Pigna,
pizzicotto, manicotto, tigre ~
~ once upon another tale.
II
Benvenuti
a Hogwarts
{ Una magia che supera tutte quelle che noi
facciamo qui. }
# Sala Grande
Il
primo giorno di scuola Merida scende a colazione di buon
umore, ed è una cosa che non le era mai successa prima di varcare i confini del
castello. In parte dev’essere merito del posto meraviglioso in cui gli studenti
si raccolgono a mangiare. Il soffitto riflette le condizioni del cielo esterno:
oggi c’è un luminosissimo sole, quindi forse l’incantesimo riflette allo stesso
modo il suo stato d’animo. Anche le candele sospese a mezz’aria ieri sera, in
occasione dello Smistamento, avevano un’aria indiscutibilmente magica, ma quel
soffitto è la cosa più bella che Merida abbia mai
visto – e lei è cresciuta in un posto da favola come la Scozia, eh.
C’è solo una cosa che non le piace di questo
posto, riflette fermandosi sulla soglia con le mani sui fianchi della sua
uniforme nuova fiammante; non le va che le Case siano così fisicamente divise, non le sta bene. Uno studente dovrebbe avere la
possibilità di sedersi a mangiare con chi gli pare e piace. Ha subito fatto
amicizia con Hip, la trova simpaticissima, ma non vuole sentirsi costretta a fare colazione con lei...
Basta con queste continue distinzioni. È già stato abbastanza seccante
trascorrere l’estate a convincere quell’ottusa della mamma che i tempi sono
cambiati e che non c’è niente di indecoroso nel trasferirsi in un collegio con
classi miste, santo cielo.
Lascia scorrere lo sguardo sulla sala, sempre
più lontano dal tavolo a lei destinato, fino a scorgere un viso conosciuto.
Cammina sicura nella sua direzione.
Il ragazzo siede al suo posto come sforzandosi
di occupare meno spazio possibile, scarabocchiando su una pergamena con la mano
sinistra solcata da un paio di graffi rossi. Dev’essere stato il gatto, non
aveva l’aria di trovare piacevole la traversata sul lago. Merida
si ferma davanti a lui, punta le mani sulla tavola e lo saluta con un
«Buongiorno!» squillante.
Lui sussulta, guarda lei, guarda tutt’intorno
come in attesa di una punizione e infine di nuovo lei. Ha le lentiggini. Merida decide subito che le è simpatico.
«Eravamo nella stessa barca ieri sera» gli
ricorda, dondolandosi sui piedi. «Così ti hanno messo a Corvonero,
eh?»
«Mh...» Il ragazzo
tenta un vago cenno d’assenso. «Già.»
«Io sono a Grifondoro»
sorride lei, cercando di non suonare troppo compiaciuta. «Stavo pensando che eravamo
tutti così eccitati che non ci siamo presentati, così sono venuta a farlo ora.
Ciao, io sono Merida!»
Il ragazzo arrossisce di botto. «Uh, lo so,
io... Ho sentito quando ti chiamavano per lo Smistamento.»
«Davvero?» Merida gli
sorride ancora – le fa piacere che qualcuno ricordi il suo nome. «Io però non
ho sentito il tuo... Ero così nervosa» confida.
Il ragazzo arrossisce ancora di più, poi sembra
prendere una decisione grande quanto il mondo. «E va bene. Ho capito. Mi chiamo
Hiccup. Ecco. Ridi pure.»
Merida non ride. Non ne vede
il motivo. D’altro canto ha passato tutta la notte a chiacchierare con una
ragazza che si chiama Hip. Continua a guardarlo finché lui non cambia
espressione; poi, a poco a poco, cominciano a ridere insieme. Hiccup le piace, e le dà l’impressione di aver bisogno di
tanti amici.
Ci mette un po’ a ricordarsi che quello non è il
suo tavolo.
# Sala comune
Una
ciocca, poi l’altra, poi l’altra. Daccapo. Una ciocca, poi l’altra, poi
l’altra.
Hiccup l’ha aspettata per un
po’, ma alla fine Rapunzel gli ha suggerito di andare
a colazione senza di lei, tanto ci avrebbe messo un bel pezzo a prepararsi. È
stata una sciocca – nell’eccitazione della notte scorsa si è addormentata
tardissimo e non è riuscita ad alzarsi in tempo per pensare ai capelli... Ora
la treccia rischia di venirle tutta storta e lei probabilmente salterà la
colazione; bene, le servirà da avvertimento futuro. Da domani in piedi
all’alba.
«Senza offesa, ma non credi sia più pratico un
bel taglio netto?»
Rapunzel sussulta e quasi si
lascia sfuggire i capelli dalle dita, ma si riprende in tempo perché il lavoro
di mezz’ora non vada sprecato. Ormai è quasi arrivata alle punte... Si guarda
alle spalle e per un attimo le manca il respiro: un’invasione nella torre!
«Che ci fai tu
qui?» lo aggredisce, consapevole di non essere molto minacciosa con le braccia
così ridicolmente occupate a mezz’aria. «Questa è la sala comune di Corvonero. Tu sei
un Serpeverde, se non sbaglio.»
Il ragazzo alza le sopracciglia, senza smettere
di guardarsi intorno con una sfrontatissima aria da turista in vacanza. «Sei
sveglia, biondina. Ci credo che sei finita a Corvonero...
Sto facendo un tour del castello» spiega, girandosi e strizzandole l’occhio,
«ti va di venire con me?»
Rapunzel assicura con una certa
difficoltà la base della treccia finalmente terminata e lo affronta a braccia
incrociate. «Stai scherzando, spero. Come hai fatto a entrare?»
Lui fa un gesto noncurante con la mano. «Ti
prego, l’indovinello delle tre zampe alla sera lo conoscono anche i quadri alle
pareti.»
«Non è giusto, te ne è capitato uno facile»
sbuffa Rapunzel. Lo guarda da capo a piedi e nota una
serie di cose strane. «Sei più pallido di un fantasma» osserva.
«Perché sono albino.» Il ragazzo si tira una
ciocca di capelli sulla fronte. «Bianchi, vedi?»
Certo, avrebbe dovuto intuirlo. «Umpf. E come mai non hai le scarpe?»
«Mi piace sentire la terra sotto i piedi quando
cammino.»
«Certo che sei strano.»
«Disse la ragazza con i capelli lunghi un
chilometro.»
«Non sono lunghi un chilometro!» protesta lei, punta nel vivo. «E il perché li porto
così non sono affari tuoi.»
«Mi sembra giusto» concede il ragazzo
avvicinandosi, «ma l’invito resta valido. Andiamo a farci un giro o no?»
Rapunzel si ritrae
ostentatamente, afferra lo zaino già pronto ai piedi della poltrona e si dirige
all’uscita. «Tu te ne devi andare
comunque. Non è la tua sala comune, questa. E io sono in ritardo per la colazione, se vuoi scusarmi.»
Non le giunge risposta, ma sente distintamente
una risata mentre lui le scivola alle spalle per uscire a sua volta.
# Parco
In
realtà non gli è mai piaciuto fare i compiti all’aperto – non che si distragga
facilmente, però dai, chiunque
continuerebbe a sollevare il viso al vento e al sole che tramonta dimenticando
a poco a poco qualsiasi libro – ma dopo due ore passate nelle segrete del
castello a rimestare insetti e inalare fumi densi e puzzolenti, sentiva davvero
il bisogno di un po’ di aria pulita e di qualche insetto vivo e vegeto.
Sdentato è rimasto in sala comune: gli ha tenuto
il muso per tutto il giorno, lasciandosi coccolare soltanto da Rapunzel che sembra avere un ascendente tutto particolare
su di lui. L’ultima volta che l’ha visto, stava cercando di prendere possesso
dello zaino della ragazza e farne la sua nuova casa. Bene, è sempre piacevole
vederlo fare nuove amicizie più in fretta di lui.
Anche se, in effetti, quest’anno sembra andare
meglio... Durante l’intervallo Merida è venuta a
sedersi all’ombra delle serre accanto a lui, e quando l’ha incrociato più tardi
nel corridoio del terzo piano lo ha salutato con una certa allegria. Anche Rapunzel è gentile, è stato bello – nonostante tutto – ritrovarsi nella sua stessa Casa. Hiccup non ha mai cercato di farsi illusioni, ma d’altro
canto, si dice mentre alza inevitabilmente gli occhi dalle pagine e guarda il
cielo, le cose non devono per forza non
cambiare mai... E suo padre non deve per forza aver ragione a considerarlo
meno che un singhiozzo.
La copia di Gli
animali fantastici: dove trovarli fa capolino sotto un angolo del libro di
Pozioni. Hiccup si chiede se valga davvero la pena di
svolgere i compiti giorno per giorno invece che ridursi all’ultimo minuto come
fanno solitamente tutti gli studenti del mondo magico e non. C’è un capitolo
sui draghi là dentro, l’ha visto la prima volta che l’ha sfogliato. Magari solo
una sbirciatina...
Un’ombra si staglia oltre le sue spalle,
disegnando una linea scura sull’erba curata del parco del castello. Ha giusto
il tempo di chiedersi se possa trattarsi di un professore prima che il nuovo
arrivato si accucci al suo fianco e abbassi la testa fin quasi tra gli steli
per distinguere il volume ancora seminascosto.
«Uh, sembra interessante» commenta il ragazzo
dai capelli bianchi che ha attraversato il lago con lui, Rapunzel
e Merida.
Hiccup lo guarda di sottecchi,
cercando di capire se lo stia prendendo in giro o no. Per ora sembra di no.
«Però non dirmi che stai studiando sul serio»
continua lui, sedendosi più comodo nel prato al suo fianco, «non il primo giorno.»
«No» borbotta Hiccup,
«non proprio.»
«Ah, bene» sbuffa il ragazzo sbottonandosi il
colletto della divisa, «allora sei a posto, credo. Io sono Jack.»
Rotola sulla schiena, si tira su a sedere e
finge di allacciarsi una scarpa per poter nascondere la faccia. Merida e Rapunzel non hanno riso,
ma non è sempre vero che non c’è due senza tre... «Hiccup.»
Anche senza guardarlo lo sente sorridere.
«Simpatico. Ti si addice.»
Ancora una volta, non sembra che lo stia
prendendo in giro. Forse è questo a fargli coraggio, come sul treno con Rapunzel, come a colazione con Merida.
«Non credevo che un Serpeverde
potesse rivolgere la parola a un umile Corvonero.»
Jack lo guarda con un’espressione strana, a metà
disgustata, a metà divertita.
«Non credevo fossi uno che etichetta le
persone.»
Hiccup si sente arrossire.
«C-cosa? Io non... non etichetto le
persone.» E intanto, quasi senza rendersene conto, si ritrova a chiudere tutti
i libri che ha portato con sé.
# Biblioteca
Rapunzel continua a sbuffare, sperando in cuor suo
che la bibliotecaria non fraintenda. La treccia si sta disfacendo e i ciuffi
sfuggiti ai lacci le ricadono di continuo sul viso, costringendola a soffiarli
via e distraendola ogni due righe. È sul punto disperato di sciogliere tutto e
avvertire la donna di fare attenzione a non inciampare, quando una voce
sconosciuta le viene in aiuto.
«Ti prego, posso farlo io?»
Si volta per ritrovarsi faccia a faccia con la
ragazza dai riccioli rossi che ha già avuto modo di notare più volte. Dal suo
sorriso e dalle sue mani gesticolanti d’impazienza capisce che si riferisce
alla sua treccia. Rapunzel si morde il labbro,
imbarazzata; non permette mai a nessuno di toccarle i capelli...
«Tranquilla» ride lei, Merida,
a bassa voce per non attirare l’attenzione della bibliotecaria; «non sono una
psicotica o roba simile. Ma di capelli me ne intendo» fa notare scuotendo i
suoi, foltissimi, «e visto che stai leggendo quel libro dall’aria così
magneticamente interessante posso pensarci io ad aggiustare tutto.»
Rapunzel non riesce a non
ricambiare il sorriso, rendendosi conto che quella ragazza è la prima persona
che abbia incontrato, dall’Espresso per Hogwarts in
poi, a non guardare alla sua considerevole chioma con aria stralunata e a non
aver fatto nessun commento di nessun tipo. Persino Hiccup,
pur nella sua timidezza, ha detto qualcosa in proposito; invece lei si è solo
offerta di sistemarglieli... Forse non è poi così sbagliato lasciarla fare.
«Mi faresti un grande favore» ammette, appena
prima che un ciuffo della frangia le copra gli occhi, facendo ridere entrambe.
Merida si avvicina e con mani
davvero esperte assicura tutte le ciocche ribelli al loro posto. Rapunzel quasi si aspetta che lei le parli adesso, che le
chieda magari come mai non li abbia mai tagliati o che scherzi sul tempo che le
ci vuole a lavarli e pettinarli – e davvero non potrebbe farlo in giornata più
appropriata!... Invece restano tutte e due in silenzio, e a Rapunzel
vengono in mente altri momenti, altre mani che la pettinavano così, labbra che
non dicevano nulla, solo qualche volta cantando una canzone che parlava di
fiori. Stringe le palpebre mentre le pagine di Storia di Hogwarts si fanno più confuse
sotto il suo sguardo.
«Ecco fatto» annuncia Merida
dopo un tempo incalcolabile. «Sei più bella di prima.»
Rapunzel rinuncia alla lettura e
con un sorriso intimidito si alza per valutare l’effetto della spessa treccia
che le dondola all’altezza delle caviglie. «Un giorno dovrai lasciarmi
ricambiare il favore.»
Merida sorride come se non
vedesse l’ora.
In quel momento, dalla finestra rivolta ai
giardini del castello, echeggia un grido.
# Infermeria
Quando
lo vede aprire gli occhi, è come se qualcuno gli liberasse il petto da un
macigno più pesante di tutto l’oro della Gringott.
«Mi dispiace» comincia subito a scusarsi, «è
stata colpa mia, non sapevo di quell’albero, è stata tutta colpa mia.»
«Ehi» bofonchia Hiccup,
con un sorriso fin troppo simile a una smorfia di dolore, «stai calmo. Non
potevi saperlo. Sono io che mi sono avvicinato troppo...»
Jack si passa le mani sul volto e si accorge che
tremano. Non ha il coraggio di sostenere lo sguardo dell’altro. Di certo si
chiederà perché se la prenda tanto, perché si colpevolizzi così, e lui non è
pronto, no, non è pronto a dirglielo, non è pronto a dirlo a nessuno, è per questo che era così
felice di essere qui... Ma adesso ha visto come un pezzo di storia ripetersi,
un fantasma del passato bussare a una porta non del tutto chiusa, e non avrebbe
mai immaginato che facesse ancora così male. Così freddo.
Hiccup non aggiunge altro, non
chiede nulla, e Jack gliene è grato. L’infermiera ha aggiustato la sua gamba
ferita in meno di un minuto, ma non è bastato a far sentire meglio lui.
Quando alla fine riesce a ricacciare in un posto
lontano e segreto la paura e il gelo, alza gli occhi e si accorge di non essere
più l’unico visitatore. La ragazza bionda di Corvonero,
con i capelli strettamente raccolti in una lunghissima treccia, arriva fino al
letto di Hiccup con il gatto nero tra le braccia.
«Audrey mi ha detto che hai fatto conoscenza col
Platano Picchiatore» sussurra con una vocina sottile, neanche fosse colpa sua, risvegliando tutti i sensi di colpa
di Jack – che per una volta, la prima da
che è arrivato, vorrebbe solo tornare a sentirsi invisibile. «Se non altro
adesso sappiamo perché si chiama così» tenta di scherzare. Poi si china e
lascia che il micio balzi sulle lenzuola. «Sdentato è voluto venire a
trovarti.»
Hiccup distoglie lo sguardo
imbarazzato da lei per concentrarsi sul gatto ronfante e del tutto a suo agio,
che in quel momento inizia a impastargli su un ginocchio. Assume un’aria
sostenuta. «Così ti sei preoccupato, eh? Che c’è, mi vuoi bene di nuovo ora che
hai tutto un castello a tua disposizione?»
Rapunzel sorride e continua a
farlo anche quando incrocia lo sguardo di Jack – che ora si sente un po’ meglio, appena un po’.
«Ti conviene stare attento a quel tipo, Hic: ha
l’aria di uno cui piace far finire la gente nei guai.»
Jack reprime un gemito e da sopra la spalla
lancia un’occhiataccia alla ragazza-fulmine-rosso, quella Merida
o come diavolo si chiama, che se ne sta appoggiata alla porta dell’infermeria a
guardare dritto verso di lui con l’aria di chi la sa lunga. Non è d’aiuto. Non
è assolutamente d’aiuto.
«È stato un incidente» si affretta a dire Hiccup. «Jack non c’entra nulla, sarebbe successo anche se
fossi stato lì da solo... Insomma, tu te lo aspetteresti di calpestare la
radice di un albero che reagisce prendendoti a sberle?»
Le ragazze scoppiano a ridere. Anche Jack sente
nascere un sorriso, da qualche parte sotto il freddo. Hiccup,
dal canto suo, si guarda intorno come se vedesse degli esseri umani per la
prima volta; poi abbassa di nuovo gli occhi sul gatto nero e lo gratta tra le
orecchie.
«Beh, niente male come primo giorno di scuola.
Tu che ne dici?»
Sdentato socchiude gli occhi, godendosi le
coccole.
Spazio dell’autrice
Il primo capitolo diceva veramente troppo
poco, così ho deciso di aggiornare molto in anticipo sulla tabella di marcia
(?) e darvi subito un’ulteriore anteprima di ciò che vi aspetta. Qui il filo
conduttore è Hogwarts intesa in senso fisico – il posto
più bello del mondo merita un pensiero tutto suo, vi pare? ♥ – e la citazione, pur mutilata, viene da La Pietra Filosofale: Silente si
riferisce alla musica, ma io ho voluto sottintendere di riferirmi all’amicizia.
Ora,
i dettagli. L’headcanon più diffuso alla base dell’Hogwarts!verse prevede un Hufflepuff!Hiccup,
ne sono consapevole; tuttavia io penso che le sue buone qualità tipiche di Tassorosso non saltino meno all’occhio della sua intelligenza
e della sua capacità di guardare oltre,
caratteristiche queste tutte riconducibili a Corvonero:
e ho preferito assegnarlo a tale Casa piuttosto che all’altra anche per
questioni pratiche – considerate che il prossimo capitolo vuole ripercorrere le
materie di scuola con relative lezioni, e se ciascun protagonista fosse
appartenuto a una Casa diversa le occasioni di interazione sarebbero state
molto più limitate. È vero che ci saranno altri personaggi in scena oltre ai
Big Four, ma nessuno avrà l’importanza che avranno
loro. Sono il mio OT4 in fondo. u__ù
Parlando
appunto di personaggi secondari, l’Hip citata da Merida
è l’adorabile protagonista de I Croods, mentre l’Audrey menzionata da Rapunzel è la stessa di Lorax: il guardiano della foresta.
Come sempre, hope you liked it!
Aya ~