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Autore: Rowena    03/11/2013    2 recensioni
Ha portato lui Lauda in Ferrari. L'ha visto crescere e diventare la stella della scuderia, con il titolo mondiale dell'anno scorso. Ed ora è rimasto lui a ripartire, in questa maledetta domenica, mentre il suo compagno lotta tra la vita e la morte in ospedale.
Tre mesi infernali dal punto di vista di Clay Regazzoni.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clay Regazzoni, Niki Lauda, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Guardare la gara in televisione è straniante, continua a dirsi Clay scuotendo il capo davanti allo schermo.
“Ma a te fa sempre questo effetto assurdo?”, domanda alla moglie seduta sulla poltrona accanto a lui.
Maria Pia sbuffa: “Non chiederlo a me, io muoio di paura ogni volta che ti inquadrano, e sì che dovrei essermi abituata…”
Tra un sorso di birra e l'altro, il pilota si concentra sulla griglia di partenza, ragionando su quanto è accaduto negli ultimi giorni. Il vecchio aveva dannatamente ragione, è questo che gli pesa di più. I cameraman evitano di inquadrare le tribune, per non mostrare quanto poco pubblico ci sia rispetto al solito, ma i servizi giornalistici già negli ultimi giorni hanno messo in chiaro come il gran premio d'Austria fosse a rischio. C'è stata perfino una parte del governo che ha proposto di annullarlo, temendo anche manifestazioni pericolose dei fan di Lauda arrabbiati per la mancanza di rispetto nei confronti del loro beniamino.
È stato difficile perfino trovare un canale sportivo che trasmettesse la gara: la defezione della Ferrari ha causato un bello scompiglio, molto più di quanto Regazzoni non avesse messo in conto. E Audetto, con un colpo di testa assurdo, ha provato a far annullare la gara. Questo neanche l'ingegnere l'aveva previsto, chissà che embolo gli è venuto… Il team manager ha probabilmente i giorni contati, così Montezemolo avrà di nuovo campo libero. Sempre che Clay potrà godersi una gestione migliore del team.
E nonostante tutte queste difficoltà burocratiche, la gara sta per iniziare. Dopo un lungo ritardo a causa del meteo – un inquietante déjà vu della Germania – i semafori rossi si stanno per spegnere. La pista è ancora umida, si vede perfino dalla tv, e c'è la possibilità di un'altra ecatombe. Clay è nervoso come non mai.
Non è lì a vivere la gara con i suoi compagni, è sospeso in un ruolo che non gli è e mai gli sarà congeniale: lo spettatore.
Chissà se Niki sta guardando la gara, si chiede. Qualche giorno dopo il loro colloquio, il campione è stato trasferito in un centro specializzato per grandi ustionati, dove ha già subito il trattamento iniziale per liberare i polmoni e di seguito il primo trapianto di pelle. Di certo ha chiesto di poter vedere la diretta. Chissà cosa pensa della partenza: un gran traffico quando i semafori verdi danno il via, Hunt che non sfrutta la pole per scattare via e tenersi davanti al gruppo, lasciandosi sfilare da quattro o cinque corridori.
“Hai visto? Non dà proprio gas”, commenta Maria Pia intuendo il suo pensiero.
Che il grande scavezzacollo, lo Schianto, come lo hanno soprannominato, abbia paura? Che senta rimorso per quello che è successo al suo rivale?
Nelle due settimane che sono trascorse dalla gara in Germania, Hunt ha rilasciato parecchie interviste in cui si dispiace che la Ferrari lasci, perché il mondiale non è completo, perché non vuole vincere senza rivali diretti… Clay non riesce a capire sia davvero così pazzo da trovare la motivazione solo surclassando Niki, o se l'ansia per aver contribuito a mettere fuori gara l'attuale campione del mondo gli crei davvero dei problemi morali. Non credeva che quel pazzo fosse in grado di provare sensi di colpa, ma a quanto pare si sbagliava.
“Potrebbe essere un problema tecnico”, minimizza in ogni caso, aspettando di vedere come si distende il gruppo dopo la partenza.
Maria Pia ridacchia, sarcastica come suo solito: “Già in partenza? Quello non schiaccia l'acceleratore, dai. Non avrà vomitato a sufficienza prima della gara.”
I problemi di stomaco di Hunt precorsa hanno sempre lasciato tutti di stucco, ma ognuno sfoga la tensione nervosa a modo suo: il rischio altrimenti è di essere sopraffatti nei momenti cruciali, quando pochi centimetri fanno la differenza tra un sorpasso riuscito e un brutto incidente.
No, Hunt sembra imbambolato, gli manca la grinta per attaccare i piloti che lo hanno passato e inseguire la prima posizione. Clay torna a guardare l'agenda, coi piani di lavoro della scuderia dispiegati sul tavolino sotto alle lattine di birra.
“Nei prossimi giorni ci dovrebbe essere un incontro con la federazione italiana per decidere il da farsi per questa stagione”, ragiona a voce alta. “Tra settembre e ottobre Ferrari dovrebbe annunciare le sue decisioni per i piloti del prossimo anno. Domani ricominciamo subito con i test…”
“Come ti sembra l'assetto per l'Olanda?”
Clay sospira: “Buono, la macchina non è certo meno competitiva di due settimane fa. Mi fa rabbia non sapere ancora se gareggeremo o no.”
“Quel vecchio stronzo potrebbe tenerti più informato, soprattutto ora che sei il suo unico pilota all'attivo.”
Ha ragione sua moglie, ma sottolineare l'ovvio non serve a niente.
“Considerando che sono mesi che minaccia di licenziarmi, spero di incrociarlo il meno possibile nei prossimi giorni. Anche se ora si sta sfogando su Audetto, da quello che mi ha detto Luca.”
“Quello è impazzito, come gli è venuto in mente di provare a far annullare la gara a nome della scuderia? Poteva farvi sospendere tutti!”
“Siamo già sospesi, e abbiamo fatto tutto da soli”, borbotta lui mentre Laffite sullo schermo finisce fuori di pista per una curva presa male.

Coglione, quando imparerai a girare il volante quanto basta?! Sembra sempre che giochi a bowling con le macchine degli altri!

I commentatori seguono Hunt e la sua gara opaca fin qui, e i due coniugi seguono in silenzio. La gara in Austria sembra più lunga di quel che è: il circuito è breve, quindi si percorrono più di cinquanta giri, tante tornate in cui può succedere di tutto. Sembra la giornata di Scheckter, che continua a superare e a essere ripreso da Hunt e Mass. Davanti a tutti naviga tranquillo Peterson, e ogni volta che entra nell'inquadratura, Clay digrigna i denti: è bravo, ma non lo vuole in squadra con sé. Non vuole né lui né Reutemann.
“È lui che il vecchio ha contattato?”
“Pare che la March possa prestarlo alla Ferrari in amicizia”, conferma l'uomo senza staccare lo sguardo dal teleschermo.
“E tu pensi che accetterà?”
“Hai visto le March quest'anno? Chiunque scapperebbe per una macchina più decente, figuriamoci per una Ferrari!”
Come a fargli un favore, alla chicane successiva Watson passa lo svedese portandosi in testa. Hunt è ancora un fantasma qualche posizione più indietro.
“Se non vince oggi, magari il vecchio ci ripensa.”
In ogni caso, se non torneranno presto alle gare, queste sono tutte speculazioni inutili. Clay ingoia un'imprecazione rabbiosa: la gara sta andando bene, intensa ma non troppo difficile. Avrebbe potuto fare meglio degli altri oggi, avrebbe potuto vincere.
Per Niki, per il team, per ricordare a tutti che la Ferrari non va in crisi anche dopo un brutto incidente del genere. Invece è stato obbligato a nascondersi con la coda tra le gambe, mentre la scuderia tenta un colpo di mano che non sta piacendo a nessuno.
“Non so che pensare, Maria Pia, l'altro giorno sembrava sicuro che avremmo saltato solo l'Austria, poi mentre svolgevo gli ultimi test ha accennato al fatto che potremmo stare fuori più a lungo, e i giornalisti hanno confermato quello che ha detto.”
“I giornalisti sparano solo merda. Quei geni di quel giornale tedesco che hanno detto che ti hanno chiamato a casa a Ginevra… Peccato che viviamo a Lugano!”
Sì, che coglioni anche quelli! Clay si è mosso in fretta a smentire quella dichiarazione mai rilasciata: nonostante la rabbia dei giorni scorsi, è stato abbastanza lucido da non sfogarsi con qualche cronista avido di citazioni da poter decontestualizzare a caso per gonfiare ancora il caos Ferrari. Per fortuna che Fenu per ora ha solo ripreso l'articolo fasullo, mantenendo in caldo le frasi che hanno scambiato a Mannheim, perché il vecchio ora non vuole voci contrastanti, vuole la scuderia compatta e unita, almeno all'apparenza. Chi riesce a stargli dietro è un dio, perché Regazzoni è già stufo di tutti questi cambi di rotta.
“Sì, ma se un giornalista avesse messo in bocca anche una sola parola sbagliata a Enzo Ferrari, ti assicuro che avrebbe già perso il posto. Invece… Cazzo!”, grida di colpo sobbalzando per la sorpresa.
Nel bel mezzo della sua ottima prestazione, infatti, Scheckter ha rotto qualcosa e ha sbattuto violentemente contro il guardrail a causa della macchina fuori controllo. Immobile sul suo costoso divano, Clay trattiene il fiato finché non vede il pilota sganciare le cinture di sicurezza e uscire sulle sue gambe fuori dall'abitacolo.
“Ci sono i bambini di là”, lo rimprovera impassibile Maria Pia.
“Scusa, non mi aspettavo l'incidente, stava andando bene.”
“Non dovresti guardare la gara se ti rende così nervoso…”
“No, dovrei essere là a correre, non a casa a rodermi il fegato. Dovrei poter fare il mio lavoro e guadagnarmi lo stipendio!”
Sbraita più del dovuto, una lamentela sterile e infantile, ma che ferisce sua moglie per il tono cattivo e furioso con cui gli è uscita.
“Non ho ti ho messo io a riposo forzato”, risponde lei gelida.
“Maria Pia, scusami…”
Ma ormai il danno è fatto, sua moglie lascia la stanza stizzita senza dargli il tempo di pronunciare un'altra parola né replica alla sua rabbia, sapendo che il silenzio è la peggiore punizione per il marito.
Rimasto solo, Clay scuote la testa, frustrato e stanco. Avrebbe dovuto cercare un bar o un qualche circolo sportivo per guardare la corsa, ma non aveva voglia di sostenere lo sguardo ferito dei tifosi, né di spiegare perché non si trova a Österrich a difendere il primato del suo partner. I ferraristi sono un popolo a parte, tra i tifosi di Formula 1: sanguigni e passionali come se diventassero tutti italiani adottivi, s'innamorano subito dei nuovi piloti ma allo stesso tempo pretendono molto da loro e sanno essere crudeli se non si vince, perfettamente allineati con il credo del patron della scuderia. Regazzoni non è in vena di affrontarli, almeno fino a quando non capirà se tornerà in pista o meno, e il rifiutarsi di discutere con i fan è la sola cosa di cui è certo mentre anche Merzario vola fuori di pista in un brutto incidente. Peccato, avrebbe voluto vederlo sul podio oggi.
Se lo sarebbe meritato, un piccolo premio per il suo contributo al salvataggio di Niki dal rogo della sua auto. E invece c'è Hunt tra i primi cinque, a battagliare per la vittoria.
Solo la consapevolezza che Lella Lombardi sta guadagnando posizioni, senza mettersi in pericolo né tentare manovre troppo complesse, lo fa sorridere. È una ragazzaccia, testarda come poche, tanto che Clay non ha il coraggio di spiegarle il perché a tanti piloti non piacciono le donne in pista: anche se le rare concorrenti sono coraggiose e senza paura, come se non di più dei loro colleghi, la loro presenza li riporta tutti a una dimensione umana, normale, in cui loro non sono più così straordinari. Poiché non sia una passeggiata arrivare in Formula 1 nemmeno per un uomo, infatti, a un bravo pilota dei campionati minori non sarà mai sbattuta la porta in faccia solo per il suo sesso. Una donna al volante in una gara come Österrich trasforma i suoi avversari in esseri comuni e ordinari.
E con questo senso di normalità in testa, Clay perde entusiasmo a poco a poco, chiedendosi come l'amore della sua vita, le corse, possa essere così eccitante dal vivo e così noioso su uno schermo luminescente. Il gran premio non manca di colpi di scena, incidenti, sorpassi sul filo del rasoio, eppure lui se ne disinteressa a poco a poco, fissando il muro subito al di sopra del televisore.
Il pensiero è sempre rivolto al suo futuro nebuloso, a una scuderia che non crede più in lui e che non lo vuole far correre, al mercato e agli altri costruttori che negli ultimi mesi lo hanno corteggiato. Troppe incertezze, troppe sfumature.
Solo il grido esultante del cronista che annuncia la prima vittoria di una macchina americana da un decennio a questa parte lo riscuote riportandolo alla realtà: la gara è finita, e la bandiera a scacchi saluta con entusiasmo il pilota della Penske.
Hunt è quarto, con una prova opaca e senza particolari exploit che lascia interdetto Regazzoni: a quanto pare, allo Schianto serve davvero il campione del mondo in pista per avere le motivazioni per dare il meglio di sé. Come se vincere non contasse nulla, senza la possibilità di sbattere il primo posto in faccia al proprio rivale. James vuole la sfida, il duello a tutti i costi.
Niki invece, come ha spiegato più volte a Maria Pia senza farle comprendere davvero come stanno le cose, è un maniaco del giro perfetto: lui è felice quando sa di aver preso ogni curva con la traiettoria migliore, di aver rosicchiato fino all'ultimo millesimo di secondo possibile per migliorare il proprio tempo, di aver fatto meglio di tutti. Cerca la vittoria assoluta, mentre Hunt è un relativista del cazzo, che misura i suoi piazzamenti in base agli avversari che si è lasciato alle spalle.
Quanto a se stesso, Clay ama correre, le sensazioni che gli offre la macchina, la velocità. E se arriva sul gradino più alto del podio, beh… Un sorso di champagne e un bacio dalle ragazze ombrello non si rifiuta mai.
E in tutto questo, oggi è John Watson a uscire dalla macchina entusiasta per il risultato ottenuto: il nord irlandese corre incontro ai suoi meccanici in euforia. Belle le sensazioni della prima vittoria nella categoria dei campioni, Clay ricorda bene quanto sia fantastico quel momento in cui tutto sembra possibile. Il pilota della Penske fa segno a qualcuno di portargli un paio di forbici, e nel giro di pochi minuti si taglia maldestramente la sua folta barba, una promessa che ha fatto ai colleghi anni fa.

Alla prima vittoria mi raderò, così potrete vedere quant'è bello il muso di un irlandese che vi guarda tutti dall'alto!

Vorrebbe poter partecipare a questo momento di euforia, con i suoi colleghi, immerso nel suo mondo di velocità folli e bottiglie di champagne, di giri perfetti, di tempi record, di incidenti… Sì, anche di incidenti. Fanno parte della quotidianità di un pilota, e bisogna saperli affrontare e superare. Anche se rischi di friggere come un pollo nella tua macchina, anche anche se ci lasci metà della faccia.
Anche se il tuo predecessore è morto proprio sulla pista che hai appena espugnato. Watson sul podio dedica un minuto di silenzio a Donohue, il pilota che lui sostituì alla Penske, e tutti applaudono.
È già passato un anno, realizza Clay con sgomento. Stavano facendo le ultime prove libere, se lo ricorda come se fosse successo ieri: al pilota inglese scoppiò una dannata gomma, che lo mandò a stamparsi contro un muro. Anche lui fu estratto dalla macchina dai colleghi, ma il loro intervento non fu sufficiente a salvargli la vita, malgrado in quell'occasione non divampò alcun incendio. Sembrava perfino stare bene, era cosciente, scherzava sulla sua sfortuna… E qualche ora dopo cadde in coma irreversibile per un'emorragia cerebrale.
A pensare a quei momenti, si potrebbe quasi dire che al suo partner è andata fin bene. Anche se avrà per sempre un pezzo di coscia in fronte. Clay ha scherzato al telefono con lui dicendo che poteva andargli peggio, perché potevano prendergli la pelle dal culo. Ride da solo ricordando la risposta di quello stronzetto austriaco.

Scherzi?! – ha detto – Le chiappe mi servono intatte per sentire la macchina. Come faccio a guidare altrimenti?

Trapianto o no, e aspetto esteriore a parte, Niki Lauda ha già una faccia da culo seconda a quella di nessuno.






Angoletto dell'Autrice: Buonasera a tutti, scusate se ho ritardato un po' l'aggiornamento ma questa settimana sarò via e non potrò pubblicare, quindi volevo fare un intermezzo, quindi ho preferito postare a metà tra i due giovedì. Non so se poi replicherò domenica prossima o direttamente giovedì l'altro, vedremo come mi ispireranno le mie ricerche sul campionato 1976.
Questo capitolo è un po' lento, forse, e un po' noioso, temo. Mi sono sempre chiesta come sia per un pilota vedere una gara in televisione, specie se costretto al riposo forzato, e il ritiro della Ferrari mi ha dato l'occasione per inventare su questo tema.
Sul ritiro, a proposito: in sostanza sì, la Ferrari si ritirò per ottenere le due squalifiche di Hunt in Spagna e in GB, squalifiche che gli avrebbero tolto diciotto punti (aveva vinto in entrambe le corse) aumentando così di sei punti quelli di Lauda (da secondo a primo, avrebbe ottenuto tre punti in più per gran premio). In questo modo Hunt sarebbe retrocesso parecchio diventando un cliente poco fastidioso. Può sembrare un ricatto scemo e inutile, "fate quello che vogliamo o non partecipiamo più", però da un lato Hunt e la McLaren sembrano un po' troppo favoriti quell'anno (dopo ci fu anche il dubbio che usassero benzina truccata con l'etanolo, vietato, e a Monza Hunt rischiò di non correre perché il carburante non superò i controlli dell'Agip)... Può sembrare brutto, ma se ci sono delle regole non ha senso ignorarle perché l'aspirante al titolo è il più amato del circuito piloti. E se ci sono delle regole, devono valere per tutti, specie in uno sport così pericoloso. Inoltre, anche se sicuramente non giravano i miliardi che vale oggi la Formula 1, perdere la casa sportiva più amata del mondo costituiva una perdita economica mica da ridere... Certo, è ovvio che si vuole vedere lo scontro in pista, però trovo anche corretto che si voglia vedere applicato lo stesso sistema di regole a tutti i piloti.
Quanto a Lauda dello scorso capitolo, sicuramente la mia lettura del personaggio è stata influenzata davvero tanto dal libro del pilota sugli anni trascorsi alla Ferrari (cercatelo, merita! In qualche biblioteca si trova ^^), ma ne esce un uomo davvero molto più sensibile e intimo di quanto non appaia né dal film né dalle dichiarazioni. La paura di non poter tornare in pista, l'ansia di dover lottare contro i suoi stessi alleati che lo davano già per finito, il dolore all'orecchio con le cartilagini ancora scoperte che toccavano la parte rigida del casco... Non lo so, il film ha insistito tanto sulla forza di volontà ferrea di questo grande campione e sulla sua rivalità con Hunt, ma credo che davvero Lauda ballasse da solo, in pista. Lui voleva essere il pilota dei giri perfetti, davanti a tutti senza guardare nessuno in faccia ma con correttezza. Magari non ha il fascino del pilota-pirata-avventuriero di Hunt, ma io sono con lui al 100%.
Tutto questo per spiegare alcune cose del capitolo precedente. Quanto a questo... Mah, non c'è granché da dire. Ci tenevo a far passare in scena Lella Lombardi anche se solo citata visto che questa gara in Austria fu la sua ultima corsa in Formula 1 (e fu anche l'ultima prestazione femminile in questa categoria... Pensateci, sono passati quasi quarant'anni dall'ultima corsa di una donna in Formula 1!) e ci tenevo a ricorda Donohue, per il ciclo piloti sfigati.
Può forse sembrare schizofrenico il rapporto di Clay coi giornalisti, l'avevamo lasciato deciso a smerdare la Ferrari coi cronisti, e ora ci ha ripensato, però un po' le interviste che ho trovato e un po' il momento in questione mi hanno fatto tornare a pensarci. Sicuramente tra Olanda e Italia Clay scioglie la lingua con i giornalisti, e questo sarà uno dei motivi del mancato rinnovo del contratto, ma non era ancora il momento. Semplicemente ci ha ripensato, inoltre ho trovato fonti secondo cui davvero alcuni giornali esteri si sono inventati dichiarazioni di sana pianta, a cui poi Clay ha dato delle smentite. Un mondo pazzo pazzo, questo...
bene, direi che questo è quanto.
Se avete voglia di lasciarmi un parere, sono sempre aperta a suggerimenti e opinioni :)
Un grazie davvero di cuore alle persone che mi commentano anche in via privata e che mi seguono! Alla prossima settimana, anche se ancora non so dirvi quando.

Rowi
   
 
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