Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: OmgQueen    01/11/2013    3 recensioni
{ Raccolta di tante piccole RiRen senza scopo sociale ❤ | Unicamente Missing Moments dell'anime o del manga; dilatazione del tempo oltre ogni limite immaginabile }
#1 I suoi occhi era la prima cosa che notò di lui: mentre lo salvò due giorni addietro e in seguito dietro le sbarre di quella fredda cella, promettendogli di tenerlo sotto la sua ala protettrice.
Anche allora, al suo risveglio dopo l’eroiche gesta commesse, quella mano così piccola e affusolata che cingeva la fredda asta di ferro non parevano di certo poter appartenere alla stessa persona che aveva degli occhi freddi e di ghiaccio, totalmente impassibili, come un muro.

#2 La curiosità umana nel capire cosa fosse quell’albero strano, con appollaiati felici degli innocui frutti arancioni, portò alla distruzione la maggior parte della popolazione.
Qualcuno del gruppo avanzò l’ipotesi che esse si chiamassero “arance” e che un centinaio di anni fa, forse, crescevano sane e belle in tutto il mondo.
Questa leggenda Rivaille l’aveva già sentita. [...] Seppur sicuro che quella fosse solo una sciocchezza, nel silenzio di quel pomeriggio e nascosto dai pesanti rumori degli zoccoli dei cavalli, Rivaille osò strappare la zagara da quell’albero.
Genere: Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Eren, Jaeger
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Violenza
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Ambientazione: Episodio 14; l'amore della crudeltà e violenza.
Genere: Introspettivo, ovviamente riferimenti alla guerra che c'è al di fuori.
Coppia: RiRen, la coppia che deve conquistare il mondo;
Avvertimenti: Le prossime potrebbero essere spinte. O fluffose. O piene di Angst.
                               La LùH aiuterà la mia perversa mente con le nostre ruolate a continare questa raccolta. Essa è dedicata interamente in anima e corpo a lei.




«Hey, Eren»
 
A quel richiamo il ragazzo castano si girò immediatamente verso la voce, sorpreso, balbettando un: «S-Sì? ».
Si era appena ripreso dai pensieri così ingenui e fulminei del perché Levi si fosse seduto vicino a lui, dopo aver sbuffato, e avesse disteso il braccio sulla linea finale del ruvido e malmesso mobile, ma appena passata quel lieve imporporimento di guance rimase ancora più stupito, riflettendoci, di quella vicinanza al suo corpo; questa presenza accanto a lui pareva quasi famigliare e amichevole: il totale opposto di ciò che nelle ore precedenti avvenne e della sensazione che la sua nuova guida gli imprimeva attraverso tutto ciò che diceva.
 
I suoi occhi era la prima cosa che notò di lui: mentre lo salvò due giorni addietro e in seguito dietro le sbarre di quella fredda cella, promettendogli di tenerlo sotto la sua ala protettrice.
Anche allora, al suo risveglio dopo l’eroiche gesta commesse, quella mano così piccola e affusolata che cingeva la fredda asta di ferro non parevano di certo poter appartenere alla stessa persona che aveva degli occhi freddi e di ghiaccio, totalmente impassibili, come un muro.
Una giusta similitudine, spuntata da una serie di sequenze logiche incomprensibili nella mente di Eren, era quella sentirsi come un piccolo di titano di neppure tre metri in balia di quelle alte mura di 50 metri.
 
«Mi odi?»
 
Venne nuovamente e bruscamente risvegliato dai suoi pensieri dalle parole pronunciate da Rivaille.
Si lasciò sfuggire un innocente, sibilato e balbettante “E-eh?”, che non sarebbe di certo voluto uscire senza la forzatura delle corde vocali nel buttarlo fuori da quella gola.
Il moro percepì quel suono strisciante uscire dalle sue sottili labbra, quel corpo così fragile irrigidirsi –anche se gli era lontano un po’ di centimetri riusciva distintamente a sentire il suo affanno– , ricambiò quello stupore da parte di Eren guardandolo ancora più insistentemente, nell’attesa di una risposta.
Odiarlo?
«N-No, capisco che è stato necessario…»
 
Per un attimo Levi rimase a riflettere sullo sciogliersi immediatamente del corpo del castano dopo aver risposto, pareva essersi levato un pesantissimo macigno sopra di sé; poi Eren si girò, probabilmente senza un obbiettivo, a guardare di fronte a sé.
Ad ammetterlo, ciò che gli disse durante quel tardo pomeriggio era per la maggior parte la verità, anche se ammetteva lui stesso di essere stato un po’ troppo crudele nei confronti di qualcuno che doveva proteggere e seguire, ma la domanda appena fatta era lecita: anche se come spiegato era davvero d’obbligo farlo, quel male fisico e psicologico provocato gli sarebbe stato seriamente perdonato?
Cercava a tutti i costi, a fatica, di non focalizzare una risposta negativa nella sua testa, anche dopo aver sentito le parole di Eren.
Tuttavia, quella sua tranquillità, lo tranquillizzò anche lui.
 
«Allora molto bene.» concluse dando fine ai suoi pensieri, socchiudendo gli occhi.
  
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