Il silenzio nel reparto ‘coma’ era rotto solo dai singhiozzi di Anne. Erano le tre di notte e nella piccola sala d’attesa c’eravamo solo noi: io Anne e Gemma. Il mio cervello era completamente vuoto. Non facevo altro che fissare il nulla mordendomi il labbro. Ma quanto ci metteva quel dottore?! Finalmente udimmo dei passi nel corridoio e il dr. Otmark ci raggiunse. Con aria professionale cominciò il suo resoconto: “Allora signora, le condizioni di suo figlio fortunatamente non sono drammatiche, ma non posso garantirle che ce la farà.” I singhiozzi aumentarono. Anche sulla mia guancia sentii il calore di una lacrima. Harry. Quel ragazzo che conoscevo da soli due giorni ma a cui ero già affezionata… la sua vita ora era attaccata ad una macchina. Improvvisamente il dottore perse la sua aria seria, sospirò, si accovacciò davanti alla sedia di Anne, le mise una mano sulla spalla e disse: “Signora, qualunque cosa accada, lei deve essere fiera di suo figlio: è un eroe. Faremo il possibile per salvarlo.” “P-posso vederlo?” Chiese Anne fra i singhiozzi. Otmark annuì, e lei e Gemma si avviarono verso la sala. Preferii non andare: ero praticamente una sconosciuta per loro. Quando tornarono erano ancora più disperate. Dopo alcuni minuti di assoluto silenzio, chiesi di poterlo vedere anche io. Anne mi disse di sì cercando di accennare un sorriso. Attraversai corridoio bianco ed arrivai alla porta. Mi feci forza e la spinsi. Lui era lì davanti, nel letto, immobile. Bip-Bip-Bip-Bip. Il suono intermittente mi ricordò che era ancora vivo in una parte di sé. Mi avvicinai al letto e mi sedetti sul bordo. La sua mano giaceva abbandonata sulla coperta bianca. La presi fra le mie e la strinsi. “Harry” sussurrai. “Svegliati” Come a pretendere una risposta ripetei “Svegliati Harry! SVEGLIATI!” Tirai su col naso e mi chinai su di lui. Per quanto possibile dalle sue condizioni, lo abbracciai. Bip-Bip-Bip-Bip. Rimasi così a singhiozzare non so quanto. Tenevo ancora la sua mano e la stringevo fortissimo, come se, se l’avessi lasciata, avessi lasciato anche la sua vita. Ad un certo punto ebbi un colpo: Harry strinse la mia mano a sua volta. Mi allontanai e con gli occhi strabuzzati vidi che aveva ripreso i sensi! “Harry! T-Tu!! Ma tu..!” Lui fece un fievole sorriso. Incredula mi scaraventai fuori dalla stanza urlando: “DOTTORE! ANNE! GEMMA!!! HARRY E’ TORNATO!!!”