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Autore: Critti    17/04/2008    2 recensioni
Il tempo passa. I giorni galoppano come cavalli che corrono lontano, portando con sè l'oblio di una promessa che in un modo o nell'altro deve essere mantenuta. Riusciranno i Cullen a soddisfare la parola data ai Volturi? La loro decisione sarà priva di conseguenze? Lo scoprirete in questa ff, che prende avvio nel momento esatto in cui la Meyer aveva interrotto la narrazione di Eclipse.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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CAPITOLO 14

 My flower, withered between
The pages 2 and 3
The once and forever bloom gone with my sins
Walk the dark path
Sleep with angels
Call the past for help
Touch me with your love
And reveal to me my true name.

Nemo, Nightwish

Finchè il buio mi tenne stretto a se, la piccola fiammella di speranza che mi portava a credere che avessi solo sognato il mio incontro con Irina rimase debolmente accesa. Poi, una folata di vento gelido la spense quando un mare di solitudine e di desolazione mi si presentò davanti agli occhi e mi permise di capire che ero davvero morta.
Camminavo scalza nella neve, indossando solo un paio di jeans e una maglietta a manica lunga.
I miei piedi scalzi, arrossati per il freddo, cominciavano a sanguinare. Faceva molto freddo: freddo nell'aria, freddo nel cuore. 
Camminavo verso il nulla, tracciando sul manto candido che si stendeva davanti a  me tante piccole macchie purpuree.
Era quella la punizione che dovevo scontare per aver superato i limiti della conoscenza umana, intromettendomi in un mondo con cui non avrei dovuto avere nulla a che fare? Era quello l'Inferno gelido e solitario in cui avrei dovuto fare ammenda per ogni secondo di luce e di calore di cui avevo goduto grazie a Edward?
Nessuno rispose alle mie silenziose domande. Il vento ululava forte, mentre soffici fiocchi di neve mi inumidivano i capelli.
Non so per quanto arrancai in quel deserto bianco. Laggiù la dimensione temporale non esisteva.
Improvvisamente, nella nebbia mi parve di scorgere qualcosa. La sagoma che intravvedevo si disegnò con maggiore precisione a mano a mano che avanzavo. Ogni passo era una sofferenza infinita.
Quando fui a pochi metri da quella piccola figura, riconobbi mia nonna Marie che mi tendeva la mano sorridendomi. Fu un sollievo vederla. Dopotutto, forse, quello era il Purgatorio.
Tuttavia, ero riluttante nel colmare la distanza che ci separava. Con quel sorriso dolce stampato sulle labbra, mia nonna voleva accogliermi nel suo nuovo mondo, una realtà di cui non mi sentivo parte.
La guardai esitante, finchè non sentii una voce che mi chiamava. Era debole, lontana, bellissima.
«Bella!», chiamava preoccupata.
Mi voltai, ma oltre la nebbia e la fitta neve che cadeva, non vidi nessuno.
Poi, tutto ciò che mi circondava cominciò a dissolversi di nuovo. Mia nonna Marie scomparve, fulminandomi con un'occhiata di delusione, e il buio mi strinse ancora forte a sé.
La voce meravigliosa che avevo sentito poco prima, ora sempre più forte e chiara, mi guidava nella dimensione dell'oblio. Cercai con tutte le mie forze di non perderla, di inseguirla.
«Bella, ti prego, svegliati! Bella, amore, apri gli occhi», urlava un angelo con voce rotta.
Sentii qualcosa solleticarmi il palmo della mano e un liquido caldo scorrermi lungo il collo. La mia bocca si opponeva a qualunque tentativo di aprirsi per rispondere alla creatura che mi stava accogliendo nel Paradiso in cui, per qualche strana ragione, ero stata catapultata.
Percepii un tocco freddo sulla guancia. Mi sforzai di reagire al torpore che mi avvolgeva e alla fine vinsi.
«Edward?», gracchiò una voce, la mia. «No, Edward! Avevi promesso!Perchè...Perchè sei qui?».
«Bella!», urlò l'angelo, ancora preoccupato. «Il mio posto è con te», sussurrò poi dolcemente.
Ad un tratto, il buio mi abbandonò e i miei occhi videro finalmente la luce. Mi trovavo in una stanza in cui ero già stata, seppure non mi fosse familiare. Edward mi guardava, con la mano tesa verso di me, mentre un grosso lupo dal pelo fulvo mi stava accanto con sguardo contrito.
Il petto mi doleva, ma il male che sentivo non aveva nulla a che fare con il dolore che mi aveva distrutta nei giorni precedenti.
«Bella», chiamò di nuovo Edward con apprensione. «Come ti senti? Il collo...Brucia?», una nota di dolore adombrò il suono perfetto della sua voce.
Mi toccai la gola con la punta delle dita, che dopo il contatto restarono bagnate. Lo sgradevolissimo odore che sentivo mi lasciava immaginare di che cosa fossero sporche. Cercai in tutti i modi di non perdere di nuovo i sensi.
«No», dissi con voce ancora secca. «Sono solo un po' ammaccata».
L'angelo sospirò sollevato, mentre il lupo guaì docilmente.
«Andiamo via di qui», disse Edward.
D'un tratto, sentii la terra mancarmi sotto i piedi. Edward mi sollevò, stringendomi tra le sue braccia di marmo.
Mentre ci allontanavamo, vidi con orrore che Alice e un altro lupo più piccolo combattevano contro la creatura che aveva causato la mia morte. Evidentemente, il destino si stava prendendo gioco di me mostrandomi come sarebbero andate le cose se il morso letale di Irina non mi avesse uccisa.
«Alice», cercai di urlare. La mia voce era debole e fioca.
Edward mi strinse ancora più forte a sé e insieme sparimmo nell'ombra.

  
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