CAPITOLO 14
The pages 2 and 3
The once and forever bloom gone with my sins
Walk the dark path
Sleep with angels
Call the past for help
Touch me with your love
And reveal to me my true name.
Nemo, Nightwish
Camminavo scalza nella neve, indossando solo un paio di jeans e una
maglietta a manica lunga.
I miei piedi scalzi, arrossati per il freddo, cominciavano a
sanguinare.
Faceva molto freddo: freddo nell'aria, freddo nel cuore.
Camminavo verso il nulla, tracciando sul manto candido che si stendeva
davanti a me tante piccole macchie purpuree.
Era quella la punizione che dovevo scontare per aver superato i limiti
della conoscenza umana, intromettendomi in un mondo con cui non avrei
dovuto
avere nulla a che fare? Era quello l'Inferno gelido e solitario in cui
avrei
dovuto fare ammenda per ogni secondo di luce e di calore di cui avevo
goduto
grazie a Edward?
Nessuno rispose alle mie silenziose domande. Il vento ululava forte,
mentre soffici fiocchi di neve
mi inumidivano i capelli.
Non so per quanto arrancai in quel deserto bianco. Laggiù la
dimensione temporale non esisteva.
Improvvisamente, nella nebbia mi parve di scorgere qualcosa. La sagoma
che
intravvedevo si disegnò con maggiore precisione a mano a
mano che avanzavo.
Ogni passo era una sofferenza infinita.
Quando fui a pochi metri da quella piccola figura, riconobbi mia nonna
Marie che mi tendeva la mano sorridendomi. Fu un sollievo vederla.
Dopotutto,
forse, quello era il Purgatorio.
Tuttavia, ero riluttante nel colmare la distanza che ci separava. Con
quel sorriso dolce stampato sulle labbra, mia nonna voleva accogliermi
nel suo nuovo mondo, una realtà
di cui non mi sentivo parte.
La guardai esitante, finchè non sentii una voce che mi
chiamava. Era
debole, lontana, bellissima.
«Bella!», chiamava preoccupata.
Mi voltai, ma oltre la nebbia e la fitta neve che cadeva, non vidi
nessuno.
Poi, tutto ciò che mi circondava cominciò a
dissolversi di nuovo. Mia nonna
Marie scomparve, fulminandomi con un'occhiata di delusione, e il buio
mi
strinse ancora forte a sé.
La voce meravigliosa che avevo sentito poco prima, ora sempre
più forte e
chiara, mi guidava nella dimensione dell'oblio. Cercai con tutte le mie
forze
di non perderla, di inseguirla.
«Bella, ti prego, svegliati! Bella, amore, apri gli
occhi», urlava un
angelo con voce rotta.
Sentii qualcosa solleticarmi il palmo della mano e un liquido caldo
scorrermi lungo il collo. La mia bocca si opponeva a qualunque
tentativo di
aprirsi per rispondere alla creatura che mi stava accogliendo nel
Paradiso in
cui, per qualche strana ragione, ero stata catapultata.
Percepii un tocco freddo sulla guancia. Mi sforzai di reagire al
torpore
che mi avvolgeva e alla fine vinsi.
«Edward?», gracchiò una voce, la mia.
«No, Edward! Avevi
promesso!Perchè...Perchè sei qui?».
«Bella!», urlò l'angelo, ancora
preoccupato. «Il mio posto è con te»,
sussurrò poi dolcemente.
Ad un tratto, il buio mi abbandonò e i miei occhi videro
finalmente la
luce. Mi trovavo in una stanza in cui ero già stata, seppure
non mi fosse
familiare. Edward mi guardava, con la mano tesa verso di me, mentre un
grosso
lupo dal pelo fulvo mi stava accanto con sguardo contrito.
Il petto mi doleva, ma il male che sentivo non aveva nulla a che fare
con
il dolore che mi aveva distrutta nei giorni precedenti.
«Bella», chiamò di nuovo Edward con
apprensione. «Come ti senti? Il
collo...Brucia?», una nota di dolore adombrò il
suono perfetto della sua voce.
Mi toccai la gola con la punta delle dita, che dopo il contatto
restarono
bagnate. Lo sgradevolissimo odore che sentivo mi lasciava immaginare di
che
cosa fossero sporche. Cercai in tutti i modi di non perdere di nuovo i
sensi.
«No», dissi con voce ancora secca. «Sono
solo un po' ammaccata».
L'angelo sospirò sollevato, mentre il lupo guaì
docilmente.
«Andiamo via di qui», disse Edward.
D'un tratto, sentii la terra mancarmi sotto i piedi. Edward mi
sollevò,
stringendomi tra le sue braccia di marmo.
Mentre ci allontanavamo, vidi con orrore che Alice e un altro lupo
più
piccolo combattevano contro la creatura che aveva causato la mia morte.
Evidentemente, il destino si stava prendendo gioco di me mostrandomi
come
sarebbero andate le cose se il morso letale di Irina non mi avesse
uccisa.
«Alice», cercai di urlare. La mia voce era debole e
fioca.
Edward mi strinse ancora più forte a sé e insieme
sparimmo nell'ombra.