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Autore: Em North    19/04/2008    9 recensioni
Ultima Notizia: Il processo numero 39857, Popolazione Civile vs Draco Malfoy, si è concluso questo pomeriggio, 12 maggio 1998. Il Signor Malfoy è stato trovato colpevole di diciassette atti criminali eseguiti sotto coercizione e, sotto lo Statuto del Decreto per la Riabilitazione dei Mangiamorte, è stato condannato a cinque anni di libertà vigilata. È stato rilasciato sotto il controllo di sua cugina, Ninfadora Lupin e del di lei marito, Remus Lupin.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Teddy Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: Traduzione, What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
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Grazie mille alla moglia (a cui cedo Teddy e Nottetempo molto volentieri), a Senboo_ (grazie^^ Povero Draco, nessuno che abbia pietà di lui XD), a Caillean (grazie, Cail! Trovo splendido anch'io il tono che Em North è riuscita a dare a Draco^^), joker666 (Don't worry, Sara^^ Come avrai visto, il settimo l'ho digerito ben poco anch'io XD), a Merryluna (Come dire... intuisco il perché quella frase e il Nottetempo ti possano piacere particolarmente XD) e a falalula (Povero Draco, il suo incubo è appena iniziato XD Grazie ancora^^)

Buona lettura a tutti^^



Dal Diario di Draco Malfoy, 25 maggio 1998, sera.

Perfetto, ho preso la mia decisione. Voglio tornare ad Azkaban. Adesso. Passare il prossimo futuro intrappolato in una struttura che mi obbliga a vestire abiti sformati e dai colori orribili ogni singolo giorno sarebbe comunque preferibile a rimanere qui e a prendermi cura, per i prossimi anni, di questo piccolo mostro multitinta. Per lo meno, la vita in prigione ti lascia la reputazione relativamente intatta. E tra tutte le persone doveva accadere proprio di fronte a Hermione Granger… Ma no, non dovrei saltare direttamente al clou. Lasciatemi incominciare dall’inizio.

Oggi è stato il primo giorno del ritorno di Ninfadora al lavoro. In principio, la mattinata è iniziata solo come un mezzo disastro. Ninfadora era un po’ nervosa per il dover rimettere piede in Dipartimento, il che l’ha resa ancora più goffa del solito; ma Lupin, che nonostante i suoi (tanti) difetti non manca di buon senso, è da tempo che ha reso la casa quanto più possibile a prova di bimbo e di moglie, quindi nulla di fragile era a portata di mano.

Quella loro vile progenie, per merito di qualche sorta di intuizione demoniaca, sembrava aver capito che c’era qualcosa di strano, e durante la colazione ha fatto un po’ più manfrine rispetto al solito, ma nulla che i suoi genitori non potessero tenere sotto controllo. Certo, è diventato un po’ blu (letteralmente) non appena Ninfadora s’è diretta alla porta per uscire – ed ha immediatamente iniziato a piangere – ma nessuno di noi è stato colto di sorpresa dalle sue lacrime. Anzi, le stavamo aspettando; Ninfadora mi aveva assicurato che era solo un po’ di ansia da separazione e che, una volta che lei sarebbe stata fuori vista e che Teddy si fosse abituato alla novità, sarebbe andato tutto bene.

Si sbagliava.

Ho tentato di fare qualunque cosa mi venisse in mente per farlo smettere di piangere. Non ha funzionato nulla. L’ho tenuto in braccio, l’ho fatto ballonzolare, l’ho persino cullato. Ho provato a stare seduto, in piedi, camminare avanti e indietro per la stanza. Ho tirato fuori i suoi giocattoli preferiti e sono arrivato anche al punto di inciampare deliberatamente su uno di essi, così che potesse vedermi cadere sul pavimento. (Quel demonio ha riso come una dannata iena, la prima volta che sono scivolato sul maledetto modellino del Nottetempo.) Tutto quello che ho ottenuto in cambio del mio dolore e della mia sofferenza è stato un livido sull’osso sacro, e ancor più pianti.

I capelli blu sono cambiati di colore diventando rossi, e persino io so che rosso significa guai. Ero così disperato che ho persino tirato fuori quel marchingegno Babbano per ascoltare la musica che Ninfadora mi ha mostrato come usare, e ho fatto partire quel coso a disco con Canta Insieme a Barney (chiunque diavolo sia questo Barney), regalo di una prozia di Ninfadora (da parte di padre, naturalmente). Ero così disperato nel cercare di far cessare quel pianto spaccatimpani, che mi sono messo davvero a cantare con Barney. Io, Draco Malfoy, erede di una famiglia che vanta una storia sin dai tempi di Merlino e sostenitrice del più cruento Signore Oscuro che la Gran Bretagna abbia mai conosciuto, a cantare di abbracci e baci e di stare tutti insieme in una grande, enorme famiglia. (Sono certo di aver sentito il rumore di tutti i miei avi che si stavano rivoltando nelle loro tombe.) E quel che è peggio, la mia performance non ha ottenuto nessun risultato.

Al che mi sono iniziato a preoccupare davvero (e non solo per i miei delicati padiglioni auricolari). Di sicuro un bambino di quelle dimensioni non può avere così tanta acqua da piangere senza soluzione di continuità per tutto quel tempo e non disidratarsi (a meno che non sia veramente un demone; non ho ancora abbandonato questa teoria). L’ultima cosa di cui avevo bisogno era che il marmocchio stesse male il mio primo vero giorno di lavoro. Quei bastardi al Ministero adorerebbero avere una qualsiasi scusa per dimostrare che non posso sostenere la mia ‘occupazione di prova’ in maniera soddisfacente.

Spronato da queste dubbie preoccupazioni per la salute del demonietto, l’ho trascinato in cucina e ho raccattato uno dei biberon con il latte che Ninfadora mi aveva lasciato. Sono diventato abbastanza bravo, nel corso delle ultime settimane, a nutrirlo – Ninfadora aveva sempre insistito che mi occupassi io di biberon e affini, quando non poppava al seno, in modo da imparare la tecnica sotto la sua supervisione – e sono riuscito persino a fargli ingoiare qualcosa. Teddy non poteva urlare con la bocca piena, e stavo iniziando a sentirmi piuttosto orgoglioso quando mi è parso si stesse calmando. Stupido che sono, ero arrivato a credere che il peggio della crisi fosse stato superato. Mi era persino parso di cogliere un cambiamento nelle sfumature dei suoi capelli: da rosso fuoco a più rilassate tinte ramate – sebbene, a ripensarci, questo deve essere stato solo un miraggio dovuto alla speranza.

Naturalmente, non appena mi stavo per rilassare nella nascente quiete, Teddy ha deciso che non mi aveva veramente fatto passare dei momenti abbastanza miserabili e, d’un colpo, ha spinto via il biberon, ha iniziato a piangere di nuovo e ha rigurgitato – tutto addosso a me – ogni singola goccia di latte che aveva ingoiato. E poiché il destino non è mai sazio di prendermi a calci, il campanello è suonato proprio in quel momento, e quando ho aperto la porta, pregustandomi la possibilità di scaricare la mia rabbia su qualcuno che avrebbe potuto apprezzare il mio ampio e variegato vocabolario meglio che non un poppante di sei mesi, mi sono ritrovato faccia a faccia con Hermione Granger.

Era stupenda, dannazione a lei, nel più perfetto completo da ufficio che avessi visto negli ultimi tempi. Non era appariscente – non sarebbe stato nello stile della Granger – ma fasciava il suo corpo in modo tale che i vestiti sformati delle madri e delle bambinaie al parco potevano solo sognarsi, e rivelava una figura che quelle orride arpie potevano raggiungere solo nei loro sogni, sia prima che dopo la gravidanza.

Non mi vergogno ad ammettere che ho da sempre avuto un perfettamente naturale apprezzamento per un petto ben fornito, né di come abbia notato il bocconcino dei seni della Granger sin dal quinto anno. Sono stato felice di constatare come nulla sia cambiato a tal proposito, e ancora più felice nel notare che i disgustosi ballonzolamenti del seno di Ninfadora, mentre allatta il suo mostriciattolo, non sono riusciti a farmi perdere il gusto per i seni altrui. Finalmente, sono riuscito a scovare un’immagine recente in cui affondare la mia mente mentre mi prendo cura dell’alza bandiera mattutino, invece che ricadere sempre in un vecchio ricordo della Granger al sesto anno.

È stata solo una circostanza sfortunata il fatto che il mio corpo non abbia voluto aspettare che fossi in una situazione più appropriata prima di mostrare il suo apprezzamento per il nuovo materiale in memoria. Sfiga pura il fatto che fossi lì, in piedi, sudato ed arruffato, con ogni singola ciocca di capelli spiaccicata in direzioni diverse e rigurgito infantile a ricoprirmi dalla vita in su. Aggiungere un’erezione al quadro era l’ultima cosa di cui avevo bisogno, specialmente con la Granger ferma davanti a me e così nauseantemente perfetta. Ci deve essere qualcosa di marcio al mondo se Hermione Granger può apparire così immacolata, senza nemmeno un capello fuori posto, mentre Draco Malfoy è accaldato, scompigliato, ricoperto da vomito di infante, sfinito da un demonio urlante e, allo stesso tempo, eccitato.

Mi ero mezzo aspettato che scoppiasse a ridere vedendomi in quello stato (dopotutto, se la situazione fosse stata ribaltata, questo è quello che sicuramente io avrei fatto), ma invece mi ha rivolto quello sguardo patentato da Tu Vali Meno Che l’Immondizia che era solita rivolgermi a scuola, e s’è volta a prendere Teddy… che non stava aspettando altro che essere preso da lei.

Non c’è da stupirsi che mi stesse guardando con tanto disprezzo che si sarebbe detto mi avesse colto con le mani nel sacco a banchettare sulle viscere di bambini Babbani: quel piccolo, astuto bastardo, che mi aveva appena ricoperto con il suo vomito, ha cambiato programmi non appena l’ha vista. Sparito il demonio che aveva reso un inferno la mia mattinata e che aveva strillato tutto il tempo a pieni polmoni. Al suo posto c’era ora un agnellino dai capelli blu e lo sguardo miserabile (con tanto di occhioni dilatati oltremisura) che piagnucolava sommessamente come se avesse appena assistito all’uccisione rituale del suo cagnolino preferito, e che si dimenava verso Hermione come se lei fosse una qualche sorta di maledetto salvatore che era venuto a proteggerlo dall’Uomo Tanto Cattivo.

Dopo averlo preso tra le braccia, la Granger ha tirato fuori un fazzoletto per ripulirgli il volto dalle tracce di lacrime e vomito, e poi s’è messa a cullarlo, sussurrandogli qualcosa, a bassa voce e in modo rassicurante, e a carezzargli la schiena mentre lui (bastardo fortunato) ha affondato il muso nel suo collo. Ha persino permesso ai suoi capelli di ritornare ad un color castano un filo più naturale (più o meno la sfumatura della Granger, per essere precisi) e finalmente, finalmente, ha smesso di strillare.

Ripensandoci, suppongo sia possibile che io possa essere apparso un tantino scemo, lì fermo in piedi con la bocca aperta mentre guardavo la scena; ma, davvero, non c’era nessuno motivo per cui lei mi ringhiasse contro come se fossi una sorta di troglodita incompetente quando ho semplicemente chiesto un’innocua domanda su che incantesimo avesse usato per riuscire finalmente a calmarlo.

“Non c’era bisogno di nessun incantesimo,” è scattata. “Tutto quello di cui aveva bisogno era di un po’ di conforto, cosa che è apparentemente troppo da chiedere a te.”

Non ho potuto fare a meno di pensare che quello fosse palesemente ingiusto. Non era come se non avessi provato. Ma, al solito, lei non m’ha dato la possibilità di difendermi.

“Mi lasci entrare?” mi ha chiesto, troncando le parole che stavo per dire a mia discolpa. “O vuoi rimanere qui fermo a gocciolare sulla soglia?”

Maledizione a mia madre e a mio padre per avermi dato questa carnagione dannatamente chiara. Sì, può essere indubbiamente vero che questa pelle pallida e traslucida sia segno di nobile aristocrazia, ma ti rende anche dannatamente impossibile nascondere al mondo un qualsiasi rossore. Sono indietreggiato dentro casa il più velocemente possibile; era più scuro dentro, e magari lei non avrebbe notato le mie guance in fiamme. Lei ha preso il mio movimento come un invito ad entrare e mi ha oltrepassato senza esitare, diretta in salotto.

“Perché non vai a pulirti?” mi ha quindi detto, senza nemmeno sprecare un’occhiata nella mia direzione. “Mi occuperò io di Teddy.”

Volevo protestare… ma cosa avrei potuto dire? ‘No, lascia immediatamente andare il marmocchio, così può iniziare di nuovo a gridare come ha fatto tutta mattina prima che tu arrivassi?’ Non credo che un ordine di questo tipo sarebbe stato preso molto bene. Inoltre, l’unica ragione per cui volevo se ne andasse era che non potevo sopportare l’idea che lei, tra tutte le persone, mi vedesse così in basso. Ma ormai mi aveva visto messo tanto male quanto sarei mai potuto essere, ed era difficile scendere ancora più in basso rispetto a dov’ero. Sarebbe stato stupido non prendere al volo quella possibilità di darsi almeno una ripulita, e i Malfoy arraffano sempre qualsiasi opportunità che possa esser loro utile.

Il desiderio di liquefarmi nella doccia è stato forte, ma sono riuscito a vincerlo (mi sono lasciato andare al desiderio di… rilassarmi un po’, ma sono stato molto circospetto al riguardo). In meno di un quarto d’ora, ero pulito, cambiato (e rilassato, naturalmente) e sono tornato in salotto per scoprire che anche la Granger aveva fatto buon uso del suo tempo. La cucina e il salotto – che sembravano essere appena passati sotto le grinfie di un uragano quando li avevo lasciati io – erano immacolatamente puliti e in ordine. Persino Teddy era a posto, tranquillo e soddisfatto, accoccolato contro la Granger mentre lei gli cantava sottovoce una ninnananna. (Non avevo mai sospettato che la Granger sapesse cantare, ma non posso dire sia stato sorpreso di scoprire che ha una voce da angelo. Maledetta so-tutto-io, deve per forza essere perfetta in tutto, eh?)

Sono rimasto paralizzato per un minuto, a guardarla e basta, ed è stato come avere di nuovo sedici anni. Ero solito nascondermi dietro agli angoli e osservarla anche allora. Oh, dicevo a me stesso che lo facevo per poter origliare – ed è stata una cosa utile, ho ricavato un paio di idee dai suoi discorsi – ma questa spiegazione non si adattava benissimo a chiarire il perché avessi passato tutte quelle ore a guardarla quando era da sola, le labbra cucite a non pronunciare nemmeno una sillaba che potesse essermi d’aiuto, mentre io, stupido che ero, non riuscivo a toglierle gli occhi di dosso.

I primi anni, la guardavo e la odiavo. La odiavo genericamente per quello che era, la odiavo per associazione per gli amici che aveva, e la odiavo personalmente per… oh, per tutto, a dir la verità. In pratica, mi aggrappavo ad ogni opportunità disponibile per disprezzarla, soprattutto perché sapevo che, stupidi atti d’eroismo a parte, Potter non sarebbe stato nemmeno una frazione dell’eroe che era se non l’avesse avuta accanto e a mettergli le risposte in bocca, cosa che significava che ogni trionfo dello sfregiato nei miei confronti non era altro che colpa sua.

Poi, la guardavo e cercavo di venire a capo del puzzle che era. Non ci sono mai riuscito, tra parentesi. Non importava quanto cercassi ostinatamente di trovare trabocchetti o illusioni, tutto quello che riuscivo a vedere era che lei era davvero tutte quelle cose che non avrebbe dovuto essere. E che, al contempo, mi faceva pensare a tutte quelle cose che sapevo non avrei dovuto pensare.

Negli ultimi mesi del sesto anno, sapendo che tutto sarebbe cambiato, in un modo o nell’altro, entro la fine dell’anno, mi limitavo a guardarla (per lo più) senza nessun motivo. La guardavo, e riponevo nei cassetti della memoria ogni sua immagine, sapendo con assoluta certezza che quelle sarebbero state le ultime volte che l’avrei mai vista. Tra tutte le cose che ho iniziato a mettere in dubbio e a questionare quell’anno, non avrei mai pensato di potermi sbagliare su quello.

E di certo non avrei mai voluto che accadesse in quel modo: la Granger, Potter e Weasley catturati e portati a casa mia dai Mangiamorte e – la cosa peggiore – la mia stessa zia a tenere la Granger sotto Cruciatus, mentre io rimanevo fermo a guardare, orrificato e completamente impotente. Sapevo l’abilità di Zia Bella con quella maledizione. L’avevo vista far impazzire uomini fatti con quella. Ero certo, così totalmente certo, che quando la maledizione fosse finita, l’Hermione Granger che io più-o-meno conoscevo sarebbe scomparsa: estinta come una candela. Un guscio vuoto, con la brillantezza accecante della sua mente distrutta oltre ogni possibilità di recupero.

Quell’irritante e imprevedibile strega mi ha dimostrato quanto mi sbagliassi una volta ancora, naturalmente.

Dopo tutto questo, eccoci di nuovo qui, nel più assurdo scenario che possa venire in mente. Entrambi liberi – più o meno. Entrambi sopravvissuti, contro tutte le probabilità. Noi due da soli e nella stessa stanza – cosa che mai era accaduta prima – ed io di nuovo nel mio vecchio ruolo di osservatore, a chiedermi, come sempre, se lei si sarebbe resa conto della mia presenza.

Non se n’è resa conto. Nulla di nuovo a riguardo; non se n’è mai resa conto. Due fette di salame sugli occhi, quella ragazza; almeno quando entro in gioco io. Non mi ha mai notato come io invece notavo lei. Non allora, non adesso. Se Teddy non avesse borbottato qualcosa nel vedermi, credo che lei non avrebbe mai alzato lo sguardo.

L’espressione tenera sul suo viso è svanita nell’esatto istante in cui mi ha visto, ed è scattata immediatamente in piedi per depositare Teddy tra le mie braccia. Il mostro non è sembrato molto contento del cambiamento – i suoi capelli hanno iniziato immediatamente a volgere verso sfumature ramate, e non in maniera che mi facesse guardare positivamente il futuro – ma lei ha continuato a blandirlo con gentilezza, mormorandogli frasi senza senso finché non si è calmato.

“Posso desumere che puoi cavartela da solo, da qui in poi?” ha detto, scostandosi da noi e dirigendosi verso la porta.

Non ho potuto fare a meno di sentirmi un po’ ferito. Sì, era stata d’aiuto, non si poteva negarlo. Era un sollievo non dover sentir più le urla di Teddy, ed io ero sicuramente grato di non dover pulire cucina e salotto da solo. Ma, comunque, non era come se io le avessi chiesto di venire e mettere il suo irritante nasino nei miei affari.

“Ce la stavamo cavando egregiamente, sai?” ho ritorto. “Nessuno ti ha chiesto di interferire.”

Remus me l’ha chiesto,” ha replicato lei. “Era preoccupato che potessi avere qualche problema, visto che era il tuo primo giorno senza Tonks a casa, e credeva saresti stato grato se qualcuno fosse venuto a darti una mano.” Mi ha quindi rivolto un sorriso di scherno, un’espressione che non si addice per nulla al suo solitamente dolce volto. “Avrei dovuto informarlo che la gratitudine non è un’emozione che sarai mai in grado di provare,” ha sputato poi fuori.

È stata davvero una formidabile frase d’uscita, specialmente perché seguita dall’apertura della porta e dal fragore contro lo stipite nel suo richiudersi. E giusto come bonus aggiuntivo, a seguito di quel fracasso, Teddy s’è rimesso istantaneamente a piangere.

Cazzo. Odio la mia vita.

Come sovrappiù, sembra che la Granger si sia tenuta per sé il piccolo incidente in cui sono incorso, invece che correre a spifferarlo a Lupin, che era quello che mi sarei aspettato. Anzi, quando Lupin ha portato a galla l’argomento, durante la cena, ha detto che lei gli aveva riferito che, sì, Teddy era un po’ irrequieto – cosa da aspettarsi, essendo quello il primo giorno lontano dalla madre – ma sembravo avere la situazione ben in mano. Non appena ha pronunciato le parole ‘in mano’, mi stavo per strozzare, mentre pensavo a cosa, esattamente, avevo preso in mano mentre mi ero fatto la doccia, con la Granger seduta in salotto, per nulla lontano dalla porta del bagno. Mi aveva sentito quando… mi aveva ascoltato mentre… Ho chiesto a Lupin se quelle fossero le parole esatte che aveva usato lei. Dannazione, erano quelle del lupo. Quel bastardo aveva alimentato la fiammella della mia speranza.

Non dovrei essere così stupido da pensare che lei potrà mai vedermi in quel modo. Potrei essere un eunuco, per quanto la riguarda. È come se non esistessi del tutto, nella sua mente. È molto più che semplicemente sconcertante che nonostante io risponda, abbia risposto e (come le prove di oggi pomeriggio hanno reso splendidamente chiaro) continuerò a rispondere alla Granger come donna, come maledettamente faccio ogni volta sin dal quarto anno, lei continuerà a rimanere completamente e totalmente ignara del fatto che io sia un uomo. Non è giusto. Non… non è semplicemente giusto.

To Be Continued


Povero Draco, oserei dire^^
Come sempre, un grazie a chiunque vorrà lasciare un commento :P
Al prossimo capitolo!



  
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