8
Il
secondo giorno di scuola
Entra
il nemico
La
mattina seguente, la sveglia suonò all’alba. Scott
si alzò come ogni altra
mattina ed andò in bagno. La sera precedente
l’avevano accompagnato nella sua
vecchia casa, un appartamento per studenti. Al momento non aveva
coinquilini,
ma conosceva gli altri ragazzi nel palazzo. Nessun amicizia che potesse
considerare stretta, ma Scott non ci aveva mai dato peso.
Si
preparò in fretta e si affacciò. C’era
una macchina ad aspettarlo. Doveva
passare prima alla base. Era quasi bello avere una sorta di scopo.
Scott
guardò di nuovo la strada per la base, ma l’aveva
già imparata bene. Scese e si
incamminò sicuro per i corridoi. Sapeva dove doveva andare
questa volta. Linus
gli corse incontro appena lo vide.
“
Manca un quarto alle sette. È tardissimo!”
“
Sì,
sì, sono qui. Possiamo andare.” Disse Scott.
“
Hai
conosciuto tutti ieri, vero?” chiese Linus.
“
Sì.
Ho conosciuto Karen ieri sera.”
“
Carina, vero?” fece Linus.
“
Sì.
Inquietante però.”
“
Sì,
lo dico sempre anche io. È l’ultima che in qualche
modo può usare i suoi poteri
anche su di noi. Se vuoi, potrai trovare anche un motivo scientifico,
ma io
dico che sono semplicemente gli ormoni. Comunque con me non
attacca.” Linus
continuava ad andare avanti e indietro e a girargli intorno. Sembrava
sempre
sul punto di saltare in aria.
“
Perché su di te non ha effetto?”
“
Perché sono gay. E questo va a conferma della mia
ipotesi.”
Scott
sorrise. “ Ok. A che ora dobbiamo andare dal capo?”
“
Adesso, se sei pronto. È la tua prima missione, non sei
emozionato?”
“
Te
lo dico appena avrò capito con sicurezza che
significa”
Entrarono
nell’ufficio del capo. Era un uomo sulla cinquantina, con i
capelli neri e una
faccia seria e scavata. Indossava un vestito sobrio e sembrava aver
visto
abbastanza da non sorprendersi più per niente. Fece cenno di
sedersi nelle
sedie davanti alla scrivania e Scott notò che le sedie erano
tre.
Dunque
non siamo soli,
disse pund. Era
dalla notte precedente che non si facevano sentire. Avevano fatto il
punto
della giornata insieme e avevano concluso che dovevano continuare a
tenere gli
occhi aperti.
Prima
che Scott potesse dire qualcosa, entrò anche Ian, per niente
sorpreso di
vederli. Era molto più serio di quando l’aveva
visto il giorno prima.
“
Ian
conosce già i dettagli della missione”
esordì il capo. “Sarete solo voi tre,
tempo d’azione non più di un’ora.
Sappiamo con certezza che un furgone blindato
sarà assaltato apparentemente da una banda di ladri. In
realtà, sono membri
dell’ATC.”
“
I paladini”
sussurrò Linus. Poi disse ad alta voce: “ Ma non
basta la polizia per quello?”
“
Il
vostro compito non è quello di arrestare i ladri. Dovrete
svaligiare il furgone
prima di loro.” Disse il capo.
“
Una
rapina?!” gli occhi di Linus erano diventati enormi per lo
stupore, era rimasto
a bocca aperta. Scott quasi si mise a ridere.
“
Noi
la chiamiamo operazione di recupero preventiva.”
Precisò il capo.
“
E
la chiamate con il nome sbagliato! È una rapina bella e
buona!”
Fu
Ian ad intervenire. Era strano vederlo così serio, anche se
lo conosceva da
qualche giorno appena. “ L’obiettivo non
è la refurtiva, Linus. Vogliono sapere
perché quelli dell’ATC stanno cercando quella
roba, non è così?” Lo disse
fissando negli occhi il capo.
“
Esatto. Corre voce che verrà trasportato anche
qualcos’altro insieme al denaro.
Qualcosa di piccolo e facilmente trasportabile. È quello che
dovrete scoprire.”
“
E i
soldi?” chiese Linus.
“
Provvederemo poi a restituirli” rispose il capo, facendo un
gesto con la mano,
per liquidare la questione. Poi passò loro delle cartelle.
“Avete qualche
domanda?”
La
mano di Linus scattò in alto. Ma il capo guardò
Ian.
“
Per
questo genere di missioni bastano le squadre tradizionali. La squadra
H, per
esempio, è esperta nei recuperi.”
“
La
squadra H è impegnata altrove. E comunque non è
efficace nei luoghi affollati,
come di sicuro saprai.”
“
Non
è questo il punto. Una squadra qualsiasi sarebbe stata
più che sufficiente.
Voglio capire, al limite, mandare uno di noi in supporto. Ma tre!
È una
follia!” disse Ian, accendendosi in viso.
“
È
una missione senza pericoli. Una passeggiata, per voi. E quindi adatta
a Scott,
come prima missione. Ian, potresti fare anche tutto da solo. Linus
sarà di
supporto, nel caso qualcosa andasse storto” spiegò
ancora il capo.
“
Continuo a non essere d’accordo. Abbiamo sempre vietato le
missioni che
implicavano l’utilizzo di tre del nostro gruppo. È
troppo pericoloso. Il
Maestro è sempre stato contrario.” Disse Ian.
“
È
stato il Maestro a pianificare questa missione. E ha chiesto
espressamente di
voi tre.”
Mentre
i ragazzi si alzarono per tornare al piano inferiore, il capo li
fermò
chiedendo: “ Linus. Volevi chiedere qualcosa?”
“
Ehm… sì… ma mi sono
dimenticato” si giustificò. Poi salutarono e
lasciarono la
stanza.
“
Questa situazione non mi convince” disse Ian.
“
Che
significa che non siete mai andati in missione in gruppi di
tre?” chiese Scott.
“
L’ATC ci sta cercando. Siamo il loro obiettivo principale.
Non possiamo
permetterci di uscire tutti insieme, saremmo un bersaglio troppo
facile.”
Spiegò Ian.
“
Anche se finora non ci sono riusciti!” fece eco Linus.
Scott
diede un occhiata al fascicolo mentre camminavano. La missione era per
il
giorno dopo. C’erano gli orari, la pianta della strada e
della banca, il nome
dei dipendenti e tutti i dettagli possibili.
Questa
faccenda mi puzza. Era
tora.
Anche
ad Ian a quanto pare. Che ci sia
qualcosa sotto?
Sicuro.
Tieni gli occhi aperti, jushi, ti
daremo una mano.
“
Ci
vediamo stasera allora. Scott… buona lezione”
disse Linus e corse via.
“
Lezione?”
“
Ti
aspettano tra dieci minuti.” Rispose Ian. “ Non
avrai dimenticato che devi
andare a scuola?”
“
Oh…”
Compito
di storia previsto per le 9. Trovò in macchina una dispensa
di tutto il
programma svolto fino a quel momento. Tempo di percorrenza per giungere
alla
scuola: 40 minuti.
“
E
cosa dovrei fare con questa dispensa?” chiese Scott.
C’era un agente al
volante. Un’altra macchina di scorta li avrebbe pedinati,
senza dare
nell’occhio.
“
Dovresti impararla.”
“
E
come?”
“
Leggendola, magari. Mentre io cerco la strada.”
“
Deve girare a sinistra alla prossima. Poi la terza a destra.”
Disse Scott,
sfogliando la dispensa.
“
Se
hai imparato la strada dopo averla vista una sola volta, non ti
dovrebbe essere
difficile memorizzare quella dispensa.” Disse
l’agente.
Scott
non rispose. Era possibile? In fondo era vero… conosceva
bene la strada. Come
conosceva la piantina dell’agenzia, anche se
l’aveva vista una sola volta.
E
poi adesso non hai solo due occhi,
gli disse pund.
Chiuse
la dispensa mentre l’agente accostava. Sapeva tutto. Scese
dall’auto e un
attimo dopo rimise dentro la testa e disse: “ La risposta
è 700. Bella
trovata.”
A
scuola sembrava che il tempo non passasse mai. Gli altri ragazzi lo
guardavano
in modo strano e gli sembrava del tutto legittimo. Era il suo secondo
giorno
lì. E poi era molto più grande di loro.
Completò
il compito in dieci minuti, senza nessuna correzione. Pund e tora
passarono in
rassegna tutti gli alunni senza trovare la minima traccia del fattore
K.
Sentiva che stava perdendo tempo inutilmente, ma non sapeva che fare. E
forse
stare un po’ lontano dall’agenzia lo avrebbe
aiutato a riflettere meglio.
Agenti
e Paladini. C’era qualcosa che non quadrava. Le spiegazioni
che gli avevano
dato avevano troppi buchi. Che l’Agenzia esistesse solo per
la loro
sopravvivenza? Mettere insieme tutto quel potenziale umano senza
impiegarlo in
nessuna modo concreto? E perché i Paladini avevano paura di
loro? La storia del
fanatismo reggeva fino ad un certo punto. Non erano più nel
medioevo e anche
lì, superstizione e fanatismo avevano le loro motivazioni
pratiche. No, c’era
qualcos’altro.
È
troppo piccolo questo posto. Si
lamentò pund.
Che
c’è che non va? È un’aula!
È
stretta. E bassa. E troppo affollata.
Preferiresti
fare lezione in un campo
sportivo?
Se
ci attaccassero qui, saresti nei guai.
Non
essere paranoico, pund! Punto primo è
una semplice scuola. Punto secondo nessuno sa che sono qui. Punto terzo
ci sono
degli agenti di guardia.
Punto
quarto ti stai riempiendo di
stronzate come un tacchino alla festa del ringraziamento!brontolò
pund.
Dopo
mezz’ora ormai la noia stava avendo il sopravvento. Non ce la
faceva più a
stare seduto senza fare niente. Diede un’altra occhiata al
compito, ma era
perfetto così. Si mise a guardare fuori dalla finestra e
notò un murales molto
bello. Non significava niente, solo linee e colori, ma era fatto
davvero bene.
Di sicuro chi l’aveva fatto voleva lasciare un messaggio. Era
ben rifinito, i
colori erano folli.
Guarda
bene, gli
disse tora.
Cosa
devo guardare?
Tutto…
ma non concentrarti su niente in
particolare. Guardalo nella sua interezza.
Lo
sto guardando.
No.
Tu stai guardando le linee. E dove
portano, dove si congiungono. Smettila di guardare le linee e guarda il
disegno.
Per
qualche minuti Scott si limitò a guardare, cercando di non
fissarsi su niente.
Stava per dire che non c’era niente, niente da vedere, quando
all’improvviso
capì. Sbatté più volte gli occhi. Ora
che l’aveva visto era sembrava
impossibile non vederlo.
Era
una sola parola, perfettamente leggibile. QUI.
Devo
tornare dagli agenti. Disse
Scott e si
stava per alzare, quando gar lo fermò.
Troppo
tardi, jushi. È già
qui.
Chi?
Chiunque
ti stia cercando. Lo sento. Esci
da questa stanza.
Sei
sicuro che…
Esci
di qui!
Scott
consegnò il compito e usci in corridoio. Era tutto
stranamente calmo per una
normale giornata di scuola. Gar gli suggerì di andare in
bagno. Aveva attivato
il rilevatore. Presto due agenti l’avrebbero raggiunto
lì dentro.
Il
bagno era vuoto. Molto meglio così. Attese mezzo minuto
camminando avanti e
indietro, quando finalmente la porta si aprì.
“
Salve”
disse una voce. Era un ragazzo, non molto più vecchio di
lui. Era vestito di
nero. Bastava uno sguardo per capire che non era uno studente.
“
Chi
sei?” chiese Scott.
Non
lasciarlo parlare troppo. Al mio
segnale, lasciaci andare.
“
Oh,
avremo modo di parlare con più calma. Che ne dici di venire
con me con le
buone?” disse il ragazzo. Aveva i capelli biondi, quasi a
caschetto. Un ciuffo
gli ricopriva metà della fronte. Gli occhi erano piccoli e
vicini. Le dita
lunghe e sottili.
“
Dove dovrei venire?” chiese Scott. Non aveva armi. Non aveva
niente! Si trovò
inconsciamente a misurare ogni distanza, da lui alla porta,
dall’altro ragazzo
a lui. Calcolò tutto, ma non serviva a niente.
“
In
genere, in una situazione come questa, non avresti scelta. Ti ucciderei
senza
darti il tempo di pensare. Ma tu sei speciale. Abbiamo tante cose da
dirci.
Tanti segreti. Vieni con me?”
“
Per
curiosità… come si dice nella tua lingua: va a
farti sfottere!”
Scott
lasciò andare le voci. Le sentì staccarsi da lui
con ferocia. Le vide stavolta,
armate con grosse katane fantasma. Sentiva la stessa rabbia dentro di
sé.
Pund,
gar e tora si lanciarono sul nemico in sincronia. Il ragazzo non si
scompose.
Mormorò qualcosa come: “ Moccioso” e
protese le braccia, i palmi aperti rivolti
all’esterno. Sussurrò qualcosa.
I
fantasmi andarono a sbattere contro qualcosa di invisibile e tornarono
indietro. Scott li guardò: erano disorientati. Non
c’era niente davanti.
“Pensavi
che fossi venuto fin qui senza le dovute precauzioni?” disse
il ragazzo.
“
Che
significa?” chiese Scott, guardandosi intorno.
“
Che
avevo preparato questa barriera prima che tu entrassi qui dentro. Ora
che l’ho
attivata, ti è impossibile uscire. O lasciar uscire i
fantasmi. I tuoi poteri
ci sono noti. Sappiamo molto su di te. Anche come renderti
inoffensivo.”
“
Come fate a conoscere i miei poteri? Fino a qualche giorno fa non li
conoscevo
nemmeno io!” disse Scott. Cominciava a sentirsi affannato.
“
Sono anni che ti cerchiamo, jushi!”
Ancora
quel nome! E sulla bocca di un nemico!
Che
succede?
Siamo
bloccati. Deve essere uno scudo
dimensionale.
Scott
non riuscì a capire il resto. La vista cominciò a
confondersi. Un attimo dopo
cadde in ginocchio, sentiva le forze che lo abbandonavano.
“
Potevi seguirmi con le tue gambe, stupido moccioso” disse il
ragazzo biondo con
un profondo sdegno. “ Gli effetti della barriera non si
possono interrompere.
Mi farai perdere un sacco di tempo!”
“
Cosa… vuoi… da me!” disse Scott,
tossendo. Sentiva la gola stringersi, era
atroce.
“
Una
cosa molto semplice. Voglio sapere come hai fatto a morire e poi
tornare in
vita. Non c’è magia che regga al
confronto!” Il ragazzo si chinò, poggiandosi
con le mani sulle ginocchia, per osservarlo meglio.
Aveva
una gran confusione in testa. Non sentiva più le voci. La
stanza sembrava
girargli intorno. Gli sembrò di cadere, poi si accorse di
essere già a terra.
“
Io…
non so.. come ho fatto!”
“
Oh,
ma non devi essere tu a dirmelo. Avrò tutte le risposte che
mi servono dal tuo
corpo. Sarà un grande lavoro! Il mio signore sarà
molto contento di me.” Alla
fine si alzò e fece un passo indietro. Con dei rapidi
movimenti delle mani annullò
la barriera. “ Ora alzati!”
Scott
venne alzato di peso e un attimo dopo si trovò contro il
muro. Batté la testa,
ma fu solo un dolore che si sommò agli altri.
Il
mondo perse velocemente consistenza. Era così che finiva la
sua avventura con
l’agenzia? Era lì tutto quello che sapeva fare?
Aveva ragione Karen allora, era
solo un incapace, inutile appena la balia voltava lo sguardo.
Una
lacrima gli scese sulla guancia. Sentì un rumore improvviso,
come una porta che
sbatteva. Poi non sentì più niente.
***
All’improvviso
la porta venne spalancata, andò a sbattere contro la parete
e rimase lì di
sbieco, dopo che erano saltati i cardini.
Il
ragazzo biondo, fece un salto indietro, preparandosi ad attaccare, poi
abbassò
le mani e sorrise. Il ragazzo che aveva davanti era alto e grosso.
Aveva una
spada enorme sulla schiena. I suoi occhi erano infuocati.
“
Ma
che fortuna! Così l’Agenzia ha mandato te
stavolta. Piacere di rivederti,
Iago.” Disse il ragazzo.
Iago
guardò il corpo di Scott ancora contro la parete, poi
tornò a guardare il
nemico. “ Dove sono i tuoi scagnozzi, Crin? L’ATC
non ti ha certo mandato da
solo.”
“
Non
ho bisogno di nessun altro. È una missione molto
semplice.”
“
Io
non ne sarei sicuro. Stavolta non verrà nessuno a
salvarti.” Iago si mise in
posizione d’attacco.
“
Levati dai piedi, Iago. Stavolta non sono venuto per te.”
Disse Crin.
“
Lascia andare Scott. E affrontami. Parleremo dopo.”
“
Dio
ma come siete noiosi!” sbottò Crin, poi protese di
nuovo le mani in avanti, con
i palmi rivolti verso Iago. Disse una sola parola.
Iago
vacillò. Allargò le gambe e ritrovò
l’equilibrio.
“
Avevo previsto l’eventualità che arrivasse
qualcuno. Ho preparato un'altra
barriera. Geniale non trovi? Ora porterò via Scott e tu non
potrai far altro
che guardare!” Il ragazzo biondo rise, facendo due passi
verso il corpo di
Scott, ancora premuto contro la parete.
Iago
rise. Crin si voltò, per capire perché il ragazzo
stesse ridendo. Iago lo
guardò negli occhi.
“
Avresti
dovuto impegnarti di più, genio.
Non
sono più un ragazzino.” Un attimo dopo, Iago
alzò le mani. Chiuse gli occhi e
inspirò profondamente. Poi lanciò un urlo
selvaggio e calò i palmi delle mani
sul pavimento con una forza inaudita. Le piastrelle del bagno saltarono
con uno
schianto. Crepe si aprirono per più di due metri intorno a
Iago. Si sentì un
rumore improvviso, come di una lastra di vetro che viene infranta.
La
barriera aveva ceduto.
Iago
alzò lo sguardo. Sembrava una belva inferocita.
Urlò in maniera spaventosa,
estrasse l’enorme spada che aveva sulla schiena e si
lanciò sul nemico. In un
attimo gli fu addosso. Calò la spada con tutta la sua forza.
La
spada si fermò all’improvviso, con un impatto
metallico. Iago rimase
sconcertato. Crin aveva bloccato la lama con una sola mano, senza
procurarsi la
minima ferita. Un attimo dopo capì perché: il suo
braccio era diventato di
metallo grezzo.
Un
tonfo segnalò che aveva perso la sua presa su Scott e il suo
corpo era crollato
al suolo.
“
Credevi di essere l’unico ad aver fatto dei progressi,
moccioso!?” ringhiò
Crin, poi lo colpì con l’altra mano. Iago fu
scaraventato indietro, ma riuscì a
tenere l’equilibrio. Era forte, quel bastardo.
Iago
lasciò perdere la spada. Era un’arma troppo
ingombrante per un combattimento
tattico. E per quanto potente fosse il colpo, quelle braccia erano
troppo
solide.
Era
ora di mettere in atto quello che aveva imparato con Ian. “Quando la forza non basta, usa la
velocità. Non dare il tempo
all’avversario di vedere i tuoi colpi.”
Si
lanciò di nuovo contro il suo nemico. Caricò il
destro, notando il sorriso
beffardo sul viso di Crin. Ma all’ultimo momento
scartò di lato, finse di
colpire, scartò di nuovo, evitò il pugno di ferro
e caricò di nuovo. Arrivò a
quasi a colpirlo allo stomaco, mentre Crin serrava i gomiti per
bloccarlo,
quando spostò il peso sull’altro piede,
caricò il sinistro e lo colpì al volto
con tutta la forza di cui era capace.
Crin
venne scaraventato indietro, finì contro la parte con una
tale violenza che
distrusse tutte le mattonelle sulla parete. Iago ansimò,
sorridendo.
Crin
riuscì a non cadere, ma quasi non riusciva a reggersi in
piedi. Sputò sangue.
Le sue mani erano tornate normali.
“
La
prossima volta che ci incontreremo, rimpiangerai questo
momento” disse.
“
Non
ho ancora finito, Crin!” urlò Iago.
“
Sì,
abbiamo finito. Non sono venuto qui per te.”
Prima
che Iago potesse fermarlo, Crin saltò dalla finestra. Un
attimo dopo di lui non
c’era più traccia.
Iago
prese Scott su una spalla e andò via. Quella sarebbe stata
una giornata
maledettamente lunga!