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Autore: grangerous    01/11/2013    2 recensioni
Seguito di Phoenix Song or, Hermione Granger and the HBP. Prima della morte di Dumbledore Hermione e Snape hanno lavorato insieme per un intero anno. Ora, invece, si trovano a dover affrontare degli incarichi molto diversi e complicati.
Genere: Angst, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley, Severus Piton | Coppie: Hermione/Severus
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da VII libro alternativo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Phoenix Trilogy'
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NdT: rieccoci con la seconda parte. Ricordo, a chi è capitato qui per la prima volta, che questo è il seguito di Phoenix Song, or Hermione Granger and the HBP. Trovate il testo originale della nuova storia qui.

Benvenuti ai nuovi lettori e bentornati ai vecchi :). Non ringrazierò mai abbastanza grangerous, per avermi permesso di tradurre questa meravigliosa storia, e non so se troverò nuovi modi per ringraziare silviabella per la beta (o per metterla in imbarazzo ;)). Buona lettura!

Anne London



Capitolo 1

Felix Felicis





Severus Snape fissò la piccola fiala che gli aveva messo in mano. Riconobbe il contenuto immediatamente. “Felix Felicis?” chiese. “Dove l'hai presa?”

“È di Harry,” replicò Hermione Granger. “È una lunga storia. Ce la siamo divisi stasera. ”

Ne rimaneva soltanto una scarsa sorsata. “Questa è la tua parte,” disse, colpito da un'improvvisa certezza. Spinse indietro la fiala, ma lei si allontanò da lui, scuotendo la testa e mettendo le mani dietro la schiena in segno di rifiuto.

“No,” mentì lei, quindi aggiunse con onestà: “Ne ha bisogno più di me, signore.”

Severus non aveva bisogno di usare la Legilimanzia per leggere la sincerità dietro al gesto della Granger. La sua lealtà sfavillava. Guardò la piccola fiala nelle sue mani. Il cuore gli doleva. Felix Felicis, fortuna liquida. Non c'era un modo più chiaro per mostrarle la decisione che aveva preso, doveva fare in fretta: i Mangiamorte avevano fatto breccia fra le difese di Hogwarts, doveva trovare Dumbledore ed ucciderlo prima che lo facesse qualcun altro e Luna Lovegood era lontana solo pochi metri, separata da Severus e dalla Granger dalla porta del suo ufficio. Non era questo il momento per fissare una studentessa e pensare di baciarla.

O lo era? Con solo una piccolissima fitta di senso di colpa, Severus tolse il tappo alla bottiglietta nella sua mano e spinse indietro la testa, rovesciando il contenuto nella sua bocca.

La risposta della Granger fu immediata. Gli sorrise con piacere: le sue labbra si aprirono leggermente mentre il sorriso si diffondeva sul viso. Severus colpì immediatamente. Spostando la bottiglietta vuota nella mano che teneva la bacchetta, liberò la mano sinistra e annullò la distanza che li separava. Prese con fermezza il suo mento. La punta delle dita scavarono nella soffice carne della guancia, forzandola ad aprire la mandibola. Mentre si avvicinava ancora e abbassava la testa, il suo profumo lo investì. La Felix Felicis formicolava contro la sua lingua. Il suo calore si diffuse all'esterno – giù per la gola e su verso le cavità nasali – anche se aveva fatto molta attenzione a non berla. Schiacciò la sua bocca contro quella di lei e non appena riuscì a inserire il suo labbro inferiore in mezzo a quelle di lei, aprì la bocca, trasferendo il contenuto liquido da una persona all'altra. Lei lottò leggermente: le sue mani afferrarono senza effetto le dita di lui e la lingua spinse contro la sua in un futile tentativo di spingere la Felix Felicis indietro nella sua bocca.

Gli occhi di Severus erano chiusi e stretti, la sua concentrazione limitata al punto del contatto fisico. Le labbra della Granger erano esageratamente soffici. Pochi secondi dopo, lei fu costretta ad ingoiare e la sua lotta finì. Severus non trovò nessuna giustificazione per prolungare il suo comportamento, ma si tirò indietro riluttante, prolungando fino all'ultimo secondo il contatto fra le loro labbra.

I suoi occhi si aprirono di scatto quasi immediatamente e fissò il viso di fronte a sé: le ciglia arricciate, la curva delle labbra, il soffice incavo tra il naso e la bocca. La sua mano sinistra scivolò dal suo mento, scorrendo lungo il bordo della mandibola e lungo la gola per fermarsi con la punta delle dita nell'incavo alla base del collo. Riusciva a sentire il battito irregolare del suo cuore e il saliscendi del suo respiro. Voleva baciarla ancora.

“Hermione!” La Lovegood infranse il momento, il panico evidente nel tono della voce. “Vieni, presto!”

L'interruzione riportò Severus immediatamente in sé. Si allontanò dalla giovane donna di fronte e le rivolse un'ultima occhiata prima di voltarsi sui tacchi e correre.

Corse incolume in mezzo al caos dei piani superiori, incerto se fosse per gli effetti residui della Felix Felicis, che aveva assorbito attraverso le membrane della bocca, la pulsione del Voto Infrangibile che prendeva il sopravvento o mera coincidenza. Il corridoio che conduceva su alla Torre di Astronomia scintillò distintamente e Severus riconobbe la barriera che avrebbe ammesso solo coloro al servizio del Signore Oscuro. Oltrepassando un irriconoscibile corpo caduto, corse su per le scale.

Severus aprì la porta in cima con il tipo di colpo che normalmente riservava per la classe di Pozioni. Mentre entrava, una folata di aria gelida spostò indietro i capelli dal suo viso e increspò i vestiti delle persone che componevano l'improbabile scena bloccata di fronte a sé: Dumbledore appoggiato contro la ringhiera, tremendamente pallido e che si reggeva a malapena in piedi. Due manici di scopa giacevano abbandonati dietro i suoi piedi: la bacchetta non si vedeva da nessuna parte. È così disposto a morire da non preoccuparsi nemmeno di estrarre la sua bacchetta? Draco era pallido come il preside e la mano che stringeva la bacchetta tremava in modo allarmante. Anche Yaxley e i Carrow avevano le loro bacchette sguainate; Greyback era stato scagliato da un lato. Il Marchio Nero era sospeso sulla scena e lanciava un'infausta luce verde sui partecipanti.

Abbiamo un problema, Snape.” Era stato Amicus Carrow a parlare. Severus sentì le sue parole come se provenissero da una grande distanza. “Il ragazzo non sembra in grado-

Severus...” La voce di Albus era a malapena un sussurro, ma catturò l'attenzione di tutti.

Severus andò avanti a lui, spingendo rudemente Draco lontano da una parte, con gli occhi fissi su Albus. Il sollievo sul viso di Albus gli fece contorcere il petto in modo spiacevole.

Severus... per favore...

L'odio che Severus sentiva sembrava iniziare a diffondersi nel profondo nel suo corpo, avanzava impetuoso su per il petto e la gola come nausea, stringendogli i muscoli della mandibola e delle braccia. Si deve arrivare a questo. Dumbledore sembrava vecchio. Sembrava debole. Si teneva in piedi in modo precario, come se un'altra folata di vento potesse farlo cadere dalla torre, come se le ginocchia potessero cedere e mandarlo disteso ai piedi del nemico. Come si permette? Questo era l'uomo a cui Severus aveva dato la sua fiducia per salvarlo e proteggerlo, l'uomo che aveva pensato potesse salvare il mondo magico dal cancro maligno dell'insaziabile desiderio di potere del Signore Oscuro. Ed eccolo lì, sul punto di morire. Come si permette di apparire così vulnerabile? Come si permette di pregarmi? Severus sollevò la bacchetta e la puntò in modo infallibile sul viso impossibilmente caro di fronte a sé. Albus – che tu sia maledetto! - sorrise.

Avada Kedavra!Urlò Severus. La sua voce gli sembrò estranea: la luce verde dalla sua bacchetta si mosse lentamente come un tentacolo. La guardò distendersi attraverso la distanza tra loro prima di – troppo velocemente – colpire con un tonfo il petto di Dumbledore. Pensò di sentire il vecchio sospirare delicatamente per l'impatto della maledizione. Privo del brillante luccichio che lo caratterizzava in vita, il corpo spezzato di Albus fu sollevato dalla forza della Maledizione che Uccide. Rimase sospeso nell'aria per un secondo infinito, poi cadde fuori dalla vista. Severus girò sui tacchi. “Fuori di qui, presto,” ordinò, afferrando il colletto di Draco e spingendo il ragazzo davanti a sé verso la scalinata.



*



Severus si Smaterializzò non appena arrivato ai cancelli di Hogwarts. Solo pochi secondi dopo, apparve sul pavimento piastrellato di bianco e nero nel Foyer di Materializzazione a Malfoy Manor. Draco stazionava di fianco alla porta, in attesa del suo arrivo. Il ragazzo, sempre pallido, aveva una sfumatura verdognola.

Con un enorme sforzo, Severus allontanò dalla mente il suo ultimo alterco con Potter: aveva bisogno di mantenere il controllo. Con la mano sinistra si tastò la scapola destra. L'ippogrifo gli aveva lasciato un largo taglio: stava scorrendo del sangue, ma non abbastanza da dover prestare attenzione immediata.

“Non dobbiamo far aspettare il Signore Oscuro, Draco,” scattò, ancora una volta afferrando il ragazzo per la collottola e spingendolo davanti a sé. La breve camminata verso il salotto fu fin troppo veloce.

“Signore,” annaspò Draco, incerto prima di entrare.

“Tieni la bocca chiusa,” ringhiò di rimando.

Severus aprì la porta del salotto e spinse Draco dentro. Molti mobili erano stati spostati contro i muri della stanza, fatta eccezione per la poltrona alata su cui sedeva il Signore Oscuro. I Mangiamorte erano in piedi in un circolo sciolto, con la loro attenzione focalizzata sui nuovi arrivati. Il senso di attesa era palpabile. Severus camminò verso Voldemort, mettendo un ginocchio a terra e tirando Draco con lui, finché la testa del ragazzo non fu premuta contro il pavimento.

“Mio Signore,” disse Severus, chinando la testa.

“Ah, Severus. La notizia della tua impresa ti precede. Credo che tu abbia qualcosa d'importante da raccontare.”

“Sì, mio Signore.”

“Avvicinati, Severus.”

Severus lasciò Draco dov'era e strisciò in ginocchio verso il Signore Oscuro.

“Allora?”

“Sono felice d'informarti della morte di Albus Dumbledore.” Severus non riuscì a trattenersi, ma si sentì impressionato dal tono colloquiale della sua stessa voce. In qualche modo, era sempre più facile fronteggiare il Signore Oscuro di quanto anticipato. Alzò la testa verso i tratti distorti da serpente del quasi uomo che incombeva su di lui.

Voldemort sorrise. “Questa è infatti una buona notizia, mia spia. Devi sentirti rincuorato.”

Severus abbassò la testa con deferenza verso il padrone, ma il Signore Oscuro si sporse in avanti e gli sollevò il mento con due dita pallide.

“Dimmi, Severus,” sibilò. “È vero che il vecchio ti ha implorato di avere pietà?”

“Sì, mio Signore.”

“E dimmi, Severus,” gli occhi di Voldemort lampeggiarono di rosso, “come ti ha fatto sentire?”

Fu quasi troppo facile ghignare verso il viso disumanizzato che incombeva sopra di lui e dire la verità: “Sembrava un momento appropriato per dimostrare la mia lealtà, mio Signore.”

Severus spinse avanti il ricordo di ciò che era successo in cima alla Torre di Astronomia, sapendo che il Signore Oscuro voleva vederlo lui stesso. In pochi secondi, sentì Voldemort farsi largo dentro a spallate. Il Signore Oscuro era così intento nella sua visione che dimenticò di causare quel tipo di sofferenza mentale che era tipico delle incursioni dentro la mente di Severus. L'assenza di dolore dell'esperienza lo lasciò stranamente spiazzato.

“Alzati, Severus!” Voldemort afferrò la toga di Severus da davanti e i due si alzarono insieme. Voldemort fece girare Severus per guardare i Mangiamorte assemblati con una mano fredda appoggiata sulla spalla – per fortuna non quella maltrattata dall'ippogrifo. “Questa sera hai dimostrato di essere il mio seguace più leale! Sarai ricompensato!”

Severus non disse niente, lasciando che il suo sguardo scorresse lungo i visi dei Mangiamorte disposti in circolo intorno a lui. Nessuno sembrava lieto dalla dichiarazione del Signore Oscuro, anche se solo Bellatrix lo guardò con puro e genuino odio.

“Mentre il giovane signor Malfoy, tuttavia,” iniziò Voldemort, volgendo la sua attenzione verso la figura che rimaneva prostrata nel mezzo del pavimento, “sarà punito.”

“NO!” La parola scappò a Narcissa come un singhiozzo spezzato e si lanciò in avanti, coprendo il corpo del figlio con il proprio. “Per favore!” Implorò. “Per favore!”

“Levati di mezzo!” Urlò Voldemort. Con un bang il corpo di Narcissa venne scagliato indietro contro il muro. Continuò a singhiozzare, anche se il Signore Oscuro la ignorò, sollevando la sua bacchetta, puntandola su Draco.

Severus parlò prima che colpisse.

“Mio Signore,” disse con tono deferente. Solo perché era Severus, e solo perché Severus aveva appena ucciso Dumbledore, il Signore Oscuro esitò. Senza abbassare la bacchetta si voltò verso Severus. Severus alzò le spalle, come per puntualizzare un impedimento da nulla. “Ho promesso di proteggere il ragazzo,” disse quasi con tono di scusa.

“Il Voto Infrangibile?”

Severus piegò la testa in segno d'intesa.

L'attenzione di Voldemort scattò brevemente dal ragazzo tremante ai suoi piedi verso gli altri, lungo la stanza, verso Bellatrix.

“Bellatrix,” cantilenò con una cadenza minacciosa nella voce. “Mi viene da pensare al perché non lo hai puntualizzato tu stessa. Sicuramente vorrai proteggere il tuo prezioso nipote? E sicuramente non vorrai che a Severus venga fatto del male?”

“Mio Signore!” Bellatrix cadde sulle ginocchia. “Non ci ho pensato!”

“Rimuovi il Voto Infrangibile!”

Bellatrix si affannò ad estrarre la bacchetta. “Cissy!” sibilò, guardando verso la sorella che cercò di barcollare sui suoi piedi, spingendosi lontano dal muro contro cui era caduta e muovendosi attraverso la stanza verso Severus. Il bellissimo viso di Narcissa era striato dalla lacrime mentre afferrava la mano di Severus come se fosse un'ancora di salvezza.

“Severus...” lo implorò. “Ti prego...”

Nessuno ha la dignità di non supplicare? Severus la fissò, senza battere ciglio, col viso impassibile. Bellatrix prese la sua bacchetta per puntarla sopra alle loro mani congiunte.

Come vostro Suggello, voglio ricordarvi i termini del Voto Infrangibile.” Con le parole di Bellatrix, le luminose linee magiche del Voto brillarono alla vista. Severus notò che Draco aveva alzato la testa. L'attenzione del ragazzo era fissa sull'evidenza della promessa che Severus aveva fatto per proteggerlo. Sembrava terrorizzato.

Narcissa fece un sospiro tremolante. “Io, Narcissa, dichiaro che sei sollevato dai termini del tuo voto. Non hai più bisogno di controllare, proteggere o assistere mio figlio, Draco.” – un singhiozzo interruppe le parole formali della dissoluzione e per un momento sembrò come se potesse essere completamente dominata dalla lacrime – “per te che hai abilmente e adeguatamente servito come desideravo.”

Mentre parlava, il legame si ruppe e si dissolse, lasciando soltanto l'ombra della sua luminescenza a sbiadire lentamente nella retina delle persone presenti. Quando l'ultimo barlume della pulsione magica sparì, Narcissa si ripiegò su sé stessa, nascondendo il viso contro il tappeto. Severus si alzò in piedi e si allontanò: Voldemort rise con un suono secco e acuto.

“Ora, Draco,” esclamò Voldemort con evidente piacere, “inizierà la tua punizione.”

“No.” Ancora una volta fu Severus ad interrompere e, malgrado il tono di voce fosse debole, il suo contributo fu così inaspettato da scioccare persino Narcissa che tacque. Gli altri Mangiamorte rimasero cautamente pietrificati, ovviamente preoccupati che Severus stesse per far scattare la rabbia che avrebbe visto il Signore Oscuro punire chiunque presente. Severus camminò al centro del circolo. Si abbassò e chiuse una mano sulla toga di Draco, sollevando il ragazzo dalla collottola mentre rimaneva in una posizione inginocchiata, con la testa sospesa sul fianco di Severus. “Ti do la mia parola, mio Signore,” disse Severus dando a Draco un leggero scossone e guardando senza paura nelle strette pupille sul pallido viso di Voldemort. “Ci sono alcuni qui che dovrebbero ben imparare che mantengo la mia parola, a prescindere dalla presenza di un Voto Infrangibile.”

Voldemort lo guardò valutandolo per un lungo momento, prima che le sue labbra si contorcessero in un sottile sorriso, completamente senza divertimento. “Vuoi proteggere il ragazzo, ancora?” Chiese genuinamente curioso.

Severus annuì. “Può essermi utile. I suoi voti in pozioni sono adeguati, o lo erano, quando ero il suo professore. Ci sono dei compiti che può portare a termine.” Severus aspettò, non lasciando registrare nessun segno della sua tensione sul viso o nell'atteggiamento del corpo.

Finalmente, Voldemort parlò. “Molto bene, Severus,” disse, piegando le dita altezzosamente verso il corpo floscio di Draco. “Il ragazzo è tuo, fanne ciò che vuoi.”

Severus s'inchinò profondamente. “Il mio Signore è generoso.” Diede a Draco un altro leggero scossone. “Di' grazie, Draco,” disse in modo strascicato, suonando a tutti come un padre indulgente con un figlio negligente.

Draco alzò la testa verso Severus, poi velocemente verso il Signore Oscuro, prima di abbassare la testa ancora una volta: il viso era cinereo. “Grazie, mio Signore,” riuscì a dire.

Voldemort rise allo scambio. “Che adorabile animaletto, Severus,” disse in modo colloquiale. “Fammi sapere quando la novità si esaurisce – non è mai troppo tardi per darlo da mangiare a Nagini.”

L'istinto perfezionato dagli anni di lavoro con sostanze volatili lo avvisò giusto in tempo e Severus allontanò il corpo di Draco. Il ragazzo svuotò il suo stomaco sul lussuoso tappeto del salotto dei suoi genitori.

Evanesco,” ringhiò velocemente Severus, rimuovendo l'offensiva sostanza. Si voltò in segno di scusa verso il Signore Oscuro, “Mio Signore–”

Voldemort lo interruppe con un gesto della mano. “Portalo via, Severus. Tu ed io parleremo presto.”

“Molto bene, mio Signore, grazie.” Severus s'inchinò ancora una volta prima di tirare Draco abbastanza rudemente in piedi e spostandolo velocemente verso il Foyer di Apparizione. Non aveva alcun desiderio di rimanere ed essere ringraziato ad nauseam da Narcissa Malfoy.




*



Severus si Materializzò direttamente nel soggiorno di Spinner's End con il collo di Draco stretto in una mano. All'arrivo spinse il ragazzo gentilmente, ma fermamente, verso la poltrona più vicina e richiamò del Whisky Incendiario con due bicchieri dalla credenza. Ne versò un generoso bicchierino ad entrambi.

“Bevi questo,” disse inutilmente premendo il bicchiere di alcol nella mano del ragazzo.

Draco bevve immediatamente, col bicchiere che sbatteva contro i denti e il corpo che tremava. Severus bevve la sua parte con facilità, apprezzando l'intenso bruciore mentre scendeva per la gola e il confortante calore che si formò nel suo stomaco. Facendo sparire la bottiglia sulla mensola del camino s'inginocchiò per aprire le ante di finto mogano dell'armadietto sotto al vecchio televisore. Cercando all'interno, tirò fuori un unguento e diversi pezzi di garza. Mentre sbottonava la giacca, il gilè e la camicia, si girò. In pochissimo tempo aveva tirato fuori il braccio destro fuori dai vestiti e guardava sopra la spalla per esaminare la ferita. La maggior parte era fuori dalla sua linea visiva.

“Draco,” ordinò. Il ragazzo alzò il viso dalle sue mani e guardò verso di lui, restando sorpreso per la vista. “Vieni qui,” disse Severus bruscamente, porgendogli i quadrati di garza e l'unguento. “Pulisci la ferita con un Tergeo e passacelo sopra,” lo istruì.

Draco brancolò in cerca della bacchetta e si mise in ginocchio dietro il padrone di casa. Prima di voltarsi Severus vide il suo viso colpito.

“Non mi ero accorto che fossi ferito.” Draco sembrava genuinamente turbato dalla scoperta. “Tergeo”. Lasciò la bacchetta sul tavolo da caffè e afferrò l'unguento. Inizialmente esitante iniziò a spargerlo sui bordi irregolari del lungo taglio. Fece un profondo respiro. “Mi hai salvato la vita.”

“Sì.” Un leggero sospiro sibilò attraverso i denti mentre Draco premeva in un'area particolarmente dolorosa. “Ho cercato di salvarti la vita per tutto l'anno.”

“Io pensavo,” –Severus poté sentire il tremito della mano di Draco intensificarsi– “Pensavo volessi approfittarti del mio fallimento. Zia Bella pensava addirittura che potessi tradirmi con Dumbledore.”

Severus digrignò i denti alla menzione di Bellatrix, ma fu abbastanza scaltro da riconoscere le implicazioni positive nel tentativo di onestà di Draco. “È tempo che impari a pensare per te stesso Draco. Tradirti con Dumbledore avrebbe salvato la tua vita molto più facilmente e, dalla tua prospettiva, in modo molto più piacevole di com'è stato questa sera. Albus Dumbledore, a differenza del Signore Oscuro, era un fermo sostenitore del potere del perdono. Delle scuse contrite sarebbero state sufficienti per guadagnarti la sua protezione. Avrebbe messo te e tua madre molto lontano dalla portata del Signore Oscuro e dai suoi gesti punitivi.” Severus era di fronte al televisore e riuscì a vedere l'espressione di Draco riflessa nel vetro scuro dello schermo. Il ragazzo si era paralizzato mentre parlava.

“Ha detto così,” sussurrò Draco, “in cima alla torre prima che gli altri arrivassero.”

“È un peccato che tu non abbia accettato l'offerta,” replicò Severus con un tono di voce completamente incurante, girandosi per guardare oltre la spalla e ciò che poteva vedere della ferita sulla scapola. “Ora che ho ucciso il preside, con Potter come testimone, non vedo come l'Ordine della Fenice possa accoglierci entrambi a braccia aperte–”

“Potter come testimone? Ma–”

Severus si voltò per guardare Draco direttamente in faccia. “C'erano due manici di scopa in cima alla torre. A meno che uno non fosse tuo, dobbiamo assumere che Potter fosse presente, nascosto sotto al Mantello dell'Invisibilità.” Severus alzò un sopracciglio derisorio. “Presumibilmente è anche al corrente della tua conversazione con Dumbledore a proposito del tuo perdono. Sembra che la tua migliore scommessa sia di salvare in qualche modo la sua vita nell'imminente conflitto. Se giochi bene le tue carte potresti ancora riuscire a cambiare fazione e vivere per raccontare la storia.”

La bocca di Draco si aprì per la sorpresa, con la garza dimenticata in mano. “Da che parte stai tu, comunque?” Balbettò.

“Povero me,” sogghignò Severus, voltandosi per cercare nell'armadietto sotto al televisore ancora una volta, “che stupido sono stato a credere che le mie azioni di stasera avessero risposto alla domanda una volta per tutte.” Avendo trovato una scatola di cerotti a farfalla, Severus si girò e aprì il contenuto sul tavolino da caffè. “Non stiamo parlando di me, Draco, stiamo parlando di te.” Guardò direttamente il ragazzo che stava tremando ancora una volta. “Non sei un assassino, Draco, e non hai il favore del Signore Oscuro. Per guadagnartelo dovresti diventare un omicida – o peggio. Persino se lui, o la prova cui ti sottoporrà, non ti ucciderà direttamente, il processo distruggerà una parte di te che ti rende ciò che sei. E per quanto irritante, ingrato e ossessionato da te stesso su sia stato per gran parte della tua vita, i tuoi genitori sembrano molto affezionati a te.” Severus alzò le spalle. “Chissà perché?” Chiese sarcastico.

Draco era bianco come un lenzuolo e sembrava incapace di processare l'informazione che Severus aveva appena articolato. “Che cosa stai dicendo?” Chiese con voce spezzata.

Severus alzò la testa dai cerotti a farfalla che stava contando sul tavolino e mettendoli nel palmo aperto della sua mano sinistra. “Non sono sicuro di poterla mettere in modo più chiaro senza ricorrere ad un linguaggio crudo o parole di una sillaba. Cosa non capisci esattamente? Il Signore Oscuro non è un tipo indulgente. Hai fatto una cazzata. La tua vita sarà miserabile nel prossimo futuro. La tua miglior speranza è che Potter vinca e che tu gli salvi la vita durante il processo. Sono stato abbastanza chiaro?”

“Sì, signore,” disse Draco meccanicamente, con l'abitudine ingranata nei suoi sei anni ad Hogwarts che si faceva avanti quando il potere delle parole lo aveva diversamente abbandonato.

“Bene,” disse Severus, prendendo la mano di Draco e appoggiandovi i cerotti a farfalla. “Usa questi per chiudere la ferita sulla schiena.” Mentre Draco fissava le strisce bianche adesive con un'espressione completamente vuota, Severus spiegò ancora. “Devi togliere la striscia, la parte esposta è appiccicosa. Usali per avvicinare i bordi del taglio. È primo soccorso Babbano: francamente non mi fido dei tuoi incantesimi nello stato in cui sei.”

Arrivò la comprensione e Severus ruotò per dare a Draco libero accesso alla sua spalla. Il ragazzo fece un paio di tentativi per imparare a togliere la strisce dalla plastica, ma presto il taglio fu cautamente premuto insieme al suo posto.

“Signore?” Si avventurò a chiedere quando aveva quasi finito.

Severus guardò verso il televisore, ma la testa di Draco era abbassata, intento nel suo lavoro, e il riflesso mostrava solo un accenno di capelli biondi, stranamente distorti dalla curva sul bordo dello schermo.

“Sì?”

“Perché ha ucciso Dumbledore?”

“Perché, Draco,” replicò, all'improvviso sopraffatto dalla spossatezza, “il mio padrone mi ha chiesto di farlo: ho avuto l'impressione che il Signore Oscuro fosse soddisfatto.”

*

*

*



  
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