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Autore: Piumadoro    01/11/2013    2 recensioni
Rieccoci al secondo anno.
Se il primo è stato pieno di guai qui si aggiungono cose come il Quidditch, molto importante.
Senza parlare dell'amore.
E dei segreti.
Il secondo anno di Star ad Hogwarts comincia in modo confuso...
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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- Questa storia fa parte della serie 'Siamo Stelle Cadute'
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Durante il pranzo del giorno di Halloween Sirius era ancora inconsapevole del fatto che Star aveva barato e credeva di essere sul punto di perdere.
“Sicura che non vuoi un po’ di panna sul tè?” Chiese all’amica.
“No grazie.” Rispose lei mordendo una mela e bevendo un sorso dalla tazza tra le sue mani.
“Sicura che non vuoi del cioccolato invece che quel frutto?” Riprovò Sirius sempre più disperato.
La ragazza fece segno di no con la testa.
“Perché i dolci non ti interessano più?!” Domandò il ragazzo esasperato.
“Basta. Hai perso, amico mio, ora smettila è da mezz’ora che cerchi di farle venire un po’ di voglia di dolci. Non funziona più.” Chiarì James.
“Ma fino a ieri funzionava e sembra sul punto di mollare!” Esclamò Sirius.
“Sono cose che succedono. Nella vita si vince e si perde.” Lo prese in giro Remus.
“Non è ancora finita. Ho tempo fino alle cinque. Posso vincere!” Si autoconvinse Sirius uscendo di corsa dalla Sala Comune.
Star e James scoppiarono in una grossa risata.
“Perderà.” Decretò Star.
“Voi due avete barato, vero?” Chiese loro Remus.
“Sì. Star mangia dolci tutta la notte.” Spiegò James.
“Allora che cosa farai a Sirius quando perderà?” Si incuriosì Remus.
“Non sei arrabbiato perché stiamo imbrogliando?” Ribatté la ragazza.
“Certo che no. Voglio quanto voi che Sirius perda così avrò modo di vederlo implorare per sfuggire alla tua punizione divina. Perché so che sarà una cosa degna dell’inferno.” Illustrò Remus.
 
……………….
 
Le lezioni del pomeriggio erano state sospese per lasciare agli studenti il tempo di prepararsi per la festa di Halloween.
Star, James e Remus girovagavano tranquilli in attesa di veder fallire il piano geniale di Sirius per vincere la sfida.
“Quanto ci mette?” Si lamentò Star. “E’ tardissimo!”
“Secondo me non sa cosa fare e per paura di perdere si è trasferito in Australia sotto falso nome.” Ipotizzò James.
“Secondo me ha un buon piano ma non ha pensato agli incidenti di percorso, quali i professori.” Provò Remus.
“Credo anch’io. E’ un po’ troppo impulsivo.” Commentò Star.
Camminarono ancora per qualche decina di minuti parlando del più e del meno finché non decisero di tornare in Sala Comune.
Appena entrarono capirono che Sirius doveva essere nei dintorni perché ovunque c’erano dolci. Tutti li stavano mangiando ed erano in ogni tavolino. Soprattutto gli Gne-gna ma anche altri pasticcini al cioccolato e tanto tanto cioccolato.
Sirius comparve all’improvviso e si avvicinò a Star circondandole la vita con un braccio per poterla tenere stretta a se.
“Ti piace? Avevo un po’ di voglia di cioccolato.” Le sussurrò sporcandole di panna il naso.
La ragazza sgranò gli occhi incapace anche solo di parlare guardando tutti i dolci intorno a sè, le salirono i brividi e faceva fatica a deglutire, incominciò a mordersi il labbro.
“Non fare così.” La rimproverò Sirius togliendole con le dita il labbro inferiore dai denti così facendo le lasciò un impronta di cioccolato.
Star mugugnò spazientita e alzò gli occhi al cielo. Solo che in quel momento il cielo era il soffitto della Sala Comune e mentre riportava gli occhi a terra vide James sventolare il suo orologio alle spalle di Sirius.
La ragazza sorrise. “Cinque in punto. Ho vinto.” Mormorò fiera di se leccandosi il labbro e correndo a prendere un po’ di dolci.
“Se fossi in te scapperei in Australia sotto falso nome.” Consigliò James al suo amico sconfitto posandogli una mano sulla spalla.
“Dopo tutto quello che le ho fatto passare quella mi trova anche se vado sotto terra. E non intendo a viverci.” Ribatté Sirius sconsolato. “Sai cosa mi costringerà a fare?”
“No, ma ho sentito qualche sua idea e, caro fratello mio, io prenderei in seria considerazione il suicidio.” Lo avvertì James prima di lasciarlo solo.
Remus arrivò subito dopo. “Star dice di salire in dormitorio.” Annunciò.
“Allora, che devo fare?” Domandò subito Sirius entrando nella stanza e lanciando alla sua amica un occhiata di sfida.
“Per stasera divertirti soltanto. La tua punizione inizierà dopodomani. Non ringraziarmi.” Spiegò Star.
“Dunque ci stai finalmente per dire da cosa ci vestiremo sta sera!” Esplose Remus.
“Si, penso.” Fece lei rimanendo sul vago.
“E dai!” La esortò James.
“Stanotte saremo fantasmi. In tutti i sensi.” Rispose la ragazza.
………………….
 
La Sala Grande era straripante di ragazzi e ragazze vestiti da lupi, pipistrelli, mummie, cadaveri e altre cose allegre.
I veri fantasmi di Hogwarts inscenavano le loro morti sul palco dove solitamente si erigeva il tavolo dei professori, ma non quella sera.
Quella sera tutti stavano prendendo del cibo da un suntuoso buffet, ballando a ritmo di musica al centro della sala o chiacchierando senza problemi.
I malandrini entrarono in quel momento vestiti in abiti normali e in più stavano discutendo tra di loro.
“Insomma non è colpa mia se i miei vestiti non vi sono piaciuti. Potevate dirlo subito!” Sbuffò Star.
“Tu non volevi dirci nulla!” Le gridò contro James.
“Volevo farvi una sorpresa. Scusa se volevo solo cercare di rendermi utile e farvi felici!” Urlò di rimando Star. Remus cercò di calmarla prendendola per mano.
“Sei un essere inutile. Non sai fare niente!” Si sgolò James cercando di colpirla ma Sirius lo bloccò giusto in tempo.
“Io ti odio.” Decretò la ragazza avventandosi su suo fratello e gettandolo a terra.
“Ferma!” Il professor Lumacorno cercò di intervenire ma con uno scatto fulmineo Star tirò fuori dalla tasca un coltello e pugnalò James al cuore.
Schizzi di sangue partirono ovunque.
La sala crollò in un silenzio sconvolto.
“L’hai ucciso! Sei un assassina!” Gridò Remus con quanto fiato aveva in corpo poi afferrò un candelabro e colpì la sua amica sulla testa.
Star crollò a terra e altro sangue si sparse in giro.
Tutti i presenti sbiancarono sempre più sconvolti. Silente si fece largo tra la folla.
“Remus…Rem…” Sirius si avvicinò all’amico che guardava esanime i corpi senza vita stesi a terra.
“Non l’ho uccisa io!” Esclamò Remus terrorizzato. Sirius continuò ad avanzare verso di lui con calma cercando di rassicurarlo. “Non accusarmi….non puoi accusarmi…”
“Io non ti sto accusando.” Chiarì Sirius ormai era ad un passò da Remus che abbassò il braccio con il candeliere per poi rialzarlo subito e colpire sul volto anche l’ultimo dei suoi amici.
Una ragazza gridò e svenne.
Nessuno sapeva più cosa fare.
Il preside si avvicinò a Remus ma lui con un ultimo sguardo terrorizzato tolse il coltello dal petto di James e se lo ficcò nel proprio.
L’immobilità silenziosa dei momenti successivi fu tale che si sentirono i rami spostati dal vento fuori dalla scuola.
Le torce vibrarono e si spensero lasciando, come unica fonte di luce, il chiarore lunare che invase la stanza.
All’improvviso qualcosa di perlaceo si alzò dai corpi dei quattro giovani morti.
Quattro sagome se ne stavano sedute a terra.
Quattro nuovi fantasmi si guardarono intorno sbalorditi.
Poi si tesero le mani a vicenda.
Tutti aspettavano che i Malandrini si accorgessero di non essere più nel loro corpo e capissero che le loro mani non si sarebbero toccate mai più.
Invece le mani dei quattro si toccarono e loro formavano un cerchio perfetto.
Sorrisero piano e poi sussurrarono insieme:
“Buon Halloween.”
Infine tra lo stupore generale si alzarono in piedi e gli occhi si posarono sui corpi dei ragazzi che dopo una più attenta esaminazione si rivelarono essere fantocci.
Il travestimento da fantasmi era eccezionale con la piccola differenza che i ragazzi avevano le gambe e non fluttuavano.
Coloro che furono più veloci ad assimilare tutte quelle informazioni scoppiarono in un applauso in seguito si unirono tutti gli altri.
Silente e la professoressa McGranitt furono i primi ad avvicinarsi ai Malandrini.
“Dunque?” Chiese solo Minerva.
“E’ stata Star ad organizzare il tutto.” Incominciò a spiegare James mentre l’intera Hogwarts si preparava ad ascoltare una storia dall’aria molto avvincente.
“Il coltello era finto come il sangue e Remus ci ha colpito molto piano con il candelabro. Avevamo dei piccoli sacchettini di sangue finto invisibili pronti ad esplodere al contatto. E poi la separazione dei corpi è stata un illusione ottica. In realtà noi siamo solo diventati perlacei, sotto incantesimo di Star, mentre i nostri pupazzi apparivano al posto nostro.” Concluse Sirius.
“Strepitoso.” Si congratulò il preside riaccendendo le torce con un colpo di bacchetta. “Veramente ben pensato.”
La festa ricominciò e i Malandrini ne erano i protagonisti indiscussi, tutti continuavano a chiedere spiegazioni a Star su come fosse riuscita a compiere tutti quei complicati incantesimi.
“Ho studiato molto e avevo la bacchetta in tasca. Non avete visto che la mia mano era li?” Continuava a recitare lei.
Anche Sirius, James e Remus ebbero i loro momenti di gloria.
“Che talento di recitazione!” Si complimentavano tutti con loro.
“Sembravate veramente morti.”
“E si vedevano la rabbia e lo spavento nei vostri occhi.”
Una ragazza dalla pelle chiarissima e la chioma rossa trascinò Star in un angolo.
“Non avevi la bacchetta in tasca.” Esordì Lily.
“Certo che si.” Mentì Star con un tono talmente convincente che fece vacillare la ragazza di fronte a sè.
“Non può essere.” Insistette Lily poi tirò fuori dalla sua tasca la bacchetta di Star. “L’hai lasciata in dormitorio come quasi tutti i giorni.”
La mora si morse il labbro. “Andiamo in Sala Comune, lì non c’è nessuno.”
Si avviarono fuori dalla sala senza essere notate.
Intanto una ragazza che aveva sentito la loro discussione si avvicinò ad un ragazzo di Corvonero.
“Dimmi Renè.” La incitò lui spazientito. “Che c’è ora?”
“La ragazza che ti ho detto che odio, la ricordi?” Domandò Renè.
“Si, è quella che tutti acclamano.” Rispose il ragazzo.
“Beh, secondo me sa fare magie senza la bacchetta. L’ho scoperto ora. Sono sicura che è stata lei ad umiliarmi.”
“Anche se fosse io non potrei farci niente. Non posso duellare con una femmina.”
La ragazzina sfoderò un paio di occhi dolci. “Ti prego fratellone! Fallo per me, fallo per il buon nome della nostra famiglia. Se lei continua così un giorno potrà farmi male o far cadere disonore sui Davinson. Per favore.”
“Cosa dovrei fare?” Sospirò lui.
“Basta che attiri fuori i suoi amici senza fare loro del male e posizioni una bella trappola all’antica lei lo verrà a sapere e cercherà i suoi compari cadendo nella trappola e ci rimarrà tutta la notte. Fine. Stai attento che gli altri tre non vadano a liberarla. Mi basta solo questo. Lo farai, Daniel?”
“Ok. Questo si può fare.” Accettò il Corvonero.
 
………………………
 
“Non mi serve la bacchetta per fare le magie. Sono come una bambina ma con poteri molto più forti. Posso fare qualsiasi incantesimo senza bacchetta ma non ci riesco con. È un impiccio per me.” Spiegò subito Star una volta controllato che non ci fosse nessuno in grado di sentirle.
Lily cercò di parlare la ma lei la interruppe.
“Sì, Silente lo sa. E lo sanno anche James, Sirius e Remus. È dallo scorso anno che cerchiamo di capirne il motivo e il preside è riuscito solo a dirmi che vengo da una dinastia molto potente. Non sappiamo quale sia però e finché non lo scopriremo non sappiamo se sia saggio o meno che la gente capisca chi sono. Quindi ti prego di non dirlo a nessuno.”
La rossa annuì. “Scusami. Non mi sarei dovuta impicciare. Torniamo giù.”
“Vedo che hai fatto amicizia con le ragazze del terzo anno. Sembrano molto mature. Penso siano più adatte a te.” Commentò Star mentre ripercorrevano la strada all’inverso.
“Si, voglio bene a tutte loro. Sono molto speciali.” Ammise Lily.
Dopo di che si salutarono e varcarono il portone della Sala Grande.
James, Sirius, e Remus si fecero subito incontro alla loro amica.
“Dove eri?” Domandò James.
“A parlare con la Evans.” Rispose Star.
“Come va tra di voi?” Chiese Remus. “Nel senso. Siete amiche? Vi confidate?”
La ragazza rise. “Mi ha incastrato perché aveva lei la mia bacchetta quindi mi è toccato confessarle che posso fare magie senza. Se è questo che intendi per ‘amiche’ e ‘confidate’ allora sì.”
I suoi amici però non risero.
“Che c’è?” Si preoccupò lei.
“Nostra madre quest’estate mi ha fatto notare che forse crescendo noi quattro non avremo più la stessa complicità di ora. Tu vorrai parlare e stare con delle ragazze che capiscano il tuo punto di vista e i tuoi problemi fem…” Cominciò James.
“Oh mio cielo. Non finire questa frase. Non sono una ragazza come le altre. Le loro chiacchiere mi danno fastidio. Io voglio rimanere con voi e parlare con voi, scherzare e ridere e anche mangiare come dei ragazzi. E vi straccerò tutti nelle gare di rutti quindi non fatevi venire in mente che io possa mai indossare una gonna o qualcosa di rosa,” Star si voltò verso Sirius lanciandogli uno sguardo eloquente. “non mi vestirò mai di rosa.”
“Scusatemi.” Un ragazzo picchiettò la spalla di James. “Sono Daniel Davinson, io ed i miei amici laggiù vorremo congratularci con voi, venite?”
I quattro Malandrini lo seguirono ma Daniel bloccò Star. “Tranquilla. Le tue magie sono state eccezionali ma vorremmo parlare di cose da uomini, sai com’è…”
I tre ragazzi alzarono un sopracciglio ciascuno con aria scettica e la ragazza rise salutandoli e incoraggiandoli ad andare.
“Vi sfido.” Senza nessun preambolo il volto di Daniel si fece scuro. Si erano fermati in un angolo della sala e nessuno pareva sentirli.
“Perché mai?” Domandò Sirius.
“Perché se non venite voi da me prendo direttamente la vostra amica. Non mi è piaciuto quello che lei ha fatto a Renè. Volete pagare voi o preferite lasciare spazio a lei?” Spiegò il Corvonero.
James si irrigidì. “Dove?”
“Terzo sentiero della foresta proibita. Fra un quarto d’ora.” Decretò Daniel lasciandoli soli.
“Che facciamo, non vorrete andarci sul serio?” Cominciò Remus.
“Certo che si. Quello se la prenderà con Star se non ci facciamo vivi.” Chiarì Sirius.
“Sono convinto che dobbiamo fare qualcosa ma non possiamo presentarci così davanti ad un ragazzo del sesto anno in mezzo ad una foresta. Ci serve un piano.” Continuò l’unico ragazzo saggio.
“Perché, credi che in tre non riusciamo a batterlo?” Insinuò James.
“E se lui ha degli amici?” Insistette Remus.
Si fermarono tutti e tre a pensare.
“Per prima cosa non dobbiamo dirlo a Star.” Decise James. Gli altri due si mostrarono d’accordo.
“Credo che sarebbe meglio andare subito nella Foresta Proibita e dividerci. Così vediamo se scopriamo qualcosa. Se è da solo lo affrontiamo, se è con altri…ci pensiamo meglio.” Propose Sirius.
 
……………..
 
La luna aveva appena iniziato a calare quella sera quindi i suoi raggi illuminavano bene i dintorni facendo risplendere la nebbia che lieve si levava da terra.
Tre figure si diressero verso gli alberi sprigionando nuvolette di condensa nella fredda aria di quella notte morta.
Ognuna di loro si addentrò nella foresta prendendo una strada diversa.
Remus camminò a lungo senza vedere ne sentire nulla, il che era molto strano. Era spesso stato di notte nella Foresta Proibita insieme a Star e anche nelle sere più tenebrose dai primi alberi fino al cuore si potevano udire i gufi gridare e piccoli animali raspare. La vita notturna non si spegneva mai tranne quando succedeva qualcosa di così strano da causare l’immobilità anche delle creature magiche che abitavano quel luogo.
 
………….
 
 
James spostò con il braccio un ramo basso che gli intralciava il percorso. Doveva essere ormai l’ora prescelta per l’incontro con Daniel ma non c’era nulla di strano in quel sentiero. Certo, non si era molto addentrato nella foresta eppure sapeva che non gli sarebbe servito a niente. I Corvonero erano persone saggie e nessuno di quella Casa si sarebbe messo vicino al cuore della Foresta Proibita per una cosa del genere, a meno che non fosse veramente intenzionato a far loro molto male.
Dalla sua destra provenne il secco rumore di un ramoscello spezzato seguito da un passo maldestro e un’imprecazione.
Sirius.
James prese un sospiro di sollievo e si allontanò dal suo sentiero per raggiungere l’amico.
“Ehi!” Lo salutò facendogli prendere un colpo.
“Ramoso!” Esclamò quest’ultimo. “Che ci fai qui? Trovato niente?”
“No niente. Fra un po’ inizierà la foresta seria quindi ho pensato che fosse meglio cominciare a ritrovarci.” Spiegò il ragazzo.
“Paura?” Lo prese in giro Sirius.
“No, ma non tira una bella aria.”
I due ragazzi si rimisero in cammino con le orecchie tese e notarono subito che qualcosa non andava.
“Che dici di questo silenzio?” Domandò James.
“Dico che secondo me va più che bene a patto che non succeda niente di male ma non sarà così.” Rispose l’altro.
“No. Sta accadendo qualcosa di strano. Stiamo rischiando grosso sta volta.”
“E’ per Star. Per lei potrei rischiare molto di più.” Ricordò Sirius.
“Si. Siamo i suoi Angeli. Se lo merita. Eppure non mi riferivo a quel tipo, c’è di peggio qui dentro e quel peggio di solito si muove.” Constatò James.
“Ciao ragazzi!” Remus comparve dal sentiero alla loro sinistra. “Lo avete sentito anche voi allora. Qui non c’è più niente che si muova.”
“Già. Questo è il terzo sentiero vero? Fra un po’ o troviamo quel brutto ceffo o ce ne andiamo. Che dite?” Suggerì Sirius.
Gli altri due annuirono. Svoltarono a destra e si ritrovarono in un piccolo allargamento del sentiero che non era nemmeno degno di chiamarsi radura. Dagli alberi attorno a loro, però, arrivarono dei piccoli rumori, cosa che li rincuorò.
Il lato negativo era Daniel che li fissava dall’alto in basso.
“Sono felice che siate venuti. Così possiamo tornare alla festa in fretta.” Esordì Daniel.
“Dicci che cosa vuoi.” Sputò James con un misto tra nervosismo e disprezzo.
“Come vuoi essere battuto? Con la bacchetta o a pugni?” Chiese Sirius calmo e controllato come sempre.
Il Corvonero sorrise.
Senza che nessuno dei tre Malandrini potesse rendersene conto vennero presi e immobilizzati da altri tre ragazzi spuntati da chi sa dove. Divincolarsi era inutile e le mani non riuscirono a raggiungere le bacchette. Vennero legati ad un albero ma non gridarono per due motivi: non sarebbe servito e poi erano Grifondoro, non temevano nulla.
I quattro Corvonero si misero all’opera per preparare una trappola rudimentale ovvero una rete nascosta a terra che si sarebbe sollevata non appena qualcuno ci avesse messo sopra un piede imprigionandolo.
“Carina. A che serve?” Chiese Remus apparentemente rilassato.
“Non è carina. E’ una cosa da barbari ma ci è stato consigliato di non sprecare energie per la nostra preda anche se non riesco a capire perché se è una preda così voluta, ma non sono affari miei, prima mi sbrigo e prima mi tolgo dalle palle questo impiccio poi sono affari vostri. Comunque è per la vostra amica.” Spiegò Daniel stancamente. “Perché non gridate un po’ così vi trova con più facilità.”
“Ti piacerebbe.” Ribatté Sirius.
Il ragazzo alzò le spalle.
Finirono di sistemare la rete mettendoci sopra del fogliame e poi si nascosero.
“Remus pensa a come possiamo uscire da qui.” Sussurrò James.
“Io l’ho già pensato: aspettiamo Star.” Illustrò Remus.
“No. Voglio andarmene prima che arrivi lei. Non mi farò salvare da mia sorella. Oltretutto quei minuti di estremo silenzio della foresta non mi sono piaciuti. Voglio uscire da qui senza farci entrare lei.” Insistette James.
“Hai ragione. Il che mi spaventa. Comunque bisognerà che cominciate a pensare anche voi due. In questo preciso momento non ho la mente molto lucida.” Chiarì lui.
“Pensare non mi si addice ma ammetto che forse è meglio se uso il mio super-cervello per tirarci fuori di qui al più presto.” Commentò Sirius.
I suoi due amici nascosero una risata con uno sbuffo.
 
……..
 
Star stava parlando allegramente con Ann, Jane e Sophia eppure il suo cervello era altrove.
Cercava disperatamente un segno della presenza dai suoi tre amici nel castello, erano via da troppo tempo. Oltretutto da quando, esattamente un anno prima, aveva iniziato a parlare loro tramite il pensiero si era creato un legame che le dava l’opportunità di captare i loro pensieri più forti anche da molto distante e da essi capiva anche dove si trovavano, come un segnale radar.
Era questo che stava cercando. Un pensiero che le facesse sapere la posizione dei tre ragazzi ma non ce n’era traccia. Fino a quel momento non si era mossa perché sapeva che non era abitudine di due dei suoi amici pensare con intensità ma non sentire Remus la preoccupò. Si congedò dalle sue compagne di stanza e uscì in giardino.
La luna illuminava bene i dintorni anche se c’era ancora nebbia.
L’aria fredda la colpì nella sua divisa, tolse l’incantesimo che la faceva risplendere come un fantasma e rimase solo se stessa, stava per tornare dentro a prendere un mantello ma qualcosa la bloccò.

Quel pensiero arrivava dritto dalla Foresta Proibita. Si spaventò quando individuò con precisione il punto esatto, erano estremamente vicini ai confini di Hogwarts.
Corse a perdifiato verso i suoi amici e mentre correva le arrivarono altri pensieri. Dovevano essere bloccati da qualcosa che non rappresentava un grosso problema perché erano più preoccupati per un certo silenzio.

Incredibile. Anche James stava pensando. Si trovò davanti ad un bivio ma la strada da scegliere non era un problema quella più veloce era esattamente tra i due sentieri. Cominciò a correre tra gli alberi.

La soluzione migliore a quanto pareva arrivò da Sirius. La cosa la fece sorridere. Alcuni rami le graffiarono il viso.
Proprio mentre il sangue cominciava a colarle leggermente da un taglio poco profondo sulla guancia iniziò a sentirlo anche lei.
Il silenzio.
Era tutto attorno e si faceva sempre più forte come se fosse un rumore, ma non lo era, era l’esatto contrario. Eppure premeva sulle sue orecchie costringendola a fermarsi. Non riuscì più a sentire nemmeno i pensieri dei suoi amici.
Subito dopo iniziò uno sfrigolio elettrico.
 
……………….
 
Daniel e i suoi amici uscirono dai loro nascondigli ascoltando quello strano rumore.
“Sembra quello che si sente di tanto in tanto quando attraversiamo la barriera di protezione di Hogwarts una carrozza affianco all’altra.” Commentò un ragazzo.
“Solo che è più forte. Molto più forte.” Disse un altro con voce tremante.
Ci furono alcuni scambi di sguardi e poi i quattro Corvonero scapparono via.
Lo sfrigolio si fece sempre più forte e insistente.
 
…………
 
Star ricominciò a correre e tornò sul sentiero, un ragazzo le venne addosso.
“Che succede?” Gridò lei perché il rumore attorno a loro era così alto da sovrastare il suo tono di voce normale.
Il ragazzo le fece segno di no con la testa impaurito e preoccupato.
“Corri in quella direzione! MUOVITI AD USCIRE DI QUI!” Urlò allora Star indicando l’uscita.
Ricominciò la sua di corsa verso il punto dove credeva si trovassero i suoi amici.
Se non si erano spostati.
Non riusciva più a sentire i loro pensieri ma sentiva un lieve tremore.
“Paura.” Sussurrò al nulla. Dopo una curva si ritrovò davanti al resto dei Malandrini che si toglievano le ultime corde dal corpo il più veloce possibile.
“STAR!” Gridò James.
Che fosse sorpreso o arrabbiato non importava. Dovevano uscire dalla foresta.
Voleva tornare indietro ma il suo istinto le fece capire che non era una buona idea.
Spinse i suoi amici verso destra tra gli alberi che presto cominciarono a diradarsi con loro immenso sollievo.
Eppure il rumore continuò sempre più forte.
“SAI COS’E’?” Le chiese Remus.
“NO. E MI PIACEREBBE EVITARE DI SCOPRIRLO.” La voce di Star rimbombò nel silenzio. “Come non detto.”
“Siamo vicini agli alberi che stanno intorno al prato in discesa dell’anno scorso. Ricordate?” Fece loro notare James.
I suoi tre compagni annuirono.
Decisero di camminare così da poter sentire meglio i suoni intorno a loro. La foresta aveva ricominciato a sembrare normale.
Mancava poco alla fine quando sentirono dei passi venire verso di loro.
Si immobilizzarono subito in ascolto.
Erano passi disconnessi ma troppo leggeri per il normale peso di un adolescente. Quando si fecero più vicini capirono che avevano un ritmo, come una canzone allegra.
E la canzone arrivò…
“C’era un cappero, sulla strada. C’erano due capperi, sulla strada. C’erano tre capperi, sulla strada. E la cioccolata blu!” Cantilenò una voce infantile.
Una ragazzina bionda apparve davanti a loro, il sorriso smagliante ma l’aria un po’ perplessa, sembrava avere circa sette anni.
“Ehm…no. No. No. Lei non dovrebbe essere qui.” Esclamò James spaesato puntando un dito contro la bimba che aveva smesso di cantare e fissava tutti quanti con curiosità. “Sono l’unico a pensare che sia una cosa brutta!” Gridò non ricevendo nemmeno un cenno di risposta.
La bimba sporse il labbro e grosse lacrime cominciarono a caderle dagli occhi chiari.
“Ora la cosa si fa ancora più brutta.” Commentò piano Sirius facendo un passo indietro.
Star si avvicinò alla bambina, si inginocchiò di fronte a lei e le sorrise.
“Ciao. Sono Star. Tu chi sei?” Le chiese con voce estremamente gentile.
“Non … non lo so…ma non sono brutta, vero?” Rispose la piccola tirando su col naso e guardando storto James e Sirius.
“Certo che no. Lascia perdere quei brutti cattivoni lì. Non parlavano di te.” La calmò la ragazza asciugandole le guance con la manica.
“Dove siamo?” Domandò la piccola.
“Siamo in un castello. Come quello delle dame e dei cavalieri.” Spiegò Star. “Se vuoi vederlo dobbiamo uscire da questo bosco, ti va di venire con noi?”
La bambina squadrò un’altra volta James e Sirius, guardò Remus ma poi i suoi occhi si bloccarono su di Star che le sorrideva porgendole la mano. Era così bella e aggraziata che la bimba prese la sua mano e si lasciò guidare senza paura.
“Tu come ti chiami?” Chiese la piccola a Remus mentre camminavano verso Hogwarts.
“Remus Lupin.” Rispose lui avvicinandosi.
“Io mi chiamo…Anne” Disse in quel momento la bambina. “Loro chi sono?” Si voltò a guardare i due Malandrini rimasti indietro e facendo questo inciampò su una radice ma la mano di Star strinse più forte la sua tenendola in piedi.
“Loro sono James Potter e Sirius Black.” Le rispose la ragazza accertandosi con uno sguardo che stesse bene.
“Perché sono con noi se dici che sono cattivi?” Insistette Anne.
“Perché non sono veramente cattivi, sono solo burloni e un po’ dispettosi ma io voglio loro un gran bene. James è mio fratello mentre Remus e Sirius sono miei grandi amici. Loro sono la mia famiglia.”
“Cos’è una famiglia?” Chiese la bambina.
“Un gruppo di persone che ti vuole bene. Spesso sono i tuoi parenti. Ciò i tuoi genitori, la tua mamma e il tuo papà, o le tue sorelle o fratelli o i tuoi zii e zie.”
“Io ce li ho una mamma e un papà? Ho una famiglia?” incalzò Anne.
“Non lo so. Noi ci siamo appena conosciute. Dovresti dirmelo tu. Così io posso riportarti da loro.”
“Ma io non me lo ricordo.” Replicò lei.
“Non fa niente. Prima o poi te lo ricorderai.” La rincuorò Remus.
Finalmente uscirono dalla Foresta Proibita e cominciarono a risalire verso la scuola. Le finestre della Sala Grande erano illuminate e il portone principale era aperto.
“L’hanno sentito anche loro.” Fece notare James.
“Certo che l’anno sentito, Ramoso, questo non è normale. Avranno fatto l’appello e ora ci staranno cercando.” Commentò Sirius.
“E’ un castello bellissimo. Chi sono tutti quelli li?” Si stupì Anne.
“Sono gli studenti. Questo castello è una scuola.” Spiegò Star.
“Dove eravate andati? Dieci punti in meno a Grifondoro per ciascuno di voi e filate subito i…” Cominciò ad urlare la professoressa McGranitt prima di rendersi conto della bambina che stringeva la mano di Star.
“Ecco la causa dei rumori di questa sera. Quella bambina è Babbana. Non sarebbe dovuta riuscire ad entrare qui. Eppure ce l’ha fatta ma qualcosa si è rotto.” Silente si fece largo tra la folla e osservò Anne.
“Che barba lunga!” Esclamò la bambina fissando il preside che le sorrise di rimando.
“Ti ricordi qualcosa?” Domandò Silente cortese.
“Mi chiamo…Anne…” Rispose la piccola ma non ne sembrava più molto sicura.
“Vieni con me.” La invitò il preside.
Anne strinse ancora più forte la mano di Star facendo un passo indietro.
“La signorina Potter potrà venire con te se vorrai.” La incoraggiò Silente.
La bambina e la ragazza cominciarono a seguirlo verso il suo ufficio.
I Malandrini affiancarono Star e il preside non disse nulla.
“I quadri si muovono!” Esclamò Anne.
“Si, certo. Anche le fotografie fanno così. E anche le scale si spostano.” Illustrò Star.
“E quello lì chi è?” Chiese la bambina indicando Silente.
“Lui è il preside della scuola.” Le spiegò Remus.
Per tutto il resto della loro camminata Anne non parlò ma si limitò ad osservare tutto intorno a sè.
Salirono nell’ufficio di Silente.
“Hai visto? La statua si è mossa quando lui ha detto quella parola strana.” Bisbigliò la bambina come se fosse appena entrata in una chiesa.
“Oh, si. E’ abbastanza comune da queste parti.” Commentò Sirius con aria di superiorità beccandosi tre occhiatacce da Star, Anne e Remus.
“Accomodatevi.” Fu la semplice richiesta del preside che poi si voltò verso un dipinto. “Avvisa i direttori della Case di salire qui per favore.” L’uomo nel dipinto annuì e si spostò di quadro in quadro uscendo fuori dalla stanza.
Passarono alcuni minuti di silenzio in cui Anne seduta sulle gambe di Star giocherellò con lei e due penne e poi la bambina si addormentò cullata dalla ragazza.
Infine arrivarono i direttori delle Case.
“Dunque?” Si fece aventi pratica la McGranitt. “Quando la rimandiamo a casa?”
“Quando scopriremo dov’è.” Rispose Silente.
“Ma come ha fatto ad entrare?” Chiese Vitius.
“E’ una bambina e forse c’era qualcosa che la attraeva molto in questo. I bambini non hanno cose importanti che possono riportarli indietro tranne i genitori ma se lei era qui nei dintorni da sola ed ha desiderato ardentemente di venire qui, magari per ripararsi da un pericolo, non c’era nulla che le potesse vietare di entrare anche se in questo modo ha perso la memoria e danneggiato la nostra barriera.” Illustrò Silente.
“E ora come faremo a farle recuperare la memoria?” Domandò la professoressa Sprite.
“Dobbiamo aspettare.” Presuppose Lumacorno.
“Esatto, Horace, nel frattempo rintraccerò la sua famiglia e impedirò loro di denunciarne la scomparsa. Uno stuolo di Babbani che ricerca un qualcosa nei dintorni di Hogwarts ci farà scoprire.” Decretò il preside.
“Ma se la teniamo qui vedrà questo mondo e poi lo racconterà in giro oppure potrebbe rischiare di impazzire con tutta la magia qua intorno e di non distinguere più la realtà dalla fantasia.” Protestò Vitius.
“La terremo in una stanza.” Suggerì Lumacorno.
In quel momento Star si alzò in piedi tenendo Anne in braccio.
“Non vi permetto di rinchiuderla in una stanza finché non impazzisce per la mancanza di ricordi e di affetto. La terrò con me e cercherò di farle tornare in mente la sua vita passata e poi il professor Silente le farà dimenticare quello che ha visto.” Decise lei.
“Questa è un’idea buona. Così faremo. Tutti d’accordo?” Domandò il preside.
Nessuno dissentì.
“Riuscirà a badare ad una bambina e a tenere il passo con le lezioni? Anche se la portasse in classe potrebbe annoiarsi o distrarla.” La avvertì la professoressa McGranitt.
“Ci riuscirò.” Assicurò Star.
I professori uscirono.
“Dovrai stare molto attenta a ciò che dirai. La bambina potrebbe riconoscere in te una figura del suo passato ma tu dovrai sempre dirle e ricordarle che vi siete conosciute qui. E’ importantissimo altrimenti ci sarà una parte della sua memoria che verrà modificata.” Le ricordò Silente.
La ragazza annuì. I Malandrini si avvicinarono alla porta.
“E’ troppo tardi, scommetto, per dirle di non affezionarsi.” Provò il preside.
“Si, lo è.” Ammise Star sorridendo un po’ serena e un po’ colpevole.
 
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Salve, ho otto minuti ancora di questa giornata Halloweenesca, ora sono sette (cit. Bellador).
Spero che il capitolo vi faccia gridare come ha gridato fede questa sera.
Notte notte.

 
  
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