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Autore: darkangel98    01/11/2013    5 recensioni
Prima dei Settantacinquesimi Hunger Games, prima della ribellione, c’è stato un tempo in cui una tredicenne di nome Enobaria Harondale si offrì volontaria come tributo. Questa è la storia di come quella ragazzina diventò assassina passando attraverso tutto ciò che l’arena porta, il dolore, il sangue e il terrore, i brividi di adrenalina della lotta, e forse l’amore.
È la storia di una Favorita che entrò nell’arena con la gioia negli occhi e ne uscì felice di non doverci tornare mai più. O almeno così avrebbe dovuto essere.
Genere: Angst, Azione, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brutus, Enobaria
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sunrise  

  
                
-Mi offro volontaria!- annuncio aggrottando le sopracciglia, nella mia personale versione di un' espressione forte e sicura di sè.                                                                           
Imito un attimo la voce di Ginger-Capelli-Di-Vomito per cinguettare. -Oh oh, una volontaria! Come ti chiami tesorino? -                                                                        
- Enobaria Harondale.- rispondo riprendendo la mia voce naturale e ammiccando. Accidenti, suona malissimo. Perchè ovviamente mamma Hope, tra tutti i nomi che potevano corrispondere alle iniziali ricamate sulla mia copertina doveva darmi i più strani che le fossero venuti in mente. Probabilmente perchè dopo aver adottato Eos, Ember ed Emelìne non le restavano molti nomi inizianti per E.                                                                                                                                                                     
- Cielo, En. Fai le prove allo specchio? Che cosa da disperata.-                                                                                                                                                                          
Eos entra nel bagno ridacchiando. -Ma dai, posso capirti. Anche io quando avevo la tua età facevo cose del genere, mi fai tenerezza, sai ?-                                     
Alzo gli occhi al cielo. -Piantala, Eos, hai solo un anno più di me. -                                                                         
-Ma dai tredici ai quattordici anni cambiano molte cose.- sentenzia. -Tieni. Il contributo di mamma Hope per farti sembrare un po' meno una bambinetta che tenta il suicidio. -                                                                                                                                                                                                  
Apro la busta con dentro un vestito celeste scollato con la gonna di pizzo, delle ballerine con un filo di tacco e una trousse con un rossetto e un eyelyner nero.  Faccio un sorrisetto  -E mamma Hope sa di questo contributo?-                                                                             
-Ovvio che no! Ci mancherebbe anche che le andassi a raccontare che ti offri, così ti tiene chiusa in casa fino ai diciotto anni, e magari ti estraggono pure e vengono a fucilarti perchè non ti sei presentata.-                                                                                                         
Ridacchio. -Sai che mi piace tanto sentirti parlare con la tua grandissima positività e voglia di vivere, ma ora ti va di tacere e darmi una mano a mettermi questo affare ? è una cosa impossibile.-                                                                                                            
Una ventina di minuti dopo siamo entrambe nei nostri vestiti della mietitura, truccate e più eleganti di quanto siamo mai state in vita nostra.Il vestito color pesca di Eos sta benissimo con la sua pelle olivastra e gli occhi nocciola spruzzati di verde dorato, ma il mio è veramente ridicolo. è troppo lungo e, anche se Eos giura che dimostro quasi quindici anni, mi fa sembrare una bambina di cinque anni che gioca con i vestiti della mamma.                                                                 
Pazienza, se non sembro abbastanza grande per vincere dall'aspetto vuol dire che saprò dimostrarlo con le armi. E poi, almeno il trucco mi è venuto bene. Secondo Eos mette in risalto il grigio ceruleo dei miei occhi e mi dà un aria angelica. Non è esattamente l'aria che dovrebbe avere una volontaria del 2, ma almeno sono carina.                                                                                                                                                    
 -Avanti, andiamo, prima che la mamma ci ammazzi.- propone saggiamente Eos.                                                                                                                                        Annuisco e usciamo dal bagno, dove la sorella diciottenne di Eos, Emelìne, ci fulmina con lo sguardo borbottando qualcosa sul perchè le stupide ragazzine ci mettono secoli a vestirsi e che ce l'avrà a morte con noi perchè non farà in tempo a farsi il suo consueto milione di treccine , ma non mi preoccupo troppo. Emelìne non è come Ember, non è capace di arrabbiarsi davvero.                                                                                              
E quando ci sediamo a pranzo il  milione di treccine biondo dorato è sempre sulla sua testa, più contorto e arruffato che mai e il sorriso le illumina il volto come al solito.                                                                                                                                               
Nessuno ha particolarmente voglia di parlare. Si può dire qualunque cosa su quanto il nostro Distretto sia favorito e pieno di volontari, ma la mietitura è sempre la mietitura indipendemente da quanto siano allenati i tributi. L'ansia perseguita tutti.                                                                                                                                     
Solo la mamma cerca di attaccare discorso, ma dopo un po' ci rinuncia, e poi lei non conta. Non credo che, a parte forse quando è morto papà, ci sia stato un momento della sua vita in cui è stata triste.  In realtà nessuno di noi è suo figlio naturale, a parte Brethan e Linda, ma è come se lo fossimo.
Mi hanno trovata appena nata sulla porta dell'accademia, io e il mio fratello gemello che quando arrivarono era già morto congelato, e nessun altro ha voluto prendermi. Eos e le sue sorelle maggiori, Emelìne ed Ember, c'erano già, ma allora avevano ancora  la loro vera madre, la cameriera di mamma Hope e suo marito. è stata fucilata dai Pacificatori quando ero piccola, per aver ucciso un uomo che aveva cercato di violentare Ember: avrà avuto undici o dodici anni, a quel tempo. L'ultimo arrivato è Loì, che è scappato di casa ed è venuto qui due anni fa, a quattordici anni. Non ha mai voluto dirci da dov'è venuto, nemmeno a Eos, che è praticamente la sua ragazza, e dà l'impressione di venire da un altro distretto. è così mingherlino da sembrare poco più grande di me e ha i capelli castano ramato sempre arruffati, gli occhi ambrati e il viso piccolo e spigoloso, coperto di lentiggini; non ho mai visto qualcuno che gli somiglia qui.                                                                     
Poi ci sono Brethan, che ha diciotto anni, e Linda, di dieci, ma loro non hanno una storia strana. Sono semplicemente i figli di mamma Hope e del suo marito vincitore, che è morto quando avevo quattro anni, lo ricordo a stento.                                                             
Ci ha accolti a casa sua perché diceva che casa sua era troppo grande per sole quattro persone, che aveva troppa voglia di dare affetto. Nel Distretto dicono che sua mamma doveva saper leggere il futuro, per davvero, non come Emelìne, perché le ha dato il nome perfetto, Hope. Lei è una speranza per tutti quelli che non hanno un posto dove andare, come me.                                                                  
E oggi vorrei tanto che un po’ di questa speranza fosse dalla mia parte.
 
###
-Mi offro volontaria!-                                                                                                                                     
Sbatto le palpebre, incredula di aver pronunciato davvero queste parole.                     
Non è una prova davanti allo specchio. è tutto vero.                                                                                                                                                                                           
 -Mi chiamo Enobaria Ha-arondale.- sussurro con la voce che trema per l'emozione, lisciandomi la gonna con le mani.                                                                                          
-Cara! Vieni su, sbrigati! Fatti vedere!- trilla Ginger in sovraeccitazione.                                            
Alzo il viso con fierezza e salgo sul palco, cercando di mantenere lo sguardo impassibile e le labbra serrate. Di solito si applaudono i volontari, ma nessuno lo fa per me. Sono solo una delle bambine di mamma Hope, cambierebbe a pochi che io esista o meno, e ammiro con tutto il cuore Eos e Loì che cercano di fare più casino possibile per far sembrare che a qualcuno importi di me.                                                                                                           
Suppongo sia il genere di cose che fanno gli amici.
La ragazza dai ricci biondi che hanno estratto prima che mi offrissi, Faith, mi lancia uno sguardo parecchio scontento scendendo dal palco, ma io le sorrido in risposta. Dovrebbe rilassarsi, ha sì e no quindici anni. Avrà ancora un sacco di occasioni per offrirsi.                                                                                                                                                
Ginger passa la mano nella boccia maschile e legge il nome di Nikoel O'Alex, che scopro essere un ragazzino di un anno più di me, con il viso dolce e la pelle color caffelatte. Faccio appena in tempo a sorridergli, pensando che sarebbe bello come compagno di Distretto, che si alzano le mani dei volontari e Ginger, tra tutte, sceglie quella dell'ultima persona che avrei mai pensato potesse offrirsi. La mano di Brethan.                                                                                                                                    
Lo shock mi paralizza per un attimo in cui non riesco a respirare, poi urlo. -No! No, non devi offrirti! Non lo voglio come compagno, ehm, signora!-                                        
Mi volto verso la capitolina. -Per favore, scelga qualcun altro, quel ragazzo non deve...-                                                                                                               
Mi interrompe il tocco di una mano straordinariamente calda sulla spalla. -è tutto a posto.- Mi giro e incrocio gli occhi castano chiaro di Nikoel, calmi e sereni.  -Non devi preoccuparti di quel ragazzo. Non ho detto che voglio essere sostituito.-                                                                                                                                 
Ho la sensazione di essere diventata parecchio rossa. -Grazie.- sussurro, sistemandomi una ciocca di capelli dietro le orecchie.                                                                                  
 -Scherzi?- ridacchia. -Cosa c'è di meglio di un biglietto per i giochi senza nemmeno il disturbo di alzare la mano per offrirsi-                                                                   
- Siete così teneri.- sospira Ginger guardandoci con aria sognante. -Ripetetemi un attimo, com'è che vi chiamate? Ah, sì, stringetevi la mano. Dal Distretto Due, per i Sessantaduesimi Hunger Games, i piccoli, coraggiosi Nikoel O'Alex ed Enobaria Harondale!-                                                                                                    
Faccio un sorriso per le telecamere, un sorriso che non mi arriva agli occhi, mentre incrocio gli sguardi stravolti di Brethan e Emelìne, nella fila dei diciottenni. Non sposto lo sguardo fuori dalle file dei tributi, per guardare mamma Hope e Linda. Non ne ho il coraggio.                                                                                                                
Poi scendiamo dal palco ed entriamo nella saletta del palazzo di Giustizia.                                                                                                  
Entrano prima che possa sedermi, chiudere gli occhi e sospirare, proprio come quando l'anno scorso vedemmo per l'ultima volta Ember. Allora io, Eos e Loì eravamo felicissimi per lei e le abbiamo solo fatto gli auguri, ma la mamma ed Emelìne piangevano e lei sembrava davvero giù di morale, e non per il fatto di andare ai giochi, visto che si era offerta.                                                                     
Ora che sono seduta sulla sua stessa poltrona e vedo con i suoi occhi capisco cosa provava. C'è la parte di me che dovrebbe essere felice, quella razionale, quella che è consapevole di aver aspettato tanto per questo e stare per raccogliere i frutti dell'allenamento.                                                                                                                                 
E io sono felice. è ovvio. Probabilmente se mi lasciassi andare solo all’istinto mi alzerei e inizierei a ballare e strillare di gioia, se non ci fosse qualcosa che mi fa pensare che anziché ridere potrei scoppiare in lacrime. È strano come l’ansia mi stia rodendo le vene per una cosa che dovrebbe essere l’obiettivo della mia vita.                           
E comunque, per quanto possa essere brava a restare fredda, sentirli piangere mi fa sentire triste. In colpa, che è quanto di peggiore possa provare un tributo.                                                                    
 Appoggio la testa sullo schienale della poltrona di lusso, malinconica, e mi sforzo di conservare la mia espressione impassibile e dura mentre quella che ho considerato la mia famiglia per tredici anni mi dice addio, speriamo non sia un addio per davvero, ma probabilmente ho lo stesso gli occhi lucidi e spenti come se stessi per piangere.                               
Non importa, decido. Ho pure il diritto di essere un po’ turbata prima di rischiare la morte.  Mi danno dei consigli, ma a malapena li sento. Avrò un mentore, loro non sono stati ai giochi. Emelìne e Eos litigano per decidere se dovrei o meno parlare di Ember, per una sarebbe commovente e per un’ altra mi farebbe solo sembrare l’ennesima sorellina di una perdente. Non capisco chi dice cosa. Tanto non sono brava a seguire i consigli.                                                                                                 
Sembra passato un secolo quando finalmente li abbraccio tutti e verso qualche lacrima, prima di ritornare faticosamente alla mia freddezza favorita.                          
E poi non c’è più niente. Rimango seduta a gambe incrociate su una poltrona di seta rossa, a contare i miei respiri. Sono solo una bambina di mamma Hope e nessuno mi verrà a trovare.             
Entra Faith, ma borbotta uno “Scusa, cercavo Nikoel” prima che possa arrabbiarmi e dire che prendersela perché mi sono offerta al suo posto è veramente infantile.       
Non mi aspetto altro che i Pacificatori che mi portranno al treno, e anzi vorrei che si sbrigassero, perché questa attesa mi sta uccidendo, e per questo resto a bocca aperta quando Emelìne entra di nuovo nella stanza, da sola e le sopracciglia inarcate di determinazione al posto del suo consueto sorriso dolce e svagato.   – Ho visto qualcosa del tuo futuro, En.- sussurra, guardandosi intorno per controllare che nessuno la senta.                                                                                                              
Devo controllarmi per non alzare gli occhi al cielo. È iniziato quando Ember è stata uccisa. Ha iniziato a delirare, a dire che i gemelli avevano un legame speciale e se lei aveva una gemella morta aveva un legame con l’aldilà che le faceva vedere le cose prima che accadessero. Diceva che doveva valere anche per me, vista la storia del gemello che non ho mai conosciuto.                                
Poi ha smesso ed è tornata la ragazza solare di sempre, ma crede ancora di saper predire il futuro, di parlare ancora con Ember. Noi non le diciamo niente perché abbiamo paura di farla soffrire e sprofondare di nuovo nell’insanità.                                                                                                                                    
– Che hai visto, Lin? E come hai fatto?- le chiedo.                                                                                                                                            
Si china accanto a me, prendendomi le mani. – Si vede e basta, En. È nei tuoi occhi. È nel tono della tua voce, è nellle linee delle tue mani.-   Non posso fare a meno di abbassare gli occhi sulle cosiddette “linee delle mie mani”, ma tutto ciò che vedo sono strati e strati di cicatrici, segno di una vita passata a maneggiare lame.                                                   
– Il tuo futuro è essere una stella. Una stellina, per ora.- le sue labbra si increspano appena in un sorriso, ma i suoi occhi sono ancora infiammati di quella luce particolare di quando parla di ciò che vede. – Una stellina che si tingerà di sangue e diventerà grande, la più luminosa che si sia mai vista nella storia di Panem. Ma mi dispiace, En, mi dispiace, ma vedo anche il tuo tramonto. Il giorno in cui non ci sarà più sangue in te, perderai anche la luce. -                             
Mi sfiora la guancia con un bacio, poi esce senza dire una parola. Senza chiarire, senza spiegarmi nulla.                                                                                                                                                                       
E io resto immobile con gli occhi sgranati, perché sono consapevole che questo non ha senso, ma non è questa la cosa peggiore. La cosa peggiore è che un senso si potrebbe benissimo trovare, se volessi pensarci, ma pensarci mi fa maledettamente paura.


Sclerotime:                                                                                         
 
Ciao! Eccomi con un capitolo spaventosamente lungo di una nuova long :3                                                         
Adoro Enobaria, e mi affascinava parlare dei suoi primi giochi, a pensare a come si possono esere svolti. Non ha un carattere né una storia canon, quindi ho fatto tutto da sola.  Se la shippate con Nikoel, fate bene, perché lo faccio anch’io, ma non so se saranno canon.                                      
Al prossimo capitolo!                                                                                                                      
Darky <3
 
  
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