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Autore: Fidia    18/04/2008    3 recensioni
Cosa succederebbe se Luna, ormai quasi trentenne, ricevesse una lettera anonima nella quale un mittente misterioso la invita a recarsi a Manchester? Come reagirebbe se diventasse la pedina inconsapevole di un piano efferato?
Centinaia di engimi si accavallano, dando vita ad un intreccio astruso. Omicidi, amori, ritrovamenti, segreti svelati, strani oggetti preziosi, realtà che si ribaltano.
Per Luna, i Ricciocorni Schiattosi non esistono più. Ben presto l'eterna sognatrice si troverà costretta ad aprire gli occhi sul mondo, ad abbandonare la sua connaturata ingenuità e a guardarsi intorno con ragionevolezza.
La mia prima Fan Fiction, spero che vi piaccia... Accetto tutti i tipi di commenti, naturalmente!
-Un omaggio alla regina del giallo, Agatha Christie...
Genere: Malinconico, Avventura, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Luna Lovegood
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Quello che vi propongo, o miei due lettori, è un capitolo alquanto inusuale. A prescindere dalla brevità (ma considerate che è solo una parte del chap XI), contiene eventi che si susseguono piuttosto velocemente ed a ritmo spiazzante. Non so che grillo mi sia passato per la testa quando l'ho scritto. Fatto sta che non mi va di cambiarlo. L'atmosfera sta per mutare radicalmente... Ricordate che il giallo è solo una sfaccettatura dell'intero racconto. La Fan Fiction è più un mix di vari generi, come vedrete in seguito. Ma continuate con le teorie! ;)Grazie a Water e a tuttiiiii! Mi son divertito moltissimo a leggere l'ultimo commento chilometrico (a parte il fatto che è interessante e scritto bene, i complimenti sono sempre ben accetti...)


CAPITOLO XI – PRIMA PARTE
Amori nascosti


<< Sono centododici, in tutto! >> disse Marcus Wilson, ridendo forsennatamente.
<< Pretendo una rivincita! Non vorrai negarmela, suppongo! >> rispose Louis Jefferson, indispettito, e depose le carte sul tavolo di legno.
<< Rimandiamo la rivalsa a più tardi! >> rispose il commerciante. << Passo a prendere un bicchierino, piuttosto! >>.
Louis annuì, non palesando il fastidio. << Quand’è così… ci vediamo dopo! >>.
Luna e Terence scesero le scale con esagerata pacatezza e presero posto vicino al tavolo dell’angolo, ove sedeva incurante e tranquillo Robert Ive.
<< Signor Lymstock! >> esclamò, felice. << Vedo… vedo che si è ripreso! >>.
Luna percepì negli occhi del medico un guizzo di sadica malvagità e fu scossa tanto che rimase inebetita per qualche istante, prima di riuscire ad assumere un comportamento adeguatamente indifferente.
<< Mi son ripreso quasi del tutto, sì! >> rispose Terence, chinando la testa. << Oggi mi sento più scattante del solito, a dir la verità! >>.
<< Poteva finirle peggio! >> disse Ive, e in tono macabro aggiunse: << Ringrazi che non c’erano spade in giro… >>.
<< Spade? >> ripeté Terence, dubbioso.
<< Spade, sì! >> confermò il medico, in attesa che il suo interlocutore comprendesse. << Alludo a quel poveretto, Hamilton! Pace all’anima sua… >>.
Il pensiero dell’assassinio provocò in Luna una fitta dolorosa all’altezza dello stomaco. La ragazza congiunse le labbra e intrecciò le dita compostamente. << Io… Gradirei che la colazione mi fosse servita all’istante! Ho davvero molta fame, stamani! >>.
Come inviata da Dio, Jane Event sbucò da dietro il bancone, dopo un colloquio con Wilson. Si avvicinò a Luna e Terence e sorrise amabilmente. << Cari, vi ho fatto aspettare! Ma abbiamo avuto un problema, questa notte! Ci rincresce! >>.
<< Che tipo di problema? >> domandò Terence, arcuando le sopracciglia con aria curiosa.
La signora Event si strinse nelle spalle in un moto di mera rassegnazione. << Elvira Follin, sa… Non si sentiva molto bene! >>.
<< Santo Cielo! >> sbottò Luna. << Quelle maledette bottiglie…! >>.
<< Oh, no! >> esclamò Jane Event, sulla difensiva. << Ho compreso anche io il problema, mia cara! Le ho vietato ogni alcolico già ieri mattina! Stavolta il problema deve essere un altro… >>.
Luna corrugò la fronte. << E’ sicura che non sia sgattaiolata stanotte fino al bancone? >>.
Stranamente, il volto di Jane Event si dipinse di rosso. << Come mai questa domanda… particolare? >>.
<< Non è niente! >> disse Luna. << E’ solo che gli alcolizzati spesso escogitano i modi più strambi per tracannarsi una bottiglia, sa, signora Event! >>.
<< Che sciocca, sono stata, a non sigillare il bancone! Provvederò stanotte, grazie dell’avvertimento! Dunque, volete che vi porti qualcosa da mangiare? >>.
<< Sì, per piacere! >> intervenne Terence, in avida aspettativa. << Vorrei… una buona tazza di caffèlatte, se possibile! >>.
<< Per me, >> interloquì il dottor Ive, << un croccante croissant ed un barattolino di dolcissima marmellata alla frutta fresca! >>.
<< E per lei, signorina Lovegood? >>.
La ragazza meditò un attimo. << Prendo anche io un caffèlatte, possibilmente con brioche! >>.
<< Oh, mi spiace deluderla! >> disse la proprietaria all’improvviso, mortificata. << Le brioche non sono più in dispensa. Dunque, mio malgrado, non posso accontentarla! >>.
<< Vada per un semplice caffélatte! >> si rassegnò Luna.
<< E sia! >> sorrise Jane Event, allontanandosi.
<< Che strana, la gente! >> borbottò Robert Ive sotto i baffi.
<< Già! >> confermò Terence, e stettero in silenzio a meditare.

* * *

La luminosità della mattina morì inghiottita da alcune nuvole passeggere. Gli ospiti trascorsero parecchie ore nella hall dell’High Magic Hotel, ponendosi domande e quesiti circa la scomparsa improvvisa della misteriosa donna dai capelli blu. Joe Event notò argutamente che l’aggressione di Terence e il dileguamento di Skali erano accaduti nel giro di poche ore. Tutti furono colpiti da quest’esclamazione. Qualcuno ipotizzava un rapimento, altri tacevano, astenendosi dal pronunciare sentenze.
Imprevedibilmente, un vento sempre più forte colpì i vetri della sala-ristorante, per cui Jane Event si trovò costretta a serrare le tende. Robert Ive se ne stette sino a tarda sera con il suo sigaro in bocca. Le persone che avevano assunto l’atteggiamento più ambiguo erano senza dubbio l’avvocato Follin, che spariva in continuazione, e Marcus Wilson, rosso in viso e apparentemente iracondo o preoccupato. Luna ebbe l’occasione di parlare con quest’ultimo durante una breve pausa-tè. Mentre Terence se ne stava in panciolle lì vicino, i due si sedettero attorno al tavolo di paglia della hall.
<< La vedo scosso, mister Wilson! >> disse Luna, non immemore delle provocazioni che l’uomo le aveva rivolto alcuni giorni prima.
<< Non ho nulla che mi preoccupa! >> rispose Wilson. << Ma non capisco l’interessamento! >>.
<< Mi stavo semplicemente informando! >> esclamò Luna, mentre Terence le si accostava.
Wilson tergiversò astutamente. << Avete mai pensato di sposarvi, voi due? >>.
Terence sbarrò gli occhi, sbiancando. Luna rimase impassibile, forse celatamente raddolcita da quelle parole.
<< Io… io n… non… Voglio dire… non siamo mai… >>.
<< Calma, Terry! >> sorrise Luna. << Semplicemente non abbiamo considerato l’idea, forse perché in fondo preferiamo conoscerci meglio! >>.
<< Ecco, sì! E’ questo che volevo dire io quando… sì! >> disse Terence, la testa china e le gote adesso cangianti.
<< Chissà se alla fine di questa brutta avventura…! >> commentò Wilson laconicamente.
<< Chissà! >> ripeté Terence, e, lanciando a Luna uno sguardo dubbioso, sentì il cuore battere all’impazzata. La ragazza lo ricambiò con più spigliata naturalezza.
<< Ma come siete teneri! >> riprese Wilson, interrompendo il gioco di complicità. << Però, sapete… Un consiglio soltanto voglio darvi! Se diventerete marito e moglie, vedete di non impicciarvi troppo negli affari della gente, voi mi capite… >>.
Luna arricciò le sopracciglia.
Un suono riecheggiò all’improvviso nella camera. Era l’urlo straziato di una donna, apparentemente sotto l’effetto della Maledizione Cruciatus.
Terence prese a tremare convulsamente e Luna si morse le dita, in attesa.
Marcus Wilson scosse la testa. << Sarà quella matta di Elvira! Se l’hanno lasciata bere, dico io, non si lamentino per il fatto che sta urlando... Suo marito avrebbe dovuto occuparsi maggiormente di una donna tanto preziosa, invece di abbandonarla a se stessa! >>.
<< Signor Wilson! >> esclamò Jane Event, emergendo all’improvviso da dietro le scale.
Luna la osservò bene. Aveva il volto roseo e i capelli sudati e umidi.
<< Sì, signora Event? >>.
<< Venga qui, per piacere, mio marito ha bisogno di aiuto per piantare dei chiodi su una trave! Scusi il disturbo, ovviamente! >>.
<< Arrivo, arrivo subito! >> disse Wilson, scattando in piedi prontamente.
<< Troppe cose strane nel giro di così poco tempo! >> commentò Terence, quando il commerciante di perle fu sparito finalmente dalla loro vista. << Aveva ragione il dottor Ive, stamattina! La gente è davvero bizzarra! >>.
<< Sarà! >> disse Luna, meditabonda. << Chi credi che stesse urlando? >>.
<< A dirti la verità, >> spiegò Terence, << a me sembrava la voce di Jane Event! Era un tono alquanto stravagante, e non molto giovane! >>.
<< Ho avuto la medesima impressione! Era una donna, su questo non ci piove! >>.
<< Ehi, guarda! >>.
Luna si voltò. << Perché dovrei guardare? I gemelli hanno forse qualcosa di singolare, quest’oggi? >>.
<< Un’aria strana anche loro! >> rise Terence. << Oggi è una giornata alquanto peculiare! Credo che non la dimenticheremo molto facilmente! >>.
Walter e Louis Jefferson avanzavano compunti e seriosi verso la hall. Anthony Follin e il dottor Ive discutevano animatamente dietro di loro. Nessuna traccia di Elvira, momentaneamente.
Ci furono scambi di battute tra i sei, sino a che non giunse l’ora di cena.

* * *

Jane Event richiamò l’attenzione degli ospiti, che furono condotti nella sala-ristorante. Finalmente, Elvira si fece viva. Non appena la vide, Luna impallidì.
Aveva le labbra rosse come il fuoco ed era truccata con esagerazione. Anthony Follin le andava dietro arrancando, e sembrava piuttosto arrabbiato.
Luna e Terence notarono mister Wilson che si precipitava all’improvviso dinnanzi alla signora Follin e la trascinava nascostamente e con violenza dietro un pilastro. L’attenzione fu bruscamente stornata da un caloroso saluto di Joe Event. Solo Luna non si fece distrarre da quel diversivo, e continuò a fissare Wilson e la moglie dell’avvocato, che si dirigevano adesso nella stanza adiacente.
Luna schizzò in piedi e li seguì di soppiatto, asserendo di dover andare in bagno. Vagò per qualche attimo intorno al salone, prima di rivederli, ed ebbe un tuffo al cuore.
<< Sei solo una lurida, svergognata donnaccia! >> urlava Wilson, tirando Elvira per il colletto. << Dimmi con quante persone sei stata! Lo hai raccontato a quell’idiota di tuo marito? >>.
<< Lasciami stare! >> sbraitò Elvira, dimenandosi come un’ossessa. << Lasciami! Lasciami, o giuro che ti uccido! >>.
Luna la vide trarre dalla tasca un coltello insanguinato e percepì la propria pressione che saliva.
<< Sta’ ferma! >> ringhiò Wilson. << Mi avevi promesso che avresti divorziato, e non l’hai fatto! Quante volte, Elvira, quante volte hai detto di amarmi? >>.
La signora Follin digrignò i denti, mentre il suo viso aguzzo si faceva granitico all’improvviso. << Tu-non-credi-in-me! Non sai quanto la mia vita sia terribile, a prescindere dalle relazioni amorose che ho con gli uomini! >>.
<< Allora non mi hai detto tutto sul tuo conto! E’ così? Mi hai mentito? >>.
<< Ebbene, sì! Non ti ho detto tutto su di me! Ma vuoi forse negare che anche tu hai dei segreti inconfessabili? >>.
<< Io non ho segreti! >> gridò Wilson.
<< Sì, certo! >> strillò Elvira di rimando, superandolo con la voce ed infilando il coltello in tasca. << Va’ al diavolo! Muori! Muori, maledetto Marcus Wilson! Sbranerò il tuo cadavere e ti strapperò il cuore! >>.
Ciò detto, si allontanò.
Luna deglutì, mentre un fremito di terrore le sfiorava la schiena. Si precipitò nella sala-ristorante, ma preferì non dir nulla a Terence, né osò avvicinarsi all’avvocato Follin. Tentò di capire il soggetto dei brandelli di discorso che era riuscita ad udire nella stanza. Ma era tutto troppo assurdo.
<< Cos’è stato? >> domandò Terence, la forchetta in mano.
Gli ospiti avevano ripreso a parlare tra di loro.
<< Niente! >> disse Luna. << Ma ho bisogno di andare a letto! >>.
Raccolse le sue cose e mise la borsa in spalla.
<< Ma come, non mangi? >>.
<< Non ho fame, Terry! >>.
Terence ripose bruscamente la forchetta nel piatto, che squillò argentino. << Tu non stai bene, te lo dico io! Da quando in qua ti comporti così? Non vorrai fare la strampalata anche tu, stasera? >>.
<< Senti chi parla! >> esclamò Luna, ancora sconvolta e spaventata. << Sono giorni che mi fai sospettare! Sei tu che mi nascondi qualcosa, forse… Non certo io! >>.
<< Bene! >> disse Terence. << Se vuoi che ti spieghi la causa dei miei atteggiamenti, poi non addebitarmi la colpa delle mie stramberie! >>.
<< Dimmi, allora! >> sbottò Luna. << Forza, cosa stai aspettando? >>.
Terence scattò in piedi, mentre i suoi occhi si velavano di lacrime. << Mi sono innamorato di te dal primo momento che ti ho vista… Ma tu… tu continui a fingere di non capire! >>.
Scosse la testa, rimase fermo un attimo, si voltò, strinse i pugni e se ne andò per le scale. Luna sprofondò sulla sedia, reggendosi la testa con le mani.
E poi, uno smodato desiderio di piangere si impadronì a un tratto di lei.

FINE PRIMA PARTE CAPITOLO XI

Sì, sì, lo so che è strano e che non vi è piaciuto. Ma è venuto fuori così... ;-)
  
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