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Autore: alicew in wonderland    01/11/2013    3 recensioni
Dopo la cancellazione della serie ho deciso di scrivere quello che secondo me poteva essere il vero finale della storia: ovvero una serie intera!
Pubblicherò ogni episodio di venerdì, esattamente come se la serie tv fosse in onda in America rispettando anche le festività (Ringraziamento, Natale, Pasqua...).
La storia comincia esattamente oggi, 27 Settembre 2013, Mac e squadra sono al lavoro come sempre e un po' di cose sono cambiate: Mac è sposato con Christine e Danny e Lindsay hanno avuto il loro secondo figlio...
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Trama episodio XXVII: Mac è ferito e cerca di salvare Christine da un arresto cardiaco. Intanto, Christine è in un limbo dove incontra sua madre e quella di Mac, dalle quali apprende avvenimenti futuri, e, al risveglio, si accorge con Mac che l’incubo è solo all’inizio.
Il disastro aereo di Danny e Sheldon è più grave del previsto e Lindsay ha delle complicazioni e deve essere operata d’urgenza.
Anche Mac finisce in un limbo in cui fa degli incontri importanti e ha delle visioni del futuro.
Flack e Jamie vanno a catturare il terrorista islamico, ma le cose non vanno come programmato.
Il team CSI cambia per sempre…
Genere: Mistero, Science-fiction, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Venerdì 1 Novembre 2013

EPISODIO VI: I DON’T NEED TO FIGHT TO PROVE I’M RIGHT

 
Jo, appresa la notizia dell’arresto di Mac, si ritrovò con l’intero laboratorio da gestire.
Tra prove da analizzare e nuovi casi da seguire, trovò il tempo di entrare nell’ufficio vuoto di Mac e di guardare la pila dei casi irrisolti fino ad allora: ne restava uno, uno solo. Se lo immaginava lì seduto a lavorare con lo sguardo indagatore fisso sulle prove.
Sbatté le palpebre e si rimise a fissare la stanza vuota. Aveva già vissuto una volta l’esperienza del laboratorio senza di Mac e altri ricordi si fecero strada nella sua mente «Non voglio che questa volta tu venga sostituito per davvero!» disse chiudendo gli occhi per un secondo.
Sheldon la vide guardare le vecchie foto di Mac alle pareti ed entrò nell’ufficio «Con tutte le volte che sono stato qui dentro, non mi sono mai fermato abbastanza per riuscire a vedere una foto!» distolse così Jo dai suoi pensieri «Quanto caspita era magro!» esclamò avvicinandosi all’unica parete che non fosse di vetro
«Vuoi dire che adesso non lo è più?» disse Jo ridendo
«No però… » Sheldon si fermò un secondo su una foto a colori visibilmente vecchia «Guardalo bene! È l’unico che si appoggia a un fucile e sembra che abbia un rigonfiamento sotto la camicia mimetica…» fece notare a Jo indicando «Come se facesse fatica a stare in piedi! Guardiamo di che anno è!» disse a Jo che la stava staccando dalla parete.
Jo, girandola, notò la scritta in basso “Beirut, 1983”. La rigirò e, presa una lente di ingrandimento, osservò più da vicino Mac «Quello che ha sotto la camicia sono bende!»
«Ci ha raccontato della bomba e del segno che gli è rimasto!» si ricordò Sheldon «Questa foto, se ho ragione, è stata scattata pochi giorni dopo la sconfitta dei Marines ai sopravvissuti. Mac poteva camminare ma non ancora combattere!»
«È la prova che lo può scagionare!» sorrise Jo, ma Sheldon sembrava aver visto qualcosa fuori dall’ufficio che lo preoccupava «Qualcosa non va?»
«Perché ci sono dei Marines nel nostro edificio?» domandò vedendo arrivare i militari vestiti con la divisa di servizio.
Uno entrò nell’ufficio e scrutò i due «Siete colleghi del Detective Taylor?»
«Sì! È successo qualcosa?» chiese Jo
«Sono il Generale McNamara, mi occupo della protezione di alcuni testimoni del maxiprocesso che si terrà tra una settimana.» disse tendendo la mano ai due che la strinsero «Sono venuto a prelevare il Detective Taylor per garantirgli protezione!»Jo e Sheldon sobbalzarono «Avete le facce molto confuse! Dov’è il vostro collega?»
«Lo avete arrestato come sospettato e portato a Naval Consolidated Brig!» disse Jo
«Accidenti!» ringhiò il generale «Andrò laggiù di persona e spero di arrivare in tempo!»
«Che vuol dire?» chiese Jo
«Vuol dire alcuni Marines non amano i tribunali militari, specialmente in questi casi, e preferiscono farsi giustizia da soli!»
«Generale!» urlò uno dei soldati avvicinandosi «A casa sua Taylor non c’è e la moglie dice che lo abbiamo già arrestato!»
«L’avete tranquillizzata?» chiese il generale McNamara in tono severo
«Sì signore!» rispose quello fermo sull’attenti
«Andate all’aeroporto! Si parte immediatamente!»
«Signore un’ultima cosa! Ci è stato comunicato che è stato il Generale Marshall a effettuare l’arresto!»
«Non perdiamo tempo!» urlò il Generale McNamara
«Aspetti!» urlò Sheldon inseguendo il generale «Due dei nostri si uniranno a voi, sono già partiti da una settimana e si trovano sul posto! Ancora non hanno ottenuto alcun permesso per incontrare il Detective Taylor!»
«I nomi?»
«Detective Danny Messer e Don Flack!» disse Sheldon osservando il generale avviarsi verso le scale «Aspetti! Mi prometta che Mac Taylor tornerà a casa!» disse Jo
«Faremo del nostro meglio!»
 
Danny era lì in piedi con Flack sulla pista di atterraggio, avevano ricevuto la telefonata del generale McNamara e attendevano l’arrivo dei Marines «Dove sono? Perché ci mettono così tanto?» bisbigliò tra l’ansia il primo
«Danny! Li vedo stanno arrivando!»  lo rassicurò Flack
Da un aereo appena atterrato scese una jeep. Il Generale McNamara scese dalla vettura e si presentò «Sono il Generale McNamara e sono qui per portare il Detective Taylor in un luogo sicuro fino al processo!»
«E noi siamo qui per aiutarvi!» disse Danny.
 
Mac era di nuovo a terra, ma non per colpa dei militari, «Bastardo infame! Mi hai rovinato la vita!» urlò Russell colpendolo con un calcio allo stomaco «Spero tu abbia salutato tua moglie come si deve!» gli disse prendendogli la testa con il palmo della mano e tirandogliela su da terra «Non la rivedrai mai più!»
Prima che Mac potesse toccare terra con il viso tirò una gomitata alla caviglia di Russell facendolo cadere in avanti. Mac sbatté comunque il viso al suolo, ma più delicatamente di come avrebbe fatto se il suo compagno di cella lo avesse sbattuto con una spinta verso il basso. Con un movimento rapido, si mise seduto sopra di lui e cominciò a stringere sul suo collo con la pressione di un braccio. Sotto di lui Russell cercava di liberarsi, ma dopo tredici secondi esatti svenne. Mac sospirò, esausto, fece appello alle sue energie un’ultima volta e, dopo aver trascinato Russell per meno di un metro, lo sollevo e lo adagiò sulla branda. Prese i lacci delle sue scarpe e quelli di Russell e gli legò i polsi e le caviglie alle sbarre del letto.
A fatica, Mac, strisciò fino alla sua branda e si aprì la camicia, aveva un livido violaceo sulle coste e faceva fatica a respirare, si sdraiò sulla branda in preda dal dolore. Il naso cominciò a pulsare e sentì la testa girare accompagnata da un senso di nausea, chiuse gli occhi e cercò di mantenere la calma.
Tossì, sentì il sangue colargli da un lato della bocca e si sentì lievemente meglio. Il senso di nausea era svanito e poté chiudere gli occhi per riposare.
 
Jo e Sheldon erano ancora nell’ufficio di Mac, erano le due del mattino «Il generale McNamara sarà arrivato e risolverà la situazione!» disse Sheldon
«Speriamo che Mac stia bene!» disse Jo trattenendo le lacrime
«Se così non fosse ne risponderà il Generale che lo ha arrestato! Ricordati poi che stiamo parlando di Mac!»
Lindsay chiamò Jo  al telefono «Non si sa ancora nulla?» chiese preoccupata
«No nulla! Stai bene?» rispose Jo camminando avanti e indietro per l’ufficio di Mac
«Sì non preoccuparti! Angela ha pensato di passare da me! C’è anche Reed e hanno un piano per dare importanza alla storia di Mac e ottenere l’appoggio dell’opinione pubblica!» disse inserendo il vivavoce
«Speriamo funzioni!» rispose Jo
«Fidati! Reed è un bravo giornalista e un mago del computer!» intervenne Angela «Penso che dovremmo uscire a cena un giorno di questi!»
«Perché no! Sei una ragazza brillante!» rispose lui «Ora però direi di concentrarci su Mac!»
«Giusto» disse Angela tornando seria «Jo, il generale Marshall è figlio di uno dei membri più illustri dei Marines, indovina dov’era suo padre nel 1983!»
«Non dirmi che era a Beirut!»
«Non solo! Sono entrata illegalmente in possesso di un documento che fa comparire i nomi dei ricoverati nell’ospedale da campo il 23 Ottobre 1983, subito dopo il bombardamento, e il suo nome non è tra i sessanta che ho qui, ma c’è quello di Mac!»
 Jo sospirò contenta «Un’altra prova per scagionarlo!» vide Quinn Shelby arrivare verso di lei e chiuse la comunicazione.
Sheldon rabbrividì nel vederla entrare nell’ufficio di Mac «Ho sentito bene, o anche i notiziari sono impazziti?»
«Dipende da cosa hai sentito!» rispose Jo
«Mac arrestato per stupro di massa a Beirut!» disse la donna dai capelli rossi incrociando le braccia «Immagino sia una bufala o non se la sarebbe cavata con una sospensione!»
«Era tra i feriti!» disse Sheldon mantenendo la calma
«È grazie a lui che sono a capo della Scientifica di Jersey City! Non voglio che le ultime parole che ci siamo detti siano quelle di quel litigio assurdo!»
«Era tutta una scena quella mezza minaccia che gli avevi fatto?» disse scioccata Jo
«A Mac ogni tanto serve una spintarella!» sorrise Quinn «Tu che lavori con lui al posto di Stella Bonasera dovresti saperlo com’è fatto!»
«Nutro un profondo rispetto per Stella» rispose Jo «E il mio rapporto lavorativo con Mac è basato sulla reciproca fiducia!»
«Lo vedo!» prese il rapporto che aveva stilato in quella giornata e sorrise «L’ho messo anche nero su bianco! Voglio che Mac torni presto al suo lavoro!» si avviò verso la porta a vetri scrutando anche Sheldon «È fortunato ad avere una squadra come la vostra! In futuro, se avremo il piacere di lavorare insieme, spero che potremo farlo in armonia!» se ne andò lasciando Jo e Sheldon senza parole.  
 
Mac si svegliò scosso per un braccio «Ehy! Ehy! Ti prego Taylor, dimmi che sei vivo!» si voltò verso quella voce e vide davanti a sé un uomo in giacca e cravatta «Per fortuna! Forse non ti ricordi di me, ero amico del caporale Stan Whitney!»
Mac si mise a sedere senza parlare e scrutò il nuovo arrivato nella cella «Mi ricordo perfettamente di te! Sei Rupert Grey! Come mai sei qui in una cella per due persone?»
«Dicono che ci vogliono tenere tutti insieme, ci sono altre sette persone che aspettano di poter entrare in questa cella là fuori!» disse preoccupato
Mac si massaggiò le tempie con la mano destra «Che ore sono?»
«Le otto del mattino!»
«Quindi tra poco avremo l’ora d’aria e non saremo costretti a stare tutti ammassati fin da subito!» sorrise Mac «Questo vuol dire che saremo in dieci!» osservò il generale Russell dimenarsi ancora legato al letto «Più tardi ti slego non preoccuparti!»
«Tu lo sai che sono innocente!» ribatté Rupert Grey «Ero accanto a te con ferite simili alle tue!»
«Lo so, ma dobbiamo convincere la corte!» rispose Mac sconsolato «Ce la faremo!» disse dando una pacca sulla spalla dell’ex compagno Marine.
Una guardia si avvicinò alle sbarre «Taylor! Ti portiamo a fare un giro ai piani alti! Hai una visita!»
Mac si alzò dalla branda barcollando «Se vuoi ora puoi slegare Russell!» disse mentre gli venivano passati degli abiti puliti. Venne accompagnato nel bagno per potersi lavare al lavandino.
Finito di sistemarsi, venne scortato al livello uno e fatto accomodare su una sedia di una grande sala. Per quanto si fosse lavato i residui del sangue, i segni delle percosse sul suo viso erano ben evidenti.
Vide entrare Flack e Danny che appena lo videro si mostrarono preoccupati «Mio Dio! Che ti hanno fatto Mac?» disse il primo avvicinandosi all’amico
«Qualche graffio tra me e Russell… non ti preoccupare!» disse cercando di non far vedere che nascondeva altre ferite sotto i vestiti puliti
«Mac, stai tremando! Cos’hai?» chiese Danny vedendolo pallido
«Non è nulla Danny, non ti devi preoccupare!» concluse Mac «Perché siete qui?»
«Perché non ti dovevano arrestare ma prendere in custodia per proteggerti! Il generale McNamara è qua fuori e sta tentando di risolvere la situazione! »
«Sono comunque condannato, Don! Un mio ex compagno mi ha rivelato che in totale gli imputati del processo sono dieci, contando anche me e Russell, e li stanno tutti mettendo nella mia stessa cella!» li informò Mac
«Quindi è consigliabile intervenire subito!» disse Danny «Don diamoci da fare e lasciamo Mac con il Generale!» disse all’amico in segno di intesa
«Vi lasciamo da soli!» sorrise Flack lasciando il posto al Generale, appena entrato, e poi uscendo con Danny.
Il Generale guardò Mac «Lei sa perché è qui?»
«Sì!» sussurrò «Sono contento che qualcuno si stia adoperando per aiutarmi!» sorrise
«Non mi sembra che lei abbia un bell’aspetto!» disse il Generale allungando una mano verso la fronte di Mac «Lei ha la febbre! Sicuramente è dovuto a qualche infezione in corso!»
Un dolore colpì Mac al fianco all’improvviso, come se volesse ricordargli la sua presenza, ed egli non poté che stringere i denti e cominciare a tremare davanti al Generale «Ho delle coste incrinate, almeno credo, e penso che peggiorerà se non verrò visitato!»
«Non si deve arrendere! Ha sempre combattuto! Deve solo continuare a farlo!» gli bisbigliò piano il Generale «Intanto cercherò di tirarla fuori da qui! Il giudice potrebbe essere comprensivo in qualunque caso!»
«Non ho bisogno di combattere per dimostrare che sono nel giusto e ho la certezza che sono innocente!» disse Mac sforzandosi di sorridere «Vorrei poter scrivere un messaggio a mia moglie!»
«Scriva qualcosa su questo foglio! Provvederò a farglielo avere!»
Mac prese in mano la penna e cominciò a scrivere con mano tremante
“Dear Christine,
This night I wasn’t able to sleep, so I started to think a name for the kid. I think that Stanton is a perfect middle name. You already know the first name since we discovered we were waiting a boy: McKenna III sounds good! Isn’t it?
It will be strange to call him Mac… Maybe it’s better to use Stan as a nickname!
I’ll be fine! Don’t worry for me! I’ll be with you soon!
Lovely,
Mac”
La guardia di turno si avvicinò «Tempo scaduto, mi dispiace!»
«Caporale, la prego! Mi conceda altri cinque minuti!» supplicò Mac
«Mi dispiace, ho degli ordini da eseguire» disse afferrandolo per un braccio
«Mi riporta in cella?» chiese Mac
«No, nel cortile sul retro con gli altri nove! C’è l’arena che vi attende!»
Mac guardò il Generale allarmato «Lo sa bene cosa accadrà ora! La prego di fare qualcosa!» sibilò mentre veniva trascinato via « Faccia avere quel messaggio a mia moglie!»
 
Flack e Danny erano fuori «Andiamo in cortile a fermare i Marine!» disse il Generale «Il vostro collega combatterà nell’arena con gli altri nove! Non è in grado di farlo! È troppo debole!» disse cominciando a correre verso il cortile «Vado avanti io!» disse il generale McNamara «Il generale Marshall sta oltrepassando il limite consentito!»
«Non c’è bisogno che tu vada da nessuna parte! Ho già detto ai miei uomini di portarli in cortile solo per l’ora d’aria!» disse il Generale Marshall comparendo da dietro l’angolo e McNamara si fermò a guardarlo con aria gelida
«Da che parte andiamo per il cortile?» chiese Danny agitato
«In fondo al corridoio a destra! Vi troverete proprio dietro la recinzione del cortile, a voi non è concesso l’accesso!» disse il Generale McNamara sparendo con il Generale Marshall nella direzione opposta.
Flack corse verso il cortile, lasciando indietro Danny, aprì la porta di scatto e vide uno spettacolo raccapricciante prendere forma davanti a lui: i Marines maltrattavano i prigionieri all’interno dell’arena umana. Il prigioniero doveva affrontare due soldati, quello che stava combattendo in quel momento era lucido e concentrato, Mac era il prossimo della fila.
Flack guardò l’amico: lo sguardo perso, gli occhi, lucidi e spenti, e il suo tremore gli comunicavano che stava parecchio male e che forse non avrebbe avuto le forze per difendersi.
«Chi è il prossimo figlio di puttana?» gridò uno dei carnefici sputando a terra dopo aver messo al tappeto il prigioniero che stava combattendo e lasciatolo agonizzante ricoperto di sangue.
Danny comparve alle spalle di Flack in tempo per vedere che Mac veniva spinto al centro dell’arena «Ecco il nostro fortunato “testimone chiave”!» disse il primo carnefice «Lo sai che sei stato tu a mettere in piedi questo casino e a rovinarti da solo?»
«Ho fatto la cosa giusta dicendo la verità!» disse Mac sollevando lo sguardo «Non ho nessuna intenzione di combattere contro di voi!» il primo dei due tentò di colpirlo allo stomaco, ma Mac schivò il colpo e lo afferrò per il braccio ruotandoglielo all’indietro «Ma se sarò attaccato e sarò costretto a difendermi, lo farò!» gli sibilò all’orecchio.
L’altro Marine intervenne cercando di liberare il compagno e riuscì a colpire Mac alle coste con un calcio. Mac ansimava riverso a terra, per fortuna rimase abbastanza vigile per poter ruotare sull’altro fianco ed evitare un calcio diretto allo stomaco. Riuscì a far cadere con un calcio dal basso il suo primo aggressore girandosi supino, esponendosi così a un attacco del secondo Marine: un poderoso pugno dritto contro la sua cassa toracica, un colpo che Mac non poteva permettersi di incassare e fu così che con le mani afferrò il pugno e lo spinse lontano da lui e involontariamente riuscì a rompere il braccio del Marine facendogli uscire l’osso dalla carne.  
Danny e Flack cercavano di intravedere dietro i soldati disposti in cerchio attorno al combattimento se Mac stesse bene, ma la loro visuale era quasi del tutto oscurata.
Il primo Marine tornò all’attacco con un calcio alle parti basse, Mac non riuscì ad evitarlo e lanciò un grido lancinante che riempì il cortile. Era paralizzato dal dolore mentre l’avversario si apprestava a infierire su di lui «Non fai più lo sbruffone, eh!» gli altri Marines che osservavano la scena ridevano ed esultavano.
Flack aveva il sangue che ribolliva e picchiava contro la rete metallica per attirare l’attenzione dei Marines che continuavano a non accorgersi della sua presenza.
«Fermi!» urlò il generale McNamara comparendo da una porta con il generale Marshall «Soldato, ti ordino di lasciare immediatamente il prigioniero!»
Il Marine si tirò indietrò «Signor sì, Signore!»
«Portatelo immediatamente in infermeria e assicuratevi che riceva le cure necessarie come tutti gli altri che avete ridotto nel suo stato!» si volse a tutti i Marines presenti «Comprendo che la situazione sia delicata! Mi complimento con voi per aver trasgredito ai comandi del generale Marshall e per aver dato spettacolo davanti a due membri della polizia di New York!» disse indicando i Detective aldilà della recinzione.
I Marines rimasero sorpresi dalla presenza di due persone oltre la rete di sicurezza «Siete fortunati se non faccio rapporto per spedirvi davanti alla corte militare al posto di queste dieci persone!» terminò il Generale «Rompete le righe!» ordinò e si avvicinò alla rete rivolgendosi a Flack «Venite dentro! Vi porto dal vostro amico!»
 
Mac giaceva nella branda dell’infermeria e sorrise nel vedere i due membri della sua squadra, cercò di dire qualcosa, ma era troppo scosso dai brividi e debole.
«Si reputi fortunato Detective!» disse il dottore «Un altro calcio e ora avrebbe le costole a sinistra rotte e un polmone perforato! Un’altra buona notizia è che il naso non è rotto! C’è un leggero trauma all’altezza dello stomaco, ma si riassorbirà del tutto nel giro di qualche settimana!»
«Mi riprenderò completamente?» chiese Mac passando al nocciolo della questione
«Sì, domani dovrebbe già poter camminare normalmente! La sua temperatura corporea sta già tornando nella norma! La febbre è comparsa solo come meccanismo di difesa contro le possibili infezioni!»
«Non la passeranno liscia Mac!» ringhiò Danny
«Quando torniamo a New York mi occuperò personalmente del Generale Marshall!» disse con voce flebile Mac.
Flack guardava l’amico ferito «Ora capisco perché i Marine sono visti come personaggi malvagi! Arrivano quasi ad uccidersi tra loro! A proposito Mac, felice quarantanovesimo Compleanno! Questo di sicuro te lo ricorderai tutta la vita!» lo sguardo raggelante di Mac fece sparire dal volto di Flack il sorrisino che gli si era appena formato
«Dire che questo compleanno è buono mi sembra eccessivo! Chiamo a casa per sapere se ci sono novità!» disse Danny prima di uscire.
Appena fuori compose un numero e si portò il telefono all’orecchio «Ehy Lindsay! Come stai? Mac è salvo! Non ha nulla di rotto, anche se lo hanno portato in infermeria! Dimmi cosa avete trovato!» chiese gentilmente alla moglie sorridendo e appoggiandosi con la schiena al muro «Il padre del Generale Marshall? Ne sei certa? Capisco! Mac sarà felice di sapere che aprirete un’indagine!» sorrise cambiando argomento «I bambini?!» vide Flack venirgli incontro mentre terminava di ascoltare la risposta «Devo andare! Devi dire a Christine di stare tranquilla! Ti amo!»
Danny sorrise ed esclamò al collega «Preparati a interrogare il Generale Marshall! Il suo adorato paparino era con Mac nel 1983!»
«Uh! Qualcosa mi dice che nell’armadio c’è più di uno scheletro!» sogghigno malizioso Flack.
 
Jo sospirò di sollievo sapendo da Lindsay che Mac stava bene e si stava riprendendo «Sul padre del Generale Marshall hai scoperto altro?»
«Solo che è stato congedato nel Febbraio 1994 e, per nostra sfortuna, con onore!» disse sbattendo sul tavolo di Jo il curriculum militare dettagliato «Ho recuperato anche quello di Mac! Se dopo vuoi darci un’occhiata per trovare altre prove della sua innocenza! Io devo andare a casa di Mac per dare la notizia a Christine!» e se ne andò
«Coraggio Mac! Cinque giorni e undici ore e sarà finita!» sorrise Jo spulciando nel curriculum di Mac e ritrovandovi il secondo nome che aveva sentito da Christine in ospedale il giorno in cui gli avevano sparato «Cosa è passato nella testa dei tuoi genitori quarantanove anni fa quando ti hanno dato questo nome? Se non altro ora so come si scrive!»
 
«Sono passate dieci ore da quando ci siamo sentiti l’ultima volta! Inventati una scusa migliore di “i cellulari non prendono”!» disse irritata Lindsay al telefono reggendo in braccio Sid
«Ma è così te lo assicuro!» cercò di convincerla Danny «Ascolta, il processo è tra meno di una settimana  e abbiamo bisogno di prove per inchiodare il padre del generale Marshall che non è tra i dieci che saranno davanti alla giuria militare!»
«Jo sta indagando e noi la stiamo aiutando! Angela dovrebbe avere dell’altro materiale su cui fare ricerche… vado da lei ora!» disse camminando verso la cucina «Ti chiamo appena ho qualcosa! C’è da fidarsi del generale McNamara?» chiese dubbiosa
«Nemmeno Mac si fida troppo… lui non sbaglia sulle persone!» sospirò «Però dice che bisogna correre il rischio per scagionare anche altri due imputati che giacevano vicino a Mac quella notte!»
«Capisco! Ci sentiamo dopo e tieni acceso il cellulare!» ordinò Lindsay posando Sid nella culla
«Va bene Montana! Dimmi solo una cosa: come state tu e i bambini?»
«Bene! Loro fanno un po’ i capricci e Lucy chiede quando torni, ma ho la situazione sotto controllo! Ora torno al lavoro! È appena arrivata Rosita!» disse salutandola con un cenno della mano
«Lucy come va all’asilo?»
«Bene! La va a prendere più tardi tua madre!» sospirò «Mi manchi!» disse con un tono triste
«Mi manchi anche tu!» sospirò Danny «Non dovevi andare da Angela?» intervenne dopo una breve pausa
«Giusto!» disse uscendo di casa «Ti chiamo più tardi!»
«Ti amo!» disse Danny in tono sincero
«Ti amo anch’io!» sorrise Lindsay riattaccando.
 
Angela stava stampando dei documenti e quando vide Lindsay entrare esclamò «Ah! Sei arrivata finalmente!» sorrise e proseguì «Lì c’è tutto quello che ti serve per continuare qui da New York, io vado a lavorare sul campo!» sorrise
«Cosa dovrei fare io con tutta questa carta?»
«Passarla a Jo quando avrai trovato qualcosa! Lì dentro sono sicura di averti lasciato tutto!» disse infilando un portatile in una borsa per computer
«Non ho ancora capito dove vai…» intervenne Lindsay prendendo il malloppo di fogli
«Al carcere militare con Reed!» sorrise orgogliosa del piano elaborato poche ore prima «È il momento di dare una spinta all’opinione pubblica nella strada che vogliamo noi!»
 
Mac era appena stato dimesso dall’infermeria quando gli si pararono difronte Reed e Angela
«Sono arrivati i soccorsi!» esordì il figliastro di Mac «Sono felice di vederti ancora tutto intero!»
«E soprattutto potrai raccontarci tutto nei dettagli!» concluse Angela
«Non dovresti essere a New York a condurre delle indagini su Albert Marshall?» domandò a Angela «E tu non dovresti occuparti del trasloco nell’appartamento che hai trovato?»
«Per quanto sia importante per me andare via di casa e avere una vita mia, ho pensato che il lavoro e la famiglia vengono prima di tutto!»
Mac sorrise «C’è qualcos’altro… qualcosa che non mi volete dire…» li scrutò per un attimo «Tra di voi che rapporto c’è?»
«Un rapporto che potremmo definire “colleghi occasionali”!» rispose sbrigativamente Angela.
Lo sguardo di Mac era poco convinto.
«Hai dei lividi abbastanza evidenti in faccia!» continuò lei per cambiare argomento
«Sono in un carcere militare! Che vi aspettate? Che mi offrano lo zucchero filato?» domandò ironico Mac
«Ma non dovevi finire qui! Dovevi essere a Washington in attesa del processo sotto protezione!» intervenne Reed
«Così mi hanno detto, ma è andata diversamente!» disse Mac vedendo arrivare Danny e Flack, sorrise e li salutò con un cenno della mano.
Poco dopo arrivò anche il Generale McNamara «Si parte Detective Taylor! Ci aspetta un viaggio lungo!»
«Noi torniamo tutti a New York e spediremo la documentazione sul Generale Albert Marshall!» concluse Flack
«Sarai in diretta alla tv il giorno del processo!» disse Danny stringendo la mano di Mac «Io e Lindsay siamo con te, come tutti gli altri!»
«Ehy Mac! Al telefono c’è qualcuno che vuole parlarti!» disse Angela passandole il cellulare
«Pronto!»
«Mac! Finalmente riesco a parlare con te!»
Mac sorrise euforico «Jo! Come procedono le cose in laboratorio?»
«Vedrai tu stesso tra quattro giorni!» sorrise felice di sentire la voce di Mac «Ti vogliamo bene! Non vediamo l’ora di rivederti nel tuo ufficio!»
«Anche io non vedo l’ora di tornare da voi!» ammise Mac «Che mi dici di Quinn? Ha creato qualche problema?»
«Affatto! Anzi, ti ringrazia per averle garantito il posto!» sorrise Jo «Ci siamo liberati delle sue valutazioni per sempre!»
«Mac!» urlò Christine felice «Ci sono anche io e ho ricevuto il tuo messaggio!»
«Christine! Amore mio! Tra poco sarà tutto finito!»
«Jo è venuta da me e mi ha detto che stavi meglio! Cosa ti è successo?» domandò lei
Mac guardò il generale McNamara intimargli di sbrigarsi indicando l’orologio «Ora devo andare, ma spero di risentirti presto Christine! Salutami Jo!»
«Quando torni ci prendiamo un caffè! Tanto lo so perfettamente come ti piace: nero con due zollette di zucchero!» sorrise asciugandosi una lacrima Jo
«Aspettami!» disse Mac riattaccando e riporgendo ad Angela il cellulare «Direi che possiamo andare!»
«Buona fortuna Mac!» lo salutò Reed «Hai deciso poi che nome dare al bambino?» Mac sorrise e glielo sussurrò all’orecchio «Preparati ad essere odiato!» ribatté il giovane.
Mac si avviò verso la pista di atterraggio «Anche gli altri prigionieri verranno trasferiti?» chiese al Generale McNamara
«Solo lei e altri due! Gli altri resteranno qui fino a due giorni prima del processo!» rispose quello.
 
Qualche ora dopo, la squadra della Scientifica di New York era di nuovo al completo in città.
Angela guardava nervosamente il suo cellulare picchiettando le unghie sulla scrivania del laboratorio «Finalmente ti sei deciso a scrivermi!» disse visualizzando il numero di Reed
“L’articolo è OnLine! Ora bisogna solo aspettare! Sei sicura che fare la poliziotta sia la tua strada? Mi piacerebbe averti come collega!”
Si affrettò a rispondere “Scemo! Faccio il mio lavoro per aiutare gli altri e per servire il mio paese! Non è escluso che tra me e te potrebbe nascere una buona cooperazione, ma più di questo non ci sarà mai niente!” premette il tasto di invio e visualizzò sul computer il blog di Reed «Niente male davvero! Tra qualche ora sarà l’opinione pubblica a mostrare un parere!»
Jo, vedendo Angela sorridere, entrò nel laboratorio e vide l’articolo sul monitor “Mac Taylor il capro espiatorio de –Lo scandalo di Beirut-”
«Reed ci ha dato dentro!» esclamò facendo sobbalzare Angela «E scommetto che tu lo hai aiutato!»
La giovane si voltò verso di lei «Bisognava fare qualcosa! Era ingiusto che lo dipingessero come uno stupratore dopo che era apparso come “L’eroe di New York”!»
Jo si sedette e cominciò a leggere l’articolo «Ha davvero scelto McKenna Stanton III come nome per suo figlio?!»
Angela si protese verso il computer e si mise a leggere tra le righe “…a dargli la forza per andare avanti sono la moglie, gli amici e il piccolo McKenna Stanton III, non ancora nato. …”
«Come è convincente!» spostò lo sguardo su Jo «Ti giuro che io non ne sapevo nulla!»
In fondo alla pagina comparvero le foto scattate con il cellulare e Jo sorrise vedendo anche la registrazione audio della telefonata «Il prossimo link è una foto, non so quanto ti convenga guardarla! Io sono stata male a vederlo dal vivo, ma ho mascherato bene le mie emozioni!»
Jo cliccò sulla foto e vide il volto di Mac «Accidenti! Il naso, lo zigomo, il labbro! Non è possibile che possa essere stato ridotto così!»
 
Mac era arrivato a una base militare vicino a Washington  «Generale McNamara!» disse porgendogli la mano «Grazie per avermi aiutato!»
«Si figuri Detective!» sorrise il Generale stringendo vigorosamente la mano di Mac «Il fascicolo sul Generale Albert Marshall è arrivato senza intoppi! Lei deve solo testimoniare! È appena stato scagionato e non compare tra gli imputati accusati!» chiamò con un cenno i Marines «L’ho salvata in tempo a quanto pare!»
«Grazie ancora!» concluse Mac avviandosi verso una camera piccola e stretta.
Vide il telefono sul tavolo e compose il numero di casa «Pronto? Christine, sono io! Sono arrivato e sono stato scagionato! Tutte le prove sono arrivate!»
«Potrai tornare a casa allora?»
«Prima devo testimoniare!» sorrise lui
«Ho avuto tanta paura di non vederti più! Cosa ti hanno fatto? Hai la faccia piena di lividi! Ho visto l’articolo online!»
Mac sorrise «Non temere! Passeranno presto!»
«Buon Compleanno, anche se in ritardo!»
«Il più bel regalo che potessi ricevere questo Compleanno è stato avere la certezza che sarei tornato da te!»
Christine si mise ad arrotolare il filo del telefono «Dimmi che non sarà sempre così!»
«Così come?»
«Tutti costretti a combattere come se fossimo in una giungla!»
Mac rise «Ma noi siamo in una giungla fatta di grattacieli e asfalto!» la ascoltò piangere «Non piangere!»
Christine si toccò la pancia «Lo sai che il bambino si è messo a scalciare!»
«Gli mancherò di sicuro!» Mac guardò  il muro «Per questo piangi?»
«Sì e no! Un giorno forse ti spiegherò meglio! È una cosa che ho detto da poco a tua madre e anche lei deve ancora elaborarla!»
«Riguarda il bambino?»
«No il mio lavoro! Capirai Mac! Quando potrò dirtelo te lo dirò!»
Christine riattaccò, senza lasciare a Mac la possibilità di ribattere o aggiungere un saluto.
Alla porta bussò il Generale McNamara «La sua collega, Angela Meyers, sarà presente al processo!»
Mac rispose garbatamente «Grazie per avermi comunicato la notizia!»
Il Generale lasciò la stanza e Mac si sdraiò sul letto fissando il soffitto «Cosa mi vuoi dire Christine? Perché sei così misteriosa?»
   
 
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