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Autore: Critti    19/04/2008    1 recensioni
Il tempo passa. I giorni galoppano come cavalli che corrono lontano, portando con sè l'oblio di una promessa che in un modo o nell'altro deve essere mantenuta. Riusciranno i Cullen a soddisfare la parola data ai Volturi? La loro decisione sarà priva di conseguenze? Lo scoprirete in questa ff, che prende avvio nel momento esatto in cui la Meyer aveva interrotto la narrazione di Eclipse.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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CAPITOLO 15

I don’t wanna miss one smile
I don’t wanna miss one kiss
I just wanna be with you
Right here with you just like this
I just wanna hold you close
Feel your heart so close to mine
And just stay here in this moment for all the rest of time.

I don't want to miss a thing, Aerosmith

La pellicola di quel film fuori dal tempo, che si era interrotta nel momento in cui avevo abbandonato la stanza circolare del palazzo tra le braccia di Edward, ricominciò a scorrere quando mi svegliai nel comodo letto di quella stanza d'albergo in cui avevo trascorso -sola- l'ultima notte della mia vita.
Edward era appoggiato alla parete di fronte al letto con gli occhi socchiusi. Fissava il vuoto, assorto nei suoi pensieri. Non si accorse immediatamente che, ancora sdraiata, lo stavo guardando.
I miei occhi, avidi del suo viso d'angelo, dei suoi occhi stanchi e del suo fisico statuario, non riuscivano a staccarsi da una perfezione che appariva fin troppo irreale.
Sentii un brivido quando il suo sguardo ipnotico incontrò il mio. Edward si scostò dalla parete e mi si avvicinò lentamente. Si sedette ai piedi del letto, attento a non toccarmi.
«Come stai?», la sua voce di velluto, carica d'apprensione, mi fece sussultare. Per un momento, mi sentii ancora viva, come se i denti affilati di Irina non fossero penetrati nella mia fragile pelle donandomi un riposo senza fine.
Istintivamente, mi toccai il collo. Sentii che una crosta sottile si stava formando nel punto in cui ero convinta di essere stata morsa.
«Bene...Credo». La presenza di Edward era sufficiente ad alleviare tutti i dolori che mi martellavano il corpo. Sulle mie braccia nude notai un cerotto e parecchi lividi.
Approfittando di un breve momento di silenzio meditai sull'opportunità di seguire il copione di quello sceneggiato di cui ero un'inaspettata protagonista. Decisi di stare al gioco: in fin dei conti che cosa avevo da perdere a quel punto?
«Come posso...Essere viva?», domandai.
Lo sguardo antico e malinconico di Edward si posò lontano, trapassando le pareti della stanza e volando oltre le nuvole scure che coprivano il cielo.
I suoi occhi color onice, d'un tratto, divennero due piccole fessure quando qualcuno bussò alla porta.
Senza attendere risposta Jake entrò ansimante. Fissò interdetto Edward prima di parlare.
«Ciao Bella. Ero venuto...A vedere come stavi». Lanciò un'occhiataccia a quello che considerava un ospite indesiderato, il quale, da parte sua, non lo degnò di uno sguardo.
«Jake...Che cosa ci fai qui?». Avevo un vago ricordo di un lupo dal pelo rossiccio, ma pensavo di averlo solo immaginato. Vidi l'espressione di Jacob, da tesa e preoccupata quale era, mutare in una smorfia di dolore.
«Non che non mi faccia piacere...Ma sono sorpresa, ecco», mi affrettai a precisare.
Jake, che mentre parlavo aveva scrutato il pavimento, mi guardò sorridendo con amarezza. Il suo sguardo mi bruciava la pelle come il sole che splendeva dietro a quelle nuvole plumbee che minacciavano pioggia. Non rispose alla mia domanda.
«Be', vedo che sei in buona compagnia. Ci vediamo dopo, Bells», e uscì chiudendo la porta con po' troppa forza.
Mi dispiaceva vederlo così. Avrei voluto corrergli dietro, supplicarlo di perdonarmi, di dimenticarmi...Ma la sofferenza di Jacob, che si ripercuoteva spietata anche su di me, era una giusta punizione al mio egoismo e alla mia mancanza di responsabilità nei confronti di entrambi.
Smisi di fissare la porta chiusa quando sentii sulla guancia la mano fredda di Edward, che nel frattempo si era avvicinato. La sua espressione era impenetrabile.
«Sono io che dovrei chiederti che cosa ci fai in questo letto, viva per miracolo», sussurrò con dolcezza.
Fuori cominciò a piovere. Piccole gocce d'acqua cominciarono a picchiettare sull'asfalto rovente e sulla terra arsa dal sole. In lontananza sentii il fragore di un tuono.
«Il cielo sta piangendo quelle lacrime che non ho potuto versare nel momento in ho creduto di averti persa per sempre». La voce di Edward si incrinò quando pronunciò quelle dolorose parole.
A mia volta, gli accarezzai la guancia sinistra con il dorso della mano. Tremavo.
«Ma tu mi hai salvata ancora una volta», sussurrai per non tradire l'emozione.
«E' proprio qui che sta l'errore, Bella. Io non sarei arrivato in tempo».
La testa mi girò un poco, e le orecchie cominciarono a fischiarmi. Non poteva essere. Non volevo, non potevo essere legata a Jacob anche da un vincolo di gratitudine. Tuttavia, soltanto lui poteva essere intervenuto prima che, a causa di Irina, sprofondassi nell'oblio senza fine.
Edward sfilò dalla tasca un foglio sgualcito, su cui riconobbi una grafia piccola e disordinata. Sotto la mano ghiacciata di Edward, le mie guance si tinsero di porpora.
«Irina ti avrebbe...Uccisa se...Leah non le fosse balzata addosso prima che fosse troppo tardi. Ti ha ferita involontariamente al collo mentre cercava di separarvi».
Ero sbigottita. Leah aveva trovato la lettera di addio che non avevo mai avuto il coraggio di far pervenire ad Edward, l'aveva letta ed era corsa a salvarmi. Perchè?
Edward lesse senza difficoltà lo stupore che tormentava il mio viso.
«Ultimamente la sua disposizione d'animo nei confronti di...Jacob è cambiata un po'. Mentre lui era irrintracciabile e per te si avvicinava la fine non ha dunque esitato a recuperare un pezzetto fondamentale della vita del suo...Amico prima che fosse troppo tardi».
La sua mano fredda, che ancora sfiorava la mia guancia rovente, scivolò piano lungo il mio collo, accarezzando con delicatezza la linea del mio braccio fino ad incontrare una delle mie mani fredde.
«Perdonami Bella. Perdonami per averti esposta a tutto questo a causa del mio egoismo. Sono...Addolorato per quanto è successo, non avresti dovuto rischiare la vita per salvare un mostro».
«L'unico mostro che mi spaventa», dissi facendo una smorfia, «E' Jane. Ha approfittato dell'odio che Irina nutriva nei miei confronti per...Non doversi neanche sporcare le mani nell'atto di uccidermi».
«Esatto», mormorò Edward, apparentemente stupito. «Sapeva che Aro non avrebbe mai approvato il suo comportamento e quindi è ricorsa a questo meschino espediente».
«E...Alice?Leah?Come...Stanno?», domandai preoccupata.
«Benissimo. Jane è intervenuta non appena ce ne siamo andati. Ha richiamato tutti all'ordine e poi è sparita dalla stanza con Irina. Penso che Tania non la rivedrà mai più.», disse con voce tagliente.
«Però ti giuro, Bella, che Jane la pagherà cara, fosse l'ultima cosa che faccio».
«No, Edward, ti prego!Non ti sembra che abbiamo sfidato il destino già troppe volte?», mormorai con voce rotta.
Edward si avvicinò pericolosamente. Io mi irrigidii, scossa da un tremito.
«In effetti hai ragione. Come sempre».
Quando compresi le sue intenzioni gli posai l'indice che prima aveva accarezzato la sua guancia sulla bocca.
«Ti supplico, non farlo», supplicai tra i singhiozzi. «Sarà già abbastanza difficile sopportare la tua lontananza anche senza questo bacio. Mi reputo già abbastanza fortunata per averti rivisto un'ultima volta».
Edward mi guardò con occhi sgranati.
«Bella...Cosa stai dicendo?», una piccola macchia di dolore sporcò la sua voce di velluto.
«Probabilmente tu non lo sai, ma...La mia anima è all'Inferno, tormentata dalla neve fitta e da un freddo inestinguibile. Per qualche strana ragione, però, mi è stata data la possibilità di vedere come sarebbero andate le cose se Irina non mi avesse morsa». Una piccola lacrima mi scivolò lungo la guancia.
Edward sorrise sollevato e giocherellò con una ciocca dei miei capelli.
«E quale peccato capitale avresti commesso per trovarti lì?».
«Ho voltato le spalle all'umanità e ho infranto le leggi della natura. Ti sembra poco?». Edward tornò serio.
«Bella, se davvero ti trovassi all'Inferno probabilmente ti avrei raggiunta da un pezzo».
Non concordavo con lui, ma le sue parole mi fecero riflettere. L'avevo supplicato di non fare nulla di insensato o stupido prima della mia partenza, ma, riflettendoci, sarebbe riuscito a mantenere la promessa? La fedeltà avrebbe vinto la testardaggine?
Tentennai ed Edward se ne approfittò. Le sue mani di acciaio si strinsero attorno ai miei polsi, non permettendomi di muovermi.
«Ti prego», lo pregai ancora sebbene fossi sicura che non mi avrebbe ascoltata.
«Se fossi davvero morta, pensi che il tuo cuore batterebbe ancora in questo modo?», sussurrò con voce seducente, sentendo che il cuore mi martellava nel petto. Il suo profumo, così dolce e reale mi stava dando alla testa.
Aprii la bocca per rispondere, ma le sue labbra fredde mi impedirono di parlare, chiudendo le mie con dolcezza.
Non era giusto. Perchè Edward doveva averla sempre vinta?
La volontà di non ricambiare il suo bacio si sbriciolò al momento stesso del contatto. Quando fu sicuro che non mi sarei più opposta lasciò andare i miei polsi e avvolse le sue braccia di marmo attorno alla mia vita, stringendomi forte a sé.
Le sue labbra divennero sempre più decise. Edward mi baciò con tutto il desiderio che lo divorava, sfogando con la passione il dolore e la preoccupazione che lo avevano tormentato nei giorni passati.
Dopo un periodo di tempo che mi parve troppo breve si staccò e io appoggiai la testa sulla sua spalla.
«E ora», sussurrò al mio orecchio mentre mi accarezzava i capelli, «se non ti dispiace ti aiuterò a fare i bagagli. Il tuo abito bianco ha già aspettato fin troppo».

  
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