Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Sheloveslife    01/11/2013    3 recensioni
Selena è un'orfana, attraente e indipendente studentessa.
La notte si trasforma in una sexy e atletica Robin Hood per conto della Tribù, associazione finanziata dal ricchissimo Luke con lo scopo di rubare ai ricchi, soprattutto a quelli legati all'organizzazione criminale dei M.A.N., per dare ai bisognosi.
E Sel è l'arma migliore della Tribù; nessun legame e tutta efficienza, è stata addestrata fin da piccola: armi, combattimento corpo a corpo, una buona dose di sarcasmo e determinazione.
Nikolai è un brillante e affascinante studente con interessanti attività extra curricolari: la notte si trasforma in un efficiente agente dei M.A.N., l'organizzazione che ha ucciso i genitori e rapito Elyse, la sua piccola sorellina.
La sua invincibilità nei combattimenti viene messa a dura prova quando la sua strada si scontra con quella di Selena, durante quello che sembrava un insignificante incarico.
Lei combatte per i buoni perchè crede nella giustizia, lui per i cattivi per salvare Elyse.
Entrambi vicini ad ottenere quello che vogliono, combattono sul campo, tra le lenzuola e anche nei loro cuori, perchè niente è come sembra e tra colpi di scena, rivelazioni, dolore, ironia e passione faranno la scoperta più grande: l'amore non ha schieramenti.
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

-I tuoi genitori- dice con calma.

I muscoli, prima rilassati sotto le sue dita, si irrigidiscono. Non mi muovo.

Niente scatti. Niente urla. Solo migliaia di pensieri che infuriano nella mia testa, senza darmi tregua.

Sono immobile, concentrandomi sul silenzio attorno a noi, aspettando che lui continui.

Passano secondi, minuti, forse ore e Nikolai continua ad accarezzarmi su e giù la schiena fino a che, senza accorgermene, divento creta sotto le sue abili dita.

La mia mente sforna centinaia di supposizioni e il cuore batte come se dovesse uscire dal petto.

Finalmente si decide a continuare.

-Erano due ottimi agenti. I migliori- sussurra piano piano.

Agenti? Di polizia? Della sicurezza nazionale?

Da bambina immaginavo sempre come sarebbero potuti essere i miei genitori. Mia madre alta, occhi azzurri e bionda. Mio padre, occhi scuri e capelli corvini come i miei. Oppure una mamma casalinga, un po’ paffuta. Una di quelle che sorride, che abbraccia sempre la figlia e che accoglie con le lasagne fumanti il marito, uomo molto impegnato con il lavoro.

Mi fermavo al parco, appena riuscivo a sfuggire agli allenamenti imposti da Luke, per osservare le mamme che sgridavano i bambini spericolati, i papà che giocavano a calcio con i loro figli o che facevano far loro l’aeroplanino. E ogni tanto sognavo di essere al loro posto.

Tutto questo ovviamente prima di capire che erano solo stupide lagne da bambina, e che dovevo lasciare andare simili idiozie per diventare un’ottima spia.

-Erano come me e te, Selena- spalanco gli occhi e lo guardo allibita.

Erano spie? Della Tribù o dei M.A.N.? Com’è possibile?

-Loro.. Loro erano della Tribù?- chiedo infine, trattenendo il respiro.

-No, non erano di qui. Erano agenti impegnati con il governo, cose dai piani alti- Mi sembra una spiegazione un po’ vacua, di sicuro c’era qualcosa sotto.

-E quindi? Cioè, com’è andata poi, quando sono nata io?- insisto, trattenendo le lacrime.

-Non ti è dato di sapere tutto Selena,- il tono afflitto mi induce a non fargli ulteriori domande – sappi solo che la loro vita era dedicata al lavoro, sempre il lavoro prima di tutto-

Il suo tono rassegnato mi lascia perplessa e mi concentro sulle sue dita, che hanno stretto la presa sulle spalle, rinvigorendo il tocco.

-Si sono innamorati, ma il tipo di vita della coppia non poteva fare per loro. Avevano giurato di essere fedeli al loro paese e non potevano prendersi cura di una bimba, per quanto la amassero-

Il silenzio che segue è denso di significati. È troppo poco rispetto a quello che avrei il diritto di sapere, ma troppo per quello che alla fine volevo sapere.

Non c’è bisogno che Nikolai continui, saprei farlo benissimo da sola. So che ha probabilmente indorato la pillola, so che in realtà non mi avevano amata tanto, se erano riusciti ad abbandonarmi. Quello che invece non so è..

-E tu come sai tutte queste cose?- chiedo, apparentemente incurante mentre sintonizzo le orecchie sulle sue parole.

-Io ero li. Ero li il giorno in cui ti hanno abbandonata sulle scale di quella villa-

Sembra quasi a disagio a pronunciare il nome della Tribù. Si sa che quella è una delle sue sedi. Ufficialmente è un’agenzia investigativa, ufficiosamente coloro che hanno il potere sono consapevoli di mezzi che usiamo per agire, anche se non tutti sanno per che cosa lottiamo. Così come noi della Tribù sappiamo dove si trovano alcune sedi dei M.A.N. Ma una delle tacite regole che da sempre hanno valore tra questi due titani, è la segretezza. Nessuno attacca l’altro, nessuno svela segreti o macchinazioni dell’altro. È una lotta intestina, niente terzi organi.

-Puoi dirlo. La Tribù.- gli ricordo stancamente.

-Selena, quella non era la Tribù. Hanno lasciato il tuo fagotto vicino a qui. Vicino a casa mia-

-Ti assicuro che mi hanno ABBANDONATA davanti alla sede della Tribù. È lì che Lu.. è lì che mi hanno trovata- eppure il dubbio inizia a scivolare tra le centinaia di pensieri in testa.

-E io invece ti assicuro che hanno depositato il tuo piccolo corpicino sul portone di casa della villa qui dietro. Puoi non credermi, posso aver omesso qualcosa, ma questa è la verità. Te lo giuro-

In un attimo mi trovo faccia a faccia con lui e i suoi occhi ghiaccio sembrano stanchi, eppure decisi, determinati. Veri.

-Avevo sette anni. Sono uscito verso il parco, ma mentre sgusciavo vicino al viale alberato ho visto una figura coperta e incappucciata con una coperta bianca tra le braccia- . Ora ha lo sguardo perso nel vuoto, richiamando alla mente vecchi ricordi.

-Camminava veloce, senza guardarsi indietro, verso quella villa enorme. L’ho seguito, incuriosito, pensando fosse un adulto che giocava a nascondino. Anche io ero bravo a nascondermi. E a non farmi sentire. Sono sempre stato bravo ad essere invisibile- la malinconia nella sue parole mi spinge vicina a lui. Solitudine, tristezza. Mi immagino un piccolo Nikolai, un bambino pieno di energia, abbandonato ai M.A.N. che abbandonava piano piano la sua innocenza per diventare una macchina da guerra.

Senza dire una parola, mi accosto a lui, mi accoccolo sul suo petto e senza battere ciglio lui mi avvolge con il braccio. E la cosa più strana è che mi sento a casa, come se quel gesto fosse la cosa più normale del mondo. Come se non stessi per cadere a pezzi, come se ogni giorno, il mio potenziale acerrimo nemico mi raccontasse dei miei genitori, del mio passato oscuro e io gli credessi. No, non gli credo. Dipende. Ora non riesco, non posso pensare. E questa pace improvvisa vicino a lui non dovrebbe esistere.

Eppure, per quanto possa sembrare impossibile a entrambi, stiamo naturalmente abbracciati, come se lui fosso il tronco e io la sua corteccia.

-Avevo sette anni, non sapevo la storia che tutto ciò celava. Ho seguito quella persona e l’ho vista mentre posava per terra una bambina. Avrai avuto tre anni o poco più. Non piangevi, niente urla o lacrime- spontaneamente mi accarezza il braccio, con tenerezza –Ha suonato il campanello ed è scappato. Poi la porta si è aperta e una donna ha aperto la porta. Ti ha guardata, si è sporta per vedere se c’era qualcuno nei paraggi e poi ti ha portata dentro casa.-

La confusione regna sovrana nella mia testa e non capisco più nulla. Con fatica, riesco a formulare una frase: - Io non sono cresciuta li – aspettandomi il seguito.

-Non ti so dire cosa sia successo nei sei mesi dopo. Io.. io non ero lì – dice semplicemente.

Un flash. Un’immagine improvvisa. Non ho alcun ricordo da bambina, solo allenamenti, sedute dallo psicologo, scuola. Qualche riunione con Luke, ma nulla di particolarmente significativo.

E poi eccola qui, come se fosse stata sempre nella mia testa, sotto una montagna di polvere. E un tornado, in qualche istante l’avesse ripulita e portata alla luce.

 

 

Un pomeriggio al parco. Quel parco. Devo avere più o meno cinque anni. Corro lungo il viale alberato, spensierata. Un uomo massiccio e pelato sbuca da dietro un albero, una decina di metri più in là, fissandomi. Mi blocco, incuriosita, sorridendo. “Magari vuole giocare con me”. Una palla rimbalza vicino a me e vedo un bambino biondissimo corrermi incontro, con aria preoccupata.

-Ti ho colpita?- chiede raggiungendomi.

Ci voltiamo insieme a guardare nella direzione del grande uomo di prima, ma non c’è più nessuno. Io scuoto le spalle, “non avrà avuto voglia di giocare” penso. L’angioletto biondo davanti a me invece osserva quell’albero preoccupato.

-No, non mi hai colpita- gli rispondo sorridendo.

-Dai, vieni a giocare con me!- mi prende la mano e corriamo insieme nel grande prato.

 

 

Mi ricordo cosa successe dopo. Arrivò Tyler, l’uomo che mi portava in giro. Il mio Tyler, il ragazzone che mi controllava da piccola. Burbero e rigido, ma gli volevo un gran bene. Mi aveva protetta. Mi aveva insegnato come difendermi e si era occupato di me per anni, mentre Luke lavorava. Era ciò che di più simile ad un fratello avevo avuto. Era della Tribù, come appresi più tardi. È rimasto al servizio personale di Luke, ma ora non è più la mia guardia del corpo.

Comunque, ho impressa nella mente l’immagine di Tyler che mi prende per mano, squadra l’Angioletto e mi chiede: - Dov’eri finita? Non giochiamo più a nascondino qui al parco, d’ora in poi-. Mi ricordo del tono severo che aveva usato, ma sapevo che era stato davvero in ansia per me. Da quel giorno le misure di sicurezza si sono raddoppiate.

-Io.. Io mi ricordo.- sussurro, sollevandomi di scatto.

-Tu.. quel pomeriggio, al parco. Eri tu. Mi hai protetto da.. – inizio.

-Non dire stupidaggini, Selena- dice serio, lui. Si è irrigidito tutto, ma io lo so.

-Puoi negare, puoi dirmi che non è vero. Ma io mi ricordo!- le parole mi escono di bocca tutte d’un fiato, con lo sguardo perso. Cerco di sforzarmi, di vagare nei recessi della mia memoria e appaiono un sacco di immagini di un bambino e poi un ragazzo biondo che ogni tanto compariva nella mia vita. Una comparsa, come quelle persone che sembrano non centrare nulla con la trama di un film e poi si rivelano essere l’anello cruciale.

-Io.. Non ci posso credere. Io mi ricordo- ripeto ancora una volta, portandomi le mani sulle tempie, sempre sorridendo. Gli devo sembrare pazza. D’altra parte, chi potrebbe aver perso dei ricordi?

-Cosa ricordi, Selena?- chiede lui, agitato.

-Io.. Ho delle immagini. Sei tu. Sei l’Angioletto-

Ok, la situazione è decisamente surreale e lui non sa se ridere di ciò che dico o essere confuso.

-Te lo giuro, sarà una pazzia ma io mi ricordo. TI ricordo! Ci sei sempre stato, sei rimasto in disparte, ma ti sei sempre preso cura di me- dico alla fine. Il sorriso scompare piano, mentre realizzo ciò che sto dicendo.

Alzo lo sguardo e incontro i suoi occhi, che mi guardano inteneriti.

-Sei tu. Tu mi hai protetta-



------------------------------

Ciao!
Scusate per l'immenso ritardo ma è stata una settimana pienissima.
Ho un sacco di idee per il prossimo capitolo e sto iniziando a metterle giù. Spero che questo vi piaccia, l'ho fatto un pò più lungo per farmi perdonare!
Grazie mille a tutte quelle fantastiche persone che recensiscono, seguono o mettono la storia tra i preferiti o i ricordati.

Vi voglio bene, 
un bacio!

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Sheloveslife