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Autore: justinlove    05/11/2013    2 recensioni
Allison, una ragazzina di solo diciassette anni che cerca con tutte le sue forze di fermare la mafia che, ormai da anni, si è introdotta nella sua piccola città: Stratford.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Justin Bieber, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Colpirono il mio petto, numerose volte.

Allison arrivò a casa con il suo solito sorriso e solo per far capire al padre che aveva passato una buona mattinata, anche se –effettivamente- così non fu.

Sorrise al padre, facendogli cenno con la mano come per salutarlo. Sospirando mentre saliva le scale, si portò le ciocche di capelli dietro le orecchie (…) poggiò le cose di scuola sul suo letto, colpendo involontariamente Shatu il gatto, che possedeva da quando aveva 10 anni, ricevuto come regalo di Natale dalla madre. Aveva sempre voluto un gatto, e ormai quello era un suo amico. Amava stare in sua compagnia.

Shatu si alzò di scatto, scuotendo il suo musino arancione con una piccola macchietta bianca vicino l’occhio blu.



“Tesoro, ti ricordi?” –sussultò sui suoi stessi piedi “la festa di paese che c’è stasera” –continuò sorridendole e divertito per il mini-salto dell’adorata figlia.



Allison, era tutto ciò che Mark aveva. Dopo il tragico incidente, perse il suo vecchio lavoro come vice-capo in una piccola azienda di Stratford. Era un buon lavoro, ma non poteva più permetterselo: troppe ore di lavoro fuori casa, non poteva lasciare Allison da sola, così che si spinse, da solo, ad aprire una propria biblioteca in città. Allison aveva bisogno di qualcuno; soprattutto dopo che la sua vita cambiò radicalmente in trenta minuti della sua adolescenza. Senza fratello, al quale era molto legata, e senza madre; che fu sempre un grandissimo punto di riferimento per Allison. Come una sorta di migliore amica.



“Tutto bene, tesoro?” –sbottò il padre.

“Perché?” –passandosi le dita sotto gli occhi umidi dalle lacrime, rispose Allison.



Abbassò il capo, accennando un sorriso.



“Questo lo fai sempre” –gli occhi di Mark, iniziarono a riempirsi di lacrime “q-quando pensi alla” ci fu un minuto di silenzio “..mamma” –continuò balbettando quasi in silenzio.

“Mi manca papà, davvero tanto” –crollò in un grosso pianto “quando sei al lavoro, entro in camera vostra e il suo comodino sa ancora del suo profumo. Lo so che è stupido, ma a volte m’intrufolo lì dentro, apro tutti i cassetti, mi sdraio sul pavimento e chiudo gli occhi per sentire il suo odore” –singhiozzò.



Senza esitare il padre strinse fra le sue muscolose braccia la figlia, ormai in lacrime.

Le accarezzo la testa, toccandole i biondi e mossi capelli. Come quelli della madre.



Furono minuti davvero intensi per Allison e il padre. Quando si abbracciavano, immaginavano sempre Mary, la madre e Josh, il fratello; come se fossero lì con loro ad abbracciarli.. ed era come se in quel momento tutto tornasse apposto. Senza lacrime, e angoscia. Come se entrambi dicessero “noi siamo qui e vi proteggiamo”.

Entrambi si guardarono in viso per poi scoppiare a ridere.

Chiunque li avrebbe visti, con ogni probabilità, avrebbero pensato fossero pazzi, ma non lo erano. Quelle risate risuonavano nella stanza come le voci dei loro, amati, defunti.



***

Lavava sempre prima i lunghi capelli e poi il suo magro e piccolo corpo. Allison era una di quelle ragazze cui piaceva prendersi cura di se stessa. Non era egocentrica, ma le piaceva avere sempre un aspetto pulito e ben presentabile. Anche per serate banali come queste stupide feste di quartiere, dove andavano a finire con gente ubriaca fino le stelle, senza meta e la maggior parte delle volte senza letto per dormire: finivano sempre per addormentarsi sulle panchine della città. Per questo Allison le odiava. L’unico motivo per il quale ci andava era per far contento suo padre e stare insieme ai suoi amici che, purtroppo, il troppo studio occupava interi pomeriggi che avrebbero potuto, invece, passare insieme. Ma non si lamentavano.

La cerchia di amici di Allison non era molto grande: Rachel, Jackson, April e Nate. Quattro amici, ma come dice il detto “pochi ma buoni”. C’erano sempre per loro a vicenda, nessuno aveva mai voltato le spalle all’altro: i veri amici.



Allison non era una di quelle ragazze che passava le ore davanti al proprio armadio di vestiti, per decidere cosa mettere. Andava a istinto, il che non portava via troppo tempo, e la maggior delle volte soddisfaceva le sue “esigenze”.

Mise un semplice paio di jeans, accompagnati da una semplice maglia bianca a scollatura "V", un cardigan color besch e ballerine, il classico per una ragazza dall’aspetto pulito e sincero.



***

“Avete capito tutto?” –sbottò Garret aggrottando la fronte, facendo esaltare le sue orrende rughe.

“Io mi occupo di tener d’occhio questa Allison e Lil pensa a Simon” –sbottò Justin.



Garret si limitò ad alzare il pollice. Porse le armi a entrambi. Lil la mise davanti mentre Justin, come suo solito, dietro.



“Mi raccomando, dovete usarle solo in caso necessario” –continuò Garret, sedendosi e sorseggiando il suo solito bicchierino di Whisky.

“E la polizia sarà presente?” –sgranò gli occhi Justin.

“La polizia è sempre presente a questi eventi, per questo dovete essere molto cauti, occhi aperti e soprattutto molto attenti” –spiegò Garret piegando il viso e poggiando la mano a pugno sulla fronte.

“Con Simon cosa devo fare?” –ridacchiò Lil.

“Portalo in un angolino, cerca di capire se il padre ha smesso di aiutare l’FBI, in caso contrario devi ucciderlo Lil, faremo arrivare la notizia all’avvocato. Così che capisce che mettersi contro la mafia non è il suo ideale” –spiego con furbizia Garret.

“Ma così loro hanno un movente in più per capire che noi centriamo, sul serio, qualcosa. Che poi così è!” –sbottò Justin, scuotendo il viso.

“Bieber, non siamo gli unici mafiosi in città” –ridacchiò Lil.

“Senti figlio di puttana, smettila di fare sempre il ‘so tutto io’” –sbottò Justin spingendolo.

“Non iniziate!” –gridò immediatamente Garret.

“Lo so benissimo che non siamo gli unici mafiosi in città, ma nel caso te lo fossi dimenticato, siamo gli unici mafiosi di questa città che lavorano in questa città” –sbottò Justin, ignorando ciò che Garret disse.

“Justin ha ragione” –continuò Garret.



Ci fu silenzio nella solita stanza d’affari del loro giro mafioso.



“Ucciderlo è troppo rischioso, la polizia e l’FBI verranno subito da noi, e troveranno ogni colpa necessaria” –si sedette sulla sedia “non possiamo ucciderlo, non a distanza di così poco tempo” –sbruffò



Garret odiava quando i suoi piani non andavano bene. Justin e Lil di sedettero sul divano che si trovava al lato della scrivania di Garret.



“Rapiamolo e basta” –illuminò con un sorriso Justin “lo nascondiamo nella stanza in soffitta” –continuò.

“E’ rischioso anche questo, non possiamo muoverci così velocemente” –alzò gli occhi al cielo, Garret.

“L’unica mossa che possiamo fare e assicurarci che l’FBI abbia smesso d’indagare su di noi, se così fosse allora agiamo con Simon” –continuò Lil.

“Esatto, purtroppo dobbiamo aspettare, ma stai sulle costole di Simon lo stesso” –rispose Garret.

“Io devo occuparmi lo stesso della bionda?” –sbottò Justin “ma… come faccio a sapere chi è? Stratford è piena di bionde” –continuò.



Garret tirò fuori il suo “libro-abitanti”, un libro, dove dentro c’era di tutto e di più sui cittadini di Stratford. Nessuno sapeva come potesse essere a conoscenza di tutte quelle cose e soprattutto chi era suo complice in questo. Lo sapeva solo lui e basta.

Sfogliò qualche pagina, fino ad arrivare alla famiglia Stewart, proprio quella di Allison. Fece segno a Justin di avvicinarsi, portando poi il suo dito sulla foto di Allison.



“Eccola qui” –sorrise Garret, portando la mano sulla spalla di Justin.



Justin si limitò a fare un semplice “mmh”, che per lui significava “ok, ho capito”.



***

Era abitudine, a Stratford, abbracciarsi quando ci si vedeva. C’era anche la graziosa signora Perkis, con la sua solita sedia da spiaggia seduta vicina la grande grigliata. Le piaceva l’odore della carne che cucinava sulle griglie e parlava sempre con gli addetti alla cucina di queste serate, gli portava compagnia. Era una signora anziana, come già detto, amata da tutti. Pulita, non faceva mai un torto a nessuno, annaffiava le piante di casa sue e sfornava dolci da portare ai suoi amici o vicini di casa.



Allison come prima persona salutava sempre, appunto, la graziosa signora Perkis. Si abbracciavano sempre per bene, come se non ci fosse niente di più dolce al mondo.



Justin e Lil arrivarono sul posto, scesero dall’enorme, e nera, macchina. Si avvicinarono alle persone, iniziando a guardarsi intorno.. ognuno per trovare la propria “vittima”.

Lil sorrise soddisfatto quando trovò Simon, battendo la mano sul petto di Justin mentre i suoi occhi erano ancora fissi sulla gente, spostandoli da destra a sinistra.



Allison si staccò dal lungo e caloroso abbraccio della signora Perkis, girando il suo viso verso la grande folla di gente che in pochi minuti si formò (…) e fu proprio in quel momento che Justin si accorse di lei.









 
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