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Autore: Feel Good Inc    02/11/2013    7 recensioni
{ Dragon Trainer / Frozen: il regno di ghiaccio / Hotel Transylvania / Le 5 Leggende / Lorax: il guardiano della foresta / Rapunzel: l'intreccio della torre / Ribelle - the brave / vari ed eventuali }
Lui non ha il tempo di spostarsi: il fulmine rosso gli è addosso, e così da vicino si direbbe che più che un fulmine è una ragazza. Scontro frontale, come previsto.
«Ahi! Levati dai piedi, quello scompartimento è
mio
Si è sentito invisibile per tanto di quel tempo che ritrovarsela tra le braccia non gli dà alcun fastidio, ma questo la ragazza-fulmine non deve saperlo.

~
«Uhm... Scusa, ma... I tuoi capelli...»
La ragazza sorride e di colpo è come se il sole, in tutta la sua luce, filtrasse dalle nuvole fitte oltre i finestrini del treno in corsa. Stringe una ciocca all’altezza della guancia, come un fiore. «Ti piacciono?»
Hiccup non osa andare oltre e si dà l’aria di chi ha sempre frequentato gente con capelli lunghi quindici metri.

{ AU: Hogwarts!verse; foursome: Jack/Hiccup/Merida/Rapunzel; hints Jack/Elsa, Jack/Mavis, Johnny/Mavis, Mavis/Rapunzel, Once-ler/Merida, Once-ler/Rapunzel, & whatever you like }
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Altri, Hiccup Horrendous Haddock III, Jack Frost, Merida, Rapunzel
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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- Questa storia fa parte della serie 'Hoggy Warty Hogwarts'
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Pigna, pizzicotto, manicotto, tigre ~

~ once upon another tale.

 

 

 

 

II

Benvenuti a Hogwarts

{ Una magia che supera tutte quelle che noi facciamo qui. }

 

 

 

 

 

 

# Sala Grande

 

Il primo giorno di scuola Merida scende a colazione di buon umore, ed è una cosa che non le era mai successa prima di varcare i confini del castello. In parte dev’essere merito del posto meraviglioso in cui gli studenti si raccolgono a mangiare. Il soffitto riflette le condizioni del cielo esterno: oggi c’è un luminosissimo sole, quindi forse l’incantesimo riflette allo stesso modo il suo stato d’animo. Anche le candele sospese a mezz’aria ieri sera, in occasione dello Smistamento, avevano un’aria indiscutibilmente magica, ma quel soffitto è la cosa più bella che Merida abbia mai visto – e lei è cresciuta in un posto da favola come la Scozia, eh.

C’è solo una cosa che non le piace di questo posto, riflette fermandosi sulla soglia con le mani sui fianchi della sua uniforme nuova fiammante; non le va che le Case siano così fisicamente divise, non le sta bene. Uno studente dovrebbe avere la possibilità di sedersi a mangiare con chi gli pare e piace. Ha subito fatto amicizia con Hip, la trova simpaticissima, ma non vuole sentirsi costretta a fare colazione con lei... Basta con queste continue distinzioni. È già stato abbastanza seccante trascorrere l’estate a convincere quell’ottusa della mamma che i tempi sono cambiati e che non c’è niente di indecoroso nel trasferirsi in un collegio con classi miste, santo cielo.

Lascia scorrere lo sguardo sulla sala, sempre più lontano dal tavolo a lei destinato, fino a scorgere un viso conosciuto. Cammina sicura nella sua direzione.

Il ragazzo siede al suo posto come sforzandosi di occupare meno spazio possibile, scarabocchiando su una pergamena con la mano sinistra solcata da un paio di graffi rossi. Dev’essere stato il gatto, non aveva l’aria di trovare piacevole la traversata sul lago. Merida si ferma davanti a lui, punta le mani sulla tavola e lo saluta con un «Buongiorno!» squillante.

Lui sussulta, guarda lei, guarda tutt’intorno come in attesa di una punizione e infine di nuovo lei. Ha le lentiggini. Merida decide subito che le è simpatico.

«Eravamo nella stessa barca ieri sera» gli ricorda, dondolandosi sui piedi. «Così ti hanno messo a Corvonero, eh?»

«Mh...» Il ragazzo tenta un vago cenno d’assenso. «Già.»

«Io sono a Grifondoro» sorride lei, cercando di non suonare troppo compiaciuta. «Stavo pensando che eravamo tutti così eccitati che non ci siamo presentati, così sono venuta a farlo ora. Ciao, io sono Merida

Il ragazzo arrossisce di botto. «Uh, lo so, io... Ho sentito quando ti chiamavano per lo Smistamento.»

«Davvero?» Merida gli sorride ancora – le fa piacere che qualcuno ricordi il suo nome. «Io però non ho sentito il tuo... Ero così nervosa» confida.

Il ragazzo arrossisce ancora di più, poi sembra prendere una decisione grande quanto il mondo. «E va bene. Ho capito. Mi chiamo Hiccup. Ecco. Ridi pure.»

Merida non ride. Non ne vede il motivo. D’altro canto ha passato tutta la notte a chiacchierare con una ragazza che si chiama Hip. Continua a guardarlo finché lui non cambia espressione; poi, a poco a poco, cominciano a ridere insieme. Hiccup le piace, e le dà l’impressione di aver bisogno di tanti amici.

Ci mette un po’ a ricordarsi che quello non è il suo tavolo.

 

 

 

# Sala comune

 

Una ciocca, poi l’altra, poi l’altra. Daccapo. Una ciocca, poi l’altra, poi l’altra.

Hiccup l’ha aspettata per un po’, ma alla fine Rapunzel gli ha suggerito di andare a colazione senza di lei, tanto ci avrebbe messo un bel pezzo a prepararsi. È stata una sciocca – nell’eccitazione della notte scorsa si è addormentata tardissimo e non è riuscita ad alzarsi in tempo per pensare ai capelli... Ora la treccia rischia di venirle tutta storta e lei probabilmente salterà la colazione; bene, le servirà da avvertimento futuro. Da domani in piedi all’alba.

«Senza offesa, ma non credi sia più pratico un bel taglio netto?»

Rapunzel sussulta e quasi si lascia sfuggire i capelli dalle dita, ma si riprende in tempo perché il lavoro di mezz’ora non vada sprecato. Ormai è quasi arrivata alle punte... Si guarda alle spalle e per un attimo le manca il respiro: un’invasione nella torre!

«Che ci fai tu qui?» lo aggredisce, consapevole di non essere molto minacciosa con le braccia così ridicolmente occupate a mezz’aria. «Questa è la sala comune di Corvonero. Tu sei un Serpeverde, se non sbaglio.»

Il ragazzo alza le sopracciglia, senza smettere di guardarsi intorno con una sfrontatissima aria da turista in vacanza. «Sei sveglia, biondina. Ci credo che sei finita a Corvonero... Sto facendo un tour del castello» spiega, girandosi e strizzandole l’occhio, «ti va di venire con me?»

Rapunzel assicura con una certa difficoltà la base della treccia finalmente terminata e lo affronta a braccia incrociate. «Stai scherzando, spero. Come hai fatto a entrare?»

Lui fa un gesto noncurante con la mano. «Ti prego, l’indovinello delle tre zampe alla sera lo conoscono anche i quadri alle pareti.»

«Non è giusto, te ne è capitato uno facile» sbuffa Rapunzel. Lo guarda da capo a piedi e nota una serie di cose strane. «Sei più pallido di un fantasma» osserva.

«Perché sono albino.» Il ragazzo si tira una ciocca di capelli sulla fronte. «Bianchi, vedi?»

Certo, avrebbe dovuto intuirlo. «Umpf. E come mai non hai le scarpe?»

«Mi piace sentire la terra sotto i piedi quando cammino.»

«Certo che sei strano.»

«Disse la ragazza con i capelli lunghi un chilometro.»

«Non sono lunghi un chilometro!» protesta lei, punta nel vivo. «E il perché li porto così non sono affari tuoi.»

«Mi sembra giusto» concede il ragazzo avvicinandosi, «ma l’invito resta valido. Andiamo a farci un giro o no?»

Rapunzel si ritrae ostentatamente, afferra lo zaino già pronto ai piedi della poltrona e si dirige all’uscita. «Tu te ne devi andare comunque. Non è la tua sala comune, questa. E io sono in ritardo per la colazione, se vuoi scusarmi.»

Non le giunge risposta, ma sente distintamente una risata mentre lui le scivola alle spalle per uscire a sua volta.

 

 

 

# Parco

 

In realtà non gli è mai piaciuto fare i compiti all’aperto – non che si distragga facilmente, però dai, chiunque continuerebbe a sollevare il viso al vento e al sole che tramonta dimenticando a poco a poco qualsiasi libro – ma dopo due ore passate nelle segrete del castello a rimestare insetti e inalare fumi densi e puzzolenti, sentiva davvero il bisogno di un po’ di aria pulita e di qualche insetto vivo e vegeto.

Sdentato è rimasto in sala comune: gli ha tenuto il muso per tutto il giorno, lasciandosi coccolare soltanto da Rapunzel che sembra avere un ascendente tutto particolare su di lui. L’ultima volta che l’ha visto, stava cercando di prendere possesso dello zaino della ragazza e farne la sua nuova casa. Bene, è sempre piacevole vederlo fare nuove amicizie più in fretta di lui.

Anche se, in effetti, quest’anno sembra andare meglio... Durante l’intervallo Merida è venuta a sedersi all’ombra delle serre accanto a lui, e quando l’ha incrociato più tardi nel corridoio del terzo piano lo ha salutato con una certa allegria. Anche Rapunzel è gentile, è stato bello – nonostante tutto – ritrovarsi nella sua stessa Casa. Hiccup non ha mai cercato di farsi illusioni, ma d’altro canto, si dice mentre alza inevitabilmente gli occhi dalle pagine e guarda il cielo, le cose non devono per forza non cambiare mai... E suo padre non deve per forza aver ragione a considerarlo meno che un singhiozzo.

La copia di Gli animali fantastici: dove trovarli fa capolino sotto un angolo del libro di Pozioni. Hiccup si chiede se valga davvero la pena di svolgere i compiti giorno per giorno invece che ridursi all’ultimo minuto come fanno solitamente tutti gli studenti del mondo magico e non. C’è un capitolo sui draghi là dentro, l’ha visto la prima volta che l’ha sfogliato. Magari solo una sbirciatina...

Un’ombra si staglia oltre le sue spalle, disegnando una linea scura sull’erba curata del parco del castello. Ha giusto il tempo di chiedersi se possa trattarsi di un professore prima che il nuovo arrivato si accucci al suo fianco e abbassi la testa fin quasi tra gli steli per distinguere il volume ancora seminascosto.

«Uh, sembra interessante» commenta il ragazzo dai capelli bianchi che ha attraversato il lago con lui, Rapunzel e Merida.

Hiccup lo guarda di sottecchi, cercando di capire se lo stia prendendo in giro o no. Per ora sembra di no.

«Però non dirmi che stai studiando sul serio» continua lui, sedendosi più comodo nel prato al suo fianco, «non il primo giorno

«No» borbotta Hiccup, «non proprio.»

«Ah, bene» sbuffa il ragazzo sbottonandosi il colletto della divisa, «allora sei a posto, credo. Io sono Jack.»

Rotola sulla schiena, si tira su a sedere e finge di allacciarsi una scarpa per poter nascondere la faccia. Merida e Rapunzel non hanno riso, ma non è sempre vero che non c’è due senza tre... «Hiccup

Anche senza guardarlo lo sente sorridere. «Simpatico. Ti si addice.»

Ancora una volta, non sembra che lo stia prendendo in giro. Forse è questo a fargli coraggio, come sul treno con Rapunzel, come a colazione con Merida.

«Non credevo che un Serpeverde potesse rivolgere la parola a un umile Corvonero

Jack lo guarda con un’espressione strana, a metà disgustata, a metà divertita.

«Non credevo fossi uno che etichetta le persone.»

Hiccup si sente arrossire. «C-cosa? Io non... non etichetto le persone.» E intanto, quasi senza rendersene conto, si ritrova a chiudere tutti i libri che ha portato con sé.

 

 

 

# Biblioteca

 

Rapunzel continua a sbuffare, sperando in cuor suo che la bibliotecaria non fraintenda. La treccia si sta disfacendo e i ciuffi sfuggiti ai lacci le ricadono di continuo sul viso, costringendola a soffiarli via e distraendola ogni due righe. È sul punto disperato di sciogliere tutto e avvertire la donna di fare attenzione a non inciampare, quando una voce sconosciuta le viene in aiuto.

«Ti prego, posso farlo io?»

Si volta per ritrovarsi faccia a faccia con la ragazza dai riccioli rossi che ha già avuto modo di notare più volte. Dal suo sorriso e dalle sue mani gesticolanti d’impazienza capisce che si riferisce alla sua treccia. Rapunzel si morde il labbro, imbarazzata; non permette mai a nessuno di toccarle i capelli...

«Tranquilla» ride lei, Merida, a bassa voce per non attirare l’attenzione della bibliotecaria; «non sono una psicotica o roba simile. Ma di capelli me ne intendo» fa notare scuotendo i suoi, foltissimi, «e visto che stai leggendo quel libro dall’aria così magneticamente interessante posso pensarci io ad aggiustare tutto.»

Rapunzel non riesce a non ricambiare il sorriso, rendendosi conto che quella ragazza è la prima persona che abbia incontrato, dall’Espresso per Hogwarts in poi, a non guardare alla sua considerevole chioma con aria stralunata e a non aver fatto nessun commento di nessun tipo. Persino Hiccup, pur nella sua timidezza, ha detto qualcosa in proposito; invece lei si è solo offerta di sistemarglieli... Forse non è poi così sbagliato lasciarla fare.

«Mi faresti un grande favore» ammette, appena prima che un ciuffo della frangia le copra gli occhi, facendo ridere entrambe.

Merida si avvicina e con mani davvero esperte assicura tutte le ciocche ribelli al loro posto. Rapunzel quasi si aspetta che lei le parli adesso, che le chieda magari come mai non li abbia mai tagliati o che scherzi sul tempo che le ci vuole a lavarli e pettinarli – e davvero non potrebbe farlo in giornata più appropriata!... Invece restano tutte e due in silenzio, e a Rapunzel vengono in mente altri momenti, altre mani che la pettinavano così, labbra che non dicevano nulla, solo qualche volta cantando una canzone che parlava di fiori. Stringe le palpebre mentre le pagine di Storia di Hogwarts si fanno più confuse sotto il suo sguardo.

«Ecco fatto» annuncia Merida dopo un tempo incalcolabile. «Sei più bella di prima.»

Rapunzel rinuncia alla lettura e con un sorriso intimidito si alza per valutare l’effetto della spessa treccia che le dondola all’altezza delle caviglie. «Un giorno dovrai lasciarmi ricambiare il favore.»

Merida sorride come se non vedesse l’ora.

In quel momento, dalla finestra rivolta ai giardini del castello, echeggia un grido.

 

 

 

# Infermeria

 

Quando lo vede aprire gli occhi, è come se qualcuno gli liberasse il petto da un macigno più pesante di tutto l’oro della Gringott.

«Mi dispiace» comincia subito a scusarsi, «è stata colpa mia, non sapevo di quell’albero, è stata tutta colpa mia.»

«Ehi» bofonchia Hiccup, con un sorriso fin troppo simile a una smorfia di dolore, «stai calmo. Non potevi saperlo. Sono io che mi sono avvicinato troppo...»

Jack si passa le mani sul volto e si accorge che tremano. Non ha il coraggio di sostenere lo sguardo dell’altro. Di certo si chiederà perché se la prenda tanto, perché si colpevolizzi così, e lui non è pronto, no, non è pronto a dirglielo, non è pronto a dirlo a nessuno, è per questo che era così felice di essere qui... Ma adesso ha visto come un pezzo di storia ripetersi, un fantasma del passato bussare a una porta non del tutto chiusa, e non avrebbe mai immaginato che facesse ancora così male. Così freddo.

Hiccup non aggiunge altro, non chiede nulla, e Jack gliene è grato. L’infermiera ha aggiustato la sua gamba ferita in meno di un minuto, ma non è bastato a far sentire meglio lui.

Quando alla fine riesce a ricacciare in un posto lontano e segreto la paura e il gelo, alza gli occhi e si accorge di non essere più l’unico visitatore. La ragazza bionda di Corvonero, con i capelli strettamente raccolti in una lunghissima treccia, arriva fino al letto di Hiccup con il gatto nero tra le braccia.

«Audrey mi ha detto che hai fatto conoscenza col Platano Picchiatore» sussurra con una vocina sottile, neanche fosse colpa sua, risvegliando tutti i sensi di colpa di Jack – che per una volta, la prima da che è arrivato, vorrebbe solo tornare a sentirsi invisibile. «Se non altro adesso sappiamo perché si chiama così» tenta di scherzare. Poi si china e lascia che il micio balzi sulle lenzuola. «Sdentato è voluto venire a trovarti.»

Hiccup distoglie lo sguardo imbarazzato da lei per concentrarsi sul gatto ronfante e del tutto a suo agio, che in quel momento inizia a impastargli su un ginocchio. Assume un’aria sostenuta. «Così ti sei preoccupato, eh? Che c’è, mi vuoi bene di nuovo ora che hai tutto un castello a tua disposizione?»

Rapunzel sorride e continua a farlo anche quando incrocia lo sguardo di Jack – che ora si sente un po’ meglio, appena un po’.

«Ti conviene stare attento a quel tipo, Hic: ha l’aria di uno cui piace far finire la gente nei guai.»

Jack reprime un gemito e da sopra la spalla lancia un’occhiataccia alla ragazza-fulmine-rosso, quella Merida o come diavolo si chiama, che se ne sta appoggiata alla porta dell’infermeria a guardare dritto verso di lui con l’aria di chi la sa lunga. Non è d’aiuto. Non è assolutamente d’aiuto.

«È stato un incidente» si affretta a dire Hiccup. «Jack non c’entra nulla, sarebbe successo anche se fossi stato lì da solo... Insomma, tu te lo aspetteresti di calpestare la radice di un albero che reagisce prendendoti a sberle?»

Le ragazze scoppiano a ridere. Anche Jack sente nascere un sorriso, da qualche parte sotto il freddo. Hiccup, dal canto suo, si guarda intorno come se vedesse degli esseri umani per la prima volta; poi abbassa di nuovo gli occhi sul gatto nero e lo gratta tra le orecchie.

«Beh, niente male come primo giorno di scuola. Tu che ne dici?»

Sdentato socchiude gli occhi, godendosi le coccole.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio dell’autrice

 

Il primo capitolo diceva veramente troppo poco, così ho deciso di aggiornare molto in anticipo sulla tabella di marcia (?) e darvi subito un’ulteriore anteprima di ciò che vi aspetta. Qui il filo conduttore è Hogwarts intesa in senso fisico – il posto più bello del mondo merita un pensiero tutto suo, vi pare? – e la citazione, pur mutilata, viene da La Pietra Filosofale: Silente si riferisce alla musica, ma io ho voluto sottintendere di riferirmi all’amicizia.

Ora, i dettagli. L’headcanon più diffuso alla base dell’Hogwarts!verse prevede un Hufflepuff!Hiccup, ne sono consapevole; tuttavia io penso che le sue buone qualità tipiche di Tassorosso non saltino meno all’occhio della sua intelligenza e della sua capacità di guardare oltre, caratteristiche queste tutte riconducibili a Corvonero: e ho preferito assegnarlo a tale Casa piuttosto che all’altra anche per questioni pratiche – considerate che il prossimo capitolo vuole ripercorrere le materie di scuola con relative lezioni, e se ciascun protagonista fosse appartenuto a una Casa diversa le occasioni di interazione sarebbero state molto più limitate. È vero che ci saranno altri personaggi in scena oltre ai Big Four, ma nessuno avrà l’importanza che avranno loro. Sono il mio OT4 in fondo. u__ù

Parlando appunto di personaggi secondari, l’Hip citata da Merida è l’adorabile protagonista de I Croods, mentre l’Audrey menzionata da Rapunzel è la stessa di Lorax: il guardiano della foresta.

Come sempre, hope you liked it!

Aya ~

   
 
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