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Autore: Jopsy    05/11/2013    0 recensioni
Kitai Homura.
Una semplice ragazza con un triste passato che l'ha resa chiusa e diffidente, mette piede ad una delle scuole più prestigiose di Sapporo: la Hokkai Gauken.
Qui incontrarà un gruppo di amici molto talentuosi che si fanno chiamare da tutti Vocaloid.
E forse riusciranno a farla sorridere di nuovo.
Genere: Fluff, Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Len Kagamine, Luka Megurine, Nuovo personaggio, Rin Kagamine | Coppie: Kaito/Miku
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Cap. 5

 

-…Kitai…? -.

 

Len non riusciva a crederci.

Quella voce così melodiosa, così bella, apparteneva a Kitai.

La ragazza trasalì e si girò di scatto.

Le mancò il respiro per qualche istante.

Arrossì e distolse lo sguardo riprendendo a pulire gli strumenti di chimica come le aveva chiesto l'insegnate.

- Kitai…- parlò di nuovo Len.

Richiuse la porta e si avvicinò alla ragazza: - Perché non ci hai mai detto di saper cantare? - chiese poggiando una mano sulla sua gracile spalla.

Lei si allontanò spaventata di qualche passo da lui.

- Kitai, te lo chiedo in ginocchio, rispondimi! Parlami, te ne prego! - esclamò il ragazzo esasperato.

Kitai scosse la testa stringendo il lembo della giacca.

- Ehi..Di me puoi fidarti…Sono tuo amico…- disse con affetto il biondo.

- TU NON SEI MIO AMICO! - gridò la mora con gli occhi lucidi - NESSUNO LO E'! - e se andò in fretta.

Len rimase solo.

Era confuso, nonché triste e arrabbiato sia con sé stesso sia con Kitai.

Detestava il fatto che lei cercasse di evitarlo in quel modo.

E detestava ancora di più il fatto di non riuscire a capirla ed aiutarla.

Sospirò ed andò in classe.

Tu non sei mio amico…

Quelle parole riecheggiavano nella sua mente con malinconia facendolo sentire una nullità.

Arrivato in classe si guardò intorno.

Tutti i suoi compagni erano già al loro posto, ma di Kitai nemmeno l'ombra.

Len andò a sedersi accanto a sua sorella Rin.

- Ehi, onii-chan! Hai trovato Homura? - domandò la biondina.

Len sbatté la testa sul banco ed emise un verso di frustrazione.

- Onii-chan? Ti senti bene? - fece Rin preoccupata accarezzandogli la testa.

Il fratello la guardò negli occhi per qualche istante.

Anche se non disse nulla, lei poteva leggere una chiara richiesta di aiuto in quelle due iridi di zaffiro.

Rin schioccò un bacio affettuoso sulla sua guancia e gli sorrise: - Andrà tutto bene, onii-chan! -.

 

Il mattino seguente, Len si sentì uno schifo.

Aveva litigato con Kitai e questo lo faceva star male.

Il problema era che lui non capiva il perché.

Kitai era solo una ragazza conosciuta pochi giorni fa, per quale motivo si sarebbe dovuto preoccupare così?

Controvoglia, il ragazzo si alzò e si preparò per andare a scuola.

- Non ti ho mai visto così, onii-chan…Sicuro vada tutto bene? - domandò Rin mentre entravano in classe.

- Sì, ti ho detto che sto bene…- sbuffò Len irritato.

La ragazza rimase sorpresa dalla sua risposta seccata.

Andò a sedersi vicino a lui e si guardò intorno.

- Ehi, Miku-chan…- chiamò poi.

Miku si girò nella sua direzione.

- Kitai non c'è neanche oggi? - chiese la bionda.

La verde scosse il capo: - Credo stia male…Non so…Già ieri non è venuta, ricordi? - rispose.

Rin annuì e sospirò.

"Kitai…" Len si sentì strano nell'udire quel nome.

Era colpa sua se adesso non si faceva più vedere.

Pensava di essere diventato suo amico, invece l'aveva solo fatta arrabbiare e i qualche modo l'aveva offesa.

E poi i suoi occhi pieni di lacrime ed emozioni.

Len non ci stava capendo più niente.

- Onii-chan? Onii-chan…?? - lo chiamò la sorella cercando di svegliarlo dal mondo dei sogni.

- Onii-chaaan!! Dimmi la verità! Perché sei triste? - esclamò la ragazza col broncio.

- I-io…So perché Kitai non viene più…- rispose il fratello.

Miku e Luka si girarono a guardarlo.

- Cosa le è successo? - chiese Luka preoccupata.

- Ecco noi…Abbiamo litigato…- rispose ancora Len con amarezza, ma non aggiunse altro.

- Len…- fece Miku con malinconia.

- Qualcuno di voi sa dove abita Kitai? - chiese Luka.

La verde si girò verso di lei: - Credo che abiti al numero 23, poco lontano da qui…Perché? -.

- Che ne dite se dopo la scuola, andiamo a trovarla? Così Len avrà l'occasione per chiederle scusa e fare pace! - propose la rosa.

- E' una parola…Non vuole più parlarmi…- disse Len stendendosi sul banco e nascondendo il viso tra le braccia.

- Bhe, tentar non nuoce, giusto? Dopo avvertirò Kaito - esclamò Miku.

- EHI VOI QUATTRO! SILENZIO DURANTE LA LEZIONE! -.

 

Nel pomeriggio, i ragazzi decisero di finire un po' prima le prove nell'auditorio e andarono subito a trovare Kitai.

Miku ci aveva visto bene: infatti, gli Homura abitavano proprio al numero 23.

I cinque rimasero davanti alla porta della loro casa indecisi se suonare il campanello o meno.

- Fallo tu Kaito - disse Miku.

- Perché io, scusa? - ribatté il ragazzo.

- Perché sei il più grande! Forza! Su su! - ordinò la ragazza incrociando le braccia.

Il blu sbuffò e premette il tasto del campanello.

Poco dopo una signora dai capelli neri vestita di rosso aprì la porta.

- Salve, ragazzi. Come posso aiutarvi? - chiese gentilmente.

- Ehm, salve signora…Noi siamo, beh, compagni di scuola di Kitai…Lei è in casa? - rispose Kaito.

- Oh, no è andata dall'oculista…Entrate pure, tra poco dovrebbe tornare! - sorrise la signora Homura facendoli accomodare.

- Volete qualcosa da bere? Acqua, succo di frutta, tè? - fece la donna andando verso la cucina.

- No, grazie, signora Homura…Stiamo a posto così - rispose cordialmente Kaito.

- Chiamatemi pure Makoto-san, se volete! - esclamò la madre di Kitai facendo l'occhiolino al gruppo.

Si sedette assieme a loro intorno al kotatsu e, senza neanche darle tempo di sistemarsi, Len chiese subito per quale motivo Kitai si comportasse in quel modo con le persone.

Makoto sospirò: - Lei mi ammazzerà se scopre che ve l'ho raccontato…- disse.

- La prego, Makoto-san…Io voglio solo aiutarla! Tutti noi lo vogliamo! - la implorò il ragazzo.

Makoto lo guardò per qualche istante poi sospirò ancora una vota: - D'accordo…Vi racconterò la verità su mia figlia…Kitai in realtà non era mai stata così fredda. Era una bambina allegra e solare, la più dolce che potesse esistere. Poi accadde quell'evento…Kitai aveva un'amica di nome Shizuo. Le voleva un gran bene. Si conoscevano fin dall'asilo e passavano molto tempo insieme. Quando Kitai aveva solo otto anni, assistette ad un tragico incidente nel quale la sua amica Shizuo perse la vita. La mia Kitai cadde in depressione quel giorno. Usciva raramente di casa, neanche voleva andare più a scuola. E come se non bastasse a far traboccare l'acqua dal bicchiere, ci pensò il mio ex marito Daisuke Homura. Erano ormai alcuni mesi che rientrava la sera tardi dal lavoro ubriaco fradicio. Isterico com'era picchiava sia me che mia figlia, ed io lo lasciai denunciandolo per violenza domestica. Kitai era distrutta. Un giorno la sorpresi in bagno mentre…- fece un pausa e poi riprese -…mentre cercava di tagliarsi…Adesso non lo fa più, grazie al cielo, però non è più la stessa di una volta…- Makoto finì di raccontare con le lacrime agli occhi.

Si mise a piangere silenziosamente: - Vi chiedo scusa…- sussurrò.

Miku e Luka andarono ad abbracciarla per consolarla, mentre Rin si mise a piagnucolare a sua volta.

Len e Kaito rimasero in silenzio.

Makoto si calmò quasi subito, sistemandosi in capelli e il colletto della camicia.

- Se mai riusciste a far tornare la mia Kitai come un tempo, ve ne sarei onorata…Non da più confidenza a nessuno, ed è un miracolo che sia riuscita a parlare almeno con voi! - esclamò poi sorridendo ai ragazzi.

Quel momento fu interrotto dal rumore di una porta che si apriva: - Mamma sono torna…E voi cosa ci fate qui!? - esclamò Kitai vedendo i Vocaloid al completo in casa sua.

- Mamma, li hai fatti entrare tu? - domandò.

Makoto annuì.

- Bene, ora andatevene! - fece poi la mora.

- Ma Kitai…- cercò di parlare la madre.

- ANDATEVENE! - gridò la ragazza con rabbia.

I ragazzi si alzarono senza protestare.

Avevano finalmente capito che a Kitai serviva solo tempo ed era inutile pressarla così.

- Grazie dell'ospitalità, Makoto-san - s'inchinò Kaito assieme a Miku.

Il gruppo uscì, ma Len rimase per qualche istante di fronte a Kitai.

Cercò di accarezzarle la guancia, ma lei si ritirò: - Non toccarmi…- disse con voce smorzata.

Il biondo sospirò e poi se ne andò senza aggiungere altro.

Kitai guardò la madre con tristezza: - Gliel'hai raccontato, vero? - domandò cercando di trattenere le lacrime.

Makoto si alzò e andò ad abbracciare la figlia, mentre quest'ultima pianse contro il petto della madre, pregando che questo strazio finisca una volta per tutte.

  
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