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Autore: Zachere    20/04/2008    7 recensioni
[Goofy x Aerith]
“Vorresti comprare un fiore?”
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Pippo
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Goofy ricorda com’era la città quando veniva ancora chiamata Hollow Bastion, e lo rallegra vedere che il Radiant Garden è all’altezza del suo nome negli ultimi tempi. Manca qui da tre anni, ma il cambiamento ha toccato questo mondo. Dal suo posto su una panchina della sommità del mercato può comodamente godersi le differenze, e trova che siano tutte buone.

I resti del castello di Malefica sono stati spazzati via, e dove quello si ergeva una volta ora c’è un lago. E’ piuttosto lontano, ma riesce a scorgere lo scintillio del sole sulla sua superficie, e crede anche di vedere delle persone che fanno il bagno. Goofy non sa nuotare. Ad essere sinceri ha un po’ paura di affogare, ma ha collezionato qualche brillante ricordo delle intrepide nuotate di Atlantica, e spera che ci sia davvero qualcuno a giocare nell’acqua.

Le mura della città sono state abbattute, e il Comitato di Restaurazione deve aver deciso che sarebbe stato più semplice buttarle giù piuttosto che provare a riparare le ferite aperte nella cinta esterna della fortezza. Lo impensierisce un po’ che potrebbe accadere qualcosa, che la città sia vulnerabile ad un qualsiasi attacco, ma lui è il Capitano dei Cavalieri del Re ed è naturale preoccuparsi per cose come le invasioni. Il Radiant Garden era riuscito a mantenere la pace per anni, e anche se dovesse succedere qualcosa, beh, ecco una delle ragioni per cui lui è qui. Non si sa mai.

La differenza più radicale tra l’Hollow Bastion e il Radiant Garden, tuttavia, è la presenza dei fiori. E’ evidente che i cittadini della città abbiano preso a cuore il suo nuovo nome, perché ovunque si volti ne vede alcuni. Ci sono cesti di fiori appesi agli uncini di fronte ai portici e al portone di ogni negozio. Ogni finestra ha la sua fioriera con delle gemme che fanno capolino oltre i bordi delle casse di legno dipinte, e alcune delle finestre al secondo piano hanno addirittura piante che tracciano dei rampicanti in fiore per tutto il tragitto fino al terreno, come i capelli di Raperonzolo.

Ma nessuno di questi, per quanto amabili possano essere, può competere con i giardini pubblici. Gran parte del calcestruzzo è stato strappato via e rimpiazzato con lastre di pietra dove necessario per garantire un sentiero solido, ma per il resto il manto di terra è vivo e sbalorditivo nella sua bellezza. Solo da dov’è seduto riesce a individuare tre orologi di fiori, un vitigno d’uva nascosto in una profusione furiosa di rose rosa murali, e una parete in mosaico modellata in modo talmente abile che ha dovuto guardarla due volte prima di accertarsi che quella intrecciata al muro sia davvero pietra e non un fascio d’edera.

Goofy pensa che potrebbe vagare per giorni senza scoprire tutto ciò che c’è da vedere al Radiant Garden. E’ una buona cosa perché è stato collocato lì per adesso e conosce più o meno tutti quanti. Esplorare gli darà qualcosa da fare mentre aspetta una chiamata per tornare al Castello Disney, o fino a che non accada qualcosa di brutto qui. Si rumoreggia che Sora tornerà presto, ma pure se fosse Goofy non potrebbe unirsi a lui. Lui serve la parola del re.

Si domanda quanto sarà diventato alto Sora quando uno dei pedoni che percorre il sentiero ai suoi piedi si ferma e si gira verso di lui.

“Vorresti comprare un fiore, Goofy?” La voce è familiare, e vi sente dentro un sorriso prima ancora che alzi lo sguardo e lo legga sul suo viso.

“Beh, ciao, Aerith,” dice.

Grossomodo è la stessa dei suoi ricordi, un vestito modesto e i capelli raccolti in una lunga treccia, e le sorride di rimando. Le due mani di lei si stringono attorno all’impugnatura del cestino di vimini, e lui si china in avanti per vedere che tipo di fiori sta vendendo. All’interno della cesta, dei tulipani rossi e viola sono accoccolati insieme su un letto di soffice tessuto verde.

“E’ bello vederti,” dice lei. “E’ passato un pezzo.”

“Puoi dirlo forte.” Si tasta le tasche del suo panciotto, in cerca di una moneta. Dimentica sempre dove tiene i munny. Ma alla fine si ritrova una moneta ficcata nel guanto.

“Ecco a te,” le dice, porgendogliela.

“Grazie. Che colore preferisci?”

“Vuoi dire che devo scegliere?”

“Certamente,” ride lei. “Rosso o viola?”

“Perbacco. Viola, suppongo.”

Aerith gli allunga un tulipano, e quando se ne va per la sua strada lui solleva il fiore al naso e lo annusa. Ha uno strano odore, quasi come di gomma, e gli viene da sbattere gli occhi. Non tutti i fiori hanno una fragranza dolce e si tratta di una scoperta sorprendente. Ma non sgradevole. Annusa di nuovo il fiore.

Incapace di decidere con esattezza dove metterlo —il suo panciotto non ha risvolti— lo custodisce con cura in mano sin quando non gli viene abbastanza fame da tornare all’hotel. Nella sua stanza pone un incantesimo goffo sul fiore per aiutarlo a vivere più a lungo, e scende giù in sala da pranzo alla ricerca della cena.

§

Il secondo giorno di Goofy al Radiant Garden è ancora più placido del primo, perché oggi non deve nemmeno registrarsi all’hotel o disfare i suoi pochi effetti personali. Usa il tempo extra per attardarsi sulla colazione.

Trascorre tutta la mattina a passeggiare per la città, perlustrandone i minuscoli negozietti e baracche che sono spuntati in sua assenza. Gli abitanti del Radiant Garden hanno smesso di costruire fortificazioni e di forgiare armi per darsi all’arte delle vendite. Gli oggetti offerti presentano una vasta gamma di scelta, ma per la maggior parte sono di natura eccentrica, e Goofy ne è lieto. E’ sinonimo di pace.

Rimane di fronte a una bottega in particolare per diversi minuti, ipnotizzato dai suoi contenuti. Piume iridescenti alte quasi quanto lui sono disposte su dei sostegni e ricoprono le pareti di stoffa della tenda facendola sembrare una caverna luccicante e al tempo stesso oscura. Cerca di figurarsi perché mai qualcuno dovrebbe desiderare delle piume enormi, ma quando il negoziante lo nota e sorride, Goofy è troppo timido per domandarglielo.

Invece si dirige verso il centro del mercato, e dopo aver attraversato i negozi più grandi torna alla panchina su cui si è seduto ieri. Osserva la gente oltrepassarlo, ridendo in gruppi o affrettandosi da sola, e si accorge di più fiori di quanti non avesse scoperto il giorno prima.

“Vorrebbe comprare un fiore, sir?”

Le uniche persone che lo chiamano ‘sir’ vivono al Disney Castle, e anche coloro che lo dicono trovano qualche difficoltà nel suonare veramente rispettosi. Perciò ridacchia. Anche Aerith ride, con il suo riso vivace, e lui ne è contento. Ricorda ancora quanto fosse solenne e triste il suo viso, un tempo.

“Sì, madame,” dice, e il sorriso di lei si illumina ancora di più.

Oggi ha dei gigli rossi, e ne compra due dopo aver passato al setaccio una tascata di cianfrusaglie per pescare delle monete.

Resta seduto e brandisce un giglio per mano. I petali arancio si curvano verso l’esterno come lingue penzolanti, e ognuno di essi ha una striscia chiara nel mezzo che scende fino alle profondità gialle del fiore.

Goofy sta cercando di carpire l’odore dei gigli rossi quando sente l’acciottolio di piccole scarpette sul sentiero lastricato in pietra. Una piccola ragazzina con i capelli neri si arrampica sulla panchina vicino a lui. Lui sbatte lentamente le palpebre, ma non si scosta quando lei si stende imperturbabilmente su di lui e afferra una delle sue orecchie. La tira e alza la testolina verso di lui.

“E’ morbida,” lo accusa.

“Yup,” replica lui, annuendo.

“Come ti chiami?” chiede imperiosamente. “Io sono Meredith.”

“Molto piacere. Io sono Goofy,” si presenta. La mano della piccola è ancora serrata sul suo orecchio, ma a lui non dà fastidio. Gli piacciono i bambini. “Allora, dov’è la tua famiglia?”

Meredith guarda altrove e indica una persona. “Quella è mia mamma.” Goofy segue il suo dito; una donna a una trentina di metri più in là in piedi sulla stradina, sommersa da borse della spesa. Persino da questa distanza riesce a capire che è spaventata; il suo sguardo scruta convulsamente il sentiero e i giardini attorno a lei, chiaramente in cerca di sua figlia.

“Andiamo a salutarla,” dice Goofy. “Vuoi tenermi questi?” chiede, mostrandole i fiori. Lei dice di sì, e si rilassa completamente quando lui la raccoglie tra le sue braccia.

Lei avvolge le braccine al suo collo, piena di fiducia. Il peso pressoché indifferente del suo corpicino è familiare; ricorda benissimo tutte le volte che ha portato così suo figlio, prima che Max diventasse troppo grande per essere preso in braccio. La mano di Meredith si chiude di nuovo sul suo orecchio, ed è quasi grato che lei non sia davvero figlia sua; Max ha passato metà della sua prima infanzia a mordicchiargli le orecchie.

Il terrore della madre di Meredith si tramuta in sollievo quando scorge Goofy che si avvicina con sua figlia, sollievo che dura solo pochi istanti prima che si ricordi di rimproverare a dovere la bambina ribelle. Si sposta le borse della spesa sull’altra spalla, con un’espressione che non ammette repliche. “Meredith, lo sai che non dovevi correre via in quel modo. E non dovresti disturbare gli sconosciuti.” Lancia uno sguardo di scuse a Goofy. “Mi spiace.”

“Gee, non fa nulla. Vorrebbe una mano per tornare a casa?” dice Goofy.

“Non c’è problema,” risponde. “Penso che ora staremo bene. Grazie.”

Meredith lo guarda e gli porge i suoi fiori. Lui ne prende solo uno; l’altro è per lei.

§

Il terzo giorno, quando Aeris si ferma per salutarlo, lui si è già preparato. Gli ci vogliono pochi secondi per controllarsi le tasche e trovare quella con il munny. Oggi ha dei fiori di campo e lui compra un margheritina e una Rudbeckia.

Lei fa scivolare le monete nella tasca, e esita. “E’ tutto a posto?”

“Huh?” Goofy non è certo di cosa voglia dire.

“E’ stato il Re ha mandarti qui, no?” I suoi occhi sono tristi. “Dovrei esserne preoccupata. Nessuno mi ha detto niente.”

“Beh,” dice, mordendosi la lingue per frenare le cose che in teoria non dovrebbe dirle. “Ci sono dei problemini, ma Re Micky non pensa che arriveranno fin qui. Tengo solo d’occhio il posto.”

“Oh.” Lei sposta il suo peso, e lui si chiede se dirà qualcos’altro. Ma tace.

§

“Vorresti comprare un fiore?”

“Sì, madame.” Ne compra uno rosso, uno bianco e un garofano rosa.

Lei gli dà i fiori e sorride. “Ma non fai altro tutto il giorno oltre a star seduto su questa panchina?”

“Gee, io…” Lui prova a pensare a che altro fa, ma i pasti non sono un argomento interessantissimo. “Mi sa di sì.”

“Ti piace guardare le persone?”

“Certo. Mi piacciono anche i giardini. Questo posto è cambiato tanto.”

“Sì,” dice lei. “C’è un frutteto bellissimo accanto al lago. L’hai già visto?”

Goofy fa segno di diniego con la testa. Non era stato tanto avventuroso da arrivare fin laggiù, e inoltre, non è ancora certo di aver scoperto tutte le vedute della collina del mercato.

“Ti va di andarci? Gli alberi sono in fiore,” Aerith scruta il suo cestino, “e tanto penso di aver finito per oggi. La gente non sembra amare più di tanto i garofani.” Dona ai fiori uno sguardo dispiaciuto.

Goofy abbassa lo sguardo sul suo mazzo di fiori, perplesso. A lui piacciono i garofani.

§

Il profumo dei germogli dei frutti permea l’aria, e la strada che biseca il frutteto è un tunnel ammantato di una miriade di colori e fragranze. C’è un alto ciliegio nel giardino reale del Castello Disney, perciò l’odore che lo circonda non gli è totalmente sconosciuto–difatti, quando fiorisce va sempre a coricarsi lì sotto per i suoi pisolini–ma è la prima volta che s’immerge in maniera così completa nel profumo.

“Posso portartelo io?” dice Goofy, indicando il suo cestino.

“Se vuoi, certo.”

Aerith sorride e lui lo prende. La verità è che lo mette a disagio vedere una signorina portare qualcosa quando lui non ha niente in mano, anche se il peso è leggero quanto un cesto di fiori. Di questi giorni molte persone trovano che la cavalleria sia un po’ passata di moda, perciò non gli dispiace che lei pensi che lui stia solo cercando di immaginare di essere un fioraio.

Poi ci prova sul serio ad immaginarcisi.

“Allora, perché lo fai?” chiede dopo un paio di passi. “Non hai bisogno dei munny, no?”

“No,” conferma. Il suo viso è rivolto al cielo; sembra serena. “I fiori rendono felici le persone. Mi piacciono i loro sorrisi; valgono molto più dei munny.” E poi esibisce uno piccolo dei suoi.

Lui capisce. Continuano in silenzio.

Dopo non molto il frutteto termina, e si ritrovano sul ciglio del lago. Poco distanti dalla sua circonferenza, le persone nuotano. Le risate dei bambini che giocano si propagano sull’acqua, ma loro si mettono in un posto silenzioso.

“Non vai mai a nuotare?” domanda Goofy.

“No. Non mi piace l’acqua.” C’è una sfumatura strana nella sua voce, e lui nota che ha incrociato le braccia sul petto. I suoi occhi scivolano verso di lui, poi di nuovo all’acqua. “Mi fa sentire triste. Come se qualcuno che conosco vi fosse morto.”

“Gawrsh,” replica. “Non piace neanche a me. Vado a fondo.”

Lei ride, cancellando quell’espressione estranea dal suo volto. “Capisco. Beh, c’è ancora molto da vedere, ma mi piacerebbe passeggiare di nuovo nel frutteto. Gli alberi non rimarranno in fiore per molto– ti dispiace?”

“No.”

§

Dopo un mese, lui ormai ha visto praticamente tutto quello che c’è da vedere al Radiant Garden. A volte va a zonzo da solo, ma di solito lo accompagna Aerith, mostrandogli panorami che non avrebbe mai potuto scoprire per conto suo. Il tesoro nascosto preferito di Goofy è il giardino con la cascata dove prima c’era il muro esterno del castello: dietro la cortina d’acqua c’è un sentiero che porta a un’aiuola naturale di fiori che amano ripararsi dal sole. E’ come una piccola oasi fresca, ombreggiata e appartata; lo visita di frequente quando la calura estiva si fa troppo pesante.

La sua camera all’hotel è piena di fiori. Gli incantesimi che Donald gli ha insegnato per conservarli funzionano meglio di quanto si sarebbe mai aspettato. O lui ha più magia nelle sue ossa di quanto avesse pensato una volta o Donald è un ottimo insegnante. Propende per la seconda.

Ha comprato tre grossi vasi da quando è arrivato, e i fiori che non riesce a non comprare ogni giorno si stanno sommando. Ogni tanto quando li guarda desidera di saperli sistemare nel migliore dei modi, ma la maggior parte delle volte non gli dispiace così come sono. Sono carini, anche se tutti alla rinfusa.

E’ contento di non essere stato mandato a Twilight Town come Donald.

§

“Vorresti comprare un fiore?” Oggi vende delle peonie.

Lei gli chiede del Castello Disney, e lui le racconta ogni minimo particolare che gli venga in mente. Delineare la baia da carico per le gummi e il modo in cui le torrette del castello si arcuano vivacemente in avanti è difficile per lui, ma è meglio che dirle che ama tanto il cibo. Non è un cantastorie nato, ma lei sembra gradire comunque le sue descrizioni fumose.

Poi dimentica quanto si sia appena ripromesso e le dice che ama tanto il cibo. Lei ride.

Goofy le racconta delle persone, di forme e personalità differenti, e cerca di spiegarle Donald, compito che chiunque troverebbe arduo. Lo guarda sconvolto quanto le narra di tutte le volte che Donald lo ha accusato di non essere davvero coraggioso, ma solo troppo stupido per accorgersi del pericolo. Si affretta ad aggiungere che è il modo personale di Donald di essere affettuoso. Donald è suo amico.

§

“Vorresti comprare un fiore?” Ormai non gli mostra più il cestino della sua merce. Glielo porge direttamente, invece, e si siede vicino a lui. Lascia che sia lui a prendere il fiore che vuole.

Goofy dà una sbirciatina e vede dozzine di rose rosse come il sangue. Il loro profumo si alza dal cestino, e lo inala per un momento prima di sceglierne una. Nulla profuma come le rose. Aerith lo ringrazia, ma non indugia troppo sulle parole. Sono dei fiori molto eleganti ed è sicuro del suo entusiasmo che si traduce in sorrisi radiosi.

Seduto sulla sua panchina, ogni tanto si porta la rosa al naso per poterla odorare. I suoi petali sono molto scuri e le spine malvagie e lunghe. Riesce a sentire il loro tocco, ma non si fa male; il suo guanto lo protegge.

Una rosa rossa. Per il vero amore.

Non gli piace pensare troppo a sua moglie, perché si intristisce ogni volta. Goofy è di natura una persona felice, e cerca sempre di non attardarsi nei pensieri sulle poche cose brutte che gli sono successe. E a volte quando comincia a pensare a Penny, non riesce a smettere.

Di solito quando non sa più come togliersela dalla testa, quando non può fare a meno di ricordare quanto fosse stato disorientato e spaventato dopo l’accaduto, quanto fossero stati gentili i suoi amici – persino Donald – per tantissimo tempo, pensa a suo figlio, e pare funzionare. Max era un bravo ragazzo, è cresciuto in un brav’uomo, e Goofy è fiero di lui.

Ma oggi vorrebbe soltanto avere qualcuno a cui regalare una rosa rossa.

Non conosce molte donne in quel mondo, a parte Aerith e Yuffie. Conosce a malapena quest’ultima e le parla a stento, e sarebbe maleducato dare a Aerith una rosa che ha comprato da lei.

In quel caso, dovrebbe comprarla da un fioraio diverso, sebbene con tutta probabilità la qualità sarebbe inferiore a quella dei fiori che vende lei. E Goofy ammette fra sé che gli piacerebbe donargliene una; si conosce abbastanza bene, e non si sforza tantissimo di evitare i suoi sentimenti. Sa di amarla un poco, e questo non gli dà fastidio.

Non sarebbe giusto darle questa o qualsiasi altra rosa, e non lo farà. La sua forma è sbagliata per lei, il suo mondo è sbagliato. Lei è dolce con lui, ha fatto il possibile per farlo sentire il benvenuto, ma è dolce con tutti, perciò non significa niente. La ama proprio per quella dolcezza, ma non la ferirà dicendoglielo. E’ una delle poche persone che non riderebbe, probabilmente, ma si sentirebbe male al riguardo e l’ultima cosa che vuole è rattristarla.

Quanto torna in camera sua, incanta la rosa e la infila in un vaso dietro tutti gli altri fiori, per non ritrovarsi a guardarla anche per caso.

§

“Vorresti comprare un fiore?”

§

Goofy è nella sua camera dell’hotel dopo cena, e si sta preparando per una passeggiata serale, quando qualcuno bussa violentemente alla porta.

“Perbacco,” dice. “Non si faccia male.”

Non ha nemmeno il tempo di sbattere le palpebre una volta aperta la porta che il suo visitatore grida, “Goofy!” e lo butta quasi a terra nel tentativo di abbracciarlo.

“Gawrsh,” commenta, e ridacchia. Sora lo lascia andare e entrambi cominciano a saltellare eccitati finché Donald non si schiarisce la gola dal corridoio.

“Dobbiamo restare qui tutta la notte o avete altri piani? Pensavo che avessimo delle faccende da sbrigare.”

“Donald!” esclama Goofy, e lo carica, le braccia spalancate. Sora ride fortissimo e rotola verso di loro, e finiscono in un mucchietto di gambe e braccia fuori dalla porta. Donald sputacchia qualcosa, indignato. Proprio come ai vecchi tempi.

Quanto i saluti esuberanti finiscono, si dirigono alla dimora di Merlino. Mentre camminano, Goofy prova a sorvolare sul fatto che Sora è diventato più alto di lui. Si sente orgoglioso di lui com’era stato orgoglioso di Max quando si era allungato, ma Sora è suo amico, come Donald. E’ una sensazione un po’ sconcertante, ma bella.

L’arrivo del custode del Keyblade ha creato un impeto di euforia in città. La gente affolla ogni angolo delle strade, e tutti sanno chi è Sora. Goofy coglie stralci di conversazione nel mormorio della folla.

“–sentito che ha annientato mille Heartless–”

“–battuto Malefica–”

“–così carino–”

L’ultimo commento lo fa sobbalzare, e poi ride. Ora che ci pensa, adesso Sora sarà costretto a scacciare le ragazze col Keyblade.

Anche la casa di Merlino è gremita di persone. Sono presenti Cid, Aerith e Yuffie, ma anche molti altri che non riconosce. Dopo qualche momento individua persino Cloud, appoggiato a una parete. L’adunata si trasforma poi in una festa improvvisata quando Merlino fa apparire sandwich e bevande. Goofy si tiene occupato col cibo.

“Ma non avevi mangiato a cena?” domanda Donald.

“Già,” risponde. E’ al secondo sandwich.

Il suo amico porta gli occhi al cielo.

Le persone vanno e vengono mentre la sera passa. A un certo punto arrivano Riku e Kairi con Leon, e Goofy li saluta con la mano. Loro restituiscono gli omaggi e attraversano la stanza per salutarlo a dovere. Riku sembra grossomodo lo stesso dall’ultima volta che l’ha visto, mentre Kairi è più alta e i suoi capelli molto più lunghi. Si è fatta molto carina.

“Che bello rivederti, Goofy,” dice, con un sorriso. Riku annuisce. “Hai visto Sora?”

“Sta facendo visita a Winnie the Pooh,” le spiega Donald.

Riku è costretto a soffocare una risata, e Kairi gli dà un pugnetto sul braccio. “Zitto. Sono sicura che il Signor Pooh sia un orsetto molto piacevole.”

Uno scroscio di risa esplode dall’altro lato della stanza, e Kairi va ad investigare. Riku va a parlare con Merlino, e Donald coglie l’opportunità per guardare Goofy dritto negli occhi.

“Vieni,” gli ordina quasi, e lo trascina fuori per il braccio.

Adesso è buio, e la strada si è fatta silenziosa. Donald rovista nella sua tasca prima di cacciarne un rotolo di pergamena col sigillo del re.

Goofy lo prende e lo srotola. Il messaggio è breve:

Va’ con Sora.

E’ firmato con l’emblema del re, e Goofy lo riarrotola prima di riporlo nella propria tasca.

“Partiamo domani. In un primo momento dovevamo venire a prenderti e basta ma Sora voleva vedere tutti quanti.”

Rientrano nella festa, e mentre oltrepassa la porta, vede Aerith. I suoi occhi sono su di lui, ma non riesce a interpretare la sua espressione. Lui sorride e distoglie lo sguardo; non vuole pensare a quanto lei gli mancherà.

§


Il mattino seguente non ci mette molto a riordinare le sue cose; non ne possiede molte. Quando tutto è impacchettato, si ritrova di fronte ai fiori. Non sa che fare con loro. Non vuole portarli con sé, ma il pensiero di lasciarli lì o di buttarli gli fa venire i brividi.

C’è un colpetto alla porta, e quando la apre scopre Aerith con le mani giunte timidamente dietro la schiena.

“Beh, ciao,” dice, scettico. Si chiede perché lei sia qui, ma non riesce a trovare una sola spiegazione plausibile.

Il suo sguardo lo supera, e dev’essersi fermato sulla valigia solitaria e consunta sul letto.

“Ho sentito che parti.”

“Sì.” Non gli viene in mente nient’altro da dire.

I suoi occhi luccicano un po’ più del normale, ma è solo quando la sua bocca trema leggermente che capisce che sta combattendo le lacrime.

“Gawrsh,” mormora, allarmato. “C’è qualcosa che non va?”

“Mi mancherai, Goofy,”

Lui la fissa. Sulle sue guance è fiorito del rosso, e qualche secondo dopo si rende conto che è imbarazzata. Vuole dirle che anche lei gli mancherà, ed è per questo che si sorprende ancora di più quando capisce che le parole non riescono ad uscire.

“So che è strano e imbarazzante,” inizia lentamente, mentre il rossore comincia a svanire, “ma volevo venire qui a dirti addio. E darti questa. So che non poteva funzionare, ma pensavo che forse ti avrebbe fatto piacere saperlo. Scusami se lo trovi inadeguato.”

La sua mano emerge da dietro la sua schiena. Le sue dita circondano lo stelo di una rosa rossa.

“Vorresti comprare un fiore?” Per la prima volta, sente dell’esitazione nella sua voce.

Il cervello di Goofy corre all’impazzata. Sensazioni come questa lo hanno vinto poche volte in vita sua: la prima volta che ha salvato la vita del re in battaglia, la prima volta che ha baciato la donna che poi sarebbe diventata sua moglie, e la prima volta che ha visto suo figlio, che schiamazzava tra le braccia di sua moglie. In quei momenti la confusione e l’incertezza si erano sciolte, mostrandogli la sua vita e le persone che vi facevano parte in termini di brillante chiarezza. E stavolta è lo stesso: sa che Aerith dice sul serio, e sa che lo ama perché i loro cuori sono uguali.

Per un momento le forme non importano. Prende la rosa.

Ancora intrappolato dalla sua febbre, Goofy si volta verso l’armadio e raccoglie i vasi con i fiori incantati. Li spinge verso di lei, senza vederla.

“Prendili. Sono per te.” le dice, e lei esegue. Getta il braccio libero attorno al suo collo e gli si aggrappa per un istante che sembra non finire mai. Le sue labbra si premono sulla sua tempia –

– e poi va via. E a lui rimane il ricordo di un bacio intenso e una rosa rossa.

La sua mano pulsa. Quando la guarda, si accorge che una delle spine ha infranto la protezione del suo guanto, e ora sanguina. Non gli importa.

--

NdT: volevo solo ringraziare la_vale per l’ennesima betatura :* E grazie anche a chiunque ha letto e recensirà. Il titolo originale è: “Knight of Flowers”, ma mi piaceva di più come suonava in italiano :3

Youffie

   
 
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