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Autore: melania    19/04/2008    13 recensioni
Una notte come le altre. Un futon caldo in cui dormire. Una finestra a separarlo dalla pioggia che imperversa fuori. Poi...il suono di un campanello che interrompe il silenzio. E la sua vita.
Genere: Romantico, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Lo abbraccio lentamente

AIUTAMI

°9°

 

*Ed eccoci a un nuovo capitolo…*

 *Mi dispiace per il lasso di tempo – molto lungo - che intercorre fra un capitolo e l’altro…posso però preannunciare, a meno che non ci siano cambiamenti improvvisi, che questo è il terzultimo capitolo di questa storia. Il prossimo sarà l’ultimo capitolo a cui seguirà un epilogo…spero di farcela! ^^ La storia è già tutta nella mia testolina…devo solo convincere le mie ditine a scriverla…^^;;*

*Spero – come sempre – di non deludere nessuno con questo capitolo…consiglio di rileggere a grandi linee i capitoli precedenti…*

*Ringrazio Cla21, Kirara90, dea73, Cristie, Kei_Saiyu, Yumi, fri, hinao85, lucy6 e Shooting star che sono state così gentile da commentare il capitolo precedente e tutti coloro che l’hanno semplicemente letto! ^^ *

 

*Melania*

 

 

 

 

 

 

 

*******************************************************************

 

 

 

 

 

 

Le lenzuola si attorcigliano lentamente alle mie gambe. Ho freddo…ma non ho voglia di alzarmi e prendermi una coperta più pesante. Mi rannicchio…

 

Non riesco a dormire…è stata una giornata troppo…troppo carica di avvenimenti. Le parole di Hanamichi…e il nuovo sentimento che provo nei suoi confronti.

 

Io amo…

 

 

Come posso dormire?

 

 

 

 

Uno starnuto infreddolito mi risponde.

E il lieve tamburellare della pioggia contro i vetri mi fa sorridere. La “nostra storia” è iniziata in una notte come questa.

 

Cosa sarebbe successo se quel giorno non avessi avuto il coraggio di bussare alla mia porta? E se io non ti avessi aperto? Sarebbe cambiato qualcosa?

È buffo e al contempo inutile fare questi pensieri. Il passato appartiene a sé stesso…ma forse è connaturato alla natura dell’uomo il continuo interrogarsi sulle azioni passate…

 

Ma non è da me fare questi pensieri….Natura o no…io guardo verso il futuro…ho sempre dovuto guardare verso il futuro.

 

È stata la mia salvezza in tutti questi anni…il passato era solo catrame nero e viscido, che sporcava in nere colate i ricordi. Anche quelli più dolci che erano stati vissuti in questa casa.

 

 

 

-         Lascia stare il passato Kaede………….lei non tornerà. Fattene una ragione…cresci.

-         Non voglio.

-         Devi.

-         Perché?

-         Perché te lo dico io.

Che sensazione strana specchiarsi in occhi azzurri uguali ai propri.

E pensare che forse…sono l’unico legame reale…con tuo padre.

 

 

 

 

Mio padre…

 

 

Hanamichi con le sue parole dolci e tinte dal rimorso hanno ritratto un uomo così ricolmo di affetto. E di amore. Capace di amare.

 

Se penso a mio padre…………scuoto leggermente la testa. Non ha senso pensare a lui.

 

E l’offerta di Anzai-san…penso che rimarrà chiusa in quel cassetto. Non dovrò contattarlo nemmeno.

 

 

 

 

Sospiro nel buio. Mi rannicchio maggiormente sotto le lenzuola. Fa freddo cazzo.

 

Un altro starnuto.

 

Il lieve miagolio infastidito di Micky mi fa sorridere. Scusa stupido gatto se ti ho svegliato. Dopo pochi secondi lo sento accoccolarsi sotto il lenzuolo…e rannicchiarsi vicino al mio stomaco.

 

-         Miao…

 

-         Avevi freddo anche tu eh? Ammetti che volevi solo una scusa per alzarti e cercare calore…- i suoi occhietti argentati rilucono nel buio…poi con un miagolio soddisfatto si addormenta, fuseggiando delicatamente.

 

Chiudo anch’io gli occhi. Ulteriore starnuto.

 

 

 

***

 

 

 

Il suono del campanello mi trapana il cervello. Che mal di testa…

 

Mi alzo svogliatamente dal futon…ma che ore sono? Distrattamente osservo l’orario luminoso della sveglia…le 12.00???? Come cazzo è possibile?

 

Chiudo gli occhi sospirando… stamattina evidentemente la sveglia non ha suonato…ieri sera ero così scombussolato che non l’ho impostata. Maledizione! Un’assenza ingiustificata da scuola…ci mancava solo questa…

Faccio per alzarmi ma un giramento di testa mi fa barcollare lievemente…merda…ho dei brividi di freddo…ci manca solo che mi sia ammalato! A sottolineare le mie parole starnutisco.

Arghhh

 

Di nuovo il campanello. Fissando il soffitto rimango immobile. Sarà il postino? Anche se è un po’ tardi…mmm…non mi alzo per lui.

 

 

Silenzio…se ne deve essere andato.

 

 

Chiudo gli occhi cercando di calmare il mal di testa…dopo pochi secondi sento dei colpetti alla finestra…dei colpetti?

 

Apro di scatto gli occhi, alzandomi a sedere.

 

 

-         Sakuragi!!!

 

 

 

Ma come….? Quell’idiota si deve essere arrampicato sull’acero vicino alla finestra.

Lo vedo sorridermi a 32 denti, mentre fa “ciao ciao” con la mano.

 

Ma allora è proprio un do’hao! Se cadesse…il solo pensiero mi fa alzare frettolosamente.

 

Apro la finestra...l’aria gelida mi fa rabbrividire violentemente ma ha anche il beneficio di farmi riprendere dal torpore.

 

-         Ciao Rukawa! Visto che non aprivi…- e mi sorride complice.

 

-         Sei tutto scemo!? Lo sai quanti metri sono da qui fino a terra??? E se cadevi??? Meriteresti che ti lasciassi qui fuori a gelare!!! – vorrei non mostrare la mia agitazione…ma non penso di esserci riuscito.

 

-         Cos’è…ti preoccupi per me? – e il suo sorriso malizioso si avvicina al mio viso. Che fastidio!

 

-         Gela! – e richiudo con uno scatto la finestra.

 

 

Mi giro ignorando la sua voce che mi supplica di riaprire, che fa freddo, che stava solo scherzando.

 

 

-         Senti qualcosa Micky? – e guardo divertito il mio gatto.

 

-         Miao…

 

-         Bene…nemmeno io.

 

 

Quanto tempo potrei tenerlo fuori…mmm…altri 4 minu…un tonfo all’improvviso mi fa girare. Il sangue mi si gela nelle vene. Sento il respiro bloccarsi nei polmoni.

Non vedo più nessuno fuorie se Hanamichi fossedavverocaduto.

 

-         Hana!

 

 

 

Corro ad aprire la finestra…mi affaccio verso il basso. C’è solo la sua cartella…ma lui dove…?

 

 

 

-         Dovresti tenermi sulla coscienza per tutta la vita...lo sai?

 

 

 

 

 

Alzo di scatto la testa verso l’alto. Quell’idiota si è arrampicato su un ramo superiore.

 

 

-         Idiotami è venuto un infarto.

 

Scoppia in una risata divertita.

 

-         Almeno hai aperto la finestra… - e mi sorride… - e ora mi fai entrare?

 

-         Idiota al cubo… - e mentre continuo a borbottare sottovoce, il cuore che mi martella ancora in gola, gli tendo la mano. Lui l’afferra e con una stretta decisa s’issa sul cornicione della finestra. Mi scanso e lui con un salto entra nella camera.

 

-         Che uomo agile che sono… - sorride mentre soffia sulle sue mani congelate.

 

-         Lo sai che le “persone normali” entrano dalle porte….?

 

-         Se “qualcuno” le apre…

 

E ci guardiamo in cagnesco per pochi secondi…poi ci sorridiamo.

 

 

 

 

Ma come ho fatto a innamorarmi di un idiota simile?

 

 

 

 

-         Non stai bene Kaede…? Per questo motivo non sei venuto oggi a scuola? – sussurra avvicinandosi…

 

 

Posa una mano sulla mia guancia…è fredda contro la mia pelle febbricitante. Rabbrividisco.

 

 

 

-         Sei tutto rosso in viso…e sei caldo…devi avere la febbre baka!

 

 

La sua mano scivola lentamente e impercettibilmente sulla mia pelle. Vorrei che non mi lasciasse mai.

 

 

 

-         E’ colpa tua che ti diverti a fare Tarzan sugli alberi…e io devo stare a guardarti al freddo…

 

 

 

Mi fa una linguaccia lasciando cadere lungo un fianco la sua mano.

 

 

 

 

La mia guancia brucia.

 

 

 

 

-         Infilati nel futon…ti preparo qualcosa di caldo – mi sorride complice dirigendosi verso la porta e sfilandosi il cappotto.

 

-         Non c’è bisogno…un’aspirina e mi passerà tutto.

 

 

Si gira scuotendo la mano.

-         certo…ora coricati…- e con aria di sufficienza scende le scale, sparendo alla mia vista.

 

 

Dal piano di sotto sento provenire la sua voce…deve stare parlando con Micky…quel gatto ruffiano. Starà cercando di farsi dare del cibo.

 

 

 

Rimango per qualche secondo imbambolato in mezzo alla stanza. Un po’ intontito…maledetta febbre.

 

E maledetto do’hao…troppo premuroso.

 

 

 

Sento dei rumori di pentole. M’infilo una felpa – per non morire di freddo – e scendo le scale, fermandomi sulla soglia della cucina.

 

Lo osservo di schiena, mentre tagliuzza qualcosa sul tagliere. Fischietta leggermente…eppure…non so perché quest’aria spensierata non mi convince.

 

 

 

 

 

-         E’ successo qualcosa Hanamichi?

 

 

 

 

 

 

Lo vedo sussultare. Forse non si era accorto della mia presenza. O forse sono state le mie parole.

 

 

Si gira con l’espressione corrucciata. Punta il coltello verso la mia direzione…

-         Non ti avevo detto di metterti al caldo? Non ti fa bene stare fuori dalle coperte.

 

-         Rispondi alla mia domanda.

 

 

 

Sbuffa, rigirandosi verso il ripiano della cucina.

 

-         Ma no non è successo nulla. Deve per forza succedere qualcosa baka?

 

 

 

 

E lo sento tagliuzzare velocemente le verdure. Non mi convince.

 

Stringendomi nella felpa continuo a osservarlo.

Per qualche minuto nella cucina aleggia solo il rumore del coltello…poi a un tratto Hanamichi si blocca.

 

 

 

Lo sento sospirare. Poggia il coltello sul ripiano, inclinando la testa verso il basso.

 

 

 

-         Akito è stato adottato. Fra qualche giorno si trasferirà a Sapporo.

 

Sorpreso mi avvicino a lui.

 

-         Davvero? Quando lo hai saputo?

 

-         Ieri sera.  È venuto nel locale dove lavoro un ragazzo che viveva con me in Comunità. E mi ha detto che Akito è stato adottato da una coppia di Hokkaidō – il suo tono è grave. Non capisco cosa la turbi…non sembra felice…o forse è solo triste perché non vedrà Akito più come prima?

 

Poggio una mano sulla sua spalla. Lui rimane immobile, anche se lo sento lievemente tremare.

 

 

 

-         Kaede…non immagini che peso enorme è svanito. Avevo così tanta paura che Akito rimanesse in quella Comunità…gli anni passavano e nessuno lo adottava…e…in lui rivedevo me stesso…e avevo paurache facesse la mia fine.

 

-         Sono davvero contento per lui…lo potrai salutare prima che parta?

 

-         Hiroshi, quel ragazzo che ti ho nominato prima, mi ha detto di sì, domani probabilmente. Mi dispiace che non potrò vederlo più come prima…era il bambino a cui ero affezionato maggiormente. Ma va bene così…l’importante è che lui sia felice.

 

-         E come mai sei sgattaiolato fuori da scuola?

 

-         Volevo un po’ riflettere…

 

-          E perché sei venuto qui?

 

-         Volevo vederti.

 

 

 

 

Lo vedo arrossire. Come vorrei abbracciarti in questo momento…stringerti contro il mio petto. Accarezzarti la nuca con il mio fiato, la pelle sensibile del collo con le mie labbra…

Sarà la febbre…che mi fa sentire così…vivo?

 

 

 

-         E ora che mi hai visto? – perché mi diverto a stuzzicarlo…

 

 

 

Arrossisce ancora di più.

 

 

 

Possibile che Hanamichi in fondo possa ricambiare i miei sentimenti…?

 

 

 

In queste settimane ho imparato a conoscerlo…e vedevo la nostra situazione sotto un tipo di luce…ma ora che ho compreso di amarlo…forse devo incominciare a rivedere il tutto...a pensare che forse non sono l’unico…certi suoi atteggiamenti...

 

 

 

Mi giro…un po’ confuso.

 

 

 

-         Quando è pronto chiamami…grazie di cucinare per me.

 

 

 

E risalgo al piano di sopra, notando la figura di Micky accovacciata in un angolino della cucina, intenta a sgranocchiare i suoi croccantini. Alla fine ce l’ha fatta.

 

 

 

Un ultimo sguardo.

Il suo viso imbarazzato.

 

Sorridente.

 

 

 

 

***

 

 

 

-         Hey…è pronto!

 

Distolgo lo sguardo dalla rivista sportiva che stavo leggendo. Hanamichi indossa un grembiulino a fiori…oddio

 

 

-         Ma dove l’hai trovato quello?

 

 

 

 

Lui si mette una mano dietro la testa, accarezzandosi la nuca, imbarazzato.

 

-         L’ho trovato in un cassetto della credenza…

 

-         Ah…doveva essere…di mia madre…- era da anni che non aprivo più quei cassetti.

 

-         Ti da fastidio che l’ho preso?- sembra a disagio…

 

 

-         Kaede perché non mangi? Ti ho anche tagliato a pezzettini la carne…

 

-         Non ho fame.

 

-         Dai amore…se non mangi come fai a guarire…

 

           Mamma mi sorride. Io osservo la ciotola ricolma di brodo. Non ho voglia di mangiare.

Mi abbraccia.

Il suo profumo mi avvolge. Magnolia.

Il suo grembiule a fiori…mi fa pensare ai campi fioriti fuori città.

Alle margherite bianche sovrastate dal cielo candido.

 

 

 

 

-         No…tranquillo…- ora lo indossi tue sei anche tu una persona che amo.

 

E mi sorride.

 

 

 

***

 

 

 

Mangiamo lentamente. In silenzio…a tratti ci guardiamo negli occhi. Ma lo sguardo si riposa velocemente sulle ciotole ricolme di brodo fumante…

 

 

-         Come hai fatto a uscire dall’edificio scolastico? – meglio riempire il silenzio…

 

 

Hanamichi mi guarda complice portandosi il cucchiaio alle labbra. Nasconde un sorriso dietro il metallo…

-         Segreto.

 

-          Mh? – lo guardo scettico – che cosa significa “segreto”?

 

 

La mia aria indispettita lo fa ridere leggermente.

 

 

-         Ma guardala come è curiosa la volpetta - e mi osserva sornione.

 

-         Idiota.

 

-         E va bene va bene…dietro la mensa c’è il campo da calcetto…hai presente i cespugli che lo delimitano nel lato destro? Sono attaccati alla rete metallica che da sulla strada…non ci è voluto nulla ad aprirsi un varco.

 

-         Lo fai spesso?

 

-         Ma no…- riporta lo sguardo sulla ciotola – …lo facevamo…in passato con Yohei…così potevamo fumare senza essere disturbati.

 

-         Fumavi? – lo guardo sorpreso.

 

-         Beh…sì…ma ora ho smesso, giuro. Un’atleta deve seguire una vita senza eccessi né vizi no? – e mi sorride imbarazzato.

 

-         Ti manca?

 

-         Chi?

 

-         Mito.

 

Hanamichi rimane in silenzio. Non so perché gliel’ho chiesto.

 

 

Noin realtà lo so………Hanamichi in un modo o nell’altro mi parla spesso di Mito…fa parte del suo passato ed è stata una persona davvero importante per lui.

 

E…anche se devo ammettere che provo gelosia…sono contento che Hanamichi non sia stato da solo dopo la morte del padre.

 

 

-         Sì – e il suo tono è triste.

 

-         Perché non vi chiarite?

 

-         È difficile.

 

-         Perché?

 

-         Cosa significa “perché”? – corruga la fronte guardandomi contrito – è difficile…punto.

 

 

 

Mito abbassa la testa…triste.

-         Non posso…quel giorno….abbiamo litigato pesantemente…e ci siamo dette parole…

Scuote la testa come per scacciare dei pensieri malevoli.

 

 

 

E ora comprendocome ho fatto a non pensarci prima?

 

 

 

 

-         Il giorno in cui sei venuto a bussare a casa mia…quella notte…mentre pioveva…………è stato quel giorno che hai lasciato il Guntaivero?

 

 

 

Hanamichi mi osserva stupito, poi abbassando il capo sorride.

 

 

-         Sei proprio una volpe astuta

 

-         E tu continui a sottovalutarmi - nascondo il mio sorriso portandomi il cucchiaio contro le labbra.

 

 

-         E a te…

 

-         Mh?

 

-         Manca tua madre?

 

 

 

Il cucchiaio rimane sospeso in aria. Rimango un momento in silenzio. Un turbine di sensazioni si disperdono lungo il mio corpo.

Gli occhi di Hanamichi bruciano la mia pelle. So che mi sta osservando paziente di una mia risposta.

 

 

Sembra che sia arrivato anche per me il momento di parlare…

 

 

-         No…non propriamente.

 

 

Alzo lo sguardo specchiandomi nei suoi occhi sorpresi…non si aspettava una risposta simile.

 

-         Mia madre è morta che avevo 7 anni…sono passati troppi anni per provare ancora malinconia.

 

-         Ma…

 

-         Provo tristezza. Perchè…l’aspetto più assurdo della situazione…è che ho scordato il suo volto. Ricordo giornate passate in sua compagnia…sprazzi della sua voce…le sua carezze…particolari delle sue mani…o il suo profumo. Ma il suo viso…è sfuocato…sembra possedere una maschera incolore.

 

 

 

 

Hanamichi mi guarda in silenzio. Poi china il viso…

 

 

-         Questa è la mia più grande paura…non ricordare più il volto di mio padre…porto sempre con me una sua foto nel portafoglio…ma…a volte, osservando il suo viso…mi sembra di non riconoscere in quei tratti familiari il suo viso. Mi fa paura tutto questoe mi rende tremendamente triste.

 

-         Forse è normale…ho letto una volta che se una persona diventa cieca durante la sua vita…con il passare del tempo scorderà i colori e le forme che l’avevano circondata per anni. Non è assurdo anche questo?

 

 

 

 

-         Significa che stiamo diventando ciechi Kaede? – e mi sorride.

 

 

 

 

 

-         Noio penso di aver riacquistato la vistafinalmente

 

 

 

 

 

Per pochi secondi ci guardiamo intensamente…poi Hanamichi distoglie lo sguardo arrossendo leggermente.

Finisce il brodo che ormai si sarà raffreddato…continuo ad osservarlo in silenzio.

 

 

 

 

Con te ho riscoperto i colori…i profumivividi.

 

 

 

Vividi.

 

 

 

-         E…come…è morta?

 

 

Riporto lo sguardo sulla mia ciotola. Non ho più fame…

 

 

-         Non ricordo bene…so che era malata…ma anche dopo che è morta mio padre non ha mai voluto approfondire la questione. Crescendo compresi che doveva avere contratto un tumore.

 

-         E tuo padre…dovè…perché non vive con te?

 

 

 

-         Kaede…vieni qui…dobbiamo parlare.

 

-         Perché?

 

Osservo freddamente mio padre.

È una delle rare occasioni in cui siamo entrambi a casa.

Oggi non sono andato ad allenarmi al campetto vicino alla spiaggia.

Ora me ne pento.

 

-         Siediti sulla poltrona.

 

-         Mi siedo dove voglio… – e con aria di sufficienza mi distendo sul divano, pancia all’aria.

 

Sguardo puntato al soffitto. Tutto pur di non dover specchiarmi in quegli occhi.  

 

 

 

Poso il cucchiaio dentro la ciotola. Sento freddo…deve essermi risalita la febbre. O è il pensiero di mio padre che mi fa salire la temperatura corporea? Sorrido ironico…

 

 

-         Lui vive a Tōkyō…abbiamo convenuto fosse meglio così.

 

-         Perché?

 

 

-         Ho intenzione di sposare Midori. Per la posizione che occupo non posso permettermi che continuino a girare voci contenziose sul suo conto. E sul mio.

 

Immagino i titoli delle riviste scandalistiche: “PRESIDENTE DELLA NINNINCORP (45) SCOPA CON LA SUA SEGRETARIA (22)!!!”

 

Mmm…no forse il titolo avrebbe un taglio più professionale…

-         Mi stai ascoltando?

Riporto l’attenzione su mio padre. Il suo viso è più duro del solito.

 

-         Che cosa vuoi da me? Non sono cazzi miei se se un ninfomane.

Potrebbe essere mia sorella quella.

 

Mio padre ignora  il mio commento provocatorio.

 

-         Devo fare il trasferimento della residenza…andremo a vivere a Tōkyō. Non ha  senso vivere qui.

 

-         Non ci ha mai vissuto qui. Come fai a dire queste stronzate?

 

Giro il viso guardandolo. Ci osserviamo per qualche secondo in silenzio.

 

-         Bene…- si alza dalla poltrona lentamente – se non vuoi trasferti non ti costringo.

 

-         Sono commosso. Grazie. Davvero.

Il mio tono sarcastico è interrotto da uno schiaffo prepotente sulla guancia.

 

 

 

Incomincio a irritarmi. Non è colpa di Hanamichi…ma i ricordi legati a mio padre non sono davvero piacevoli da sopportare.

 

-         Perché punto. Non ne voglio parlare.

 

Hanamichi mi osserva in silenzio. Io mi alzo prendendo le stoviglie e ponendole nel lavello. Più tardi quando mi sentirò meglio le laverò.

 

 

 

-         Tuo padre aveva un’amante.

 

 

-         Non ti scordare chi comanda in questa casa Kaede.

Porto lo sguardo lucido sul suo viso. La guancia mi brucia maledettamente.

 

E il mio cuore urla. Grida.

 

- Lo so che comandi tu…papà. Anche mamma lo sapeva…è per questo che rimaneva zitta.

Nonostante tornassi sempre sbronzo…con il Suo profumo ancora sulla pelle. In quegli anni era anche minorenne quella lì, no? Lo sanno questo  i giornali?

 

Gli occhi fissi l’uno nell’altro.

 

 

-         Sei solo un ragazzino.

 

 

E si allontana da me. Veloce.

Come ha sempre fatto in tutti questi anni.

 

Lontano.

 

Lontano.

 

Lo vedo afferrare le chiavi della macchina.

Sembra in parte turbato.

Ne sono contento.

 

Rimango disteso sul divano. La guancia in fiamme.

La porta di casa che si richiude con forza.

 

 

Non mi giro…cerco di calmare il battito del mio cuore. Sono passati così tanti anni…eppure fa ancora così male.

 

-         A Tōkyō si è rifatto un’altra famiglia…vero?

 

 

Mi giro di scatto osservandolo sorpreso.

-         Come…?

 

 

Hanamichi si alza prendendo anche lui in mano le stoviglie.

 

 

 

-         Anche tu mi sottovaluti…Kaede.

 

 

 

Mi supera mettendo anche lui il tutto nel lavello.

 

Io rimango immobile perso nei ricordi di quel trasloco.

 

           Nella macchina ricolma degli oggetti di mio padre.

 

Dei suoi vestiti.

 

Della busta bianca con dentro i soldi del mese di novembre poggiata sul tavolo della cucina.

 

E tutte le altre buste che sono seguite a quella.

 

 

 

Una per ogni mese.

 

 

 

Con dentro un assegno di molti zeri. Zeri e zeri e zeri.

Che ogni ragazzo di Kanagawa avrebbe invidiato.

 

Ma che per me…erano…e sono la più grande delle mie prigioni. Dei miei vincoli tangibili con quello stronzo.

 

 

 

-         Mio padre ha sempre tradito mia madre. Non so perché si fossero sposati…forse lei era rimasta incinta di me…non l’ho mai scoperto. Né indagato. So solo che ho molti ricordi di lei in camera da letto che piange. Ero piccolo…ma comprendevo che qualcosa non andava bene.  Mio padre non era mai presente in casa. Mia madre mi ripeteva che era un uomo molto importante…che lavorava tanto…soprattutto per noi. Ma era triste mentre lo ripeteva. Giorno dopo giorno. Giorno dopo giorno.

Poi…si è ammalata. E mio padre per quegli ultimi mesi le è stata accanto. Forse per darle una parvenza d’amore…non lo so. Dopo che è morta...siamo rimasti solo noi due in questa casa.

 

 

 

Sento la presenza di Hanamichi dietro le mie spalle. Il suo sguardo sulla mia schiena…e anche se è difficile ricordare quei giorni…con lui vicino sento che tutto può essere meno doloroso. Deve essere questo che ha provato lui mentre mi raccontava del suo passato.

 

 

-         Io e mio padre eravamo dei perfetti estranei. Io mi ero rinchiuso totalmente in me stesso…e mio padre pagò una donna per stabilirsi in pianta stabile a casa: doveva occuparsi di me, portami a scuola, cucinarmi.

Quando incominciai le scuole medie gli chiesi di licenziarla. Non sopportavo più la sua presenza. La sua pietà malcelata con la dolcezza. Non volevo essere compatito.

 

Se mio padre non mi voleva benese mio padre non desiderava passare del tempo con me…significava che non ero degno di attenzione, che non ero degno di essere amato. Mi misi in testa che ero stata una delle cause di morte di mia madre.

È stato…un periodo davvero orribile.

 

Mio padre non era mai in casa. Tornava solo una volta alla settimana per lasciarmi dei soldi…i giorni che tornava io non mi facevo mai trovare in casa. Giocavo fino allo sfinimento in un campetto da basket qui vicino. Mangiavo nei chioschi…in realtà per anni ho mangiato fuori casa.

 

Poi quando frequentavo l’ultimo anno della Tomigaoka decise di trasferirsi definitivamente a Tōkyō con la sua amante…so che hanno avuto una bambina. Ma non l’ho mai vista.

 

 

-         Kaede…

 

 

 

 

Sento la mano di Hanamichi sfiorare i miei pugni chiusi stretti vicino al fianco…non mi ero nemmeno accorto di aver contratto le dita.

 

-         Hey…basta…fa nullabasta…- sento la sua voce bassa raggiungermi esitante…

 

 

Mi giro verso di lui. Ci guardiamo per pochi secondi…vedo tristezza nei suoi occhi. Non voglio questo…non voglio essere compatito

 

 

-         Hai gli occhi lucidi…- Hanamichi mi si avvicina.

 

-         È la febbre…vado a prendermi l’aspirina – devo uscire da questa camera. Allontanarmi da lui. Mi sento soffocare.

 

 

Faccio per girarmi ma Hanamichi mi afferra per un braccio.

-         Perché ti vergogni...? Io mi sono completamente aperto con te…e di certo il mio passato è stato molto più vergognoso e penoso da raccontare…perché devi per forza fare il ragazzo inflessibile? Non sei stato tu a dirmi che non saresti scappato? – la sua voce si perde in un sussurro…sgrano gli occhi impreparato a queste sue parole sincere…chino la testa colpevole…

 

 

 

-         Hanamichi…per me non è facile - e la mia voce triste so che lo colpisce.

 

 

 

 

Rimaniamo per secondi in silenzio. La stretta sul mio braccio diventa una carezza leggera.

-         Scusami se ho insistito…non volevoscusami.

 

 

 

Io rimango ancora in silenzio. Sento la sua mano lasciarmi il braccio.

 

 

 

 

-         Beh…allora…io vado…se no il Gorilla…mi ammazza…- farfuglia imbarazzato…impacciato.

 

Mi supera senza girarsi. Io rimango immobile nella camera. Ancora frastornato per i miei ricordi usciti prepotentemente dalla memoria…sento dall’altra camera Hanamichi infilarsi il cappotto e le scarpe.

 

 

La porta si apre…se ne sta andando. In questo modo.

 

 

 

Mi muovo di scatto raggiungendolo prima che si richiuda la porta alle spalle.

 

 

 

-         Hanamichi!

 

 

 

Si ferma ma mi da ancora le spalle.

 

-         Scusami. Non volevo offenderti.

 

-         No…scusami tu… - la sua voce è roca e bassa -…non dovevo insistere…sono stato…superficiale…eppure dovrei comprendere il tuo dolore…perdonami

 

 

Si gira e io mi sorprendo…

-         Ma…stai piangendo.

 

-         No…devi avermi passato la febbre.

 

E mi sorride.

 

 

 

***

 

 

 

La camera è in penombra…ormai devono essere passate le sette.

 

-         Miao…- Micky mi si accoccola contro il fianco. Incomincio pigramente ad accarezzargli la schiena, il pelo lucido.

 

La febbre deve essere scesa…mi rannicchio sotto le coperte, ricercando un po’ di calore. Chiudo gli occhi stancamente.

 

Che giornata irreale…la mia febbre…i miei ricordi raccontati ad Hanamichi…le sue lacrime, le sue scuse. Perché piangeva…?

 

Mi dispiace di essermi comportato in quel modo con lui…mi sono chiuso all’improvviso…ma…non ero preparato…alla valanga di sensazioni negative che mi hanno travolto mentre raccontavo. Era da anni che non ricordavo quel periodo della mia vita.

Sono molto più fragile di quanto pensassio forse in fondo lo so bene.

 

 

 

 

Il suono del campanello mi distoglie dalle miei riflessioni.

Sarà Hanamichi tornato dagli allenamenti?

Ma perché sarebbe dovuto tornare…

 

Mi alzo lo stesso…m’infilo la felpa e scendo di sotto. Apro la porta e rimango sorpreso nel vedere la sua familiare chioma rossa.

 

 

-         Ho capito che vuoi che mi arrampichi sempre…ma anche i Tensai dopo due ore di basket sono stanchi sai?

 

 

 

E mi sorride. E nel suo sguardo comprendo che è passato tutto. La tristezzala vergogna. Tutto.

 

 

E anch’io sorrido.

 

 

Ti amo Hanamichi.

 

 

 

***

 

 

 

Hanamichi prepara in fretta degli hamburger comprati per strada. Dice che ha fame e che il Gori li ha fatti lavorare più del solito. Tutta colpa mia che mancavo…

 

Io lo osservo rendere la mia cucina rumorosa…e viva. Non voglio che tutto questo finisca. Non voglio che il passato possa interferire con questo presente. Non voglio che ci siano altri momenti simili…come è avvenuto stamattina.

 

-         Come mai così silenzioso…? Anzi…che domanda stupida… - e ride come uno scemo…- è come chiedere a un tetraplegico perché non cammina…

 

-         O forse chiedere a un idiota di dire almeno una frase intelligente.

 

Si gira di scatto…impugnando la forchetta mi minaccia con sguardo truce.

-         Se non vuoi mangiare basta dirlo…sai Kitsune?

 

-         In realtà non ho molta fame…ma forse Micky apprezzerà.

 

E continuiamo punzecchiandoci per tutta la serata. Ritrovando per queste ore la semplicità e la complicità del nostro rapporto.

 

 

 

 

Dopo cena ci spostiamo in camera mia. Nonostante la febbre mi sia passata mi sento ancora un po’ debole. Mi distendo sul futon e lui si siede accanto a me. Accendiamo solo una abat-jour…la luce fioca  illumina delicatamente la camera...senza invadenza. Ci avvolge con calma.

 

 

-         Grazie per essere tornato stasera…e per aver di nuovo cucinato per me.

 

-         Ma no…- mi sorride imbarazzato. Le sue guance divengono color porpora.

 

 

Quanto vorrei baciarle.

 

 

 

 

-         Ma non senti caldo…io sto morendo…- effettivamente lo vedevo sudare leggermente da prima…

 

-         Ho alzato il riscaldamento…per la febbre…

 

-         Ah ecco…infatti… - e con un gesto fluido si sfila la felpa. Rimane con una maglietta a maniche corte, verde chiaro.

 

 

 Il mio sguardo è catalizzato immediatamente dalla sue braccia. Senza accorgermene nemmeno, poso una mano esitante sulle cicatrici. Era da un po’ che non le vedevo…e come allora mi provocano un sentimento di angoscia.

 

 

Hanamichi rimane in silenzio…ma io sono contento…perché non vedo cicatrici nuove

 

 

 

 

-         Hai mantenuto la tua promessa…- e sorrido felice mentre glielo dico.

 

-         Solo a grazie a te…solo grazie a teKaede

 

 

 

E ci guardiamo negli occhi. Ed io comprendo di non poter più mentire. Mi sollevo, sedendomi, le coperte che scivolano pigre sotto il mio petto.

 

Lo abbraccio lentamente. Avverto il suo profumo. Il suo cuore battere forte contro il mio petto. Il suo viso accaldato contro il mio collo nudo.

 

Non è la prima volta che lo abbraccio. Ma ora comprendo…che è tutto diverso.

 

 

 

 

E stringendolo più forte contro di me… capisco di essere pronto per dirglielo.

 

 

 

 

Chino il viso contro di lui. Le mie labbra vicino al suo orecchio.

 

 

 

 

 

-         Io………………………………………………………..mi sono innamorato di te.

 

 

 

 

 

 

E glielo sussurro. Perché è la prima volta che le mie labbra pronunciano queste parole. E non voglio che si disperdano nell’aria…le voglio fra di noi. Intime. Aleggiare fra i nostri visi.

 

 

 

Hanamichi sussulta. Lo sento trattenere il respiro…e il suo cuore incomincia a battere più forte.

 

 

 

 

Emozione.

 

Attesa.

 

 

Se potessi esprimere ciò che sta accadendo dentro il mio corpo. Dentro la mia mente. I secondi di silenzio si dilatano. Si modificano. Si distorcono. Ed io vorrei tremare.

 

 

 

 

Rispondimi. E se non fossi Kaede Rukawa…ti pregherei.

 

 

 

Avverto le braccia di Hanamichi scivolare lungo la mia schiena. Allacciarsi dietro il mio collo. Il suo corpo si stringe al mio.

 

 

 

 

-         Anche……anche io………sono innamorato di te.

 

 

 

 

 

E il suo sussurro timido riporta l’aria dentro i miei polmoni. Avverto il calore esplodere dentro il mio corpo.

 

Sensazioni che ho imparato a riconoscere in questo mese insieme a lui…ora…ORA…dilagano dentro di me.  Con velocità serpeggiano dentro le mie vene. Nel mio sangue.

 

Adrenalina. Felicità.

 

 

Lentamente ci guardiamo negli occhi. La stanza è immersa nella penombra dorata…

 

Poso una mano sulla sua guancia. Ancora incredulo. E titubante. Indeciso. Impreparato.

 

Strofina la sua pelle contro le mie dita. E mi sorride. Dolcemente.

 

 

 

E io comprendo che voglio baciarlo. Passo la mia mano dalla sua guancia al collo, in una morbida carezza. Le dita s’intrecciano fra i suoi capelli. Lo porto contro di me. Contro le mie labbra.

 

Ci guardiamo per un ultimo istante negli occhi. Poi li socchiudiamo.

 

 

 

E le mie labbra sono sulle tue. Calde. Morbide. Carnose. Avverto il tuo sorriso contro la mia bocca. E la tua lacrima calda sulla mia pelle.

 

Non piangere…non piangere…

 

 

Abbracciandolo stretto contro di me lo invito a socchiudere la bocca. È calda. Umida. Le nostre lingue si intrecciano titubanti. Ruvida.

Le nostre salive si mischiano…e penso che non ci sia nulla di più sconvolgente di un semplice bacio.

 

 

E insieme all’adrenalina. Alla felicità…incomincia a serpeggiare velocemente l’eccitazione…mozzandomi il respiro e rendendo torride zone sensibili del mio corpo.

 

Il nostro bacio diventa veloce, la timidezza mal celata dalla foga. Hanamichi si stringe contro di me, avverto le sue dita fra i capelli…li accarezzano, li intrecciano. Amo le sue mani.

 

 

Aggrappandomi alla sua schiena lo trascino disteso sul futon sopra di me. Continuiamo a baciarci, rallentando. Impariamo a conoscere le nostre bocche. E in questi secondi febbricitanti comprendo il perché l’uomo sia dotato di labbra e lingua…premo il suo corpo contro il mio.

 

 

 

 

È la prima volta nella mia vita che sento di perdere il controllo sul mio corpo.

 

 

 

Dopo pochi altri secondi separiamo le nostre labbra. Poso una mano sulla guancia di Hana…è caldissima. Lui sorride.

 

-         Wow…nemmeno nei miei sogni eri così…

 

-         Così come? – passo lentamente un dito sulle sue labbra calde…sono davvero mie? Cazzo mi gira la testa…

-         Hey…il ghiacciolo non si sente bene? – sorride dolcemente accarezzandomi i capelli –dubito che in questo modo la febbre ti possa passare.

-         Do’hao.

 

 

La sua risata felice rimbomba nelle mie orecchie. E nel mio cuore.

 

 

Come è disarmante questo sentimento.

 

 

-         Stai anche sorridendo Kaede…si vede che non stai bene…

-         Già… - e con il sorriso sulle labbra lo bacio di nuovo. 

 

Dopo rimaniamo a guardarci…un po’ increduli, un po’ sorpresi da questa piega che ha preso la nostra relazione e nella quale probabilmente non credeva nessuno dei due. Felici.

 

-         Stenditi vicino a me. Dormiamo così.

-         Non ci entriamo in due sotto questa coperta…e se permetti non voglio ammalarmi! È già tanto se ti ho…- e s’interrompe imbarazzato – e poi devo andare a lavorare… - il suo viso si rattrista…

-         Devi per forza andare? – il mio sguardo speranzoso lo fa sorridere lievemente.

-         Certo baka…come mangio se no…..e non imbronciarti, dai!

 

 

E mi sorride felice.

 

 

Quanto lo amo questo ragazzo?

Come ho fatto a innamorarmi in questo modo di un’altra persona?

 

 

 

Mi abbraccia nascondendo il viso contro la mia spalla. Gli circondo la vita e poggiandoci su un fianco, ci stringiamo nel nostro calore.

 

 

Rimaniamo in silenzio per minuti, cullandoci nei nostri reciproci respiri.

 

-         Sai Kaede…perché ti ho sempre chiamato “Kitsune”? – la sua voce sussurrata contro il mio orecchio mi fa rabbrividire piacevolmente…

-         Perché sono infido e furbo? – e sorrido baciandogli lievemente la pelle del collo.

-         No…non solo per quello…o almeno quello è solo una diretta conseguenza della causa reale… - mi stringe maggiormente…- nelle fiabe popolari le Volpi s’impossessano di corpi umani…e li rendono bellissimi, affascinanti. Fanno stregare…ammaliare…tutti coloro che vi entrano in contatto…li fanno innamorare fino alla pazzia.

-         E poi?

-         E poi li lasciano struggersi nel loro amore. Io…da più di un anno ti osservavo innamorandomi di te…e sapevo che…non avresti mai…mai…potuto…innamorarti di uno come me…per questo…ti gridavo contro…

-         Allora…alla fine la Volpe è rimasta intrappolata nel suo stesso incantesimo?

-         Doveva essere una delle Volpi più sceme in circolazione…

 

Lo sento sorride contro il mio collo.

Lo scosto dal mio corpo…ci guardiamo negli occhi.

 

-         Un giorno ho trovato un taglierino azzuro…mi ricordava il colore dei tuoi occhi…vi ho inciso una volpe stilizzata. Stupido eh? – e mi sorride imbarazzato… - e pensare che te l’ho anche dato…che scemo

 

 

Lo stringo contro di me. Ci baciamo di nuovo…e ancorae ancorae ancora

 

 

 

***

 

 

 

-         Domani ripasso…per vedere come stai…- si infila il cappotto velocemente…è in ritardo…

-         Domani torno a scuola…ce vediamo lì.

-         Ma se oggi hai avuto la febbre – e corruga la fronte...

-         Fa niente – e con un’alzata di spalle gli faccio capire che la questione si chiude qui.

-         Va bene va bene…che testardo… - apre la porta…

 

Rimaniamo a fissarci immobili per poco…in un battito di ciglia ci stiamo già abbracciando.

 

-         Non voglio andarmene…- è il suo sussurro e il suo sospiro rassegnato contro il mio orecchio.

-         Domani…vieni durante la pausa pranzo sulla terrazza…ti aspetterò lì… - e mentre glielo dico lo stringo maggiormente contro il mio petto.

-         Sempre se domani non avrai la febbre a 40… - e ridacchia…

-         Do’hao…

-         Baka kitsune…

 

E i nostri sussurri si perdono in un bacio.

 

   
 
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