As Always
(Come sempre)
Fiamme che
divorano anche la pietra stessa.
Un circolo di
fuoco, come un cancello, tiene lontano da lì: il resto del mondo.
E le lingue
nere si protendono crepitando, verso un cielo confuso.
Come sempre son sicuro crescerò
La sua vita è
racchiusa in centimetri di pietra. Ed ogni cosa arde assieme alla sua pelle.
Il rosso,
ovunque, sporca la terra rievocando i loro passi incerti.
E il dolore,
tutto, si raccoglie sulla fronte, lì
dove attimi –anni, secoli prima- due
dita si erano poggiate colpendolo.
Poke
Stupido
lasciarsi morire così; come una verdura in un tegame. Ma quello lì, glielo
aveva sempre detto, che aveva il cervello completamente lesso.
Come sempre al mio fianco
resterai
Fece l’errore
di respirare, sentendo l’interno
della gola bruciare e il miasma entrare dritto nei polmoni. Tossì nell’inferno
sgorgato dalla terra.
E le due
figure – e tutta la sua vita- stavano
su quei massi, in balia delle fiamme. Lì in mezzo, due volti speculari, con
un’unica colpa ad unirli: lo stesso sangue.
Lo sapeva.
Che erano state quelle vene a portarle
via la felicità.
Si scopre ad
aspettare ancora qualcosa. Ma aveva avuto solo una parola in tanti anni.
Aggrottò le
ciglia, dandosi della stupida, da lì: non riusciva a capire chi viveva, avendo come
sempre la colpa d’illuderla.
Un istante, una vita in
scatola
Sentiva la
sua voce gridare quel solito nome. Confondendosi con il sibilo delle fiamme.
Per un
attimo, si chiese se era un sogno.
Ma la pelle
bruciava, dannazione! Ogni singola
cellula la rilegava alla realtà.
Si toccò il
viso scoprendolo asciutto.
Non era un sogno.
Nei suoi
sogni, finiva sempre per piangere...- le lacrime scivolavano macchiando una
cornice di legno, un po’ tarlata e piegata verso il basso.
Come sempre una foto parlerà
Tossì, contro
la sua volontà, e le unghie lucide grattavano una superficie ruvida, bollente,
impossibile da scalfire.
Un altro respiro
andò a sferzargli il fiato, ad inquinare i polmoni.
Chiudendo gli occhi, scivoli
via da me
Una colonna
di fumo nero si alzò, per andare a sostenere la volta del cielo, che non
riusciva più a scorgere tanto bene.
Per forza, hai gli occhi chiusi
Uchiha.
E si ricordò
della vita che avrebbe potuto avere. Così,
tanto per farsi del male ancora.
Alla fine la
vendetta, non è poi questa gran cosa.
Il ventre si
torse, il labbro tremò e poteva sentire le voci del passato evocarlo come in una
cantilena.
Eppure prima
di andar via, desiderò solo che il cielo in cui perdersi fosse stato di un
verde acerbo nascosto da pallidi fili rosa.
Lo sciocco, sono sempre stato io.
Chiudendo gli occhi scivoli
via
Prima che
Naruto arrivasse e potesse richiamarla a sé, esercitando il mutuo che aveva
sulla sua anima – ma non sul suo cuore;
prima che Kakashi-sensei potesse provare a fermarla… prima ancora che la sua
coscienza entrasse in funzione: era piombata lì.
Sarebbe stato
scambiato per un angelo, in quell’inferno. Eppure sapeva che lui meritava di
morire –assieme al suo cuore. Ma l’unica cosa che riusciva a concepire era il
modo in cui salvarlo.
In fondo le
ali gliele aveva tarpate la vita.
Ed era vivo,
la vena pulsava sotto il collo.
“Sas’ke”
Come sempre ti assicuro
capirò
In fondo, non
aveva mai chiesto troppo. Solo, che lui potesse un giorno accorgersi di lei.
Gli coprì il
viso raggomitolandolo a sé e gli occhi bruciavano; le lacrime scendevano. Ma cercò
ugualmente “la porta”, per uscire da lì.
Ora solo il
cadavere di Itachi Uchiha adornava la terra.
Ma era solo
quello, carne. Non faceva più paura;
anche se sembrava vivo nella morte. Ma era solo pelle e ossa, come lei, come
loro.
Respirò,
uscita da quel cerchio e le ustioni macchiavano le belle dita.
Tutto per salvarlo.
Ancora.
Si morse il
labbro ferocemente.
Ma era da se stesso che dovevi
salvarlo.
Come sempre oggi mi
accontenterò
“Io non
chiedevo molto” Glielo sussurrò piano dapprima come una preghiera, poi cominciando
a scuoterlo con forza.
“Sei un egoista”
Si abbassò,
il cuore in tumulto, le labbra che prendevano aria per iniettarla in quella
bocca malata. Le dita che andavano a chiudere quel naso aquilino. E l’aria, che
entrava nei polmoni di Sasuke Uchiha.
Labbra che si
scontravano irrimediabilmente con altre.
Non è un bacio. È un lavoro.
Sakura mentì
a se stessa - da ragazzina l’aveva sognato mille volte quell’istante.
Il bacio, il loro primo bacio, che
sapeva solo di fumo e di illusione. Amalgamava entrambi.
Ed il battito
di lui riprendeva forza, sotto le sue dita.
In fondo è solo un lavoro.
Chiudendo gli occhi scivoli
via da me
Tossì e le
dita strinsero forti un polso, le unghie perforarono un'altra pelle. Le fai
male, ancora?
Ma che succede?
Ritornava
alla vita, ritornava a vedere.
Rinasceva con
un sapore nuovo sulle labbra.
In fondo era decisamente stupido
morire così.
Chiudendo gli occhi scivoli
via da me
“Stavi
morendo”
“Sakura..” La voce roca, gli uscì fuori e chiuse le
labbra di colpo -questa voce è troppo
debole e non è la mia- ingoiò, il
palato sapeva ancora d’inferno.
“Stavi
morendo!” Non riuscì a evitare un suo pugno ceco, ritrovandosi a un palmo di
naso quegli occhi mentre, la testa scoppiava.
“…Già”
Fece un
sorriso sghembo, cattivo.
“Sei un
egoista, maledetto!!”
Gridò lei con
tutta la voce che aveva in corpo, scoprendola roca, come la sua.
Buffa, quella
Sakura con i vestiti sporchi, con l’odore di bruciato che l’avvolgeva
rendendoli simili.
Non sembrava
cresciuta, appariva ancora quella riverente ragazzina dalla lacrima facile. Eppure
Sasuke si ritrovò ad annaspare; era difficile ammettere una volta per tutte che
lui era il buio mentre, lei era sempre stata la luce. Aveva davvero sbagliato tutto. Ed
ora…una sorta di panico gli aggrovigliò lo stomaco smorzandogli il respiro: lei
lo aveva dimenticato?
Posò le sue
pozze scure su quella figura, cauto, come se studiasse un nemico
prima dello scontro.
Il profilo
era quello di una donna, gli occhi erano arrabbiati e le guance leggermente rigate. Aveva ancora quegli assurdi capelli
rosa. Le iridi sapevano di un verde annacquato.
Tossì,
adottando la maschera dell’indifferenza e si sentì sicuro, rendendosi conto di
essere stato appena strappato alla morte e che
lei piangeva ancora per lui….
Illuso.
“Io non
chiedevo molto”
Il suo era un
sussurro stanco; le fiamme di quel luogo non si erano estirpate da quel verde
intenso –ammise, che non lo ricordava
così quel colore.
Non parlò
sforzandosi di ascoltarla.
“Stavi per
morire.” Ribadì allora lei dura, forse troppo ripetitiva; un modo per dargli
l’occasione di recepire veramente. Lui, chiuso da sempre in quel mondo ovattato,
dal quale però doveva provare a uscire.
Scivoli via da me
“Lo so”
Non era amaro
era piuttosto: strafottente. Sakura
non ce la fece, lo colpì di nuovo sul petto scoperto e sporco di
fuliggine.“Sas’ke, Sas’ke!!” il suo nome suonava dolce,
in contrasto con i pugni che riceva.
“Sakura” La
chiamo lui di rimando, tentando di schiarirsi la voce.
Il verde
indagò nel nero.
Il nero si
sentì completamente annullato da quel verde.
Lui aveva
sempre avuto un obbiettivo.
Lei aveva
sempre avuto un desiderio.
“Non sapevo
cosa fare”
Sakura
strinse i pugni. Scoccò il palato e lo guardò torva. “L’avevi scordato, vero?”
Strinse i denti pronunciando a stento quelle parole, intrise di rabbia.
Sasuke non
disse nulla per un pezzo, i suoi occhi fissi in quelli di lei. Ancora lì, per
terra, l’uno sull’altro.
“Cosa?” si
decise a chiedere, la voce ancora indefinita.
Ma d’altronde
erano sempre stati due disegni a china risultanti incompleti, l’uno senza l’altro.
“Che c’ero
io. Che dovevi tornare a casa”
Lo disse come
se fosse stata una nenia imparata a memoria in accademia.
Il moro
socchiuse gli occhi. “Sakura” Scandì e lei si ritrovò a fremere.
“Stavi per
morire Sasuke-kun.”
“Ma sei
arrivata tu, Sakura”
“Maledizione.
Sasuke-kun.”
La rosa gli
scagliò un altro pugno, ira che scorreva in lei e che adesso si univa a quella
sorta di rossore che aveva sulle gote –non
era più abituata ad arrossire come una ragazzina. “Maledizione!” Soffiò umiliata.
Invece arrivò
il sorriso, trattenuto a stento. Amaro e sereno allo stesso tempo. Sei la mia forza.
“Aishiteru Sasuke, ancora, come sempre”
Lui rimase
impassibile e per un attimo gli occhi andarono alla ricerca del fratello. Per
un attimo li allontanò da lei. Posso
provare a vivere come si deve adesso.
Eppure non proferì
nulla e Sakura si diede della stupida.
Illusa.
Sgranò gli occhi quando, la mano di Sasuke fece presa dietro la sua
nuca –spingendola, verso di lui.
Verso le sue
labbra.
Le dita di
Sasuke che si perdevano in quei fili rosa e le labbra della kunoichi, che si
poggiavano su quelle del traditore di Konoha, non fecero rumore.
Non lo avrebbero mai fatto.
Sasuke sentì
il caldo avvolgerlo, anche se lì non c’erano fiamme. Scoprì quindi quel gesto
troppo naturale -che non gli si addiceva;
e rimase un attimo assorto staccandosi con lentezza da lei, gli occhi chiusi
poggiati su quella fronte spaziosa –perfetta-.
I respiri si
miscelavano ed era piacevole sentire le sue labbra calde sulla guancia fredda
di lei.
Ho bisogno di te per...
Rinascere.
“Come sempre”
Ripetè e Sakura trasalì leggermente,
stringendolo a sé, il palmo poggiato su quel petto bruciacchiato.
“Come sempre”
Farfugliò dolcemente, comprendendo che non sarebbe giunta risposta.
“Anche io, come sempre”
Ma aveva da sempre
avuto quella capacità di contraddire anche i suoi più intimi pensieri.
È
vero: non era mai stato il tipo che gridava al mondo il suo amore; la vendetta
è una cosa virile: l’amore fa troppa paura per poterlo urlare al mondo…eppure…. Lei se la meritava un po’ di
felicità, no? La riconoscenza da lui l’aveva già avuta.
L’odore acre del fumo arrivava fino al cielo, però tutto si schiariva a mano a
mano.
Voglio di più, lo dissero i suoi occhi muti. Le sue
labbra vicino alle sue.
“AiShiteru”
Si divertì
nel vedere l’espressione scandalizzata e incolore sul viso di Sakura, anche se
ogni cellula gli diceva che si era messo in un grosso guaio e che lei lo
aspettava da sempre quel momento. Sono
diventato sdolcinato. Continuò a tenere quella mano fra i suoi capelli,
l’altra abbandonata su una gamba della kunoichi, continuò a tenerla legata a sè. Sembravano quasi tornati indietro nel
tempo, due anime incomplete hanno il diritto di
sognare, vero?
E la canzonò
tenendola in sospeso.
“Come sempre”
Sguardo
sottile, espressione indecifrabile mentre, giungevano lente le altre parole.
“Hai pianto”
E intendeva
tutto con quella domanda e lei si ritrovò a battere ciglio, stupita.
“Per il fumo”
E rise, al
disorientamento di lui a quelle parole. Rise, portandosi una mano indietro,
accompagnando le labbra scarlatte in quel gesto così naturale.
Nei suoi sogni, finiva sempre per
piangere...buffo che nella realtà le venisse da
ridere.
Sasuke
nascose un sorriso impercettibile.
Come sempre.
Se chiudo gli occhi scivoli
via da me
Da me
Olà!
Questa è la fan fiction che ha partecipato al concorso di Kaeru-chan ^.^
È lo so è banale ma era uscita così
vedendo le ultime scende del manga (spoiler: dal quale nasce quel poke, quel gesto fraterno, ah se qualcuno sa cosa trama il Kishi parli!!)
XD per chi non lo sapesse io ho in
un cassetto tutte le armi da usare sul caro e vecchio maestro (tra cui anche
puntine e fogli F4 da disegno molto, ma molto appuntiti)
XD
Ma bando alle ciance: Faccio i complimenti dal profondo del
cuore alla nostra Cami
(troppo bravaaa Cami-hime),
a Fire91 e alla Kodamy! E a tutte le altre
partecipanti (Kaho-chan mi hai
fatto commuovere CaVa **)
questa piccola storiella è dedicata ai fan sasusaku, senza pretese!!
Mi sono davvero divertita a leggere la nostra trepidazione
sul forum, a domandarci chi avesse portato il
malocchio ( ragazze ç_ç ve lo confesso adesso posso:
sono io quella sfortunata qui XD) e per i giudizi impeccabili della Nostra Rory (Takaraa: aggiorna, punto.)
e per quelli di Kaeru!!
Grazie davvero
yours
Sae
La canzone è “Come
sempre” dei Negramaro © dei
legittimi proprietari non mi appartiene minimamente!