Film > Thor
Segui la storia  |       
Autore: Amrita    03/11/2013    1 recensioni
Rivisitazione della fiaba "Il re Bazza di Tordo" dei fratelli Grimm.
"«Nemmeno stasera hai scelto uno sposo, Abigail, eri stata avvertita - mi dice. - Lasciandoti scegliere ti ho lasciato una grande libertà, una libertà che non viene concessa a tutte le donne, ma ora mi trovo costretto a...» sospira stringendomi più forte «Sceglierò io - bisbiglia, deciso. - Anzi, lascerò che decida il fato: sposerai il primo che si presenterà alla nostra porta, chiunque esso sia.»"
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Le pentole tintinnano sulle mie spalle mentre mi dirigo al mercato.
«Pentole? - avevo detto a mio marito - E cosa ci dovrei fare?»
«Le devi vendere, ovviamente. Visto che le tue mani da nullafacente sono inutili, questa è l'unica soluzione. Spero solo che le tue dita tenere non si feriscano anche prendendo i soldi» mi aveva risposto con sarcasmo.
«Ma cosa farò se incontro qualcuno del regno di mio padre? Verrò derisa da tutti, verrò...»
Lui mi aveva allungato il sacco di pentole tranquillamente «Questo, o moriamo di fame. Decidi tu.»
E così mi ritrovo a camminare, gambe in spalla, fino alla bella cittadina del Corvo. Una volta al mercato, trovo un punto libero e mi siedo a terra, esponendo le pentole attorno a me.
La giornata va bene, le persone si avvicinano, comprano i prodotti accettando qualsiasi prezzo io proponga, alcuni mi lasciano addirittura soldi senza comprare niente.
«Che magnifica giovane donna! - mi dicono - Il fiore più bello di tutti!», e io li ringrazio tutti con un cenno del capo, mentre metto i soldi in un sacchetto di pelle.
Prima che faccia buio, raccolgo ciò che mi è rimasto e torno a casa, soddisfatta. Quando apro la porta, mio marito mi lancia un'occhiata dal caminetto «Eccoti finalmente! È tardi, stavo iniziando a preoccuparmi. Com'è andata al mercato?» mi chiede.
Io poggio le pentole a terra e sollevo il sacchetto con i soldi, senza riuscire a trattenere un sorriso. Fürsten, però, li ignora.
«Visto, alla fine non è stato così male, no? Non sei una completa buona a nulla dopotutto» mi sorride, e mi stringe in un breve abbraccio. Poi, si avvicina al tavolo «E ora, si mangia!» dice allegramente, indicando una minuscola ciotola di zuppa di verdure, affiancata da un tozzo di pane così piccolo che avrei potuto mandarlo giù con un sol boccone.
Ma va bene così.

Ed eccomi ancora qui, seduta a terra tra le pentole. Oggi c'è tanto sole al mercato, perciò mi sono seduta in un angolo, ho disposto le pentole attorno a me e mi sono aperta in un invitante sorriso.
I clienti e i benefattori non tardano ad arrivare, approcciandomi con degli “oooh” e “aaah”, accompagnati da complimenti sulla mia bellezza e una buona mancia in denaro.
«Bellissima! Meravigliosa!» mi dicono anche oggi.
«Grazie – ripeto a tutti – Grazie, che Dio vi benedica!» sorrido, mentre ripongo i soldi nel mio sacchetto.
Le nobildonne mi guardano stizzite, al braccio dei mariti che mi salutano con enfasi, gli altri mercanti mi lanciano occhiate di fuoco e cercano di attirare l'attenzione dei clienti su di loro, strillando le qualità dei loro prodotti più forte che possono, ed io non riesco a trattenere un sorriso gongolante.
Un uomo con l'aria da aristocratico mi si avvicina «Salve, che bella merce avete!» mi dice.
«Grazie, messere. Volete comprare qualcosa?» chiedo.
«Mi piacerebbe molto» mi risponde, accovacciandosi davanti a me e allungando una mano per toccarmi un braccio. Una strana espressione si fa strada sul suo volto e una scossa mi percorre la schiena.
Lo allontano delicatamente e indico le pentole «Be', c'è una vasta scelta, prego!»
L'uomo, però, non risponde e mi afferra per le spalle energicamente, costringendomi a sollevarmi.
«Lasciatemi, mi state facendo male» gli intimo, cercando di non far trasparire la paura che mi sta assalendo, ma lui non mi lascia e inizia a trascinarmi verso l'uscita del mercato. Cerco aiuto, ma gli altri presenti distolgono lo sguardo e continuano con la loro vita di sempre.
Impotente, invoco il nome di mio marito, sperando in una grazia divina.
Dopo qualche secondo, un cavaliere ci viene incontro al galoppo, obbligando l'uomo che mi stava portando via a lasciarmi e gettarsi a terra per evitare il cavallo. Si rialza e cerca di raggiungermi nuovamente, ma il cavallo sembra essere impazzito alla sua vista e si imbizzarrisce, innalzando gli enormi e pesanti zoccoli sul viso dell'uomo, che vedendosi in pericolo, finalmente, si allontana di corsa. Faccio un passo in avanti per ringraziare il cavaliere, ma questo non sembra nemmeno notarmi, troppo impegnato a calmare il suo magnifico animale. Non appena riesce nel suo intento, riparte subito al galoppo, addentrandosi nel mercato.
Allora, sento un rumore di ferraglia che mi fa stringere lo stomaco.
Torno alle mie pentole con il cuore in gola, e le trovo sparpagliate ovunque, ammaccate e rotte.
Ahimè, cosa dirà Fürsten?

Raccolgo le parti ormai inutilizzabili delle pentole velocemente, chiudo il sacco e mi metto sulla strada verso casa con la testa bassa.
Durante il tragitto non riesco a pensare a niente, se non che alla possibile reazione di mio marito. Ho visto cosa fanno quei contadini alle loro mogli in città, ho visto i loro volti lividi e temo...
Così, con questi tristi pensieri, arrivo a casa. Apro la porta piano, sperando che non ci sia nessuno, ma Fürsten è già lì, sdraiato sul letto a pancia in su, il respiro pesante. Il sacco tintinna, e mio marito si risveglia con un sussulto.
«Oh, non ti avevo sentita entrare – mi dice, per poi lanciare uno sguardo alla finestra – Ma come mai sei a casa così presto?»
Lo fisso per un momento. Cosa dovrei fare? Dirgli la verità? Inventare una scusa? Correre via? Lui, però, mi precede e mi toglie il sacco dalla mani. Uno dei lembi si allenta e gli scivola tra le dita, e il contenuto si rovescia con un rumoraccio di ferraglia sul pavimento.
«E questo cos'è?» mi chiede, fissando il sacco vuoto, ed io, parlando piano, gli racconto quanto è successo.
Mentre i fatti scorrono dalle mie labbra, riesco a vedere le emozioni variare sul suo viso: incredulità, preoccupazione, sorpresa, rabbia e, infine, dispiacere.
Fürsten respira a fondo «Va bene, quel che è fatto è fatto. È vero che questi Signori sono terribili, egoisti e insensibili!»
Gli do ragione, i nobili pensano solo ad avere un buon riscontro personale. Poi, mi si stringe lo stomaco: possibile che anche io mi comportassi così? Che anche io fossi una di quelle orribili nobildonne? Quasi automaticamente, abbasso la testa.
«Non importa - mi dice mio marito. - Proprio oggi ho sentito che cercano degli sguatteri al castello del principe Loki, proverai a lavorare lì. E Abigail - mi richiama, prendendomi le mani e aggrottando le sopracciglia - stai più attenta in futuro.»
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Thor / Vai alla pagina dell'autore: Amrita