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Autore: TonyCocchi    01/11/2013    2 recensioni
“Cantava in gaelico.
Una lingua antica. Una lingua magnifica. Che più volte aveva rischiato di scomparire per sempre, ma che infine si era salvata, radicandosi sulle labbra e nel profondo dell’anima di sua sorella. Come anche in quelle di Scozia.
Per lui aveva invece il suono di ciò che è tanto dimenticato da sembrare non sia mai stato.”

Un indaffarato Inghilterra si lascerà domare dalla soave e antica voce di Irlanda, capace di irretirlo in un breve, dolcissimo, momento di ricordo e di pace.
(Link con musica all’interno!)
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Inghilterra/Arthur Kirkland, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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aph inghilterra gaelico

Salve a tutti! Era da tempo che non ci si sentiva, eh? ^__^
Fortunatamente una nuova ventata irlandese mi ha ridonato un po’ di ispirazione! Ho scoperto, con gran gioia, che il mio gruppo irlandese preferito aveva inciso altri due album e me li ero persi, e recuperando ho scoperto che i nuovi brani sono uno meglio dell’altro! *__*

Il brano di questa song-fic non è loro in realtà, l’ho scoperto su you tube tra i suggerimenti, e la sua melodia mi ha subito acceso qualcosa.

Ecco perché non potete assolutamente leggere questa storia senza anche ascoltarlo U__U

Quindi senza indugio cliccate sul link qui sotto e… Buona lettura! ^__^

 

 

 

http://www.youtube.com/watch?v=HCwckR_RYPU

 

Stava camminando per casa sua, tutto intento nei suoi affari, quando le orecchie fermarono il suo passo e lo diressero verso una scena che, una volta che gli fu dinanzi gli occhi, gli parve di altri tempi.

Lo colse come un sospirare lontano quella voce, che avvicinandosi si fece sussurro, poi canto, e infine si mostrò come brezza di un tempo remoto che veniva a carezzargli la pelle e lo spirito.

 

Is a Bhríd Óg Ní Mháille
'S tú d'fhág mo chroí cráite

 

Si affacciò alla porta della stanza di Irlanda. Le luci erano spente malgrado il sole fosse ormai calato, e lei, perfettamente a suo agio nella penombra del finire del pomeriggio, cantava e lavorava ai ferri quello che sembrava un maglione.


'S chuir tú arraingeacha
An bháis fríd cheartlár mo chroí

 

Sferruzzava senza sforzo, col sorriso sulle labbra, e Arthur si domandò come facesse con così poca luce, anche se i suoi capelli rosso acceso sembravano un vero e proprio fuoco, un caminetto invitante, che gli diceva fermati, vieni a riscaldarti, ad ascoltare.


Tá na céadta fear i ngrá
Le d'éadan ciúin náireach

 

Cantava in maniera incantevole, ma non era solo una questione di bellezza della voce. C’era qualcosa di più nel fluire di quella canzone che era stata capace di stregarlo, che la rendeva, per lui, come un’autentica magia, che lo incatenava, lo ammaliava, lo trasformava.


Is go dtug tú barr breáchtacht'
Ar Thír Oirghiall más fíor

 

Cantava in gaelico.

Una lingua antica. Una lingua magnifica. Che più volte aveva rischiato di scomparire per sempre, ma che infine si era salvata, radicandosi sulle labbra e nel profondo dell’anima di sua sorella. Come anche in quelle di Scozia.

Per lui aveva invece il suono di ciò che è tanto dimenticato da sembrare non sia mai stato.


Níl ní ar bith is áille
Ná'n ghealach os cionn a' tsáile r
Ná bláth bán na n-airne
Bíos ag fás ar an draighean

 

In secoli e secoli di vita a quelli come loro poteva capitare di tutto, finanche a scoprirsi un giorno, completamente diversi da ciò che un tempo si era. Nulla però era mai riuscito a strappare a sua sorella la parte più profonda della sua essenza, nessuno, nemmeno lui con le sue passate velleità di dominio nei confronti di lei e degli altri loro fratelli.  


Ó siúd mar bíos mo ghrá-sa
Níos trilsí le breáchtacht
Béilín meala na háilleacht'
Nach ndearna riamh claon

 

Incapace di resistere, al cospetto della fata dagli occhi di smeraldo e alla sua poesia che risveglia i ricordi, si lasciò restringere: tornò bambino, un’isola di leggende per quelli oltre il mare, una casa verde e magnifica per le genti che per prime lo avevano abitato e tra cui era nato. Un’altra identità, che lo riavvicinava ai suoi fratelli cancellando ogni loro screzio, ogni sua tracotanza, in cui si sentiva simile a loro, in cui li sentiva abbracciarli.


Is buachaill deas óg mé
'Tá triall chun mo phósta
'S ní buan i bhfad beo mé
Mura bhfaighidh mé mo mhian

 

Un’altra identità, un identità perduta, che quasi mai rammentava.

Ma il suono di quella lingua, ormai diversissima dalla sua, non gli dava alcun magone. Il suo cuore non batteva al ritmo dolceamaro della nostalgia, non sentiva la melanconia del petto che si gonfia in un sospiro, condito da un triste sorriso.
Al contrario, la sua espressione non era mutata lungo il canto, cristallizzata in quella di un viandante che, smarritosi in una nebbia improvvisa, resta sgomento al dischiudersi di questa su un luogo sconosciuto e bellissimo.

Al contrario, tutto ciò che avvertiva era dolcezza, e nulla più.


A chuisle is a stóirín
Déan réidh agus bí romhamsa
Cionn deireanach den Domhnach
Ar Bhóithrín Dhroim Sliabh

Non cercò spiegazioni, non c’era bisogno di razionalizzare, come non fa un bimbo che la madre ripone nella culla.


Is tuirseach 's brónach
A chaithimse an Domhnach
Mo hata 'mo dhorn liom
'S mé ag osnaíl go trom

 

Irlanda alzò gli occhi e si accorse di lui. Il suo canto seguitò ancora più dolce, mentre Inghilterra si inginocchiava ai suoi piedi, poggiava la testa sul suo grembo, e chiudeva gli occhi.

Era felice. Ascoltandola aveva avvertito che qualcosa era rimasto anche nel suo profondo, ed era stata capace di lavar via tanti e tanti faticosissimi secoli.


'S mé ag amharc ar na bóithre
'Mbíonn mo ghrá-sa ag gabhail ann
'S í ag fear eile pósta
Is gan í bheith liom

 

Gli ultimi versi si diffondevano eterei in quella coltre che li avvolgeva.

Le ombre si allungavano sulle palpebre chiuse del suo fratellino.

Posò i ferri, e ricominciò a cantare.

 

 

 

È la prima volta, credo, che uso un mio OC per l’Irlanda, paese che semplicemente adoro *__*

Il nostro Inghilterra qui fa un bellissimo tuffo alla fonte dei ricordi, al tempo dei celti, la cui eredità vive anche nelle lingue gaeliche, parlate ancora oggi in Irlanda, Scozia e altre zone delle isole britanniche. L’inglese invece è una lingua di tutt’altro ceppo, originata da quelle degli anglosassoni, ovvero gli invasori che soppiantarono i celti dell’antica britannia agli inizi del medioevo.

Avendo avuto questo spunto, e avendo già da prima immaginato un’Irlanda che canta nella lingua dei suoi progenitori celti, ecco venire fuori questa storia dall’atmosfera quasi incantata, che mi auguro vi sia piaciuta come è piaciuta a me ^__^
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