AIUTAMI
°9°
*Ed eccoci a un nuovo capitolo…*
*Mi dispiace per
il lasso di tempo – molto lungo - che intercorre fra un capitolo e l’altro…posso
però preannunciare, a meno che non ci siano cambiamenti improvvisi, che questo
è il terzultimo capitolo di questa storia. Il prossimo sarà l’ultimo capitolo a
cui seguirà un epilogo…spero
di farcela! ^^ La storia è già tutta nella mia testolina…devo
solo convincere le mie ditine a scriverla…^^;;*
*Spero – come sempre – di non deludere nessuno con questo capitolo…consiglio
di rileggere a grandi linee i capitoli precedenti…*
*Ringrazio Cla21, Kirara90, dea73, Cristie, Kei_Saiyu, Yumi, fri, hinao85, lucy6 e Shooting star che sono state così gentile da commentare il capitolo
precedente e tutti coloro che l’hanno semplicemente letto! ^^ *
*Melania*
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Le lenzuola si attorcigliano lentamente alle mie
gambe. Ho freddo…ma non ho voglia di alzarmi e
prendermi una coperta più pesante. Mi rannicchio…
Non riesco a dormire…è stata
una giornata troppo…troppo carica di
avvenimenti. Le parole di Hanamichi…e il nuovo
sentimento che provo nei suoi confronti.
Io amo…
Come posso dormire?
Uno starnuto infreddolito mi risponde.
E il lieve tamburellare della pioggia contro i vetri
mi fa sorridere. La “nostra storia” è iniziata in una notte come questa.
Cosa sarebbe successo se quel giorno non avessi avuto
il coraggio di bussare alla mia porta? E se io non ti avessi aperto? Sarebbe
cambiato qualcosa?
È buffo e al contempo inutile fare questi pensieri. Il
passato appartiene a sé stesso…ma forse è connaturato
alla natura dell’uomo il continuo interrogarsi sulle azioni passate…
Ma non è da me fare questi pensieri….Natura
o no…io guardo verso il futuro…ho
sempre dovuto guardare verso il futuro.
È stata la mia salvezza in tutti questi anni…il passato era solo catrame nero e viscido,
che sporcava in nere colate i ricordi. Anche quelli più dolci che erano
stati vissuti in questa casa.
-
Lascia stare il
passato Kaede………….lei non tornerà. Fattene una ragione…cresci.
-
Non voglio.
-
Devi.
-
Perché?
-
Perché te lo dico io.
Che sensazione strana specchiarsi in
occhi azzurri uguali ai propri.
E pensare che forse…sono
l’unico legame reale…con tuo padre.
Mio padre…
Hanamichi
con le sue parole dolci e tinte dal rimorso hanno ritratto un uomo così ricolmo
di affetto. E di amore. Capace di amare.
Se penso a
mio padre…………scuoto leggermente la testa. Non ha
senso pensare a lui.
E l’offerta
di Anzai-san…penso che rimarrà chiusa in quel
cassetto. Non dovrò contattarlo nemmeno.
Sospiro nel
buio. Mi rannicchio maggiormente sotto le lenzuola. Fa freddo cazzo.
Un altro
starnuto.
Il lieve miagolio
infastidito di Micky mi fa sorridere. Scusa stupido gatto se ti ho svegliato.
Dopo pochi secondi lo sento accoccolarsi sotto il lenzuolo…e
rannicchiarsi vicino al mio stomaco.
-
Miao…
-
Avevi freddo anche tu eh? Ammetti
che volevi solo una scusa per alzarti e cercare calore…-
i suoi occhietti argentati rilucono nel buio…poi con
un miagolio soddisfatto si addormenta, fuseggiando delicatamente.
Chiudo anch’io
gli occhi. Ulteriore starnuto.
***
Il suono del
campanello mi trapana il cervello. Che mal di testa…
Mi alzo
svogliatamente dal futon…ma
che ore sono? Distrattamente osservo l’orario luminoso della sveglia…le 12.00???? Come cazzo è possibile?
Chiudo gli
occhi sospirando… stamattina evidentemente la sveglia
non ha suonato…ieri sera ero così scombussolato che
non l’ho impostata. Maledizione! Un’assenza ingiustificata da scuola…ci mancava solo questa…
Faccio per
alzarmi ma un giramento di testa mi fa barcollare lievemente…merda…ho
dei brividi di freddo…ci manca solo che mi sia
ammalato! A sottolineare le mie parole starnutisco.
Arghhh…
Di nuovo il
campanello. Fissando il soffitto rimango immobile. Sarà il postino? Anche se è
un po’ tardi…mmm…non mi alzo per lui.
Silenzio…se ne deve essere andato.
Chiudo gli
occhi cercando di calmare il mal di testa…dopo pochi
secondi sento dei colpetti alla finestra…dei colpetti?
Apro di
scatto gli occhi, alzandomi a sedere.
-
Sakuragi!!!
Ma come….? Quell’idiota si deve essere arrampicato sull’acero
vicino alla finestra.
Lo vedo
sorridermi a 32 denti, mentre fa “ciao ciao” con la mano.
Ma allora è
proprio un do’hao! Se cadesse…il solo pensiero mi fa alzare frettolosamente.
Apro la
finestra...l’aria gelida mi fa rabbrividire violentemente ma ha anche il
beneficio di farmi riprendere dal torpore.
-
Ciao Rukawa! Visto che non aprivi…- e mi sorride complice.
-
Sei tutto scemo!? Lo sai quanti
metri sono da qui fino a terra??? E se cadevi??? Meriteresti che ti lasciassi
qui fuori a gelare!!! – vorrei non mostrare la mia agitazione…ma
non penso di esserci riuscito.
-
Cos’è…ti
preoccupi per me? – e il suo sorriso malizioso si avvicina al mio viso. Che
fastidio!
-
Gela! – e richiudo con uno scatto la finestra.
Mi giro
ignorando la sua voce che mi supplica di riaprire, che fa freddo, che stava
solo scherzando.
-
Senti qualcosa Micky? – e guardo
divertito il mio gatto.
-
Miao…
-
Bene…nemmeno io.
Quanto tempo
potrei tenerlo fuori…mmm…altri 4 minu…un
tonfo all’improvviso mi fa girare. Il sangue mi si gela nelle vene. Sento il
respiro bloccarsi nei polmoni.
Non vedo più
nessuno fuori…e se Hanamichi fosse…davvero…caduto.
-
Hana!
Corro ad
aprire la finestra…mi affaccio verso il basso. C’è
solo la sua cartella…ma lui dove…?
-
Dovresti tenermi sulla coscienza per
tutta la vita...lo sai?
Alzo di
scatto la testa verso l’alto. Quell’idiota si è arrampicato su un ramo
superiore.
-
Idiota…mi è venuto un infarto.
Scoppia in
una risata divertita.
-
Almeno hai aperto la finestra… - e mi sorride… - e ora
mi fai entrare?
-
Idiota al cubo…
- e mentre continuo a borbottare sottovoce, il cuore che mi martella ancora in
gola, gli tendo la mano. Lui l’afferra e con una stretta decisa s’issa sul
cornicione della finestra. Mi scanso e lui con un salto entra nella camera.
-
Che uomo agile che sono… - sorride mentre soffia sulle sue mani congelate.
-
Lo sai che le “persone normali”
entrano dalle porte….?
-
Se “qualcuno” le apre…
E ci
guardiamo in cagnesco per pochi secondi…poi ci
sorridiamo.
Ma come ho
fatto a innamorarmi di un idiota simile?
-
Non stai bene Kaede…?
Per questo motivo non sei venuto oggi a scuola? – sussurra avvicinandosi…
Posa una
mano sulla mia guancia…è fredda contro la mia pelle
febbricitante. Rabbrividisco.
-
Sei tutto rosso in viso…e sei caldo…devi avere la
febbre baka!
La sua mano
scivola lentamente e impercettibilmente sulla mia pelle. Vorrei che non mi
lasciasse mai.
-
E’ colpa tua che ti diverti a fare
Tarzan sugli alberi…e io devo stare a guardarti al freddo…
Mi fa una
linguaccia lasciando cadere lungo un fianco la sua mano.
La mia
guancia brucia.
-
Infilati nel futon…ti
preparo qualcosa di caldo – mi sorride complice dirigendosi verso la porta e
sfilandosi il cappotto.
-
Non c’è bisogno…un’aspirina
e mi passerà tutto.
Si gira
scuotendo la mano.
-
Sì sì certo…ora coricati…- e con aria
di sufficienza scende le scale, sparendo alla mia vista.
Dal piano di
sotto sento provenire la sua voce…deve stare parlando
con Micky…quel gatto ruffiano. Starà cercando
di farsi dare del cibo.
Rimango per
qualche secondo imbambolato in mezzo alla stanza. Un po’ intontito…maledetta
febbre.
E maledetto
do’hao…troppo premuroso.
Sento dei
rumori di pentole. M’infilo una felpa – per non morire di freddo – e scendo le
scale, fermandomi sulla soglia della cucina.
Lo osservo
di schiena, mentre tagliuzza qualcosa sul tagliere. Fischietta leggermente…eppure…non so perché quest’aria
spensierata non mi convince.
-
E’ successo qualcosa
Hanamichi?
Lo vedo sussultare.
Forse non si era accorto della mia presenza. O forse sono state le mie parole.
Si gira con
l’espressione corrucciata. Punta il coltello verso la mia direzione…
-
Non ti avevo detto di metterti al
caldo? Non ti fa bene stare fuori dalle coperte.
-
Rispondi alla mia domanda.
Sbuffa,
rigirandosi verso il ripiano della cucina.
-
Ma no non è successo nulla. Deve per
forza succedere qualcosa baka?
E lo sento
tagliuzzare velocemente le verdure. Non mi convince.
Stringendomi
nella felpa continuo a osservarlo.
Per qualche
minuto nella cucina aleggia solo il rumore del coltello…poi
a un tratto Hanamichi si blocca.
Lo sento
sospirare. Poggia il coltello sul ripiano, inclinando la testa verso il basso.
-
Akito è stato adottato. Fra qualche giorno si trasferirà a Sapporo.
Sorpreso mi
avvicino a lui.
-
Davvero? Quando lo hai saputo?
-
Ieri sera. È venuto nel locale
dove lavoro un ragazzo che viveva con me in Comunità. E mi ha detto che Akito è
stato adottato da una coppia di Hokkaidō – il suo tono è grave. Non
capisco cosa la turbi…non sembra felice…o
forse è solo triste perché non vedrà Akito più come prima?
Poggio una
mano sulla sua spalla. Lui rimane immobile, anche se lo sento lievemente
tremare.
-
Kaede…non immagini che peso enorme è svanito. Avevo così tanta
paura che Akito rimanesse in quella Comunità…gli anni
passavano e nessuno lo adottava…e…in lui rivedevo me stesso…e avevo paura…che facesse la mia fine.
-
Sono davvero contento per lui…lo potrai salutare prima che parta?
-
Hiroshi, quel ragazzo che ti ho
nominato prima, mi ha detto di sì, domani probabilmente. Mi dispiace che non
potrò vederlo più come prima…era il bambino a cui ero
affezionato maggiormente. Ma va bene così…l’importante
è che lui sia felice.
-
E come mai sei sgattaiolato fuori da
scuola?
-
Volevo un po’ riflettere…
-
E perché sei venuto qui?
-
Volevo vederti.
Lo vedo arrossire.
Come vorrei abbracciarti in questo momento…stringerti
contro il mio petto. Accarezzarti la nuca con il mio fiato, la pelle sensibile
del collo con le mie labbra…
Sarà la febbre…che mi fa sentire così…vivo?
-
E ora che mi hai visto? – perché mi
diverto a stuzzicarlo…
Arrossisce
ancora di più.
Possibile
che Hanamichi in fondo possa ricambiare i miei sentimenti…?
In queste
settimane ho imparato a conoscerlo…e vedevo la nostra
situazione sotto un tipo di luce…ma ora che ho
compreso di amarlo…forse devo incominciare a rivedere
il tutto...a pensare che forse non sono l’unico…certi
suoi atteggiamenti...
Mi giro…un po’ confuso.
-
Quando è pronto chiamami…grazie
di cucinare per me.
E risalgo al
piano di sopra, notando la figura di Micky accovacciata in un angolino della
cucina, intenta a sgranocchiare i suoi croccantini. Alla fine ce l’ha fatta.
Un ultimo
sguardo.
Il suo viso imbarazzato.
Sorridente.
***
-
Hey…è pronto!
Distolgo lo
sguardo dalla rivista sportiva che stavo leggendo. Hanamichi indossa un
grembiulino a fiori…oddio…
-
Ma dove l’hai trovato quello?
Lui si mette
una mano dietro la testa, accarezzandosi la nuca, imbarazzato.
-
L’ho trovato in un cassetto della credenza…
-
Ah…doveva essere…di mia madre…- era da anni che non aprivo più quei cassetti.
-
Ti da fastidio che l’ho preso?-
sembra a disagio…
- Kaede perché non mangi? Ti ho anche
tagliato a pezzettini la carne…
- Non ho fame.
- Dai amore…se
non mangi come fai a guarire…
Mamma mi sorride. Io osservo la ciotola ricolma di brodo. Non ho voglia di
mangiare.
Mi abbraccia.
Il suo profumo mi avvolge. Magnolia.
Il suo grembiule a fiori…mi
fa pensare ai campi fioriti fuori città.
Alle margherite bianche sovrastate
dal cielo candido.
-
No…tranquillo…- ora lo indossi tu…e
sei anche tu una persona che amo.
E mi sorride.
***
Mangiamo
lentamente. In silenzio…a tratti ci guardiamo negli
occhi. Ma lo sguardo si riposa velocemente sulle ciotole ricolme di brodo fumante…
-
Come hai fatto a uscire
dall’edificio scolastico? – meglio riempire il silenzio…
Hanamichi mi
guarda complice portandosi il cucchiaio alle labbra. Nasconde un sorriso dietro
il metallo…
-
Segreto.
-
Mh? – lo guardo scettico – che
cosa significa “segreto”?
La mia aria
indispettita lo fa ridere leggermente.
-
Ma guardala come è curiosa la volpetta… - e mi osserva sornione.
-
Idiota.
-
E va bene va bene…dietro
la mensa c’è il campo da calcetto…hai presente i
cespugli che lo delimitano nel lato destro? Sono attaccati alla rete metallica
che da sulla strada…non ci è voluto nulla ad aprirsi
un varco.
-
Lo fai spesso?
-
Ma no…-
riporta lo sguardo sulla ciotola – …lo facevamo…in passato con Yohei…così
potevamo fumare senza essere disturbati.
-
Fumavi? – lo guardo sorpreso.
-
Beh…sì…ma ora ho smesso, giuro. Un’atleta deve seguire una vita
senza eccessi né vizi no? – e mi sorride imbarazzato.
-
Ti manca?
-
Chi?
-
Mito.
Hanamichi
rimane in silenzio. Non so perché gliel’ho chiesto.
No…in realtà lo so………Hanamichi in un modo o nell’altro mi parla spesso di Mito…fa parte del suo passato ed è stata una persona
davvero importante per lui.
E…anche se devo ammettere che provo gelosia…sono
contento che Hanamichi non sia stato da solo dopo la morte del padre.
-
Sì – e il suo tono è triste.
-
Perché non vi chiarite?
-
È difficile.
-
Perché?
-
Cosa significa “perché”? – corruga
la fronte guardandomi contrito – è difficile…punto.
Mito abbassa la testa…triste.
-
Non posso…quel giorno….abbiamo
litigato pesantemente…e ci siamo dette parole…
Scuote la testa come per scacciare dei pensieri malevoli.
E ora comprendo…come ho fatto a non pensarci prima…?
-
Il giorno in cui sei venuto a
bussare a casa mia…quella notte…mentre
pioveva…………è stato quel giorno che hai
lasciato il Guntai…vero?
Hanamichi mi
osserva stupito, poi abbassando il capo sorride.
-
Sei proprio una volpe astuta…
-
E tu continui a sottovalutarmi… - nascondo il mio sorriso portandomi il cucchiaio
contro le labbra.
-
E a te…
-
Mh?
- Manca tua madre?
Il cucchiaio
rimane sospeso in aria. Rimango un momento in silenzio. Un turbine di
sensazioni si disperdono lungo il mio corpo.
Gli occhi di
Hanamichi bruciano la mia pelle. So che mi sta osservando paziente di una mia
risposta.
Sembra che
sia arrivato anche per me il momento di parlare…
-
No…non propriamente.
Alzo lo
sguardo specchiandomi nei suoi occhi sorpresi…non si
aspettava una risposta simile.
-
Mia madre è morta che avevo 7 anni…sono passati troppi anni per provare ancora
malinconia.
-
Ma…
-
Provo tristezza. Perchè…l’aspetto
più assurdo della situazione…è
che ho scordato il suo volto. Ricordo giornate passate in sua compagnia…sprazzi della sua voce…le
sua carezze…particolari delle sue mani…o
il suo profumo. Ma il suo viso…è sfuocato…sembra
possedere una maschera incolore.
Hanamichi mi
guarda in silenzio. Poi china il viso…
-
Questa è la mia più grande paura…non ricordare più il volto di mio padre…porto
sempre con me una sua foto nel portafoglio…ma…a
volte, osservando il suo viso…mi sembra di non
riconoscere in quei tratti familiari il suo viso. Mi fa paura tutto questo…e
mi rende tremendamente triste.
-
Forse è normale…ho
letto una volta che se una persona diventa cieca durante la sua vita…con il passare del tempo scorderà i
colori e le forme che l’avevano circondata per anni. Non è assurdo anche questo?
-
Significa che stiamo diventando
ciechi Kaede? – e mi
sorride.
-
No…io penso di aver riacquistato la vista…finalmente…
Per pochi
secondi ci guardiamo intensamente…poi Hanamichi
distoglie lo sguardo arrossendo leggermente.
Finisce il
brodo che ormai si sarà raffreddato…continuo ad
osservarlo in silenzio.
Con te ho
riscoperto i colori…i profumi…vividi.
Vividi.
-
E…come…è morta?
Riporto lo
sguardo sulla mia ciotola. Non ho più fame…
-
Non ricordo bene…so
che era malata…ma anche dopo che è morta mio padre
non ha mai voluto approfondire la questione. Crescendo compresi che doveva
avere contratto un tumore.
-
E tuo padre…dov’è…perché non vive con te?
- Kaede…vieni qui…dobbiamo
parlare.
- Perché?
Osservo freddamente mio padre.
È una delle rare occasioni in cui siamo
entrambi a casa.
Oggi non sono andato ad allenarmi al
campetto vicino alla spiaggia.
Ora me ne pento.
- Siediti sulla poltrona.
- Mi siedo dove voglio…
– e con aria di sufficienza mi distendo sul divano, pancia all’aria.
Sguardo puntato al soffitto. Tutto pur
di non dover specchiarmi in quegli occhi.
Poso il
cucchiaio dentro la ciotola. Sento freddo…deve
essermi risalita la febbre. O è il pensiero di mio padre che mi fa salire la
temperatura corporea? Sorrido ironico…
-
Lui vive a Tōkyō…abbiamo
convenuto fosse meglio così.
-
Perché?
-
Ho intenzione di sposare Midori. Per la posizione
che occupo non posso permettermi che continuino a girare voci contenziose sul
suo conto. E sul mio.
Immagino i titoli delle riviste scandalistiche:
“PRESIDENTE DELLA NINNINCORP (45) SCOPA CON LA SUA SEGRETARIA (22)!!!”
Mmm…no forse il titolo avrebbe un taglio più professionale…
- Mi stai ascoltando?
Riporto l’attenzione su mio padre. Il suo viso è più
duro del solito.
- Che cosa vuoi da me? Non sono cazzi miei
se se un ninfomane.
Potrebbe essere mia sorella quella.
Mio padre ignora il mio commento
provocatorio.
- Devo fare il trasferimento della residenza…andremo a vivere a Tōkyō. Non ha
senso vivere qui.
- Non ci ha mai vissuto qui. Come fai a dire queste stronzate?
Giro il viso guardandolo. Ci osserviamo
per qualche secondo in silenzio.
- Bene…- si alza dalla poltrona lentamente – se
non vuoi trasferti non ti costringo.
- Sono commosso. Grazie. Davvero.
Il mio tono sarcastico è interrotto da uno schiaffo
prepotente sulla guancia.
Incomincio a
irritarmi. Non è colpa di Hanamichi…ma i ricordi
legati a mio padre non sono davvero piacevoli da sopportare.
-
Perché punto. Non ne voglio
parlare.
Hanamichi mi
osserva in silenzio. Io mi alzo prendendo le stoviglie e ponendole nel lavello.
Più tardi quando mi sentirò meglio le laverò.
-
Tuo padre aveva un’amante.
- Non ti scordare chi comanda in questa
casa Kaede.
Porto lo sguardo lucido sul suo viso. La guancia mi
brucia maledettamente.
E il mio cuore urla. Grida.
- Lo so che comandi tu…papà.
Anche mamma lo sapeva…è per questo che rimaneva zitta.
Nonostante tornassi sempre sbronzo…con il Suo profumo ancora sulla pelle. In quegli
anni era anche minorenne quella lì, no? Lo sanno questo i giornali?
Gli occhi fissi l’uno nell’altro.
- Sei solo un ragazzino.
E si allontana da me. Veloce.
Come ha sempre fatto in tutti questi
anni.
Lontano.
Lontano.
Lo vedo afferrare le chiavi della
macchina.
Sembra in parte turbato.
Ne sono contento.
Rimango disteso sul divano. La guancia
in fiamme.
La porta di casa che si richiude con forza.
Non mi giro…cerco di calmare il battito del mio cuore. Sono
passati così tanti anni…eppure fa ancora così male.
-
A Tōkyō si è rifatto
un’altra famiglia…vero?
Mi giro di
scatto osservandolo sorpreso.
-
Come…?
Hanamichi si
alza prendendo anche lui in mano le stoviglie.
-
Anche tu mi sottovaluti…Kaede.
Mi supera
mettendo anche lui il tutto nel lavello.
Io rimango
immobile perso nei ricordi di quel trasloco.
Nella macchina ricolma degli oggetti di mio padre.
Dei suoi
vestiti.
Della busta
bianca con dentro i soldi del mese di novembre poggiata sul tavolo della cucina.
E tutte le
altre buste che sono seguite a quella.
Una per ogni mese.
Con dentro
un assegno di molti zeri. Zeri e zeri e zeri.
Che ogni
ragazzo di Kanagawa avrebbe invidiato.
Ma che per me…erano…e sono la più grande delle mie prigioni. Dei
miei vincoli tangibili con quello stronzo.
-
Mio padre ha sempre tradito mia
madre. Non so perché si fossero sposati…forse lei era
rimasta incinta di me…non l’ho mai scoperto. Né
indagato. So solo che ho molti ricordi di lei in camera da letto che piange.
Ero piccolo…ma comprendevo che qualcosa non andava
bene. Mio padre non era mai presente in casa. Mia madre mi ripeteva che
era un uomo molto importante…che lavorava tanto…soprattutto per noi. Ma era triste mentre lo
ripeteva. Giorno dopo giorno. Giorno dopo giorno.
Poi…si è ammalata.
E mio padre per quegli ultimi mesi le è stata accanto. Forse per darle una
parvenza d’amore…non lo so. Dopo che è morta...siamo
rimasti solo noi due in questa casa.
Sento la
presenza di Hanamichi dietro le mie spalle. Il suo sguardo sulla mia schiena…e anche se è difficile ricordare quei giorni…con lui vicino sento che tutto può essere meno
doloroso. Deve essere questo che ha provato lui mentre mi raccontava del suo
passato.
-
Io e mio padre eravamo dei perfetti
estranei. Io mi ero rinchiuso totalmente in me stesso…e
mio padre pagò una donna per stabilirsi in pianta stabile a casa: doveva
occuparsi di me, portami a scuola, cucinarmi.
Quando
incominciai le scuole medie gli chiesi di licenziarla. Non sopportavo più la
sua presenza. La sua pietà malcelata con la dolcezza. Non
volevo essere compatito.
Se mio padre
non mi voleva bene…se
mio padre non desiderava passare del tempo con me…significava che non ero degno di attenzione, che non ero degno di
essere amato. Mi misi in testa che ero stata una delle cause di morte di mia
madre.
È stato…un periodo davvero orribile.
Mio padre
non era mai in casa. Tornava solo una volta alla settimana per lasciarmi dei soldi…i giorni che tornava io non mi facevo mai trovare in
casa. Giocavo fino allo sfinimento in un campetto da basket qui vicino.
Mangiavo nei chioschi…in realtà per anni ho
mangiato fuori casa.
Poi quando
frequentavo l’ultimo anno della Tomigaoka decise di
trasferirsi definitivamente a Tōkyō con la sua amante…so
che hanno avuto una bambina. Ma non l’ho mai vista.
-
Kaede…
Sento la
mano di Hanamichi sfiorare i miei pugni chiusi stretti vicino al fianco…non mi ero nemmeno accorto di aver contratto le
dita.
-
Hey…basta…fa nulla…basta…- sento la sua voce bassa raggiungermi esitante…
Mi giro
verso di lui. Ci guardiamo per pochi secondi…vedo
tristezza nei suoi occhi. Non voglio questo…non
voglio essere compatito…
-
Hai gli occhi lucidi…- Hanamichi mi si avvicina.
-
È la febbre…vado a prendermi l’aspirina – devo uscire da questa
camera. Allontanarmi da lui. Mi sento soffocare.
Faccio per
girarmi ma Hanamichi mi afferra per un braccio.
-
Perché ti vergogni...? Io mi sono
completamente aperto con te…e di certo il mio passato
è stato molto più vergognoso e penoso da raccontare…perché
devi per forza fare il ragazzo inflessibile? Non sei stato tu a dirmi che
non saresti scappato? – la sua voce si perde in un sussurro…sgrano
gli occhi impreparato a queste sue parole sincere…chino
la testa colpevole…
-
Hanamichi…per me non è facile… - e la mia voce triste so che lo colpisce.
Rimaniamo
per secondi in silenzio. La stretta sul mio braccio diventa una carezza leggera.
-
Scusami se ho insistito…non
volevo…scusami.
Io rimango
ancora in silenzio. Sento la sua mano lasciarmi il braccio.
-
Beh…allora…io vado…se no il Gorilla…mi ammazza…- farfuglia imbarazzato…impacciato.
Mi supera
senza girarsi. Io rimango immobile nella camera. Ancora frastornato per i miei
ricordi usciti prepotentemente dalla memoria…sento
dall’altra camera Hanamichi infilarsi il cappotto e le scarpe.
La porta si apre…se ne sta andando. In questo modo.
Mi muovo di
scatto raggiungendolo prima che si richiuda la porta alle spalle.
-
Hanamichi!
Si ferma ma
mi da ancora le spalle.
-
Scusami. Non volevo offenderti.
-
No…scusami tu… - la sua voce è roca e
bassa -…non dovevo insistere…sono
stato…superficiale…eppure dovrei comprendere
il tuo dolore…perdonami…
Si gira e io
mi sorprendo…
-
Ma…stai piangendo.
-
No…devi avermi passato la febbre.
E mi
sorride.
***
La camera è
in penombra…ormai devono essere passate le sette.
-
Miao…- Micky mi si accoccola contro il fianco. Incomincio
pigramente ad accarezzargli la schiena, il pelo lucido.
La febbre
deve essere scesa…mi rannicchio sotto le coperte,
ricercando un po’ di calore. Chiudo gli occhi stancamente.
Che giornata
irreale…la mia febbre…i
miei ricordi raccontati ad Hanamichi…le sue lacrime,
le sue scuse. Perché piangeva…?
Mi dispiace
di essermi comportato in quel modo con lui…mi sono
chiuso all’improvviso…ma…non ero preparato…alla valanga
di sensazioni negative che mi hanno travolto mentre raccontavo. Era da anni che
non ricordavo quel periodo della mia vita.
Sono molto
più fragile di quanto pensassi…o forse in fondo lo so bene.
Il suono del
campanello mi distoglie dalle miei riflessioni.
Sarà
Hanamichi tornato dagli allenamenti?
Ma perché
sarebbe dovuto tornare…
Mi alzo lo stesso…m’infilo la felpa e scendo di sotto. Apro la porta e
rimango sorpreso nel vedere la sua familiare chioma rossa.
-
Ho capito che vuoi che mi arrampichi
sempre…ma anche i Tensai dopo due ore di basket sono
stanchi sai?
E mi
sorride. E nel suo sguardo comprendo che è passato tutto. La tristezza…la
vergogna. Tutto.
E anch’io
sorrido.
Ti amo Hanamichi.
***
Hanamichi
prepara in fretta degli hamburger comprati per strada. Dice che ha fame e che
il Gori li ha fatti lavorare più del solito. Tutta
colpa mia che mancavo…
Io lo
osservo rendere la mia cucina rumorosa…e
viva. Non voglio che tutto questo finisca. Non voglio che il passato possa
interferire con questo presente. Non voglio che ci siano altri momenti simili…come è avvenuto stamattina.
-
Come mai così silenzioso…?
Anzi…che domanda stupida… -
e ride come uno scemo…- è come chiedere a un
tetraplegico perché non cammina…
-
O forse chiedere a un idiota
di dire almeno una frase intelligente.
Si gira di scatto…impugnando la forchetta mi minaccia con sguardo
truce.
-
Se non vuoi mangiare basta dirlo…sai Kitsune?
-
In realtà non ho molta fame…ma forse Micky apprezzerà.
E
continuiamo punzecchiandoci per tutta la serata. Ritrovando per queste ore la
semplicità e la complicità del nostro rapporto.
Dopo cena ci
spostiamo in camera mia. Nonostante la febbre mi sia passata mi sento ancora un
po’ debole. Mi distendo sul futon e lui si siede accanto a me. Accendiamo solo
una abat-jour…la luce fioca illumina
delicatamente la camera...senza invadenza. Ci avvolge con calma.
-
Grazie per essere tornato stasera…e per aver di nuovo cucinato per me.
-
Ma no…- mi
sorride imbarazzato. Le sue guance divengono color porpora.
Quanto
vorrei baciarle.
-
Ma non senti caldo…io
sto morendo…- effettivamente lo vedevo sudare
leggermente da prima…
-
Ho alzato il riscaldamento…per
la febbre…
-
Ah ecco…infatti…
- e con un gesto fluido si sfila la felpa. Rimane con una maglietta a maniche
corte, verde chiaro.
Il mio
sguardo è catalizzato immediatamente dalla sue braccia. Senza accorgermene
nemmeno, poso una mano esitante sulle cicatrici. Era da un po’ che non le vedevo…e come allora mi provocano un sentimento di angoscia.
Hanamichi
rimane in silenzio…ma io sono contento…perché
non vedo cicatrici nuove…
-
Hai mantenuto la tua promessa…- e sorrido felice mentre glielo dico.
-
Solo a grazie a te…solo
grazie a te…Kaede…
E ci
guardiamo negli occhi. Ed io comprendo di non poter più mentire. Mi sollevo,
sedendomi, le coperte che scivolano pigre sotto il mio petto.
Lo abbraccio lentamente. Avverto il suo profumo. Il
suo cuore battere forte contro il mio petto. Il suo viso accaldato contro il
mio collo nudo.
Non è la prima volta che lo abbraccio. Ma ora comprendo…che è tutto diverso.
E stringendolo più forte contro di me…
capisco di essere pronto per dirglielo.
Chino il viso contro di lui. Le mie labbra vicino al
suo orecchio.
-
Io………………………………………………………..mi sono innamorato di te.
E glielo sussurro. Perché è la prima volta che le mie
labbra pronunciano queste parole. E non voglio che si disperdano nell’aria…le voglio fra di noi. Intime. Aleggiare fra i
nostri visi.
Hanamichi sussulta. Lo sento trattenere il respiro…e il suo cuore incomincia a battere più forte.
Emozione.
Attesa.
Se potessi esprimere ciò che sta accadendo dentro il
mio corpo. Dentro la mia mente. I secondi di silenzio si dilatano. Si
modificano. Si
distorcono. Ed io
vorrei tremare.
Rispondimi. E se non fossi Kaede Rukawa…ti
pregherei.
Avverto le braccia di Hanamichi scivolare lungo la mia
schiena. Allacciarsi dietro il mio collo. Il suo corpo si stringe al mio.
-
Anche……anche io………sono innamorato di te.
E il suo sussurro timido riporta l’aria dentro i miei
polmoni. Avverto il calore esplodere dentro il mio corpo.
Sensazioni che ho imparato a riconoscere in questo
mese insieme a lui…ora…ORA…dilagano dentro di
me. Con velocità serpeggiano dentro le mie vene. Nel mio sangue.
Adrenalina. Felicità.
Lentamente ci guardiamo negli occhi. La stanza è
immersa nella penombra dorata…
Poso una mano sulla sua guancia. Ancora incredulo. E
titubante. Indeciso. Impreparato.
Strofina la sua pelle contro le mie dita. E mi
sorride. Dolcemente.
E io comprendo che voglio baciarlo. Passo la mia mano
dalla sua guancia al collo, in una morbida carezza. Le dita s’intrecciano fra i
suoi capelli. Lo porto contro di me. Contro le mie labbra.
Ci guardiamo per un ultimo istante negli occhi. Poi li
socchiudiamo.
E le mie labbra sono sulle tue. Calde. Morbide.
Carnose. Avverto il tuo sorriso contro la mia bocca. E la tua
lacrima calda sulla mia pelle.
Non piangere…non piangere…
Abbracciandolo stretto contro di me lo invito a
socchiudere la bocca. È calda. Umida. Le nostre lingue si intrecciano
titubanti. Ruvida.
Le nostre salive si mischiano…e
penso che non ci sia nulla di più sconvolgente di un semplice bacio.
E insieme all’adrenalina. Alla felicità…incomincia
a serpeggiare velocemente l’eccitazione…mozzandomi il
respiro e rendendo torride zone sensibili del mio corpo.
Il nostro bacio diventa veloce, la timidezza mal
celata dalla foga. Hanamichi si stringe contro di me, avverto le sue dita fra i
capelli…li accarezzano, li intrecciano. Amo le sue
mani.
Aggrappandomi alla sua schiena lo trascino disteso sul
futon sopra di me. Continuiamo a baciarci, rallentando. Impariamo a
conoscere le nostre bocche. E in questi secondi febbricitanti comprendo il
perché l’uomo sia dotato di labbra e lingua…premo il
suo corpo contro il mio.
È la prima volta nella mia vita che sento di perdere
il controllo sul mio corpo.
Dopo pochi altri secondi separiamo le nostre labbra.
Poso una mano sulla guancia di Hana…è caldissima. Lui
sorride.
-
Wow…nemmeno nei miei sogni eri così…
-
Così come? – passo lentamente un
dito sulle sue labbra calde…sono davvero mie? Cazzo
mi gira la testa…
-
Hey…il ghiacciolo non si sente bene? – sorride dolcemente
accarezzandomi i capelli –dubito che in questo modo la febbre ti possa passare.
-
Do’hao.
La sua risata felice rimbomba nelle mie orecchie. E
nel mio cuore.
Come è disarmante questo sentimento.
-
Stai anche sorridendo Kaede…si vede che non stai bene…
-
Già… - e con il sorriso sulle labbra lo bacio di
nuovo.
Dopo rimaniamo a guardarci…un
po’ increduli, un po’ sorpresi da questa piega che ha preso la nostra relazione
e nella quale probabilmente non credeva nessuno dei due. Felici.
-
Stenditi vicino a me. Dormiamo così.
-
Non ci entriamo in due sotto questa coperta…e se permetti non voglio ammalarmi! È già tanto se
ti ho…- e s’interrompe imbarazzato – e poi devo
andare a lavorare… - il suo viso si rattrista…
-
Devi per forza andare? – il mio
sguardo speranzoso lo fa sorridere lievemente.
-
Certo baka…come
mangio se no…..e non imbronciarti, dai!
E mi sorride felice.
Quanto lo amo questo ragazzo?
Come ho
fatto a innamorarmi in questo modo di un’altra persona?
Mi abbraccia nascondendo il viso contro la mia spalla.
Gli circondo la vita e poggiandoci su un fianco, ci stringiamo nel nostro
calore.
Rimaniamo in silenzio per minuti, cullandoci nei
nostri reciproci respiri.
-
Sai Kaede…perché
ti ho sempre chiamato “Kitsune”? – la sua voce sussurrata contro il mio
orecchio mi fa rabbrividire piacevolmente…
-
Perché sono infido e furbo? – e
sorrido baciandogli lievemente la pelle del collo.
-
No…non solo per quello…o almeno
quello è solo una diretta conseguenza della causa reale…
- mi stringe maggiormente…- nelle fiabe popolari le
Volpi s’impossessano di corpi umani…e li rendono
bellissimi, affascinanti. Fanno stregare…ammaliare…tutti
coloro che vi entrano in contatto…li fanno
innamorare fino alla pazzia.
-
E poi?
-
E poi li lasciano struggersi nel
loro amore. Io…da più di un anno ti osservavo
innamorandomi di te…e sapevo che…non
avresti mai…mai…potuto…innamorarti di uno come me…per questo…ti gridavo contro…
-
Allora…alla fine la Volpe è rimasta intrappolata nel suo stesso
incantesimo?
-
Doveva essere una delle Volpi più
sceme in circolazione…
Lo sento sorride contro il mio collo.
Lo scosto dal mio corpo…ci
guardiamo negli occhi.
-
Un giorno ho trovato un taglierino azzuro…mi ricordava il colore dei tuoi occhi…vi
ho inciso una volpe stilizzata. Stupido eh? – e mi sorride imbarazzato…
- e pensare che te l’ho anche dato…che scemo…
Lo stringo contro di me. Ci baciamo di nuovo…e ancora…e ancora…e ancora…
***
-
Domani ripasso…per
vedere come stai…- si infila il cappotto velocemente…è in ritardo…
-
Domani torno a scuola…ce
vediamo lì.
-
Ma se oggi hai avuto la febbre – e
corruga la fronte...
-
Fa niente – e con un’alzata di
spalle gli faccio capire che la questione si chiude qui.
-
Va bene va bene…che
testardo… - apre la porta…
Rimaniamo a fissarci immobili per poco…in
un battito di ciglia ci stiamo già abbracciando.
-
Non voglio andarmene…-
è il suo sussurro e il suo sospiro rassegnato contro il mio orecchio.
-
Domani…vieni durante la pausa pranzo sulla terrazza…ti
aspetterò lì… - e mentre glielo dico lo stringo
maggiormente contro il mio petto.
-
Sempre se domani non avrai la febbre
a 40… - e ridacchia…
-
Do’hao…
-
Baka kitsune…
E i nostri sussurri si perdono in un bacio.