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Autore: _petrichor_    05/11/2013    3 recensioni
Louis Tomlinson è un ladro da molti anni, la sua banda è composta da altri tre membri, Niall, Liam e Zayn.
Il 24 Dicembre Niall torna con un affare tra le mani, affittare il castello degli Styles, abbandonato dai proprietari parecchi anni prima, ad una francese per 500 sterline.
Cosa potrebbe accadere se uno di loro, Harry, tornasse inaspettatamente in patria?
Larry-Ziam. Accenni Lilo.
SOSPESA.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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«Sia santificato il giorno in cui hanno inventato il pollo.» disse Niall sedendosi al suo posto, il vassoio conteneva almeno cinque piatti diversi, più tre contorni, due birre, una coca-cola e un muffin.
Zayn alzò gli occhi al cielo e «Il pollo non è stato inventato.» lo corresse.
«Devi sempre mettere i puntini sulle ‘o’, Zay?» si lamentò il biondo meritandosi uno scappellotto dietro la nuca da parte di Liam. «Sulle ‘i’.»
«Avete rotto. Io mangio.» sbuffò impugnando una forchetta e infilzandola nella coscia di un povero pollo arrostito.
«Non dovremmo aspettare Louis?» chiese Harry costatando che anche gli altri due avevano iniziato a mangiare il pollo che era nei loro vassoi. Zayn fece spallucce infilando un altro boccone in bocca e «Nah.» disse.
Nonostante gli altri continuassero a ingozzarsi come se non mangiassero da giorni, Harry non toccò il suo piatto. A casa gli avevano insegnato che prima di iniziare a pranzare tutti dovessero essere a tavola, ringraziare Dio delle pietanze che gli aveva donato e brindare alla salute.
Sapeva che lì non avrebbe ringraziato proprio nessuno, né tanto meno brindato a qualcosa. Si sentiva spaesato.
In quel preciso istante entrò Louis con un leggero affanno e la gote arrossata. Si sedette vicino ad Harry, tolse la sciarpa rovinata dagli anni, il cappellino di lana bucherellato ai lati e «Scusate il ritardo. Mi avete lasciato qualcosa, vero?» chiese guardando i vassoi mezzi vuoti sul tavolo.
Niall annuì «Quello è il tuo.» e indicò il vassoio rosso con una bottiglia d’acqua, ali di pollo piccanti e biscotti caserecci.
Louis lo prese e se lo portò davanti ispezionando le ali di pollo, poi si voltò verso Harry che ancora non accennava ad assaggiare il suo piatto.  «Che fai? Non mangi?» Questo annuì e si portò una patina alle labbra. «Vuoi?»
Louis si sporse un po’ per mordere la stessa patatina che il riccio aveva tra le labbra, appena a qualche centimetro dal suo viso. «Grazie amico.»
Se Zayn avesse avuto una macchina fotografica a portata di mano avrebbe sicuramente scattato una fotografia alla faccia di Harry. Era arrossito fino alla punta dei capelli, mezza patatina in bocca e gli occhi sbarrati, non avrebbe mai dimenticato quell’immagine, ormai era scolpita nella sua mente.
«Non ci far caso, lo fa con tutti.» sorrise allora, cogliendo l’imbarazzo di Harry, il quale annuì nuovamente, ingoiando quella dannata patatina.
Liam non era affatto divertito da quella scena, si trattenne dal lanciare i suoi anelli nei capelli del ragazzo di fronte a lui per pura educazione e perché era davvero troppo affamato. Si limitò, quindi, a sospirare e stringere la bottiglia di birra fino a far sbiancare le nocche.
Niall sembrava stupido, e forse lo era, ma di certo non era una persona distratta, più volte in quei giorni ne aveva dato la prova. E Niall, infatti, non si perse nessuna delle espressioni dei suoi amici, nessun più piccolo particolare, aveva registrato e analizzato ogni movimento, ogni parola, ogni respiro.
Harry era evidentemente imbarazzato da Louis, glie lo si leggeva negli occhi che saettavano dal ragazzo al piatto, nelle mani sudate e strette alle posate.
Louis era nervoso, continuava a spostare il ciuffo dalla fronte e Niall aveva imparato con gli anni che non era mai un buon segno, gli occhi fissi sul piatto, incastrati in quelle troppo piccanti alette di pollo.
Zayn era divertito, il caro vecchio Zayn aveva già capito la situazione ma, come al solito,  buttava tutto sullo scherzo e le risate. Il pakistano, infatti, continuava a sghignazzare tra sé masticando di tanto in tanto un anello di cipolla di Liam.
Quest’ultimo era irritato, infastidito, deluso, stanco. Irritato dalla presenza di Harry che continuava deliberatamente a ignorare, fallendo; infastidito dalle risa di Zayn, probabilmente dopo quella notte aveva pensato che fosse dalla sua parte; deluso da Louis, del suo comportamento menefreghista e stanco della loro ambigua relazione. Non avevano mai fatto sesso in quegli anni, mai un abbraccio, mai una carezza, solo qualche bacetto sulla guancia e una pacca sulla spalla ogni tanto. Louis però sapeva essere cattivo. Lo provocava, i sussurri pieni di parole sporche al suo orecchio durante la notte, il petto nudo dopo la doccia, ancora bagnato, l’immagine più eccitante che Liam abbia mai visto in vita sua. Liam era dipendete da Louis, non riusciva più a parlare, respirare, vivere senza di lui. E ora era distante più che mai.
Niall era attento ai suoi amici, li aveva conosciuti, aveva avuto modo di studiarli, e sapeva esattamente cosa passasse per la testa di ognuno. Niall sembrava stupido, ma non lo era.
«Scusate, sapete se c’è un bagno?» chiese Harry che aveva appena finito il suo Kids meal. Aveva le dita unte e i tovaglioli non bastavano per ripulirle.
«Si. Vieni, te lo mostro.» rispose Liam alzandosi e avviandosi verso una porticina in legno da cui stava uscendo una donna con un bambino in lacrime. Zayn osservò l’amico, era preoccupato. Harry si alzò a sua volta e seguì Liam nella toilette.
 
«Grazie Liam.»
«Vaffanculo Styles.»
«C-cosa?» balbettò il riccio aprendo il rubinetto. Si voltò verso Liam che lo fissava, poggiato alla parete del bagno a braccia conserte.
«Lasciaci stare, lascia stare Louis, non è roba per uno come te.» sputò questo, racchiudendo tutto il disprezzo nelle ultime due parole. «Devi lasciaci stare.» sussurrò  scoppiando in una risata isterica. In un battito di ciglia fu a meno di qualche centimetro da Harry. Lo teneva premuto contro il lavandino, un pugno stretto alla stoffa della sua maglietta. Il volto di Liam era deturpato da un ghigno malvagio.
«Non parlargli, non guardarlo, non toccarlo. Te lo ripeto, non è roba per gente come te.»
Liam non sapeva niente di Harry, Liam non sapeva che Harry facesse boxe e per questa ragione ora si ritrovava a terra, Liam non sapeva che Harry fosse una persona tanto buona quanto irritabile e che stava per fare una conoscenza approfondita del suo pugno sul proprio viso.
«Come me, come?» chiese con il suo stesso tono. «Come, Liam? Come?»
«Ricconi viziati, senza un minimo di cervello, figli di papà. Ecco come.» rispose Liam ancora atterra, da quella prospettiva Harry sembrava più alto. Non fu colpito perché, grazie al cielo, un ragazzino entrò nella toilette costringendo il riccio a voltarsi verso il rubinetto ancora aperto. Si sciacquò le mani e uscì scontrandosi con Zayn sulla soglia. «S-scusa.» disse e tornò al tavolo.
 
«Lì? Che è successo con quello?» Zayn si avvicinò al ragazzo che ormai si era alzato e si era poggiato al muro massaggiandosi una spalla che, nella caduta, aveva sbattuto contro il pavimento.
 
Harry tornò al tavolo e vi trovò solo Louis intento a guardare fuori dalla vetrina. Aveva l’aria assorta, pensierosa e Harry, nel suo profondo, sperava che stesse pensando alla serata precedente, il riccio ci pensava, eccome se ci pensava. Il modo in cui l’uno si era aggrappato all’altro, come Louis gli aveva circondato i fianchi e stretto al suo petto, Harry riusciva ancora a sentire i palmi impressi sulla sua pelle e, Dio, era una sensazione bellissima.
Si sedette e Louis ritornò con la mente sulla Terra, a Doncaster, in quel ristorante che l’irlandese amava tanto. «Niall è andato a pagare.»
Harry annuì. Forse avrebbe dovuto dirgli cosa Liam aveva fatto nel bagno, lo aveva minacciato di stargli lontano, ma come si può star lontani dalla persona che più si avvicinava a un amico? Harry era solo, aveva un dannato bisogno di Louis in quel momento, e uno stupido ragazzo muscoloso non glie l’avrebbe impedito.
Forse, però, era meglio tenersi quell’episodio per sé. Forse con il tempo Liam sarebbe cambiato, avrebbe capito che Harry non era tanto male, forse non l’avrebbe mai fatto.
Liam si sentiva minacciato dal riccio. Liam era innamorato. Liam non era più ricambiato, o, probabilmente, non lo era mai stato.
Liam lo sapeva ed era quello il motivo per cui, adesso, si ritrovava a piangere sulla spalla dell’unico ragazzo che non avrebbe mai immaginato tenesse a lui. Zayn gli accarezzava i capelli, lasciava che si sfogasse su di lui, vederlo in quello stato gli fece sciogliere il cuore e idurire i pugni. Louis era uno stronzo, certo gli voleva bene, ma non poteva negare che fosse uno stronzo.
«Troverai di meglio, Lee.» gli sussurrò all’orecchio per calmarlo, ma Liam lo strinse di più e singhiozzò iniziando a piangere più forte. «Non voglio di meglio, Zayn, voglio solo Louis.»
Zayn scosse la testa e «Harry che ti ha detto?» chiese mentre l’altro tirava su con il naso. «Nulla, lascia perdere.» si staccò da lui, si sciacquò il viso e uscì dalla toilette. Zayn sospirò e appoggiò le mani al lavandino. Liam non gli avrebbe nulla sull’incontro con Harry, doveva farsene una ragione, era come se lo ignorasse completamente, come se il riccio non esistesse e in questo modo, forse, avrebbe sofferto meno, molto meno.

Niall sembrava metterci davvero troppo tempo per pagare un pranzo, era un buon quarto d’ora che di lui non c’era traccia.
«Dovremmo preoccuparci?» chiese il riccio facendo voltare Louis nella sua direzione. Tra loro l’unico a parlare era il silenzio, troppo asfissiante per Harry che, quindi, aveva deciso di iniziare una conversazione con il ragazzo dagli occhi azzurri.
Questi alzò le spalle. «Starà flirtando con la cassiera. Ha una cotta per lei da un anno.» e sorrise.
Harry sorrise di rimando. «Un anno? Che carino, ma perché non hanno.. cioè.. fatto nulla?»
«Lui non è il suo tipo.»
Styles sembrava non capire, Niall era un bel ragazzo e anche simpatico, era semplicemente il tipo di tutti. «Scusami?»
«Insomma, preferisce altro.» disse Louis marcando l’ultima parola, Harry parve decifrare le sue parole e «Uh, è lesbica.» sussurrò più a sé stesso che al suo interlocutore. Questi annuì sospirando.
«A volte mi fa pena. E’ innamorato ed è triste quando non si è ricambiati.»
Harry lo guardò e riuscì a distinguere una scintilla di tristezza nei suoi occhi cerulei.«E’ capitato anche a te?» chiese prendendogli istintivamente una mano e chiudendola tra le sue.
Louis, stupito dall’azione del ragazzo, abbassò lo sguardo sulle loro mani per poi riportalo sul volto preoccupato di Harry che lo fissava, trapassandolo da parte a parte con quegli occhi verde prato.
«Ma mi hai visto? Nessuno direbbe di no a Louis Tomlinson.» disse cercando di nascondere l’imbarazzo. Harry sollevò un sopracciglio e un angolo della bocca, assumendo un’ espressione che in un’altra occasione avrebbe fatto sbellicare Louis dalle risate. «Ne sei certo?»
Questi annuì nuovamente.«Ovvio.» e Harry gli diede un colpetto sul braccio ridendo. Louis non aveva sentito mai suono più bello di quello. La risata di Harry era semplice, spontanea, piena, stupenda. E Louis non poté non sorridere, stranamente quel ragazzo gli trasmetteva calma. Inizialmente si sentiva a disagio in sua compagnia, ma la curiosità aveva prevalso e lo aveva conosciuto. Era venuto a sapere del suo passato, la tipica famiglia perfetta pronta però ad abbandonare chi guasta quella tranquillità. Harry si era sentito messo da parte, da un padre con cui non aveva legami di sangue ma che aveva sempre ammirato e idealizzato, da una madre che lo aveva lasciato al proprio destino e da una sorella che aveva pensato esclusivamente al suo matrimonio d’interesse.
Louis, che a differenza del riccio non aveva raccontato nulla di sé, sapeva cosa volesse dire non avere una famiglia, lo aveva provato sulla sua stessa pelle.
«Beh io non ne sarei così sicuro, caro il mio Louis Tomlinson.» gli disse all’orecchio Harry, facendolo sorridere istintivamente a quell’aggettivo. «Vorresti dire che non hai una cotta per me, Harry Styles?» domandò assumendo una finta aria oltraggiata e portando una mano al petto.
«Non l’ho mai negato.» rispose il riccio ammiccante. Louis rise e «Come avresti intenzione di conquistarmi?» chiese maliziosamente accarezzandosi il labbro inferiore con l’indice destro.
Harry si avvicinò al suo viso e «E’ un segreto.» gli soffiò sulle labbra per poi ripoggiare velocemente la schiena alla sedia ricominciando a ridere.
 
Liam uscì dalla toilette ancora con gli occhi rossi per il pianto, decise di non raggiungere il tavolo con gli altri e uscire dalla porta dei dipendenti per prendere un po’ d’aria.
La porta affacciava su un garage vuoto, c’era solo qualche bicicletta e uno scooter. Senza pensarci su due volte prese la mountain bike nera poggiata a un palo senza una catena che ne impedisse il furto e vi montò su. Partì velocemente e cominciò a pedalare senza una vera destinazione da raggiungere. Dopo un buon quarto d’ora capì di aver pedalato incosciamente verso il luogo da cui era iniziato tutto, il luogo dove Louis lo aveva portato la sera in cui si erano conosciuti.
Non tornava alla tavola calda da quel giorno, non era cambiata molto, le pareti esterne erano state riverniciate, il ‘menù del giorno’ aveva sostituito lo sfondo verde con uno giallo, decisamente più elegante, le finestre ora erano adornate da tendine rosse  raccolte a un lato.
Entrò e una sensazione di malinconia lo pervase. Era vuoto come quella sera, il cameriere che lucidava il bancone in legno, la donna delle pulizie che usciva con una scopa dalla toilette femminile e un’altra cameriera seduta ad un tavolo  a fumare una sigaretta. Quest’ultima, accortasi della presenza di Liam, spense la sigaretta nel posacenere e si alzò raccogliendo dal grembiule il blocchetto per le ordinazioni.
«Salve, benvenuto all’Over Again, desidera?»
E Liam si sorprese di quanto il nome della tavola calda fosse analogo al motivo per cui vi era entrato la prima volta. Ricominciare tutto da capo.
 
«If you’re pretending from the start
Like this, with a tight grip
Then my kiss can mend your broken heart
I might miss
Everything you said to me
And I can lend your broken parts
That might fit, like this
And I will give you all my heart
So we can start it all over again»
 
Niall dopo aver pagato tornò al tavolo con un volto cadaverico.«Un altro due di picche Ni?» Il biondo sospirò, sedendosi di fronte a Louis e ad Harry. «Non sa che si perde.» rispose poggiando un gomito sul tavolo per sorreggere il capo. Louis gli diede una pacca amichevole sulla spalla e Harry gli rivolse un sorriso consolatorio.
Niall si guardò intorno e «Zayn e Liam?» chiese. Louis non si era accorto della loro assenza tanto era preso a parlare con il riccio, e solo in quel momento si ricordò che questi era andato in bagno in compagnia del suo “ragazzo”.
«Zayn non he ho idea, Liam, invece, l’ultima volta lo ho visto con Harry. Mh?» Harry annuì forte. «Sì, era con me, poi però è arrivato Zayn e li ho lasciati soli.» disse il riccio omettendo la quasi-rissa.
Niall sospirò ancora, passando le dita tra il ciuffo, sistemandolo come meglio poteva. «Louis, noi dovremmo parlare.»
Il ragazzo si voltò verso Harry che aveva gli occhi fissi sulle proprie mani, notevolmente imbarazzato, cominciava a sentirsi di troppo. «Uhm, okay. Harry puoi cercare Zayn e Liam?» Niall notò l’esitazione di Harry nel rispondere un “si” appena sussurrato, dopodiché si alzò e si diresse nuovamente nei bagni, lasciando Louis e l’irlandese soli.
«Spero che sia qualcosa di importante.» disse secco Louis.
Niall annuì. «Riguarda il castello.»
L’altro si voltò verso la figura del riccio intento ad aprire la porta della toilette. «Lo so, Harry è un impiccio, ma potrebbe tornarci utile.»
Il biondo seguì lo sguardo dell’amico e «Hai intenzione di farlo unire a noi?» chiese. Louis sospirò, si, quell’idea l’aveva avuta dall’inzio, sembrava la decisione più conveniente per loro quattro.
«Forse.» Niall gli prese una mano, facendo voltare Louis verso di sé. «Attento.»
 
Attento a te, Louis, non innamorarti troppo in fretta; Attento a Liam, ci rimarrebbe troppo male; Attento a Zayn, potrebbe portartelo via; Attento a Harry, sembra un bravo ragazzo.


Louis sbuffò «C’è altro, giusto?» Niall annuì. «Ho parlato con la francese, Louis vuoi continuare o lasciamo perdere?» Avevano ventimila sterline, altre cinquecento avrebbero solo fatto comodo. Louis aveva un piano. Esatto, Louis ha sempre un piano –o quasi. «Ovvio che continuo. È qui che entra in gioco il nostro Harry.» Niall annuì ancora. «So che il ricciolino è qui senza molto denaro e noi potremmo essere la sua soluzione.» Il biondo ascoltò le parole di Louis grattandosi il mento e «Quindi si unirà alla banda.»
Louis fece un verso simile a un “eeeeh” «Non proprio Nì. -sospirò- Okay, devo dirtelo. Ho rimediato ventimila sterline vendendo dei gioielli rubati nel castello. Noi non diremo di essere dei veri e propri ladri, saremo più una specie di “truffatori”. Non so se intendi, biondo.»
Questi lo guardò confuso e alzò le spalle. «Sinceramente no, ma mi fido di te.» Louis sbuffò «Grazie, ora torna a casa, il denaro è nel comodino di Zayn, prendilo e affitta un appartamento da tre camere e servizi. Non staremo lì per molto, dì al proprietario che ci serve per tre mesi.»


 
Stan sogghignava con in mano le sue cinquantamila sterline. Un rivenditore tedesco aveva accettato di comprare i gioielli che il ragazzo aveva rimediato in settimana. Quel ladruncolo da strapazzo lo aveva appena arricchito e, finalmente, avrebbe potuto aprire un’attività legale che non gli avrebbe causato più incubi la notte e tormenti durante il giorno. Stan viveva costantemente con l’ansia addosso, il pericolo di qualche soffiata anonima agli sbirri non gli permetteva di essere sereno. Aveva aperto il negozio circa cinque anni prima, e per cinque lunghi anni aveva vissuto in completo terrore. Era un bravo ragazzo in fin dei conti e un arresto non era proprio uno dei suoi obbiettivi.
«Tomlinson, grazie.» sussurrò tra sé e sé prima di varcare le porte del comune di Doncaster, carte in mano, denaro in tasca, nuova vita appena dietro una porta in legno di ciliegio.
 
Harry aveva trovato Zayn  nei bagni a fumare una sigaretta, gli aveva comunicato che Louis lo cercava e che il conto era stato pagato dall’irlandese. Chiese, senza un reale interesse, di Liam, ma Zayn non aveva assolutamente idea di dove potesse trovarsi, di conseguenza tornarono al tavolo, Niall era scomparso nuovamente lasciando un Louis pensieroso che, con disinteresse, osservava i passanti attraverso le vetrine del ristorante.
«Niall è andato a casa, lo raggiungeremo tra poco.» disse questi percependo la presenza del pakistano e del riccio alle sue spalle.
Harry, inizialmente, non fece caso al “noi” utilizzato da Louis e solo quando Zayn chiese «Anche lui?» capì che in quel pronome si leggeva anche il suo nome. Louis annuì e l’altro quasi svenne per poi urlare sul suo volto una serie di “Ma sei un coglione?; Louis cosa hai fumato in mia assenza?; L’erba si divide brutto stronzo!” Harry sapeva di non essere troppo simpatico, ma -diamine- era così fastidioso? Eppure Zayn gli era sembrato anche simpatico all’inizio, un velo di delusione inquinò il suo sguardo e «Non preoccuparti Lou, ho il mio castello.» mugugnò tra i denti. Questi gli poggiò una mano sulla spalla, sorridendogli –Cristo, i suoi sorrisi.- e scosse il capo in segno di dinego. «Harreh, tu non vai da nessuna parte, se tornassero a cercarti saprebbero dove trovarti, da me sei al sicuro.» e il riccio sorrise, felice che si preoccupasse tanto per lui. Louis, intanto, accumulava una serie di sassolini sullo stomaco, i quali stavano creando un macigno fatto di sensi di colpa e bugie. Zayn, invece, era sull’orlo di una crisi isterica, fosse stato per lui avrebbe fumato tutto il pacchetto di sigarette, ma i ragazzi gli davano il permesso di fumarne solo cinque al giorno, per non compromettere la tua salute- diceva Niall, e lui era già alla terza della giornata.
 
 
Non era stato semplice trovare un aereo da Mullingar a Londra, non era stato semplice trovare un certo “Louis Tomlinson” in quella grande metropoli, non era stato semplice collaborare pur di poter sopravvivere, non era stato semplice cambiare il proprio nome in Arthur Thomas  e non era semplice neanche trovare un appartamento che rispettasse i parametri imposti dall’amico in meno di un’ora.
«Non troverò MAI un fottuto appartamento.» sbottò Niall sedendosi sul ciglio della strada, esausto, dopo aver girato mezza Doncaster, con ventimila sterline che gli pesavano nella tasca dei jeans consumati dagli anni.
Quando si sentì toccare la spalla e, voltandosi, incontrò due occhi verde-azzurro che lo fissavano, Niall credette davvero che il sonno, la stanchezza accumulata e la fame gli stessero causando delle allucinazioni.  Solo quando questi «Hai bisogno di qualcosa?» chiese, l’irlandese fu convinto di essere nel bel mezzo di un sogno. «Sei un angelo?». Il ragazzetto alto, magro e con un viso simpatico rise di gusto trattenendosi la pancia. «In realtà mi chiamo Giannino, ma se vuoi puoi chiamarmi Angelo, Eufemio, Daniel come ti pare.-rise ancora- ho sentito che cerchi un appartamento.» Una volta compreso che il ragazzo era reale e non frutto della sua fantasia,  Niall annuì e «Tre stanze e servizi per tre mesi, ho ventimila sterline e molta  fretta.»
Giannino, gli aveva raccontato, durante il tragitto, di lavorare insieme a suo padre e a sua sorella Allis per un’ agenzia immobiliare sull’orlo del fallimento. I tre si erano trasferiti da qualche mese in città, arrivavano dall’Italia ed erano in cerca di lavoro continuamente. Arrivati davanti una palazzina di cinque piani, intonaco blu e finestre gialle, Giannino gli presentò i suoi familiari. Il padre sembrava un uomo per bene, faccia simpatica e occhi azzurri come il figlio, Allis, invece, era una ragazza molto bella, aveva dei capelli castani lunghissimi e due occhi enormi, sorridenti e.. misteriosi? Niall ne rimase davvero colpito e «Allis mi piacciono i tuoi occhi» confessò. Giannino gli diede una gomitata sul fianco ridacchiando e la ragazza arrossì nascondendosi dietro il padre, timida.
«Biondino, l’appartamento è al terzo piano, porta rossa.» disse l’uomo porgendo le chiavi al figlio e facendogli segno di mostrarlo a Niall. Su ogni piano c’erano cinque porte, ognuna di un proprio colore,  verde, giallo, rosso, nero e bianco. Giannino spiegò che le verdi avano una sola stanza singola, le gialle una camera singola e una matrimoniale, le rosse una singola e due matrimoniali, le nere tre singole e una  matrimoniale e le bianche una sola matrimoniale.
L’appartamento  era già arredato e molto accogliente, alcune finestre affacciavano su un cortile interno, altre sulla strada. «Angelo Giannino ti ringrazio di cuore, quanto viene l’affitto di questo appartamento per tre mesi?» Il ragazzo prese il cellulare, cliccando l’applicazione della calcolatrice. «Settecento sterline.» disse dopo una serie di conteggi. Niall estrasse dalle tasche la somma espressa da Giannino e lo pagò. Rimasto solo, l’irlandese fece un giro per le stanze e “se si azzardano a togliermi la singola dopo tutto ‘sto lavoro giuro li ammazzo.” Pensò stendendosi sul letto, decisamente più comodo del pavimento della loro vecchia casa.



Saaaalve gente.
Okay sono tornata, non che mi convinca parecchio questo capitolo ma ho postato ugualmente.
Veniamo al dunque ho due cose da dire, anzi tre.
Uno. Niall che sembra stupido (e lo è, fidatevi) sa in realtà cosa sta accadendo ai suoi amici, anche meglio di loro.
Due. ATTENZIONE A STAN!
Tre. Giannino e Allis esistono davvero e sono due miei amici che AMO CON TUTTO IL CORAZON ♥
uh.. c'è un Quattro. Harry andrà a vivere con i ragazzi e succederanno tante "belle cose". Foooorse.
Se siete arrivati fin qua giù sappiate che vi amo tanto.
cieeo.
Twitter:  @tomlinsbrave
  
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