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Autore: Lady Warrior    03/11/2013    1 recensioni
ATTENZIONE: QUESTA è LA SECONDA STORIA DI UNA SERIE, SE VOLETE INIZIARE A LEGGERLA DOVETE OBBLIGATORIAMENTE LEGGERE " LA GUERRIERA DEL FUOCO", GRAZIE.
Sauron è di nuovo tornato, e le Tenebre avanzano sulla terra di Mezzo. La profezia si è ormai quasi compiuta e Rebean deve effettuare una scelta: suo padre Sauron o il bene della Terra di mezzo? fra battaglie e amori si intersecheranno la vita di Rebean e quella di Eowyn e le loro scelte influiranno il destino della Terra di Mezzo.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eowyn, Nazgul, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il ciclo del fuoco e della terra'
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E la guerra inizia
 
 
 
 
 
Aragorn si avvicinò ai due. << Scusate la mia intromissione>> disse << Ma credo che dovreste seguirmi fuori>>.
I due annuirono e lo seguirono, senza guardarsi.
Aragorn li condusse velocemente sulle mura della città. Quando Eowyn vide, le prese un colpo al cuore dallo spavento. All’orizzonte, da Mordor, si avvicinava una nera schiera. Ma quel che più intimoriva la ragazza era l’immensità di quel nero esercito e la velocità con cui procedeva. Ben presto si levarono in cielo grazie alle loro cavalcature otto Nazgul.
<< Si preparano all’attacco. La tregua è terminata. Schieriamo l’esercito!>> esclamò Faramir.
<< Dovremmo fare in fretta. Non abbiamo un esercito tanto grande per sconfiggere la forza che sta venendo da Mordor. Oltretutto, c’è un potenza che temo, e questa è Rebean. Vedete? Manca un Nazgul all’appello, e sono sicuro che sia il più forte. Temo che stia preparando la ragazza a qualcosa. Qualcosa contro di noi>> disse Aragorn.
<< Conosco Rebean. Non si alleerà con loro. Lei non è cattiva>> rispose Eowyn.
<< Purtroppo la mente umana non è formata dal solo bene o dal solo male, ha molte sfumature. Chissà se la ragazza non si allei veramente con Sauron, pensando di aver ritrovato un padre che le voglia bene, e volendolo compiacere!>> rifletté Aragorn.
<< Tuttavia necessitiamo di un esercito. Vado a radunare quello della città. Se esso e quello di Rohan non dovessero bastare, temo che sarà la fine. Potremo far combattere i ragazzi abbastanza grandi ma sarebbe comunque la fine dell’era degli uomini. Ma tu, Aragorn, conosci gli elfi. Chiedi loro se hanno un esercito a disposizione per noi!>> disse Faramir.
<< Gli elfi stanno andando ai Porti Grigi per partire verso Valinor. Non penso che verranno, non sono ormai molti nella Terra di Mezzo>> rispose Aragorn.
Faramir annuì lentamente e sospirò, poi se ne andò.
Eowyn non aveva mai visto né sentito parlare di un esercito così immenso. Chissà se assieme a tutti quei soldati c’era anche Sauron in persona! Al sol pensiero le si accapponò la pelle. Aragorn era lì accanto a lei, intento a guardare l’orizzonte. Eowyn voleva dirgli qualcosa, ma non sapeva cosa. Guardandolo si accorse che quel sentimento che aveva provato per lui si stava affievolendo, e anzi, forse era già scomparso. Silenziosamente si voltò e se ne andò via, verso l’armeria: era giunta l’ora di prepararsi alla battaglia, anche se avrebbero avuto ancora del tempo prima di combattere.
Nell’armeria scoprì che non era sola. In piedi davanti a una spada c’era Faramir, che sembrava guardare nel vuoto.
<< Non dovevi riunire l’esercito?>> chiese Eowyn.
Quello si voltò di scatto, interrompendo la sua profonda riflessione. << Io …  ho delegato il compito al mio secondo. Volevo venire qui e ricordare i bei momenti per l’ultima volta>>
Eowyn gli si avvicinò.
<< Ci saranno ancora dei bei momenti>>.
Faramir le sorrise, come si sorride ad un bambino quando dice un’ingenuità. << Non ci saranno più bei momenti, Eowyn. Fra poco moriremo tutti, e il sole cederà terreno all’oscurità>>
<< Ti sbagli. C’è sempre speranza, specialmente quando tutto sembra ormai sparire, quando tutto sembrai ormai perso>>.
Faramir non rispose, ma prese la sua spada. << Ti sfido a duello, dama di Rohan>> disse, scherzando. Eowyn accettò e prese un’arma, iniziando a duellare con Faramir.
L’uomo si accorse con non poca sorpresa che nonostante i suoi lunghi anni di allenamento, la ragazza era quasi più brava di lui. Dopo qualche minuto Faramir venne disarmato.
<< Dubitavi di me?>> chiese scherzando Eowyn, con la spada ancora in mano, di fronte a lei.
<< Chi ti ha insegnato a duellare così bene?>>
<< In realtà ho fatto molto da sola. La battaglia mi è sempre piaciuta. Penso che voi maschi siate molto arroganti a non accettare le donne nei combattenti. Possiamo essere davvero brave>> disse Eowyn.
<< Già. E poi dopo Sauron è una ragazza colei che può nuocerci di pi ù … >> disse Faramir, e subito dopo socchiuse gli occhi, guardando Eowyn, come se avesse compreso qualcosa ma non fosse completamente convinto della scoperta.
<< Cosa pensi?>> chiese lei, curiosa.
<< Niente, nulla di importante>>
Faramir le si avvicinò.
<< Sai, prima, quando te ne sei andato, sono stata da sola con Aragorn>>
<< Cosa vi siete detti, se mi è permesso?>>
<< Niente. Era sorto a guardare l’orizzonte, e io a guardare lui, e ho notato che non provavo più niente o quasi per lui>> rispose lei.
Faramir rimase in silenzio, a guardare gli occhi di lei. << Fra poco combatteremo e probabilmente moriremo. Donami un ultimo bel momento>> le disse poi, avvicinando il suo volto a quello di lei.
La ragazza si lasciò abbandonare a  quel bacio, lasciando cadere per terra la spada che teneva ancora in mano.
 
 
Seduta sul letto della sua stanza, Rebean pensava. Sapeva che suo padre era in guerra contro Gondor. Si chiedeva se la guerra fosse iniziata, se Aragorn e gli altri fossero ancora vivi, se tutto ciò era giusto. Da quale parte doveva stare? Rebean era ancora divisa a metà: una parte di lei voleva fuggire e andare a Minas Tirith, perché sapeva che Sauron era malvagio e non le avrebbe mai voluto bene, e che lei non voleva essere come lui, ma l’altra parte le consigliava di restare lì, perché così si sarebbe potuta vendicare, perché magari Sauron le avrebbe veramente voluto bene. Avrebbe voluto dire così tante cose ai suoi amici!
Pensava ciò giocherellando col suo pugnale. Cosa avrebbe dato per rivedere un’ultima volta i suoi amici! Magari poteva fuggire, solo per poco … ma questa era follia: come poteva andarsene da lì?
“Tanto vale provarci” pensò ad un certo punto. Così si sdraiò sul letto gettando via l’arma, intenta a pianificare qualcosa. In realtà doveva pensare due piani: uno nel caso non incontrasse il Signore dei Nazgul, l’altro per il caso contrario.
Ammesso e non concesso che non lo incontrasse, doveva comunque sfuggire alla vista di tantissimi servi. Fino al piano inferiore non ci sarebbero stati problemi, ma poi avrebbe dovuto essere attenta e scaltra: due piani la separavano dall’esterno. Poteva fuggire tentando di nascondersi tra le colonne o in qualche luogo abbastanza adatto, ma scartò questa ipotesi: c’erano troppi servi. Più pensava a un piano più lo sentiva irrealizzabile. A un certo punto si sedette improvvisamente. << Ma certo!>> disse. Oltre ai servi c’erano le guardie, orchi vestiti con un’armatura che non lasciava intravedere quasi niente. Se fosse riuscita a trovare una guardia solitaria e a stordirla avrebbe potuto prendere la sua armatura, e la fuga sarebbe stata molto più semplice! Il problema era dove nascondere la guardia stordita.
Così si alzò e prese la sua spada: un colpo d’elsa ben assestato avrebbe funzionato. Doveva solamente essere attenta a non farsi vedere.
Uscì dalla stanza e iniziò a camminare per il corridoio, e alla fine la trovò: una guardia voltata di spalle, stranamente da sola. Rebean si guardò attorno: non c’era nessuno. Così, silenziosamente, si avvicinò a quella e la colpì in testa con l’elsa. L’orco cadde in terra tramortito. Rebean lo prese per le gambe e lo trascinò via, in una stanza che non veniva mai visitata che si trovava lì vicino. Indossò l’armatura, che le stava molto larga e non era certo della sua misura. << Tanto vale provare>> disse sottovoce la ragazza.
Così scese le scale tentando di apparire disinvolta e sicura di sé.
Arrivata al pian terreno, dovette inventarsi una scusa per uscire dalla torre, dicendo che le era stato comandato di aiutare coloro che facevano la guardia alla città. Vista la poca intelligenza degli orchi, essi ci credettero. Così riuscì ad uscire.
L’aria terribile della città la avvolse, facendole accapponare la pelle. Doveva vincere la sua paura o non avrebbe mai realizzato il suo piano. Così fece un respiro profondo e proseguì.
 
 
 
Eowyn si posizionò in prima fila, sul suo cavallo. Cercava di sembrare sicura di sé e fiera, ma aveva paura, e lo sentiva. Lo schieramento di fronte a lei restava immobile, e così anche loro, in attesa di un qualche segno: non volevano essere i primi ad attaccare.
Ad un certo punto qualcosa, o meglio, qualcuno, si fece strada tra i soldati avversari. Era un essere di una corporatura imponente, che indossava un’armatura nera e un elmo terrificante. Sulla mano destra stringeva un’arma che Eowyn non vide bene, e li stava guardando: dietro di lui, in alto, le tenebre rubavano spazio alla luce.
<< L’era delle tenebre sta giungendo. Preparatevi a morire>> disse con una voce profonda e glaciale. Poi fece un segno,. Prima che chiunque potesse ribattere, e i nemici si abbatterono sui difensori come pioggia. Eowyn riusciva a difendersi bene grazie al suo talento, ed era capace anche di difendere molti suoi compagni. Quindi, per buona parte della battaglia, non si trovò in molta difficoltà. Tuttavia, ad un certo punto, enormi figure si stanziarono all’orizzonte, e dopo una decina di minuti Eowyn riuscì a distinguerle: erano creature simili ad elefanti, ma con zanne in più.
<< Olifanti!>> urlò.
Qualcuno si accostò a lei.
<< è la rovina>> sussurrò Theoden.
<< Dobbiamo abbatterli>> rispose Eowyn.
<< Non abbiamo possibilità>>
<< Ti sbagli>> rispose la ragazza, procedendo al galoppo verso quelle enormi creature e travolgendo molti nemici.
<< Fermati!>> le urlò Theoden, ma ormai ella era andata, confondendosi tra i combattenti.
Se avesse ferito uno di quegli esseri alle zampe, si sarebbe indebolito e avrebbe iniziato a barcollare, travolgendo anche l’esemplare vicino. Sarebbero caduti per terra e gli uomini sopra di loro sarebbero morti o avrebbero ucciso loro stessi gli olifanti per paura.  Era ormai vicina, e la creatura la stava osservando. Eowyn vide gli arcieri tendere l’arco e scoccare frecce, che lei abilmente evitò. Con fatica riuscì a passare sotto la pancia degli olifanti, tra le zampe. Allora allargò le braccia tenendo strette le spade e provocò alla bestia profonde ferite. Essa iniziò prima a garrire, poi a barcollare, ma i conducenti dei vicini olifanti fecero in tempo a scansarsi con  la bestia. Di quelli invece che erano sulla belva ferita, alcuni cercavano invano di placarla, altri miravano ancora con l’arco verso la ragazza. Eowyn non sapeva che fare: era pressoché in difficoltà, nessuno l’aveva dei suoi l’aveva seguita, e pensò veramente alla fine.  Ad un certo punto, però, notò che il baldacchino su cui sedevano i nemici era legato alla bestia da una corda, così con un veloce colpo di spada la tagliò e poi fece un affondo all’animale. Gli uomini caddero dalla cavalcatura, che, libera da costrizioni e più ferita, iniziò, imbizzarrendosi, a barcollare qua e là riuscendo a travolgere alcuni suoi simili prima di cadere a terra.  Allora Eowyn, fiera, corse indietro, e vide che molti dei suoi si stavano recando a combattere contro gli olifanti, presi da rinnovato coraggio.
 
 
Rebean era ormai giunta fuori Minas Morgul, davanti a lei vedeva la pianura rocciosa di Gondor. Era quasi calato il buio, gli eserciti si stavano ritirando. Era trascorsa un’ora da quando la ragazza era fuggita, e si chiese se avessero notato la sua mancanza. Non aveva appuntamenti in quelle ore, ma il re Stregone poteva essere passato per la sua camera, o l’orco essersi risvegliato. Ormai non poteva abbandonare l’impresa. Doveva riuscire. S’incamminò con passi lunghi e veloci, nascondendosi talvolta tra le rocce se udiva qualche rumore sospetto. Finalmente la città di Minas Tirith le si presentò davanti agli occhi in tutta la sua imponenza. Gli eserciti si erano ritirati, i comandanti radunati per decidere le sorti della battaglia. Si mise il cappuccio del mantello che aveva indossato, in modo che non si intravedesse il volto e si incamminò verso le porte della città.
<< Desidero entrare>> disse alle guardie.
<< Non può entrare in città nessuno che il sovrintendente non conosce. Dicci il tuo nome>> dissero le guardie. Rebean esitò: non voleva rivelarsi; non ora.
<< Desidero parlare con Dama Eowyn, è urgente. Ditele che sono una ragazza che ha conosciuto a Rohan>>. Le guardie prima parvero indecise, poi una di loro annuì. Rebean iniziò a camminare in su e in giù, nervosa, dando fugaci occhiate al cielo verso Mordor, sperando di non vedere un Nazgul.
Alla fine, dopo una decina di minuti la guardia uscì dalla città, e dietro di lei camminava Eowyn. Rebean la prese per un braccio e la condusse più in là, dove nessuno avrebbe potuto udirle né sentirle e si tolse il cappuccio.
<< Rebean! Sapevo che eri tu!>>
<< Eowyn …>> esclamò l’altra, e si abbracciarono affettuosamente.
Eowyn le prese le mani. << Cosa ti è successo? Raccontami tutto! Qui sono accadute così tante cose! Devo presentarti una persona! E poi Aragorn, Gimli, Legolas … saranno tutti così felici di vederti!>>
Rebean però scosse la testa. << No. non tornerò con voi, Eowyn>> disse.
L’altra lasciò le mani di Rebean e indietreggiò di un passo. << Come?>> chiese.
<< Eowyn … Io non sono contro di voi, tu devi capirmi. Ho incontrato mio padre! Ho finalmente una nuova possibilità! Lo convincerò a non conquistare Gondor e a proclamare la pace>> spiegò.
Eowyn quasi rise e scosse la testa pure lei. << Ti sbagli, non lo convincerai mai. Lui è il male. Rebean, tu non sei come lui, tu sei diversa. Sei riuscita non so come a fuggire, resta qui, ti proteggeremo noi>>
<< Eowyn tu non capisci>>
<< No, Rebean, sei tu a non capire. Prima o poi Sauron ti coinvolgerà in questa guerra, e allora sarà troppo tardi>>
Rebean non voleva credere a questo, e  cambiò discorso.
<< Chi mi volevi presentare?>> chiese.
<< Un uomo, si chiama Faramir, è il capitano di Gondor>>
<< E ti piace>> disse la ragazza.
Eowyn arrossì. << E mi piace>>
Rebean non le disse della sua avventura col re Stregone, ma la guardò, felice per lei. << Eowyn, è tardi. Devo andare o noteranno la mia assenza anche se temo che l’abbiano già fatto. Abbi cura di te e per favore non dire niente del nostro incontro agli altri. Spero di poterti rivedere>> disse Rebean, prima di rimettersi il cappuccio e fuggire via. 
   
 
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