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Autore: kiara_star    05/11/2013    6 recensioni
[Sequel de “La carezza di un'altra illusione”]
[a sort of Thorki; fem!Thor]
~~~
C'erano cose di cui Thor non parlava mai, c'erano storie che forse non avrebbe mai narrato. C'erano domande che Steve porgeva con qualche dubbio.
“Perché continui a vedere del buono in Loki?”
“Perché io so che c'è del buono.”
[...]
Siamo ancora su quel balcone?
Ci sono solo io?
Ci sei solo tu?

“Hai la mia parola, Loki, non cambierà nulla.”
Ma era già cambiato tutto dopo quella prima menzogna e non era stato suo fratello a pronunciarla.
~~~
~~
Ancora oggi Nygis riempie il cielo di stelle continuando a piangere per il suo unico amore, nella speranza che un dì ella possa tornare da lui.
Genere: Angst, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Steve Rogers/Captain America, Thor, Tony Stark/Iron Man, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Gender Bender, Incest
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La leggenda di Nygis'
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cap2
L' ultima lacrima



II.





Era nel bel mezzo di una lezione quando l'insolito brusio era iniziato.
Jane non gli aveva prestato troppa attenzione, poi i suoi studenti avevano iniziato a prestare meno attenzione a lei e molta di più ai loro smartphone.
«Ragazzi, al test non accetterò-»
«New York è stata attaccata!»
Il cuore di Jane aveva battuto appena un po' più forte.
«Gli Avengers stanno combattendo vicino Central Park!»
«Forza, adesso spegnete quegli affari e-»
«È Loki!»
«Ancora?»
Si era limitata a sospirare guardando una cattedra di legno con troppi graffi.



*



Se c'era una dote che Thor possedeva in quantità eccessiva era l'irruenza.
Questo Tony lo sapeva bene e a ricordarglielo c'erano ancora varie ammaccature di altrettante varie Mark, c'era quella sagoma inquietante di un troll nell'atrio della Stark Tower e c'era anche Pepper che gli ripeteva di continuo di non stuzzicare due metri di furia asgardiana quando erano in casa.
Era perciò preparato a vedere la sua amabile e perfetta abitazione da supermiliardario essere completamente rasa al suolo nel momento in cui il caro e barbuto amico si fosse accorto dell'assenza della barba e della comparsa di due simpatiche protuberanze sul petto.
Tutti a terra! Si era anche già schiarito la voce per urlarlo e invece...
«Ancora uno, per favore.» E invece Thor era al secondo whisky e sembrava reggerlo malissimo visto l'occhio lucido e il leggero tremolio della voce, e di solito Thor, il whisky lo usava per sciacquarsi la bocca prima di qualcosa di più forte....
Tony riempì comunque il bicchiere.
«Ghiaccio?»
Thor scosse la testa e la massa di morbide onde bionde, troppo femminili anche per uno che solitamente sfoggiava orgoglioso virili treccine.
Il vetro vuoto cozzò sul bancone.
«Ancor-a...» Poi si portò una mano alla fronte chiudendo gli occhi.
Ecco, ora avrebbe anche vomitato sul marmo di Carrara.
Pepper mi ucciderà sul serio, pensò fra sé.
«Mi gira la testa.»
«Va bene, stenditi un momento e basta con questi.» Bruce aveva afferrato il braccio, insolitamente troppo magro, e l'aveva accompagnato sul divano, insolitamente ancora intero.
Thor era, soprattutto, insolitamente docile.
«Thor, se per te non è un problema, vorrei farti delle analisi e qualche prelievo. Ho il sospetto che qualunque cosa abbia fatto Loki non abbia cambiato solo il tuo aspetto esteriore.»
«Cosa intendi dire?» chiese Steve ancora in tutina luccicante.
Bruce prese un respiro e si tolse gli occhiali.
«Ha bevuto due bicchieri ed è già k.o. Fai due più due, capitano.» Si intromise Tony, perché era alquanto chiaro che in quel momento il loro compagno non fosse propriamente un Dio, come millantavano tanto quelli della sua stramba famiglia.
Steve non rispose ma sembrò fare quattro.
«Fai pure ciò che devi, Bruce.»
Quella voce non aveva nulla a che vedere con il cavernoso tono con cui era solito sentirlo, e Tony faceva fatica a non trovare la situazione di una sottile ironia.
Non c'era molto su cui fare ironia però, questo poteva ammetterlo almeno a se stesso, perché se quel mezzo - anzi, meglio togliere il “mezzo”- sciroccato aveva deciso che evirare suo fratello fosse necessario al suo chissà quale nuovo piano, non potevano di certo stare sereni. Con molta probabilità lo avrebbero visto comparire molto presto: Loki amava fare encore così come amava essere insopportabile.
Stranamente gli riusciva malissimo la prima ma perfettamente la seconda.
«Vieni in laboratorio e-»
«No.» Thor si alzò cercando di non ricadere il secondo successivo con il sedere sul divano. «Devo recuperare Mjolnir.»
«È a Central Park.» Lo informò Natasha. «C'è una squadra a sorvegliarlo, non preoccuparti.»
«E poi dubito che qualcuno provi a sollevarlo, almeno che non brami un'ernia inguinale.»
Bruce insospettatamente sorrise alla sua battuta, Thor no.
Thor non lo faceva quasi mai, di solito perché non capiva il suo umorismo. Tony lo perdonava perché era un Asgardiano con gravi problemi interfamiliari e con una complicata relazione a superdistanza. Chi proprio non perdonava era Steve Rogers che ormai aveva avuto abbastanza tempo per aggiornare il suo firmware mentale, e invece era ancora fermo all'obsoleta versione 1940.
«Tony ha ragione, Thor. Facciamo quegli esami e poi andrai a recuperare il tuo martello. Non ci vorrà molto.»
«Guarda che puoi fidarti: ha superato ben quattro esami di medicina!»
Non sembrava convinto, pensò Tony, perché aveva corrucciato la fronte. Certe cose restavano le stesse anche quando ti sottoponevi all'intervento di cambio sesso più veloce e più riuscito della storia.
«Dobbiamo essere sicuri che tuo fratello non ci abbia fatto qualche altro regalo.» Clint ancora non gliel'aveva perdonata. Nessuno gliel'aveva perdonata.
Tony a volte ancora vedeva Phil entrare non invitato dalla porta.
Si andava avanti perché la vita era così, perché si poteva finire sotto le macerie della propria casa, si poteva finire inghiottiti da un buco nero o farsi scoppiare il cervello in pieno spazio aperto, e allora vivere ogni giorno con una pessima battuta e un trucchetto da quattro soldi era l'unica soluzione.
Lui aveva Pepper, e quando sarebbe crepato avrebbe avuto qualcosa da rimpiangere.
Alla fine Thor annuì silente e seguì Bruce in ascensore.
Steve ingoiò visibilmente un sospiro e Tony guardò di nuovo la bottiglia di whisky.



*



«Premi qui.»
«Va bene.»
Bruce poggiò un batuffolo di ovatta all'interno del gomito sentendo le dita di Thor prendere il posto delle sue. Dita troppo piccole, troppo sottili. Troppo morbide.
«Ti spiace se faccio anche qualche lastra? È solo-»
«Puoi fare tutti gli esami che ritieni utili, Bruce. Ti ho già detto di non preoccuparti. Conosco fin troppo bene l'esito.»
La prima volta che Hulk aveva preso il sopravvento a Bruce era quasi scoppiata la testa, il cuore poi... Era meglio non parlarne.
Thor non era diventato un mostro rabbioso verde né un assassino incontrollabile, eppure Bruce capì che quel tono non era il risultato di un insospettato autocontrollo, era altro, un sofferente altro.
«Thor?» Iniziò a verificare sullo schermo i dati che venivano rilasciati secondo dopo secondo. «Non è la prima volta, vero?»
Thor se ne stava seduto sul lettino d'acciaio con lo sguardo fisso sul cotone idrofilo e con un accenno di sorriso sulle labbra.
«Come l'hai capito?»
«Ho avuto qualche dubbio quando appena sveglio non hai distrutto il soggiorno di Tony - e non hai distrutto Tony dopo che ti ha chiamato “bionda sexy”.» Gli strappò una risata stanca.
«È successo molto tempo fa, molte vite fa. A volte mi sono chiesto se fosse accaduto davvero o se... Ora mi sembra ben chiara la risposta.» Non disse altro.
Si udì un sibilo e i risultati comparvero ordinatamente sulle stringhe del computer.
Bruce li lesse in silenzio, li lesse più volte. Poi sospirò.
«Sono mortale, vero?»
Annuì semplicemente. «Una perfetta donna terrestre.»
Non volle sorridere ma Thor lo fece. Piegò le labbra e fece un cenno con la testa.
«Era quello che temevo.»
Il piano di Loki acquistava un senso per un verso e non ne aveva ancora nessuno per un altro: rendere Thor un semplice uomo privo di poteri era assolutamente un vantaggio, non si chiese come fosse possibile, in fondo scienza e magia viaggiavano su binari paralleli impossibili da incrociare. Ma perché una donna? Quale beneficio ne poteva trarre?
Uno scherzo di cattivo gusto, un modo per divertirsi?
Non sapeva darsi reale risposta; Loki, non l'aveva mai voluto comprendere troppo.
Thor aveva anche confermato i suoi dubbi: non era la prima volta.
«Anche allora fu per colpa di Loki?» Magari era sono un tiro mancino crudelmente riciclato.
«No» rispose ancora stancamene Thor. Il whisky invecchiato di Tony iniziava a fare effetto.
«Aspetta, prendi due di queste.» Afferrò dalla scrivania il barattolino di aspirine e gliele versò nel palmo di una mano. Riempì una tazza con dell'acqua e gliela porse. «Ti aiuteranno con il mal di testa.»
«Sì, le prende anche Jane, a volte.»
Jane... Jane aveva più coraggio di lui senza ombra di dubbio, perché ci voleva coraggio ad amare qualcuno come Thor, ci voleva coraggio a farsi bastare quei pochi frammenti di vita, ci voleva coraggio, o forse solo fiducia.
Bruce non credeva di averne poi molto di entrambi.
«Capirà, vedrai. Jane ne ha viste molte, non sverrà per la scomparsa di un cromosoma.»
Thor sorrise e ingoiò le aspirine. Bruce evitò di chiedersi se avesse almeno capito la sua stupida battuta. Jane sì, l'avrebbe capita, ma forse non avrebbe sorriso.

«La notizia positiva è che stai bene, i valori sono nella norma e non c'è nulla di... strano nel tuo corpo.»
Allungò una maglia per farlo coprire e Thor la prese senza però indossarla.
«Nulla?» gli chiese e Bruce scosse il capo confuso.
«Cosa intendi dire?» Aveva fatto dei semplici esami di routine, qualche lastra, magari una risonanza sarebbe stata utile, ma per adesso non aveva riportato alla luce nulla al di fuori dell'ovvia realtà che aveva di fronte.
Thor indossò la maglia e non aggiunse altro.
Non doveva essere facile per lui, pensò Bruce, di certo non poteva essere facile.
«Puoi stare tranquillo, Thor, davvero non c'è nulla di strano nel tuo corpo... Beh, relativamente parlando.»
Strano.
Era tutto decisamente strano, e se non fosse stato il dr. Banner, pioniere nello studio delle radiazioni gamma e coinquilino di Hulk, avrebbe anche sprecato del tempo a interrogarsi del perché.
«Solo... posso chiederti come sei tornato uomo l'ultima volta?»
«Loki mi aiutò.» Thor sembrava non volesse parlarne, ma Bruce aveva lo sguardo occupato dai monitor per vedere l'ombra buia che copriva i suoi occhi.
«In che modo?» Poi la vide e sospirò colpevole.
«In un modo che non può più funzionare.» Thor saltò giù dal lettino. «Devo riprendere Mjolnir.»
Quando entrò in ascensore Bruce tornò a guardare i dati senza realmente vederli.
La doppia elica del DNA continuava a girare.



*



«Cosa significa?» Fury non l'aveva presa bene. «Non solo ve lo siete lasciati scappare, di nuovo, ma ora venite a raccontarmi che Thor è una donna?»
«Una donna mortale... » sottolineò Tony e Fury non prese bene neanche quello. «Bruce me lo confermerà a breve.»
Steve respirò a fondo e guardò il grosso viso del suo capo che troneggiava sulla parete.
«Signore, non potevamo prevederlo, avremmo cercato di impedirlo altrimenti.»
«Capitano, cercare non fa vincere le battaglie. Dovresti saperlo bene
«Lo so, signore, è lo spirito di squadra che fa vincere le battaglie e per questo non abbandoneremo Thor.»
«Non vi ho chiesto nulla di simile
«Meglio così» si intromise di nuovo Tony. «Loki non l'ha fatto da solo.»
Già, e lui era stato così stupido da non accorgersi di quella donna e delle sue intenzioni.
«C'era una donna, aveva degli strani poteri e-»
«Quale donna?» Thor era appena entrato nella stanza. Non indossava più la parte superiore dell'armatura - il suo attuale corpo probabilmente non gli permetteva di sostenerla - ma una semplice maglia troppo ampia, Steve ricordò di averla vista un giorno sulle spalle di Tony.
Quella ragazza era Thor? Era il suo buon amico con cui faceva lunghe chiacchierate? Con cui si sentiva un po' meno estraneo e con cui poteva lamentarsi di cose che ancora non capiva?
Era lo stesso Thor con cui boxava per ore senza doversi trattenere, lo stesso che gli diceva che non c'era nulla di male a lasciare andare un po' di rabbia, che perdere il controllo poteva anche salvarti la vita?
Gli occhi avevano lo stesso colore, i capelli anche, il resto non lo riconosceva.
Non abbandoneremo Thor.
Era un giuramento.
«C'era una donna, bionda, alta... molto bella. Lei mi ha impedito di muovermi e di aiutarti quando... Avrei dovuto essere più prudente.»
«No, non avresti potuto far nulla, anzi, è un bene che non ti abbia fatto davvero del male, Steve.»
Aggrottò la fronte. «Tu sai chi è?»
Restò una domanda priva di risposta.
Quando Thor entrò nel campo visivo di Fury, Steve notò un profondo respiro sollevare le spalle dell'uomo.
«Sistemerò le cose in breve.» Thor fronteggiava l'enorme schermo con la stessa risolutezza con cui scendeva in campo. Steve lo aveva sempre ammirato per questo. «Recupererò Mjolnir e poi andrò a cercare Loki.»
«E dopo lo lascerai andare. Thor, abbiamo già avuto questa conversazione perciò-»
«Stavolta no, stavolta è diverso.»
«Thor...»
«Loki pagherà.»
Steve riconobbe un po' del suo compagno in quel viso determinato, riconobbe la lotta che Thor viveva ogni volta che c'era Loki di mezzo. Riconobbe però anche la fermezza a rispettare la parola data. Stavolta era davvero diverso.
Perché era diverso?
Fury osservò tutto in denso silenzio poi fece un cenno con la testa. «Farò in modo che non ci siano elicotteri o telecamere a riprendere la zona. Non ho voglia di spiegare a quegli idioti perché il nostro alleato asgardiano ha le extension. Fate in fretta
Poi sparì.
«Extension?»
«Lascia stare, Rogers, non abbiamo tempo per spiegarti le innovazioni in campo hair style degli ultimi anni.» Tony lo affiancò ed entrambi si ritrovarono a guardare verso di Thor. «Chi era quella donna, Thor?»
«Il suo nome è Amora ed è pericolosa.»
Steve se n'era reso conto anche se non le aveva visto fare altro che tenerlo fermo con un semplice gesto della mano. Proprio per questo si era chiesto cos'altro avrebbe potuto fare.
«È anche lei di Asgard?» chiese Tony.
«Non proprio, però ha vissuto per un lasso di tempo alla corte di mio padre. La chiamano Incantatrice.» Benché la voce fosse diversa, Steve percepì in Thor comunque il tono preoccupato. Se ne stava con lo sguardo pieno di pensieri e poche verità sulle labbra. Non si chiese quali altre fossero ferme sulla punta della sua lingua.
«È una specie di maga, quindi?» Thor annuì e lui trattenne un sospiro. «Ed è un'alleata di Loki. Perfetto.»
«Loki e Amora non sono mai andati d'accordo, al contrario, evitavano anche di trovarsi nello stesso luogo nello stesso momento.»
«E perché lo sta aiutando?» Non aveva un grande senso quell'alleanza se entrambi erano apertamente avversi l'uno all'altra.
«Ah, ho capito. È chiaro. Ovvio» sentenziò Tony facendo quella fastidiosissima cosa con il naso che Steve letteralmente odiava.
«Cosa è ovvio, Stark?» chiese senza nascondere la sua irritazione.
Tony era un genio - parole sue -, una persona brillante e preparata. Sul campo Steve si fidava di lui come di ogni altro dei suoi compagni.
Sul campo Captain America e Iron Man sapevano essere una cosa sola.
Tolta l'armatura, era l'essere più arrogante e fastidioso del pianeta.
Steven Rogers e Tony Stark sarebbero sempre stati due opposti incompatibili.
«Allearsi con una tua ex. Tuo fratello è proprio una carogna, Thor.»
Ex?
Steve guardò verso quel nuovo viso che si limitò a restare in silenzio mentre si scostava una ciocca che cadeva stancamente sulla fronte.
Non negò.
Così quella bella donna pericolosa era stata una fidanzata di Thor.
Thor amava parlare di due cose: di Asgard e di Jane.
Amora faceva di certo parte della prima, eppure Steve non l'aveva sentita nominare fino a quel momento.
C'erano cose di cui Thor non parlava mai, c'erano storie che forse non avrebbe mai narrato. C'erano domande che Steve porgeva con qualche dubbio.
Perché continui a vedere del buono in Loki?
Perché io so che c'è del buono.
Steve smetteva di chiedere, Thor smetteva di parlare, e finivano con il boxare fino a notte fonda.
«Devo recuperare Mjolnir.»
«Aspetta.» Steve lo bloccò e i nuovi occhi di Thor si voltarono a guardarlo. «Ora sei umano, Thor, sei sicuro di poter... insomma, puoi usare la tua arma?»
Thor gli sorrise. «Comprendo i tuoi dubbi, amico mio, ma questa nuova forma non è un limite.»
«La forma forse no - a proposito, ancora complimenti - ma il peso di quel coso sì» aggiunse Tony ma Thor continuò a sorridere sicuro.
«Mjolnir è legato alla spirito di chi lo impugna e lo spirito esula dalla natura del corpo. Uomo, donna, non ha importanza. Retaggio e razza non contano. Ciò che conta è essere degni della sua difesa.»
«Quindi anche un umano potrebbe sollevarlo se fosse degno?» chiese ancora incerto Steve, cercando di comprendere ancora una volta quel mondo lontano e così diverso che Thor chiamava casa.
«Esattamente.»
«Quand'è così.» Tony avvolse un braccio attorno alle spalle di Thor - cosa che gli fu possibile avendo in quel momento quasi la medesima altezza - e lo accompagnò verso l'ascensore. «Clint e la Romanoff ti stanno aspettando nel parcheggio sotterraneo. Coraggio, bambola, non farli attendere.»
Le porte si chiusero quando Thor fu nella cabina e Steve non riuscì a trattenersi dal lanciare un'occhiataccia a colui che avrebbe dovuto essere la mente brillante della squadra.
«Di' un po', Stark, ti diverte tutta questa situazione?»
Quel sorriso strafottente era una risposta assordante.



*



Bruce stava ricontrollando per l'ennesima volta i dati quando aveva sentito il cellulare vibrare sul tavolo. Lo aveva ignorato ma quando aveva continuato a tremare per i successivi cinque minuti lo aveva raccolto con un sospiro.
Il nome sullo schermo lo fece sospirare ancora una volta.
Tentennò a rispondere cercando sulla linguale parole da dire, ponderando se essere diretto o più evasivo, se usare un tono allegro o serio.
Non riuscì a trovare una risposta soddisfacente.
Rispose e decise di darle l'unica cosa che meritava, prima che venisse a saperla da qualcun altro: la verità.
«Ciao, Jane...»



*



«A me sembra assurdo. Tutto.»
Tony guardò Steve con la coda dell'occhio e continuò a digitare sul suo palmare.
Tesoro, mi manchi.
Cosa hai combinato stavolta? Dovremo andare in albergo anche stanotte?
Al contrario, forse dovremo preparare una stanza per gli ospiti.
«Voglio dire: com'è possibile?»
Sono a casa fra un paio di ore. Fa' che non debba usare una delle tue Mark contro di te.
«Cosa? Che stiano dritte senza push-up?»
«Dritte?... Ma che- STARK!»
Sorrise al rossore sul viso del supersoldadino Made In Brooklyn e poggiò il delicato oggetto sul tavolo.
Se c'era qualcosa di cui sarebbe sempre stato grato allo S.H.I.E.L.D. era di aver salvato Steve Trollatemi Rogers e di averlo ibernato affinché arrivasse a lui pronto per l'uso. L'antistress più funzionale di sempre.
«Rilassati, soldato. Quando Thor recupererà il suo bel martello e lo farà rimbalzare un paio di volte sulla testa di Loki - a meno che non scivoli sulla brillantina - tornerà tutto come prima» affermò alzandosi dal divano e accendendo la tv.
Fury aveva fatto un buon lavoro: non c'era una sola emittente che riuscisse a recuperare immagini da Central Park. «C'è solo una cosa che non mi torna - Jarvis, mute.» La tv continuò a mandare video afoni e Tony guardò dritto verso il suo antistress. «La sua reazione.»
«Di Thor?»
Aprì le braccia enfatico. «E di chi altri?! Non ti sembra strano che non abbia battuto ciglio? Ok, si è bevuto un paio di drink ma poi? Niente. Se io mi risvegliassi nel corpo di una donna, nel senso letterale del termine - e senza interpretazioni di natura sessuale per quanto dubito tu possa coglierle - come minimo avrei una crisi isterica.» O un attacco di panico.
Steve sollevò le spalle incrociando le braccia sul petto. «Magari nel suo mondo non è una cosa insolita che un uomo diventi una donna.»
«Neanche da queste parti lo è, credimi, aspetta il prossimo Gay Pride e poi mi dirai. Quello che intendo dire è-»
«Non è la prima volta.» Bruce sbucò in soggiorno con una penna fra le dita e gli occhiali tenuti stancamente sul naso. Bruce sembrava fare tutto stancamente, sembrava anche vivere stancamente. «Thor è già stato una donna. Tempo fa, da quello che mi ha detto.»
Tutto chiaro.
«Era quello che pensavo. Beh, ora capisco perché ha dei capelli così curati.»
«Per favore, Stark.»
«Non mi ha detto cosa è accaduto esattamente ma fu Loki ad aiutarlo a tornare come prima.»
«Come?» chiese Steve mentre Bruce li raggiungeva - stancamente.
«Magari con un bacio di vero amore.»
«Dinne un'altra e ti faccio volare io dalla finestra!»
«Non hai visto Shrek? Devi recuperare, Rogers - e lascia stare le finestre, quella è prerogativa dei lavavetri e degli dèi psicolabili.» Sorrise sghembo e si beò di quell'espressione da meraviglioso repubblicano.
Steve preferì ignorarlo - lo avrebbe fatto ancora per poco - e si rivolse ancora a Bruce: «Credi che ci sia un modo per farlo tornare come prima? Intendo senza ricorrere a magia e roba simile.»
«Non penso, Steve. Qui non si tratta di modificare semplicemente la forma di un corpo, qualsiasi cosa abbia fatto Loki ha cambiato completamente il quadro genetico di Thor. È come se fosse nato così. Anche i suoi organi interni sono quelli di una donna.»
«E quelli esterni?» Stavolta fu ignorato anche da Bruce.
Ah, uomini privi di ironia.
«Quindi non c'è proprio alcun modo?»
Bruce scosse la testa. «Non esistono tecniche in grado di fare tanto qui sulla Terra.»
«Dammi qualche anno e poi vedremo, Bruce» scherzò recuperando la sua attenzione e riuscendo perfino a farlo sorridere. Far sorridere Steve invece era praticamente impossibile, soprattutto quando entrava nella fase preoccupato-riflessivo-il.mondo.ha.bisogno.di.me. «Ah, c'è una novità: abbiamo scoperto l'identità della donna che ha sbattuto al muro il nostro capitano - o era un albero?»
«Si chiama Amora, e da quel che dice Thor è pericolosa.»
«Sì, ma io prenderei con le pinze quello che dice Thor, nessuno è mai troppo gentile quando parla dei suoi ex.»
«Ex?» Ecco Bruce e la sua adorabile espressione da “sono caduto dal pero” stavolta con i calzoni ancora integri.
«Esatto, ora converrete con me che quel poser sfigato è un vero bastardo.»
«Sì, stavolta convengo, Stark.»
Il mondo avrebbe smesso di girare presto: Steve gli aveva appena dato ragione.



*



Per la prima volta da quando lo conosceva Natasha pensò che Thor avrebbe pianto, avrebbe pianto davvero.
«E ora?» Clint al suo fianco rispecchiava i suoi stessi pensieri.
«Nulla. Torniamo alla base e cerchiamo un modo per rintracciare quel figlio di puttana.»
Clint sorrise, Thor teneva ancora lo sguardo fisso sulle sue mani.
Tremavano.
«Ti ho mai detto che amo lavorare con te, Nat?»
«Ogni volta che ti ubriachi.»
Thor non lasciò andare una sola lacrima eppure Natasha le vide tutte.





₪₪₪





Su una panchina, dietro la coltre di macchine nere e assassini mascherati da colletti bianchi, un uomo leggeva un libro.
Copertina scarlatta, titolo d'oro. Parole scritte in un tempo lontano.
Una foglia cadde dall'albero accanto finendo con il posarsi fra le pagine del suo volume. La prese fra le dita e la fece roteare tenendola per il debole stelo. I suoi occhi guardarono oltre la foglia, oltre le auto, oltre i volti con scure lenti.
Guardarono il viso di una donna che piangeva lacrime invisibili, che urlava nel silenzio di un respiro troppo accelerato.
I biondi capelli le ricadevano scomposti sulle spalle.
Un'altra donna le si avvicinò, capelli rossi come il sangue alla luce della luna.
L'uomo lasciò cadere la foglia nel libro e lo chiuse.
Si alzò e con lenti passi si allontanò.
Alle sue spalle una coltre di macchine nere e assassini mascherati da colletti bianchi.
Alle sue spalle una panchina vuota e un vecchio libro dal titolo d'oro: La leggenda di Nygis.











***


  
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