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Autore: RiHamma    02/11/2013    1 recensioni
Dopo la morte di Bobby, i Winchester sono rimasti soli. La situazione spinge Dean a sentirsi ancora più responsabile nei confronti di un Sam in continua lotta con Lucifero dopo la riconquista della sua anima.
La presenza del diavolo è un'incognita che incombe nella loro vita e in quella di un nuova strana figura che i fratelli incontrano sulla loro strada. In un mondo che riflette la guerra civile ancora in corso in Paradiso, Sam e Dean si troveranno ad affrontare gioe e dolori tra l'arrivo di nuovi angeli, il ritorno di Castiel e la riscoperta forza devastante dei sentimenti.
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La storia si è formata nella mia mente alla fine della pubblicazione in America della 7 Stagione. E' quindi fortemente influenzata dalle vicende del telefilm fino a quel momento. Ho sentito il bisogno di rendere pubblico ciò perché, per come sta evolvendo la 9 Stagione, ci sono già e ci saranno inevitabilmente delle similitudini. Non posso che esserne felice (in un certo senso è come se li avessi preceduti xD), ma allo stesso tempo ci tengo a precisare che è tutto frutto della mia "complessa" immaginazione. Un grazie infinito a chi decide di seguirla e buona lettura :)
Genere: Introspettivo, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Lucifero, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Settima stagione
Capitoli:
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    Probabilmente si stava immaginando tutto.
Il suo desiderio di avere un corpo umano doveva averlo spinto al limite questa volta.
Tra 6 miliardi di persone sulla Terra…incontrare proprio i Winchester! E poi…riuscire a “sentire”…Pff! Lo sapevano tutti in Paradiso che era ormai vietato da millenni…
Doveva aver completamente  perso  il senno.
Il comportamento dei Winchester doveva essere una messa in scena influenzata da ciò che dicevano sul loro conto. E anche quello che era successo con i suoi fratelli doveva essere tutto frutto della sua disperata invenzione.
Sì, non c’era altra spiegazione.
Haniel si fece trasportare dalle sue fantasie fin quando, d’un tratto, il ragazzo dai bei capelli castani si mosse liberando un mediocre profumo di gelsomino.
 
Quando Sam riaprì gli occhi nella penombra della stanza si ritrovò quelli dell’arcangelo puntati su di lui.
Haniel lo stava scrutando dalla fessura che aveva creato avvolgendosi, fin sopra la testa, con la sua camicia a quadretti azzurri. Sembrava un vigile e curioso animaletto domestico.
- Buongiorno - disse Sam tirando giù la camicia, che prese a scivolare lungo il collo della ragazza.
Lei strizzò gli occhi dedicandogli un’espressione arricciata. I lunghi capelli scuri si erano leggermente elettrizzati al contatto con la stoffa e il labbro e la guancia sembravano meno gonfi.
- E’ un saluto. Quando incontriamo un’altra persona siamo soliti augurarle un buon giorno e l’altra persona educatamente ricambia facendo lo stesso - spiegò per rompere il silenzio.
- Buongiorno - disse lei rilassandosi in volto.
Sam la guardò compiaciuto. La sua voce era ancora rauca, forse aveva bisogno di riscaldarsi un po’.
- Ti va di farlo ancora?
- Buongiorno - ripeté subito.
- No, no - rise -  segui me, ok?
 
Haniel vide i denti del ragazzo scoprirsi velocemente e due fossette  formarsi ai lati della bocca. Gli occhi mostrarono una luce diversa mentre un piacevole suono echeggiava nell’aria.
Gli umani hanno in serbo tanta bellezza. Forse è per questo che gli si perdona sempre tutto.
Quelle parole si evocarono dai suoi ricordi riportando alla luce momenti del suo passato.
Diverse sensazioni si mescolarono all’interno di quel corpo che sembrava conquistare inspiegabilmente sempre più autonomia.
 
Il Winchester tirò fuori dal borsone la sua agenda. Adocchiò anche un paio di jeans e li infilò velocemente.
- Queste che sto per mostrati sono le lettere che usiamo per formare le parole - disse poi spedito scrivendo frettolosamente l’alfabeto - Prova a dirmi qualcosa che inizia con la lettera “A”.
Indicò la lettera e guardò teso l’arcangelo.
- Arto - pronunciò dopo un po’ gesticolando verso il braccio con la stessa eccitazione con cui un bambino farebbe vedere alla maestra d’asilo il suo disegno.
- Perfetto! - esclamò Sam contento - Continuiamo con la lettera “B”.
 
Haniel percepì un senso di leggerezza evadere dai pori della pelle che spinse le sue labbra ad imitare quelle del ragazzo.
 
Sul volto dell’arcangelo spuntò un sorriso talmente maestoso che lo fece sentire un misero uomo al cospetto di una gemma celestiale.
- Battito
- E..esatto. Lettera “C”.
L’imbarazzo di Sam sembrò non avere alcun effetto su di Haniel che continuò a fare piccoli saltelli agitandosi con la schiena.
- Cuore…calore
- Magnifico! L’altra è la lettera “D”
La ragazza si arrestò improvvisamente e guardò verso la porta.
- Dean
Abbassò a poco a poco lo sguardo e prese a mordicchiarsi il labbro inferiore. 
In quell’istante si sentì bussare alla porta.
Di sicuro non era suo fratello.
- Signor Long? E’ lì dentro vero?
Dylan Long era il nome segnato sulla sua finta carta d’identità.
Era stato Dean ad occuparsene: diceva che era divertente e facile da ricordare.
- Posso entrare?
La voce era quella pacata del proprietario del motel.
- Sì, ha ragione. Abbiamo prenotato per una sola notte e per due persone e invece…
- Non sono venuto per i soldi!
Il vecchio avanzò sorridendo con un tono scherzoso di rimprovero. Aveva tra le mani un vassoio porta-colazione di legno con sopra un piatto di uova strapazzate e un bicchiere di succo di frutta.
Era rilassato e ben vestito. Sembrava decisamente un’altra persona.
- Buongiorno - disse Haniel osservandolo con interesse.
Sam accennò un sorrisetto.
 - Ah, buongiorno a lei, signorina. Io sono James Walker - si presentò col baciamano dopo aver poggiato con cautela il vassoio accanto alla ragazza.
- Lei è…- il cacciatore avrebbe dovuto inventarsi un nome, ma preferì non complicare troppo le cose - …Haniel
- Come si sente, Haniel?
- Buongiorno - rispose lei con lo stesso tono che aveva usato un attimo prima.
Sam rise di nuovo.
- Vuole dire che è tutto okay.
- Sono contento! - si voltò verso Sam - quando vi ho visti rientrare non stava affatto bene. Così sono uscito e le ho comprato dei medicinali!
Il proprietario gli allungò una bustina trasparente.
- Ehm, grazie… - disse il ragazzo confuso e sorpreso da tanta premura.
- Ha fame? - continuò il vecchio rivolgendosi ancora ad Haniel - le ho portato la colazione. Anche se siamo un tantino fuori orario per chiamarla colazione… - sghignazzò.
- Fuori orario? - gli domandò Sam.
- Sì beh, sono quasi…le due! - rispose l’altro controllando l’orologio sul polso.
Il cacciatore soffermò solo adesso l’attenzione sulle imponenti tende della finestra della camera. Erano ancora chiuse dalla sera prima e lasciavano penetrare poca luce. Le aprì per avere la prova schiacciante delle sue parole.
Quella notte aveva aspettato che Haniel si addormentasse, ma erano passate solo un paio d’ore prima che ciò accadesse. Possibile che avesse dormito così tanto?
- Ha visto l’altro ragazzo che era con noi? - chiese ancora affacciato quando si accorse che l’Impala non era più parcheggiata accanto l’entrata.
- Sì, l’ho visto uscire questa mattina. Non ho avuto modo di parlargli però.
Perlomeno aveva avuto il buon senso di fermarsi a riposare.
Sam riportò all’interno della stanza lo sguardo pensieroso che si tramutò subito in sgranato non appena cadde su di Haniel, che a gattoni sul letto, annusava con cautela il contenuto del vassoio.
- La ringrazio signor Walker, è stato molto gentile.
Cercò di congedare così il proprietario.
- Chiedete pure di me se avete bisogno.
Il vecchio uscì non prima di aver regalato ad Haniel un altro grosso sorriso.
 
Un profumo l’aveva riconosciuto: era l’arancia. L’altro, invece, era completamente nuovo.
L’arcangelo si avvicinò ancora un po’.  
- Haniel…
La voce di Sam gli fece perdere la concentrazione e finì con l’immergere il naso in quella poltiglia bollente.
- Auh
 
- Non è così che si fa.
Il cacciatore l’aiutò a tornare seduta e le asciugò con un fazzoletto il cibo rimastole attaccato sul naso.
- Si prende il cucchiaio e si porta alla bocca. Se è troppo caldo ci puoi soffiare un po’ su…così!
Le mostrò come fare assaggiando un boccone.
Per fortuna Dean non era lì a guardare altrimenti gli avrebbe ricordato ridendo quella scena per i prossimi giorni della sua vita.
Le diede il cucchiaio e si allontanò alla ricerca del cellullare.
Dopo un paio di squilli suo fratello rispose.
- Sam, tutto bene lì?
Il minore ricevé anche il rumore dell’Impala.
- Sì. Dove sei? - gli chiese serio.
- Nessuna visita dall’ Inferno?
Dean aveva dormito poco e il restante tempo prima di partire l’aveva impiegato a riflettere su cosa fare. L’idea che suo fratello potesse essere preso ancora di mira dai trucchi di Lucifero era ciò che, sulle prime, lo aveva spinto a non allontanarsi da quel motel.   
- No
- Altri corti circuiti causati dalla lampadina?
Il timore di ciò che avrebbe potuto scatenare quel nuovo arcangelo era l’altro motivo per cui si era sentito combattuto.
- No Dean, dove sei? - insisté Sam.
Il suo tono non era affatto arrabbiato, ma conscio, constatò il maggiore rilasciando un respiro più profondo.
Sapeva che suo fratello avrebbe compreso la situazione.
- A lavoro, fratellino. Ho letto di una serie di morti improvvise a Boonville e ho pensato di farci un salto.
L’immagine fiera di suo fratello al violante si disegnò nella mente di Sam.
- Che cosa diceva?
- L’articolo parlava di 5 annegamenti nel fiume Missouri avvenuti la scorsa notta.
- Nient’altro?
- Nient’altro…dovrò scoprirlo da solo.
- Chiamami, ok?
- Certo, se avrò bisogno di noiose ricerche...
- No chiamami e basta - lo interruppe - voglio essere sicuro che vada tutto bene.
- Okay.
Dean accompagnò un sorriso alla chiusura della chiamata.
L’insopportabile angoscia che si portava dentro d’ora in poi sarebbe stata solo un altro brutto ricordo da aggiungere alla collezione. Non aveva più ragione di preoccuparsi di vedere sopraggiungere la fine: suo fratello sempre più consumato e il loro rapporto, ridotto in briciole, destinato a scomparire per sempre insieme alla vita di uno dei due.
Non aveva più ragione di preoccuparsi perché finalmente Sam era tornato.  
Dean sentì l’eccitazione scorrergli nelle vene pensando a quanto duramente aveva lottato contro il tormento e la paura e a quanto dolce fosse adesso il sapore della sua vittoria.
Prima di lasciare St. Joseph, non aveva creduto ai suoi occhi quando, entrato nella stanza 19, aveva visto suo fratello dormire beatamente. A causa di quel figlio di puttana di Lucifero, infatti, quelli di Sam erano diventati riposi sempre più brevi e discontinui.
Per una buona mezz’ora era rimasto lì, seduto sulla sedia accanto al suo letto.
Gli era mancato. Cazzo, se gli era mancato!   
 
     Sam Winchester si portò via quegli oggetti, ormai vuoti.
- Senti un po’, ma la schiena non ti fa più male? - gli disse ancora distante.
La schiena…cosa?
Haniel ricordò le urla e le lacrime e percepì un fremito proprio lungo la schiena.
- Posso controllare? Forse non hai più bisogno delle bende.
Il ragazzo si voltò e lo guardò intensamente.
Quello non poteva essere lo sguardo di qualcuno che voleva ucciderlo.  
- Fidati, questa volta non ti farò urlare.
 
Il ragazzo fece attenzione a non scoprirle del tutto il seno e si allungò oltre la spalla sinistra per controllare la ferita: era ancora molto arrossata. Mentre con una mano le reggeva la benda sul petto, con l’altra scaraventò fuori il contenuto della busta dei medicinali e trovò proprio quello di cui aveva bisogno. Svitò la bottiglietta e con il contagocce sparse il disinfettante sulle cuciture.
Haniel si scosse leggermente.
- Sì…è un po’ freddo, però cerca di restare ferma.
Le rifasciò, infine il busto con la stessa benda.     
- Ecco fatto! Servirà ancora del tempo per guarire, ma almeno così siamo sicuri che non prenda infezione.
Sam continuò con lo slegare le stoffe bianche che aveva arrotolato in alcuni punti delle braccia e delle gambe dell’arcangelo.
- Le piccole ferite guariscono presto e hanno bisogno di respirare.
 Non riusciva a non dirle tutto ciò che gli passava per la testa ora che aveva avuto la certezza di poter conquistare con delicatezza e premura la sua fiducia.
Che fosse una creatura angelica l’avevano scoperto la notte dell’incidente, ma che non fosse una semplice ragazza lo poteva dedurre dai suoi comportamenti decisamente poco umani.
Anche in quel momento poteva intuire dalle sue lievi inclinazioni della testa che stava seguendo tutti i movimenti che faceva per srotolarle le bende.
Quando ebbe finito si fermò un istante a guardarla.
Una cosa era certa: le era debitore e non avrebbe smesso di offrirle tutto il suo supporto.
Il pensiero ritornò allo stato indecente in cui era giunta la sua esistenza un attimo prima di incontrarla.
- E’ stata una vera fortuna averti trovata, Haniel - bisbigliò perdendosi nei suoi occhi bicolore.
Di risposta l’arcangelo posizionò pian piano i polpastrelli sulle sue guance.
- Le tue gote sono rosse
L’espressione e il tono erano quelle di un piccolo scienziato di fronte alla sua prima scoperta.
 
 
 
  
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