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Autore: ladymisteria    05/11/2013    2 recensioni
Jack Harkness visita il Dottore nel cuore della notte per chiedergli aiuto.
Ma riuscirà a convincere il vecchio amico a seguirlo al Torchwood, per risolvere una faccenda che sta mettendo lui e Gwen Cooper in seria difficoltà?
Colpi di scena, vecchi rancori e molto altro per il mio primissimo Crossover.
La fanfiction è stata revisionata per implementare dettagli da "Il Giorno del Dottore"
Versione riveduta e corretta.
Genere: Avventura, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Doctor - 11, Jack Harkness, River Song, Sorpresa
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Baby Time for Doctor and River'
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Quando Gwen Cooper tornò da Jack, lo trovò immerso in una fitta conversazione con una donna.

Rimase immediatamente colpita dalla vista di quella sconosciuta, anche se non seppe spiegarsi il perché.

Forse era a causa dei foltissimi capelli biondi, ricci come lei non ne aveva mai visti prima; oppure per i suoi occhi chiari, costantemente illuminati da una scintilla beffarda e provocatrice.

O più probabilmente era a causa dell’aura inspiegabilmente pericolosa che sembrava circondarla.

Vedendola, Gwen non poté fare a meno di associare immediatamente quella figura a un leopardo; la cui bellezza era paragonabile solamente alla sua pericolosità.

«Oh, Gwen. Eccoti qui. Cominciavo a credere avessi cambiato idea, cedendo al fascino del caro Dottore» disse Jack, divertito.

«Beh, questo sarebbe stato davvero un bel problema, Jack» ghignò la donna riccia, in tono beffardo.

«E lei chi è?» domandò Gwen, apparentemente sorda alle parole dei due.

«Giusto. Lascia che ti presenti la straordinaria professoressa River Song. Archeologa e massima esperta in materia di Angeli Piangenti, oltre che quasi in ogni altro ambito alieno. E’ qui con il Dottore» disse Jack.

«Gwen Cooper» si presentò la donna, stringendo la mano di River.

«E’ un piacere».

Jack batté le mani, pratico.

«Bene. Ora che abbiamo fatto le presentazioni, direi che possiamo procedere. Gwen, che ne dici di mostrare alla professoressa il resto della sede? Potreste anche fare due chiacchiere, tanto per socializzare. Non credo che manchi molto all’apertura di quel dannato scrigno, ormai».

River lanciò un’occhiata alla porta dell’ufficio di fronte a loro.

«Io invece credo che le cose andranno ancora un po’ per le lunghe, Jack. Lo conosci. Non uscirà di lì finché non avrà messo la parola fine a questa storia…» disse.

«Magari potresti andare a metterlo un po’ sotto pressione. Sarà divertente» aggiunse poi, un guizzo divertito negli occhi.

Come era successo con il Dottore poco prima, Gwen provò la stranissima sensazione che ci fosse qualcosa che le sfuggiva, nel tono usato dalla donna.

«Tu e il Dottore vi conoscete da molto?» le chiese.

Era convinta che il nome della donna non le fosse del tutto sconosciuto.

«Puoi ben dirlo» replicò River, guardando Jack Harkness dirigersi verso l’ufficio occupato dal Dottore.

«Ma credo sia impossibile dirti con esattezza da quanto. Il rischio di viaggiare nel tempo, sai».

Improvvisamente Gwen ricordò dove aveva letto il nome della professoressa Song: nel file del Dottore.

Questo allora voleva dire…

«Sì, sono sua moglie» confermò River, divertita.

Gwen sgranò gli occhi, sorpresa.

«Come sapevi… Ah, lasciamo perdere» disse, sconfitta.

*

Desideroso di conoscere a che punto fosse l’amico, Jack Harkness entrò nell’ufficio, stupendosi di trovare il Dottore mollemente abbandonato sulla poltrona, le gambe allungate sulla scrivania e lo scrigno ancora ben chiuso davanti a lui.

Lo fissò, confuso.

«Che significa questo?» chiese.

Il Dottore giocherellò con il suo cacciavite sonico, pigramente.

«E’ esattamente quello che mi stavo chiedendo anche io» disse questi improvvisamente, rimettendo il cacciavite al suo posto e fissando Jack, serio.

«Non ho potuto fare a meno di notare la tua espressione stupita, prima» continuò.

Jack corrugò la fronte.

«Beh, non avevo mai avuto per le mani una tecnologia simile, prima di oggi»

«Mi sarei stupito del contrario».

Jack fissò l’amico, accigliato.

«Non capisco di cosa…».

Il Dottore tolse i piedi dalla scrivania, aprì il libro che aveva portato con sé dal TARDIS, e lo spinse verso Jack.

«Sapevo di aver già visto questo curioso oggetto, tanto tempo fa».

Jack guardò le pagine del libro davanti a sé.

C’era il disegno di un bambino con lo scrigno tra le mani.

Tornò a fissare il Dottore, sempre più confuso.

«Non so proprio…» cominciò.

«Inizialmente credevo si trattasse puramente di una coincidenza. Pensavo di ricordare male. Come poteva essere altrimenti? Perché mai il Torchwood avrebbe dovuto ricorrere al mio aiuto per qualcosa di così futile?».

Jack si mosse, inquieto.

«Tu definisci un bio – consequenziatore quantico qualcosa di futile?» chiese, cauto.

Il Dottore si alzò in piedi.

«Non prenderti gioco di me, Capitano. Sai che non ci riusciresti mai. Questa struttura, come tu stesso mi hai gentilmente fatto notare, possiede notevoli attrezzature. Tecnologie che non avrebbero impiegato più di una manciata di secondi per rivelarvi come questo, in realtà, non sia altro che un banalissimo – benché alieno – contenitore di giocattoli».

Per diversi istanti nessuno parlò.

Poi Jack si schiarì la voce nervosamente.

«Suppongo non servirebbe a nulla continuare a negare, vero?»

«Decisamente».

L’uomo si sedette, lentamente.

«E’ vero. Non appena sono entrato in possesso dello scrigno l’ho sottoposto ad ogni genere di esame, ed è stato chiaro sin da subito che non si trattava di nulla di pericoloso. Ma l’incisione… Così strana, intraducibile… Sembrava essere esattamente il genere di cose che ti avrebbero spinto ad accettare di seguirmi qui al Torchwood».

Il Dottore guardò l’amico, impaziente.

«E perché mai hai deciso di ricorrere a una “copertura”?».

«Perché ero – e lo sono tutt’ora – assolutamente convinto che se avessi saputo la verità, non avresti mai accettato. Ma ormai è inutile continuare a nascondertela. Vorrei solo sapere come fai ad essere tanto sicuro della reale natura di questo scrigno. Non potresti esserti sbagliato? L’illustrazione non è chiarissima. Potrebbe essere solamente un oggetto molto simile al manufatto. Oppure è scritto nell’incisione?» s'informò, sinceramente curioso.

«Oh, no. Nell’incisione sono effettivamente scritte le istruzioni per aprirlo senza danneggiare la diga dimensionale – quello che gli permette di essere più grande all’interno» spiegò, vendendo l’espressione di Jack.

«Ma suppongo che questo genere di raccomandazioni potresti trovarle su qualsiasi oggetto proveniente da Gallifrey» mormorò Jack.

Il Gallifreyano si fece pensieroso.

«Beh, sì» replicò, sinceramente.

«Allora come…?».

Il Dottore passò distrattamente le dita sulle incisioni.

«Tu dimentichi una cosa, del mio passato…» mormorò.

Jack spostò alternativamente lo sguardo dall’amico, allo scrigno, al libro aperto davanti a lui.

Improvvisamente, colto da un sospetto, prese a sfogliare le pagine del volume.

Non comprendeva i testi, ma guardando le illustrazioni e il modo in cui erano state disposte, non gli ci volle molto per rendersi conto di cosa avesse effettivamente tra le mani.

«E’ un libro di favole» mormorò.

Si diede mentalmente dell’idiota.

Era ovvio che il Dottore avesse riconosciuto nell’oggetto una scatola di giocattoli, per quanto antica e improbabile...

«Cosa ti ha insospettito, all’inizio?» sospirò, alla fine.

Il Dottore si lasciò sfuggire un sorriso nostalgico.

«Riconosco la grafia di un bambino, quando la vedo».

Picchiettò su un’incisione più piccola delle altre, quasi invisibile.

«E’ il nome del proprietario».

*

«Allora» disse il Dottore, qualche minuto più tardi.

«Perché mi trovo qui? Realmente?».

Jack sembrò combattuto.

«Avevamo – e abbiamo – seriamente bisogno di aiuto con una creatura aliena. Quando sono venuto da te, stamane, non ho voluto affrontare immediatamente la reale motivazione della mia visita. Più che altro perché sapevo quanto farlo avrebbe potuto… risvegliare spiacevoli ricordi. Posso assicurarti, inoltre, che ero fortemente dell’idea di non forzarti a seguirmi, se non fosse stata tua intenzione» disse, rapidamente.

«Jack…»

L’uomo sospirò.

«Poi però ho scoperto di River, e non ho potuto evitare di coinvolgerti. Per questo ho usato come scusa la storia dello scrigno. Sapevo che River ti avrebbe seguito. Confesso di averlo fortemente sperato. E’ un’autentica esperta, e non usare le sue conoscenze a nostro vantaggio…».

Gli occhi verdi del Dottore brillarono di comprensione.

«Se stiamo parlando - come credo - della medesima creatura, temo di doverti… fermare immediatamente, Jack».

«Ma se riuscissimo a “combinare un incontro”…»

«No».

«Sarà al sicuro. Ci sarà qualcuno con lei, in ogni momento della “chiacchierata”. Inoltre le celle sono in grado di resistere a qualsiasi creatura, anche quelle più forti...» disse Jack con foga, cercando di convincere il Dottore ad ascoltarlo.

«Non a loro. Non hai idea…» mormorò il Gallifreyano, duramente.

«Avrà la sua pistola. Non hai assolutamente nulla di cui preoccuparti. Ti prometto che sarà perfettamente…» tentò Jack.

«Assolutamente no, Jack. Sai quanto mi mancasse, prima che decidessi di compiere la follia che l’ha riportata indietro. Lo ricordi. Non puoi seriamente chiedermi di correre il rischio di perderla di nuovo. Rivivere tutto ancora una volta… Impazzirei».

Nuovamente, il Dottore scosse il capo.

«Mi spiace, Jack. Ma non permetterò a River di scontrarsi nuovamente con gli Angeli Piangenti».
 

   
 
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