto di Jennifer.

Dalla sua espressione facciale si poteva capire che era chiaramente divertita e che tratteneva una leggera risata. Mi fece segno di sedermi mentre si portava i capelli biondi dietro l'orecchio.

«Ecco a te.» dissi mentre gli porgevo la bottiglietta di acqua. «Scusami per il ritardo...» rivolsi uno sguardo veloce ai due gemelli che parlavano tra di loro.

Jennifer ridacchiò portandosi il capo all'indietro. «Scommetto che non hai neanche notato in che modo ti guardava Justin.» sorrise.


Justin


Finalmente avevo convinto mio fratello ad aiutarmi con una semplice passeggiata per il corridoio dell'opedale. Le gambe iniziavano a farmi male sopra quel lettino e con il suo aiuto riuscivo a camminare anche con una gamba rotta.

«Justin.» si fermò di colpo e cominciò ad osservarmi mentre mi tirava i capelli all'insù.

Non volevo che lo facesse.

«Smettila, per favore.» scossi la testa.

Sul suo volto comparve un ghigno divertito. «Staresti meglio con i capelli alzati, come i miei.» si indicò.

Scossi il capo ancora una volta. «Non voglio.»

In realtà non ero sicuro di sapere il perchè non lo volessi, o forse sì. Mio fratello era praticamente l'opposto di me caratterialmente parlando: Lui amava il basket, il nero, fare impazzire le ragazze e ciò che mi infastidiva di più era il modo in cui le feriva.

'Una botta e via' diceva ogni volta. Gli volevo bene e questo era certo, ma il modo in cui si divertiva non mi piaceva affatto, il sesso non era tutto, ma questo non l'aveva ancora capito. Io ero sempre stato sempre quello debole, quello che non riusciva a parlare con una ragazza senza balbettare. Mio fratello voleva farmi diventare come lui, voleva avere un fratello figo come lui, ma io non ero così.

«Perchè non provi a vestirsi decentemente?» fece una smorfia. «Questi maglioni da sfigato sono orribili.» disse mentre tirava il tessuto con la punta delle dita.

«Jason, non mi importa di ciò che pensi tu.» gli sorrisi «Non cercare di cambiarmi.»

Sembrò non fare caso all'ultima parte. «Non mi arrendo. Ah, togliti un attimo gli occhiali.» disse mentre si sistemava la giacca nera.

«Perchè?» aggrottai le sopracciglia.

Senza gli occhiali non vedevo molto bene, che senso aveva farmeli togliere? Voleva che cadessi ancora una volta?

«Mmh, tu fallo e basta.» roteò gli occhi, evidentemente scocciato.

Tolsi gli occhiali e iniziai a sbattere le palpebre più volte. «Non ci vedo un cazzo.» mi lamentai.

Jason scoppiò in una risata. «Rimettiteli, non ho speranza con te.»

Riappoggiai gli occhiali sul naso e sospirai.

Pensava che sarei andato in giro senza occhiali? Non ci vedevo bene, sarei risultato ancora più imbranato di quanto non sembrassi già.

Dalla porta di una sala operatoria uscì un'infermiera che, dal suo fisico, si poteva dedurre che avesse ventidue anni, se non più.

Mentre camminava battendo i tacchi a terra, scivolò. Di colpo non sentii più la presenza del braccio di mio fratello che mi aiutava, mi sbilanciai e afferrai la maniglia di una delle tante porte dell'ospedale per cercare di rimanere in piedi. Riaprii gli occhi – che precedentemente avevo chiuso per istinto ̶ e vidi l'infermiera tra le braccia di Jason.

Scossi la testa e roteai gli occhi.

«Hey, dovresti stare più attenta.» si passò la lingua sulle labbra e contemporaneamente gli fece l'occhiolino.

Lei gli sorrise e con un semplice gesto gli infilò un bigliettino nella tasca dei pantaloni. Jason ricambiò il sorriso e la lasciò andare.

Sbuffai. «È mai possibile che devi flirtare ogni singolo momento della tua vita?»

«Che ci vuoi fare, loro mi amano.» sorrise maliziosamente

«Stai qui da quindici minuti e già hai flirtato con quella ragazza, Kayla, e questa infermiera.»

Lui fece spallucce e mi aiutò a camminare, senza la mano sulla maniglia. «Era carina, mi ispirava e poi quell'infermiera era terribilmente sexy.»

Cominciai ad innervosirmi, le ragazze non sono soltanto questo. Kayla sembrava una persona interessante, a dire il vero mi incuriosiva moltissimo e al solo pensiero che mio fratello la potesse ferire in qualche modo mi dava enormemente fastidio. In realtà sapevo già il suo nome prima che me lo dicesse, e non era la prima volta che la vedevo. Evidentemente lei non aveva mai fatto caso alla mia presenza, ma l'avevo notata molte volte sulle panchine di un parco mentre leggeva. Venivo molto spesso a prendere qualcosa nell'alimentari che si trovava proprio lì vicino, e il modo in cui teneva il libro tra le mani mi faceva pensare che le piacesse così tanto da volerci vivere dentro. I suoi capelli, raccolti in due trecce disordinate, la facevano apparire delicata tanto quanto buffa. Non potevo sicuramente definirla 'sexy', per quanto potesse sembrare stupido, per lei mi sembrava un'offesa. Era semplicemente bellissima.


Kayla


«Cosa ne dici se rimango con te questa notte?» gli proposi mentre gli versavo un po' di acqua nel bicchiere.

Lei scosse la testa. «No, non mi sembra giusto. Non dormiresti per niente, staresti scomoda e abbiamo soltanto una sedia.» prese il bicchiere d'acqua e lo bevve.

«Non devi preoccuparti per me, ho dormito abbastanza ieri notte.» sorrisi e tirai fuori il telefono dalla tasca dei miei pantaloni.

«Non - » non le lasciai il tempo di parlare che avevo già composto il numero di mia madre.

Uno squillo. Due sguilli. Tre squilli.


«Pronto? Kayla?» la sua voce era calma e serena.

«Mamma, sono io.»

«Oh, dimmi, c'è qualcosa che non va?»

«No no, è che mi piacerebbe passare la notte con Jennifer.»

«Mmh, Kayla non lo so.»

«Ti prego mamma, la voglio aiutare.»

«Va bene, ma non fare pasticci»

«Non ho più dodici anni, sono responsabile.»

«Ti credo tesoro, ma come sta Jennifer?»

«Porta il gesso al braccio sinistro ed alla gamba destra.»

«Me la saluti?»

«Certo, ciao mamma.»

«Ciao.»


«Ti saluta mia madre.» infilai il telefono nella tasca.

«Non posso crederci, tua madre ha detto veramente di si?» spalancò gli occhi.

«Si.» annuii contemporaneamente mentre riposavo il bicchiere di Jennifer, accanto alla bottiglietta di acqua.

«Sei sicura? Non è un bello spettacolo sentire Robert russare, io ti ho avvertita.» sorrise spostandosi i biondi capelli dalla fronte.

«Chi è Robert?» trattenni una risata.

Lei mi indicò un signore piuttosto anziano che si era addormentato con un libro sulla faccia.

«Per ora non russa.» feci spallucce.

«Per ora Kayla, per ora.» Scoppiamo entrambe a ridere.



Four hours later


Le era stata affidata la stessa persona di quel ragazzo. Lei aveva il compito di aiutarla a essere felice, e lui, lo stesso ragazzo che amava con tutta se stessa, doveva procurarle del dolore. La ragazza su cui doveva vegliare si chiamava Ray e aveva diciassette anni, più o meno come lei. In quel momento si trovava immersa nei suoi movimenti mentre dipingeva il paesaggio che la circondava, fuori dalla finestra.

Luke la osservava con la testa poggiata sulle mani, chiuse in un pugno. La luce che usciva dalla finestra, puntava proprio verso i suoi occhi azzurri, tutto ciò che Eileen, fino a quel momento, stava guardando. Il ragazzo spostò velocemente lo sguardo su di lei e inclinò i lati della bocca in un semplice sorriso.

Eileen odiava tutto ciò, odiava essersi innammorata perdutamente di un'angelo delle tenembre e di più, odiava esserne stata avvertita ancor prima. Non sopportava di essere contro di lui e non poteva cambiare nulla. Gli angeli delle tenembre erano in conflitto con gli angeli come lei, con gli angeli bianchi, ormai da troppo tempo e lei non era nessuno per fermare tutto ciò. Eppure non riusciva a vederlo come un nemico.

- A cosa stai pensando?- le chiese il ragazzo dagli occhi azzurri.

Eileen diede un'occhiatina furtiva a Ray che continuava a dipingere e gli rispose. - A nulla. -

Luke si alzò dalla sua sedia e si avvicinò a lei. - Sei sicura?- gli spostò delicatamente i capelli dal viso. Lei annuì, mentendo.

Dalla schiena del ragazzo spuntavano le grandi ali nere degli angeli delle tenembre, le sue invece, erano bianche e portava apposta un giacca bucata sulle schiena per lasciarle fuoriuscire.

Lui le sorrise ancora una volta mentre le posava la mano sotto il mento. - Guardami – sospirò - C'è qualcosa, ma non vuoi dirmelo, me lo sento. -


«Che cosa stai leggendo?»

Una voce mi richiamò dalla mia lettura e mi guardai intorno. Jennifer dormiva beatamente come tutti gli altri pazienti nella stanza, tutti tranne Justin. Era poggiato allo schienale del letto e mi rivolgeva un tenero sorriso.

Chiusi furtivamente il libro e ricambiai il sorriso. «Un libro sugli angeli.» posai il libro e mi avvicinai insicura al suo lettino.

«Non dormi? Pensavo di essere l'unica ancora sveglia.»

Lui scosse la testa e si passò la lingua sul labbro inferiore. «Non ho sonno.»

Un brivido mi passo lungo la schiena e mi strofinai le braccia.

«Hai freddo?» inclinò leggermente il capo.

Gli sorrisi. «Un po', dovevo mettermi qualcosa di più pesante.»

Justin distolse lo sguardo da me guardando la sedia che aveva affianco al letto. Allungò la mano e tirò il maglione da sopra la sedia.

Si soffermò a guardarla per pochi secondi e poi rivolse il suo sguardo verso di me. «È un po' grande per te, ma non credo sia un problema.» me la avvicinò con delicatezza. «Tieni.»

Sentii un'improvviso calore alle guance mentre mi guardava da dietro gli occhiali e gli sorrisi inbarazzata. «Ti ringrazio.» la presi stringedola verso il petto.

Stavo per infilarmela ma aspettai ancora. «Sei sicuro che non ne hai bisogno tu?» gli chiesi con un leggero accenno di balbettio.

Lui annuì con il capo e mi incitò a metterla.

Non appena la indossai il calore si impossessò del mio corpo e finalmente non sentii più freddo.

«Grazie.» dissi sistemandomi la manica destra.

«Di nulla.» sorrise e contemporaneamente si tolse gli occhiali e li appoggiò accanto alla sedia. «Buona notte.»

Mi avvinai al lettino di Jennifer e poggiai la testa ai piedi del letto mentre stavo seduta su una sedia. «Buona notte.»

Ovviamente non sapevo se mi sarei addormentata veramente, insomma, chi è che si addormenta su una sedia? Soltanto chi ha tanto sonno, e a dir la verità io non ne avevo per niente.



Salve a tutti c:

Mi scuso per l'enorme ritardo, ma la scuola e altri

problemi mi rallentano moltissimo.

Il capitolo è uscito poco più lungo del primo, spero che vi

piaccia anche se siamo ancora all'inizio e i due si

devono ancora conoscere bene.

Mi scuso anche per gli eventuali errori, molte volte mi sfuggono

anche dopo averlo riletto :(.

Spero di ricevere qualche recensione,

giusto per sapere cosa ne pensate, mi piace

leggerle e molte volte migliorano anche

l'andamento della FanFiction grazie ai consigli.

Vi ringrazio in anticipo! Alla prossima. ♥

-Giulia.

  
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