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Autore: alyfa    06/11/2013    9 recensioni
La confusione che si prova alle volte è tale da mettere in dubbio ogni rapporto, sia esso blando e semplice, oppure complicato e profondo. Ti trovi talvolta a chiederti cosa è capitato per essere al punto in cui sei, stufo di silenzi, di solitudine, di sguardi che non ti trasmettono più nulla. Provi a parlarne..finisce solo che fai peggio. Ma poi...qualcosa cambia. Le certezze crollano. Gli sguardi tornano quelli di un tempo. Il cuore ricomincia a battere..e tu capisci..che ne varrà sempre la pena. Lo capiranno anche Edward e Bella? O la loro storia è destinata ad avere un punto definitivo?
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E' completamente un pov Edward.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Le certezze crollano con uno sguardo

Sei mesi e un giorno dopo..
 
Bella è arrivata ieri sera. Ha chiamato Alice per farglielo sapere. Ha chiamato lei ma non me. Probabilmente avrà anche chiamato mio fratello, io invece sono qui, a tremare per la paura di incontrarla.
Come un patetico ragazzino complessato.
 
In questi mesi ci siamo scambiati qualche mail, il distacco non è stato definitivo anche se non abbiamo mai parlato di noi. Di lei, delle donne che ha incontrato, delle bambine, dei racconti che ha sentito, del libro che sta amando scrivere. Le ho parlato del nuovo ragazzo di Alice, della notizia spettacolare che riguarda mio fratello, e cioè che diventerà presto papà. Di noi non abbiamo parlato, abbiamo deciso che sarà ora che lei è tornata, spero solo che mi voglia vedere ancora. Lo so, probabilmente la decisione che ho preso non piacerà a nessuno dei due..probabilmente ci farà solo stare male. Ma voglio vederla, per sapere se ho preso la strada giusta, almeno questa volta.
 
Stamattina mi sono svegliato presto sperando di trovare notizia di lei, ma nessun messaggio, nessuna chiamata..nulla. Ho pensato di chiamarla io, almeno per chiederle come è stato il rientro a casa. Ma attendo ancora un po’. Non è che voglio essere cercato, anche perché tocca a me..vorrei..non disturbarla.
Passa quest’intera giornata, il lavoro non mi è mai sembrato così noioso e lento. Stare a casa è deprimente, lo è stato per questi sei mesi.
E quando prima di cena sento Alice entrare in camera mia sbuffo.
-Vieni a cena? – mi chiede con il sopracciglio alzato.
-Arrivo.. – la osservo. –Che hai?
-Hai chiamato Bella?
-No..non voglio disturbarla.. – scoppia a ridere e si porta l’indice alla testa.
-Tu stai fuori! Sono passati sei mesi e ti rintani in camera al posto che correre da lei? Ma quanto sei cretino da uno a dieci? Quindici?
-Alice falla finita! – mi fa esasperare.
-Oh no no! Questa volta non mi incanti signorino! Non mi interessa se sei più grande di me..non starò a sentirmi l’ennesima telefonata depressa di Bella per cui..FA.QUALCOSA! – dice esasperata uscendo dalla camera. Prendo il telefono fra le mani e l’osservo. Una telefonata, non la disturberà poi molto..giusto? Faccio partire una chiamata, con fatica e timore. Risponde al secondo squillo.
-Pronto?!
-Ciao Bella..Bentornata.. – dico, trattenendo il fiato.
-Ciao Edward..grazie. Come stai? – sembra sorridere.
-Abbastanza bene..tu? Sei stanca?
-Un po’ dopo il volo, ma niente di che..sto abbastanza bene anch’io.. – dice dolcemente.
-Volevo..ecco solo sapere questo. Ho saputo da Alice che sei a casa.. – dico debolmente.
-Oh..Oh..si, ho chiamato lei che mi ha minacciata di farglielo sapere appena atterrata, ed Emmett che ha raddoppiato la minaccia.. – sembra delusa. Come probabilmente lo sono io. Una volta, sarei stato il primo a cui avrebbe pensato. Come sono cambiate radicalmente le cose tra di noi.
-Ora..vado a cena. Ci..ci sentiamo..okay?
-D’accordo Edward..Buona notte intanto. Ciao. – chiude la comunicazione e io resto a fissare il telefono.
Sono un rincoglionito. Dovrò parlarle, senza avere paura.
Rifaccio il numero.
-Pronto?!
-Sono ancora io.. – sbuffo per l’imbarazzo.
-Ti serve qualcosa? – sembra avere fretta quasi.
-Sei libera stasera? Te la senti di..uscire un po’ ? Qualcosa di semplice, una cioccolata calda e una lunga chiacchierata…? – chiedo, trovando il coraggio non so dove.
-Veramente..non ho molta voglia di uscire..ma ho le scorte di cioccolata calda in dispensa..vieni qui? – propone. Non me lo faccio ripetere due volte.
-Alle nove?
-Perfetto..Ci vediamo dopo! – dice appena più sollevata.
-A dopo.. – sono sollevato anche io.
 
Ho passato questi sei mesi praticamente rinchiuso in camera mia, steso sul letto a guardare il soffitto. A pensare e ripensare a lei, agli errori commessi, a questi undici anni di una storia complicata ma estremamente bella, un amore in cui entrambi abbiamo dato molto, tanto…forse troppo per un periodo. Forse..la conclusione a cui sono giunto non è quella che ci si aspettava, non dopo quel giorno in aeroporto.. ma quella dopo aver pensato in questi centonovanta giorni che l’amore non mi basta più.
 
L’amore..
 
So davvero cosa vuol dire la parola amore? Il significato che racchiude quella parola? Ciò che si nasconde davvero dietro un semplice “ti amo”?
Sono seduto a tavola, ovviamente non ho appetito, ma mangio qualcosa per non far preoccupare i miei genitori e mia sorella, che in questo periodo mi hanno sostenuto come meglio potevano.
Osservo mia madre e mio padre, che parlano tra di loro e a volte neppure usano le parole, i loro sguardi dicono tutto. Si comprendono con un solo sguardo..e mi trovo a chiedere a me stesso se anche io e Bella, un tempo, eravamo così. I miei genitori sono sicuro che sanno il senso della parola “amore”, loro lo comprendono fino infondo..non hanno bisogno di canzoni romantiche per esprimersi o per capire, non hanno bisogno di frasi romantiche per far colpo, non hanno bisogno neppure di dirsi “Ti amo” perché i loro gesti, i loro sguardi parlano da soli.
Mi trovo a desiderare veramente una vita così. Piena di un amore forte, indissolubile, con una donna che non ha bisogno di sentirsi dire “ti amo” perché tanto lo legge nei miei occhi..ho bisogno di una donna che mi stia vicino, che capisca quello di cui ho bisogno solamente guardando i miei occhi. Ho bisogno di cucinare per una donna che quando torna a casa dal lavoro si senta libera di raccontarmi la sua giornata, i suoi problemi, che non abbia paura di non avere spazio..ho la necessità di sentirmi parte di una famiglia, di pensare che quando torno a casa dopo una giornata al lavoro, troverò i miei figli, pieni di vitalità ed esuberanza, che mi corrono incontro ad abbracciare. Ho bisogno di sicurezza, certezza, basi solide.
Ho voglia di costruire qualcosa di serio, una volta per tutte..e per fare ciò..l’amore non mi basta.
 
-Edward…? – mia sorella mi risveglia dal mio stato di tranche.
-Si? – chiedo un po’ confuso, guardando gli sguardi preoccupati della mia famiglia.
-Ti chiedevo se stasera ti andasse di accompagnarmi al cinema…è tanto tempo che non facciamo un’uscita io e te.. – la voce con cui lo dice non è la solita allegra e spensierata di Alice, anzi è triste e dubbiosa.
-In realtà.. ho un altro impegno.. – abbasso lo sguardo, perché mi vergogno?
-E per caso..l’impegno..si chiama Bella? – dice mia madre. Annuisco solamente, tenendo la testa bassa. Ho riflettuto tanto, in questo ultimo periodo ed ora che sono arrivato a una decisione..mi manca il coraggio di affrontarla.
-Perché stai così? – chiede mio padre, guardandomi confuso. O forse è quello che ci leggo io in quello sguardo, perché in realtà mia madre e mia sorella hanno uno strano sorriso sul volto.
-Perché.. – sbuffo –Non lo so in realtà. Ho passato tutto questo tempo a riflettere su cosa voglio..ed ora che..ho preso la mia decisione..ho paura ad affrontarla..
-Edward…posso farti una domanda? – è strano che mia sorella chieda prima il permesso. Annuisco e sto a guardarla. La carne è spezzettata nel piatto, ma credo che non la mangerò. -Tu e Bella ci avete raccontato entrambi i vostri punti di vista..entrambi avete sbagliato, perché quando una storia finisce è colpa di tutti e due, voi però..mamma e papà ma anche tu, soprattutto tu..mi avete sempre insegnato che se l’amore manca, nella vita, non ha più senso andare avanti, perché è quello che fa girare tutto…giusto? – annuisco, non capisco dove voglia andare a parare e mi sento un adolescente. –Quindi..tu sei proprio sicuro che sia l’amore a non bastarti più? Ti sei interrogato su cosa ti manca per essere felice? Perché forse..hai travisato un po’ le cose..Ma sono sicura…che in questi mesi tu ci abbia pensato e la decisione che hai preso sarà sicuramente quella adatta alla tua felicità.. – La domanda qual era? Perché non l’ho capita.
 
Mi alzo da tavola guardandoli in volto uno ad uno, poi giro i tacchi e volo in camera mia a prepararmi.
La risposta è si. Mi sono interrogato. Mi sono chiesto milioni di volte su cosa manca nella mia vita per essere felice. Mi sono chiesto perché l’amore non mi basta più. Ma non ho trovato risposta.
Insomma..questi sei mesi sono stati inutili. Ho preso una decisione che non ho le palle per affrontare, ho pensato così tanto da essere più confuso di prima.
Devo davvero andare da Bella stasera?
Cosa le dirò quando la vedrò?
Probabilmente uscirò da quella casa con lo sguardo basso e le spalle ricurve. Senza avere avuto il coraggio di affrontare i problemi a testa alta. Perché si sa, le difficoltà è più facile aggirarle che superarle. E io in questo momento mi sento esattamente pronto a girarci attorno.
 
Quando sono pronto, dieci minuti più tardi, esco di casa, facendo un saluto generale. Non mi fermo con loro neppure un istante, so che potrebbero dire le solite frasi di circostanza “stai tranquillo tesoro, andrà tutto bene” oppure “Noi crediamo in te…” o altre cose del genere..che al momento hanno solo l’effetto di preoccuparmi di più!
Il viaggio fino casa di Bella è lento, non per il traffico, ma perché non faccio più dei quaranta chilometri orari. Sono agitato, confuso più di prima e impaurito. Chissà come sarà rivederla, chissà se è cambiata..chissà se mi batterà il cuore.
No, il cuore non batterà più del dovuto. Avrei percepito qualcosa se no..prima di vederla. Giusto? Ansia, paura, timore…felicità. E invece..ho solo la fottutissima paura di rivelarle la mia decisione. Infondo..il sentimento che ci ha legati era forte.
Cerco di rimanere concentrato sulla strada ma è difficile, perché continuo a pensare che probabilmente avrei dovuto aspettare un po’ di tempo prima di fare tutto questo.
E quando sono convinto di tornare indietro e rimandare l’incontro con una scusa, mi trovo già sulla strada di casa sua. Forse un segno del destino, chissà. Parcheggio e una volta spento il motore sospiro pesantemente. E’ Bella santo cielo! La ragazza con cui ho passato i miei ultimi undici anni! Possibile che abbia così paura di parlarle?
In realtà..ora che suono il citofono..mi accorgo che non ho paura di dirle quello che penso..ma paura di cosa potrebbe dire lei. Già.
-Chi è? – la sua voce mi arriva storpiata dal microfono del citofono.
-Edward.. – non ho la forza di dire altro.
-Sali! – sembra felice, nonostante tutto. Sembra felice.
Salgo le scale, non ho voglia di prendere l’ascensore perché c’è troppa attesa ed io non voglio perdermi ancora di più nei pensieri contorti della mia mente.
Quando arrivo al piano la porta è aperta, lascia uno spiraglio ma è aperta. Entro con un piede.
-Permesso?! – la voce si incanta, e sembra che neppure sia la mia. L’emozione gioca brutti scherzi. La casa sembra sempre la stessa. Lo specchio a colonna all’entrata, vicino al mobiletto delle chiavi, accanto all’appendiabiti. Poggio il mio giubbino in pelle e faccio un altro passo verso l’interno. A sinistra il salotto, il divano ha sempre la fodera blu, quella che avevamo scelto insieme, perché insieme alle pareti grigio perla dell’appartamento rendeva il salotto un angolino confortevole, solo per noi. A destra la cucina. Il tavolo nero, con le sedie bianche e la cucina moderna. La finestra del terrazzo. Tutto esattamente come l’ho lasciato..molto tempo fa. La porta della camera è aperta, il letto disfatto, solo dal lato in cui dorme Bella. Stanotte nessuno ha dormito con lei..è un buon segno, giusto? –Bella? – la chiamo, controllo la porta d’ingresso, si l’ho chiusa.
-Sono in bagno, arrivo subito.. – la sua voce sembra contenta, spero di non trovarla troppo cambiata. Per l’ennesima volta, qui dentro mi sento un estraneo. Non so cosa fare, dove sedermi, come camminare. Ho paura di toccare ogni cosa.
Mi avvicino al divano, ma mi appoggio con il sedere allo schienale, incrociando le braccia e aspettando Bella, guardando verso la porta del bagno. Quando si apre ed esce rimango pietrificato. Con uno sguardo tutto cambia. E neppure me ne rendo conto davvero.
-Che diavolo è successo? – la tua gamba destra è ingessata, fino al ginocchio. E cammini con due stampelle. Sorridi appena, diventando un po’ rossa dall’imbarazzo.
-Ciao Edward…ti trovo bene! – ti avvicini o forse rimani sempre lì, e mi sono spostato di fretta io. Si è questo.
-Mi vuoi dire cosa hai combinato? – sbuffi e cominci a camminare verso il divano, sedendoti mentre prendi a raccontare.
-Dieci giorni fa sono caduta dalle scale dell’organizzazione presso cui stavo e niente..ho messo il piede sopra dei giocattoli di alcune bambine, cadendo si è rotto qualcosa, non so bene cosa. Comunque devo tenere il gesso per circa un mese e mezzo, poi farò dei controlli…nulla di preoccupante!
-Non potevi dirmelo? – mi guardi alzando un sopracciglio e sorridendo appena. Già. Perché mai dovevi dirmelo?
-Ciao Edward..come stai? – prendo posto, di fianco a te.
-Ciao Bella..appurato che nonostante tutto stai bene..sto bene anch’io.. – mi sorridi e scuoti la testa. –Era per questo che non te la sentivi di uscire? – domando.
-Si..é un po’ difficile muoversi tra la gente con queste cose.. – indichi le stampelle accanto al divano.
-Immagino.. – ecco..finiti i convenevoli, non so che altro dirle. Eppure…tu sei sempre la mia Bella, un po’ abbronzata, ma con il sorriso negli occhi. –Mi sembri felice..
-Sono stati sei mesi intensi, molto difficili ma..la gente che ho incontrato ha così tanto affetto da dare che non puoi neppure immaginare. E’ stata una bella esperienza!
-Come procede il libro? Quando uscirà? – sono davvero curioso, ho già voglia di leggerlo.
-Sinceramente..sono un po’ indietro. Ho già parlato con gli editori, spiegando loro che ho vissuto gli ultimi due mesi a stretto contatto con quelle donne, quelle bambine..vivendo in alcuni villaggi per alcune settimane..per cercare di vedere la loro prospettiva ed ho dovuto fermarmi dallo scrivere…per cui va tutto un po’ a rilento..
-Ti hanno lasciato un bel ricordo vedo.. – sono fiero di te.
-E..non solo.. – ammetti, diventando rossa ed abbassando lo sguardo.
-Che vuoi dire? – perché sento lo stomaco sottosopra?
-Niente..io..ne parleremo okay? Piuttosto..dimmi di te. Come sono passati questi sei mesi?
 
Già..come sono passati? Prima di venire qui non avevo il coraggio di dirti nulla, non sapevo neppure se ero certo della mia decisione. Volevo mettere un punto e premere “invio” andando a capo. Ero così sicuro della mia scelta, che mi sono solo preoccupato di come porti la brutta notizia, perché nei tuoi occhi..vedo ancora amore.
Eppure..ora ti guardo.
Sei bellissima.
I tuoi occhi brillano, ci sei sempre tu dietro quello sguardo, ma c’è qualcos’altro che ancora non conosco, che voglio scoprire, che mi fa amarti ancora di più.
Scopro che mi sento sicuro, protetto, anche solo stando nella stessa stanza con te. Mi rendo conto che la tua vicinanza mi da una forza tale che ultimamente mi è mancata. Sono stato cieco, occupato solo a gratificare me stesso ed occuparmi dei miei problemi..quando avevo al mio fianco una persona splendida, che merita amore incondizionato e infinito. Una persona che nonostante tutto non dà solo amore…ma tutto ciò di cui ho bisogno. Ed ora l’ho finalmente capito. A volte…basta solo uno sguardo..con occhi più attenti.
Scopro che mi sei mancata come l’aria, davvero.
Che ogni giorno che pensavo a te, la sensazione che sentivo di vuoto, di stritolamento interno..era perché tu non c’eri, e non potevo stringerti, baciarti, coccolarti, fare l’amore con te.
Sono stati i mesi più infernali della mia vita..appeso a un filo, solo io potevo scegliere di andare avanti o tornare indietro, restare in balia degli eventi o fare qualcosa di più. E avevo scelto qualcosa, che ora mi sembra completamente sbagliato. Che ora che ti vedo..che ti ascolto parlare, che posso sentire il profumo della tua pelle..mi sembra la più grande cazzata della mia vita.
E’ bastato uno sguardo Bella..per capire che tu sei parte di me, e non potrai andartene mai.
 
-Sono passati lentamente..ogni giorno sembrava non finire più. Mi sei mancata.. – iniziare con la prima verità, fa paura..ma mi permette di godere dei tuoi occhi sorpresi ma felici, che non mi aspettavo di trovare.
-Anche tu mi sei mancato..ogni giorno.. – entrambi abbassiamo lo sguardo. Sapevamo che al tuo ritorno avremmo parlato..eppure ora abbiamo paura entrambi. Tutti e due temiamo qualcosa che possa sconvolgerci, farci male.
-Sai..ho pensato tanto..forse troppo. Talmente tanto che sono più confuso di prima.. – entrambi ridiamo nervosamente. Non sono bravo con le parole come te, lo sai.
-E sei..giunto a una conclusione?
-Si.. o meglio.. – sbuffo e mi passo una mano fra i capelli, alzando gli occhi su di te, che mi guardi un po’ spaventata. –Ero giunto a una conclusione ma ora..sono sicuro del contrario.
-Uhm..non ho capito..spiegati meglio. –Lo so che sono stupido Bella, non farmelo capire con gli occhi..sorrido.
-Ho pensato a te, in questi sei mesi lunghissimi, ho pensato a questi undici anni, ho pensato agli ultimi momenti che abbiamo passato insieme..Immagini che si accavallavano, una sull’altra, pensieri incoerenti che davano la spinta ad altri pensieri incoerenti..una confusione si era creata nella mia mente e non mi ha permesso di mettere a fuoco i punti essenziali..insomma, ho fatto un casino anche in questo ultimo periodo, perdendo di vista le cose fondamentali..
-Ho capito… - sembri delusa, perché?
-Per cui..avevo preso la mia decisione. Oggi.. tutt’oggi ho pensato a come dirtelo. Stasera, venendo qui ero convinto..impaurito ma convinto. Ma quando ti ho vista….. – lascio la frase in sospeso e ti osservo. Tu abbassi lo sguardo, incapace di sostenere i miei occhi.
-Quando mi hai vista? – non so dove trovi la forza per parlare.
-Ho capito che in questi sei mesi ho voluto trovare una scusa per non affrontare il problema, come al solito, ed ho capito che in realtà..non ho fatto nulla per migliorare. Per correggere i miei errori..che sono stati sei mesi inutili. Perché sapevo già cosa fare..dovevo solo aprire gli occhi.
-Oh.. – guardami Bella. I tuoi occhi mi sono mancati…guardami!
-Sei bellissima..sei felice..hai realizzato qualcosa che ti fa essere orgogliosa di te stessa, che fa riempire di orgoglio ogni singola persona che ti vuole bene..il tuo viso così rilassato e contento mi ha rilassato i muscoli del cuore..che sono stati contratti fino ad oggi.. – alzi lo sguardo. Finalmente posso perdermi in quei pozzi di cioccolata.
-Ero felice.. – ti correggi ed io scuoto la testa.
-Devi continuare ad esserlo Bella…nonostante tutto. – si va bene, ci metto del mio per farti travisare le mie parole..ma è difficile da portare avanti il mio discorso.
-E’ difficile..sei..ero felice di vederti..ora fa solo male..ascoltare le tue parole. – ammetti dolcemente. Mi avvicino a te, raccogliendo il tuo volto tra le mie mani e portandoti a guardare i miei occhi.
-Ho cercato di capire cosa mi mancasse, per essere felice come un tempo..e mi sono reso conto semplicemente che volevo qualcosa di più..da te. Sono stato stupido..abbiamo sbagliato..ma l’amore basta. L’amore è essenziale Bella..e tu mi hai riempito di amore..sono solo stato troppo occupato in altro per rendermene conto. E ti ho trattata male..rovinando tutto quello che di bello abbiamo costruito. Ti amo..ti amo forse più del primo giorno..non lo so, voglio capirlo..giorno dopo giorno con te. E voglio una famiglia Bella..è quello ciò che mi manca. Una famiglia con te. Tornare a casa e trovarti a cullare nostro figlio dopo avergli dato da mangiare, poterti presentare in giro come mia moglie..Questo mi manca.
 
I tuoi occhi sono pieni di lacrime. Forse…sono lo specchio dei miei. Perché anch’io ti vedo annebbiata. Li sbatto velocemente e le lacrime cadono giù. Sia le mie, che le tue. Non voglio farti piangere..voglio vederti sorridere. Sorridimi Bella. Sorridimi ti prego.
 
-Edward.. – biascichi senza voce.
-Sono stati due anni di inferno, per entrami..ognuno di noi due ha le proprie colpe, io di più, sicuramente..ma andiamo avanti Bella. Il punto e virgola lo sostituiamo con una virgola..prendiamoci per mano e andiamo avanti..io e te. Perché per noi varrà sempre la pena..ricordi? Il patto…voglio stipularlo nuovamente. L’ho infranto. Voglio prometterti di nuovo che mi impegnerò a metterti al centro delle mie attenzioni, sempre..che sarai sempre la prima priorità, che niente e nessuno si metterà prima di te..voglio solo continuare ad amarti come facevo un tempo..come facevamo un tempo. Voglio leggere nei tuoi occhi e perdermi nei tuoi pensieri, capire che mi ami solo con un bacio..voglio fare l’amore con te fino alla mattina e non sentirmi stanco, ma solo enormemente contento. Voglio tornare a casa dal lavoro, preparare la cena ed aspettarti, ascoltarti mentre racconti la tua giornata e stenderci in divano a guardare la tv. Voglio uscire con te e ridere delle cavolate che vediamo in giro..
 
Prendo un profondo respiro.
 
-Forse è colpa della routine, forse è colpa della mia stupidaggine..non lo so Bella, non ho cercato una spiegazione. Ma ci ho messo sei mesi a comprendere delle cose sbagliate..e solo guardandoti, ancora una volta, sorridente, felice, dopo tutto questo tempo..ho capito che tu sei tutta la mia vita e l’amore che provo per te, quello che tu provi per me..non è abbastanza..è di più.
 
Non parli.
Guardi nei miei occhi, esattamente come faccio io. Le tue mani sono strette ai miei polsi, non mi ricordo quando le hai portate lì, ero così concentrato a metterti tra le mani le mie emozioni, il mio cuore, che non mi sono accorto della tua presa.
Me ne pento.
Perché forse per te questa dichiarazione non ha più il valore che poteva avere sei mesi fa, forse..forse nonostante tutto sei andata avanti ed ora..ti ferisce sapere che io ti amo ancora, più che mai, proprio perché non hai più amore da darmi.
Non lo so.
Il mio cervello in questo momento pensa a troppe cose..e nessuna coglie la mia attenzione come i tuoi occhi. Bellissimi, inondati di lacrime che cerchi di trattenere.
E le mie mani tremano, ho paura a restare qui, ho paura di aver detto troppo, di essere in ritardo, di aver capito troppo tardi cosa stavo perdendo. Ho il timore che quando sono uscito da quella porta, sei mesi fa, sia stata apposta la parola fine veramente. Ed io ora non voglio. Non voglio più…perché mi sei mancata. Perché non averti nel letto la mattina quando mi svegliavo era un colpo al cuore, perché pranzare e cenare con la mia famiglia non mi dava il calore di un panino in centro con te, perché fare la doccia non era più così rilassante come stare sotto l’acqua con te. Perché andare a dormire e abbracciare l’aria..mi faceva stringere il cuore, perché mi mancava il tuo corpo, tra le mie braccia.
E il mio stomaco sta borbottando, non ho cenato e fa rumori imbarazzanti..non credo solo per la fame, ma per la paura. La paura..che brutto sentimento. Ti fa fare cose sbagliate, ti fa provare quell’ansia che vorresti non provare mai, ti fa trattenere il fiato quando vorresti solo riempirti le narici del profumo più dolce che c’è. La paura. Quella che provo da troppo tempo. Perché sono uno stupido e perderti sarebbe l’errore più grande della mia vita, e sarebbe colpa mia.
E la mia bocca non segue lo stesso filo della mente, e si stacca, parlando per il cuore..quell’organo pulsante che batte così veloce da farmi paura, paura ancora…paura di non essere amato, paura di essere respinto, paura di un no, paura di un “è troppo tardi”…E allora reagisce come meglio sa..dando il tutto per tutto, cercando di farti capire quanto i miei sentimenti siano veri, quanto davvero io ti amo, profondamente, per sempre.
 
-Sposami…Non ho un anello, non ti ho fatto una dichiarazione romantica, non ci sono candele, né un flûte di champagne, non ti ho portata a cena e a dir la verità non ho neppure mangiato..Non ho dei fiori e non ho neppure un regalo di bentornata. Non ho nulla. E’ probabilmente la dichiarazione più brutta nella storia…ma…Sposami! Oggi, domani, la settimana prossima o fra qualche mese. Sposami Bells! E’ con te che voglio passare il resto della mia vita, affrontare le difficoltà mano nella mano, crescere dei figli e discutere animatamente..per poi fare l’amore e tenerti stretta tutta la notte. Incontreremo mille problemi nel nostro cammino ma io sono sicuro che le affronteremo insieme..perchè per noi varrà sempre la pena! Sposami!
 
E ti vedo scoppiare a piangere ridendo e ti imito, come uno stupido.
Ti ho appena chiesto di sposarmi senza neppure avere un anello. Dopo sei mesi che siamo stati lontani, dopo aver messo un punto e virgola alla nostra storia e averla lasciata in sospeso per molto tempo. Dopo tutto questo…torni e ti chiedo di sposarmi.
Si.
Perché non sono mai stato più sicuro di qualcosa come in questo momento.
 
-Si Edward..ti sposo!
 
Mi sorridi, con ancora gli occhi che rilasciano le lacrime, ma non mi importa, perché anche i miei fanno la stessa cosa. Mi avvicino dolcemente, con un sorriso da babbeo e ti bacio.
Dio quanto mi sei mancata!
Le tue labbra si adattano perfettamente alle mie, come sempre.
Le tue mani sono attorno al mio viso, e il tuo tocco mi è mancato come mai nella mia vita.
Non c’è urgenza nel bacio, solo tanta tenerezza. Anche perché, stiamo piangendo entrambi come due fontane!
 
Non so quanto tempo passiamo a baciarci, non mi importa se sono appena pochi minuti o un’ora intera. Quando ci stacchiamo ti sorrido dolcemente.
-Sei bellissima..ti amo! – le nostre bocche si sfiorano.
-Ti amo Edward.. – e poi si uniscono di nuovo in un bacio più urgente, che sa di desiderio, distanza, mancanza.
 
-Voglio fare l’amore con te..ora..per tutta la notte…non dirmi di no, ti prego! – ti dico, tra un bacio e l’altro. Non so come fai, ti aggrappi a me e mi fai capire che vuoi la stessa cosa. Non riesci a parlare, non ce la faccio neppure io, in realtà.
 
Ti sollevo dal divano, le tue gambe sono attorno alla mia vita, la strada fino alla camera da letto è breve, per fortuna. Ti stendo sul letto, facendo attenzione a non pesarti troppo. E le mie mani iniziano a vagare sotto la tua maglia, il primo indumento che finisce a terra. E le tue mani sono sul mio petto, graffiano, stringono, pizzicano, tu sai quanto adoro quei gesti, che sono leggeri, ma mi eccitano da morire. I nostri vestiti finiscono a terra e posso ammirarti, completamente nuda sotto di me.
-Sei bellissima.. – ti ripeto e tu diventi rossa. Ami i complimenti ma ti imbarazzi, soprattutto se sono io a farteli.
Ti accarezzo con le dita, lentamente e con lo sguardo seguo le mie mani, è come se ti accarezzassi due volte.
E questo ti fa impazzire. Tanto che accarezzi la mia asta con bramosia, mordendoti il labbro inferiore. Sai quanto mi fa morire quel gesto.
Ti sono sopra, in un baleno, le mie dita ad accarezzare la tua intimità..ma sei già pronta ed io non resisto. Entro dentro di te, facendo piano.
Sei sempre stata un po’ sensibile e temo di farti male se sono brutale. I tuoi occhi si chiudono e la testa va un po’ indietro tra i cuscini.
Sei ancora più bella.
Aumento le spinte, più veloci, più intense.
Le tue mani tra i miei capelli, quanto le adoro.
Le nostre bocche si cercano, disperatamente, e quando si trovano faticano a lasciarsi andare.
Ma l’assenza di te è tanta e quando stringi le tue pareti attorno al mio membro mi trovo a spingere più forte, più in profondità..e vengo dentro di te godendo della tua faccia estasiata, percorsa dal piacere.
 
Quando apro gli occhi, questa volta, mi sento a casa.
Finalmente nel posto giusto.
La beatitudine è un sentimento meraviglioso, che voglio portare con me ogni giorno, ogni mattina in cui mi alzerò.
Non hai parlato molto..probabilmente ancora scossa da tutto quello che è successo. Ma vuoi sposarmi..e questa è la cosa più bella per me.
Ti sei accoccolata contro il mio petto, avvolgendomi la vita con un braccio e le gambe attorcigliate, nonostante il tuo gesso. Ti abbraccio, ti tengo lì più forte che posso..non voglio vederti andare via.
 
-Edward..
Sei sveglia. Pensavo dormissi.
-Sono qui.. – e io sono troppo emozionato per pensare davvero a qualcosa di sensato da dire.
-Dicevi davvero prima…vuoi..davvero sposarmi? – sorrido e ti alzo il mento con una mano, volgendoti lo sguardo verso di me.
-Mai stato più sicuro di così! Voglio sposarti! – sorridi e ti allunghi per baciarmi le labbra. –A cosa pensi? – ti chiedo quando ti riposizioni come prima.
-Che non me lo aspettavo..pensavo che mi dicessi di aver capito che non ero io la persona giusta..
-L’ho pensato anch’io Bella..ma non come lo intendi tu. Ho pensato che forse..non eravamo destinati a stare insieme, visto come erano andate le cose..e forse..entrambi stavamo attaccati a qualcosa ma..c’era di meglio per noi.. – la verità, anche se fa male..è sempre la miglior arma.
-E poi..cosa..cosa ti ha fatto capire il contrario?
-La felicità nel vederti uscire da quel bagno, i tuoi occhi felici, le tue labbra morbide. Il cuore che balza in avanti e batte fortissimo..Eri tu. Sei solo tu. Nessun’altra. Tu sei il mio meglio..tutto quello che posso desiderare! – rialzi il volto verso di me e mi baci ancora, teneramente.
-Ti amo Edward..
-Anche io..tantissimo.. – ti bacio la testa e ti stringo più forte. –La facciamo questa cioccolata? – non voglio rovinare il momento, ma non possiamo stare a letto tutto il tempo.
-Non ho cenato neppure io stasera..ero troppo agitata.. – mi confessi, allontanandoti un po’ per prendere la camicia da sotto il cuscino, quella con cui dormi, e infilarla.
-Ecco dov’era finita la mia camicia.. – dico sorridendo.
-Volevo avere qualcosa di tuo..e l’ho rubata dall’armadio prima che arrivassi..sapevo che avresti portato via ogni cosa! – ammetti un po’ triste.
-Ehi..sono qui. Avevamo solo bisogno di ritrovare noi stessi…okay? – annuisci. Indosso i jeans e la maglia e poi vengo dal tuo lato di letto, prendendoti in braccio. –Ti porto di là.. – ti bacio dolcemente la testa e ti faccio sedere sul divano, mentre io vado in cucina a preparare la cioccolata. Dopo qualche minuto finalmente la posso versare nelle tazze e porto in salotto anche dei biscotti che ho trovato negli stipetti.
-Hai trovato tutto? – annuisco porgendoti la tazza –Grazie.. – ci soffi su e mi sembra di essere in paradiso. Mai sentito così a casa, come in questo momento.
-Allora..prima..hai detto che avremmo parlato di un'altra cosa...cosa dovevi dirmi? – appari confusa e poi scuoti la testa.
-Non credo che…sia il momento adatto ora.. – ti guardo confuso e sto per porgerti un’altra domanda ma il mio cellulare comincia a suonare. Rispondo senza guardare il mittente.
-Pronto?
-Fratello, dimmi che sta bene o ti uccido! – no cretino, dovrei ucciderti io per aver rovinato la nostra serata.
-Sta benissimo, grazie della fiducia eh! Vuoi parlarle?
-Si..preferisco! – sorrido e scuoto la testa.
-Peccato che a me non vada più! Stasera è tutta mia…la chiami domani. Ciao Emm..saluta Rose! – chiudo la telefonata sotto il tuo sguardo divertito e spengo il telefono.
-Emmett? – mi chiedi sempre sorridendo.
-Si..pensa che ti abbia fatto star male..mio fratello è proprio stupido.. – scuoto la testa ma tu mi guardi con il sopracciglio alzato.
-Beh..in realtà da quello che ho capito..sei partito da casa con la convinzione di mettere un punto e a capo per cui…… - no. Il tuo sguardo triste adesso no. Mi avvicino, con la tazza della cioccolata appoggiata al tavolino di fronte a noi.
-Bells..ho fatto un casino negli ultimi tempi..è vero. Ed ho preso delle decisioni sbagliate…è vero. Ma appena ti ho vista..tutto è sparito e ho capito quanto sono stato stupido a sprecare tutto questo tempo lontano da te. Mi sei mancata..sei bellissima..ti amo più di prima..fidati di me. Già all’aeroporto, sei mesi fa..avevo capito tutto..solo che sono stupido, ci arrivo sempre tardi nelle cose.. – i tuoi occhi si illuminano di lacrime, ancora. –No ti prego non piangere..ti prego.. – ti appoggio con la testa al mio petto, e ti stringo forte.
-E’ che..ci ho sperato tanto Edward..mi sei mancato ed ho sperato che tornando..tu avessi capito che sono abbastanza.. – sussurri.
-Ti amo Bells..ti amo così tanto..ti prego, accantoniamo quello che è successo..ripartiamo insieme..ti amo..ti amo tantissimo! – le tue labbra si appoggiano alle mie, decise, ma non approfondisci il bacio.
-Ti amo tantissimo anch’io..- dici a bassa voce.
 
-Adesso..vuoi spiegarmi quella cosa di prima? – sbuffi e sorridi scuotendo la testa.
-Credo non sia il momento giusto.. – la cioccolata era finita. Tu mi hai raccontato dei mesi passati in Costa d’Avorio, delle amiche che hai conosciuto lì, delle storie che hai ascoltato..del libro che stai scrivendo..ed io ti ho ascoltato, pieno di orgoglio. Cosa mi sono perso in tutto questo tempo!
-Avanti dai..di cosa hai paura? – mi guardi seria e poi abbassi lo sguardo.
-Che tu prenda la porta e sparisca dalla mia vita…di nuovo. – ecco, questa è una cosa che non mi sarei mai aspettato. Ti osservo mentre torturi le tue dita.
-Che avrai fatto di così terribile? – provo a scherzare ma scuoti la testa, velocemente.
-Edward..davvero..non voglio rovinare la serata a nessuno dei due..
-Sei..stata…con un altro? – non so perché dirlo mi è così difficile. Tu mi hai dato libertà, andandotene mi hai detto che potevo fare quello che volevo..e io non l’ho fatto, perché infondo, dentro di me..sapevo di amarti. Ho sempre saputo che eri tu la mia metà.
-No! Sei pazzo forse?! – la tua risposta arriva subito, sicura, certa, mi dai addirittura del pazzo. E forse lo sono davvero ad averlo pensato.
-Se anche fosse..non rovineresti la serata a nessuno e non me ne andrei..tu..hai detto che eravamo liberi..giusto?! – cerco di farla sentire meglio ma invece i suoi occhi diventano di ghiaccio.
-Tu..tu sei stato con altre? – ed ecco, la mia donna di mondo che crolla solo con dei dubbi. Scuoto la testa, velocemente.
-No..assolutamente no. Ti amo, e ti amavo anche in questi sei mesi..e infondo, nel mio subconscio sapevo che tu eri l’unica..dovevo solo capirlo affondo. – ti spiego sorridendo e tu sorridi di rimando, più tranquilla. –Allora..che hai combinato? Non succederà nulla se me lo dici.. – tranquillizzarti forse è una delle cose che mi è sempre riuscita bene, guardandoti negli occhi e con una carezza..ci provo.
-Prometti di..non scappare? – annuisco solamente, troppo curioso per discutere ancora. –Cosa ne dici se…adottiamo una di quelle bambine? Magari..non ora, non subito ma..si insomma..mi è rimasta la voglia di averne una con me, darle qualcosa in più di quel posto. So che magari il ragionamento è sbagliato. So che loro amano comunque la loro terra..ma..ci sono bambine che mi hanno intriso di tenerezza, che non hanno nulla di più di una bambola regalata che fingono sia la loro famiglia e vorrei..fare qualcosa per loro.
 
Ti guardo. Sei magnifica..sei bellissima..sei la persona più buona al mondo.
-Ti amo..e si..adotteremo una di quelle bambine.. – mi sorridi e sei ancora più bella.
-Oh Edward..ti amo tantissimo! – mi getti le braccia al collo.
E tutto quello che mi mancava ce l’ho con me..questa sera.
Finalmente ho avuto le risposte che mi mancavano. Con uno sguardo, con gli occhi aperti sulla donna che avevo di fronte. Quegli occhi che sono stati chiusi per troppo tempo e mi hanno messo nella posizione in cui rischiavo di perdere la cosa più preziosa della mia vita.
Ora ho tutto.
La felicità, l’amore, la tenerezza, la promessa di un futuro insieme, un programma di vita certo, un matrimonio, la voglia di avere dei figli. Stiamo creando la nostra famiglia. E tu sei una donna fantastica
Sono a casa adesso.
Non voglio andarmene più.
Mai più.
Perché tu sei la mia donna.
Sei la mia metà perfetta.
Mi completi.
Perché l’amore mi basta.
Se è il tuo, Bells.
 
 
 
 
Tratto dal capitolo 11 del libro “Storie di donne in Costa D’avorio” di Bella Swan.
 
“Quando mi hanno proposto questo viaggio, ho fatto fatica ad accettare. Non sapevo cosa aspettarmi, ero timorosa ma avevo anche una grande voglia di buttarmi a capofitto in questa esperienza. L’unica cosa che mi preoccupava era la situazione che lasciavo a New York, casa mia. Ho dovuto lasciare una storia lunga undici anni appesa al filo. Scrivere questo capitolo, sulla scia degli altri, sta diventando difficile per le mie emozioni, arrivata a questo punto.
Quando sono partita, mi hanno preparata a trovarmi di fronte a storie completamente diverse da quelle a cui sono abituata a scrivere, mi hanno affiancata una psicologa per comprendere meglio gli stati d’animo che avrei incontrato nel mio cammino.
Oggi, vi racconto la storia di Amira, nella nostra lingua significa Principessa..ma lei, al contrario delle principesse a cui siamo abituate, non possiede nulla.
Amira ha ventisette anni, ma la sua pelle è così bella che potrebbe mostrarne solamente quindici. Non ha prodotti di bellezza da applicare ogni notte od ogni mattina appena sveglia, tante volte fatica a lavarsi perfino con l’acqua pulita. La sua pelle è così perchè non ha più niente di cui preoccuparsi, se non sé stessa. Dice che i problemi e i brutti pensieri facciano venire le rughe ed io le credo. In questi ultimi anni, l’ho pensato anch’io, passando più volte di fronte allo specchio mi sono guardata il volto e mi sono chiesta se quella pelle così mal idratata o smorta fosse dovuta a tutti i problemi che dovevo affrontare. Può sembrare una cosa bella la sua, ma ascoltando il suo racconto, mi sono resa conto di quanto le nostre culture siano lontane..e non mi sento davvero di esprimere la supremazia di una, sopra l’altra.
Amira abita in un villaggio poco lontano dalla capitale, qui per fortuna c’è un grande pozzo in cui raccogliere l’acqua da usare in casa, l’organizzazione pensa a provvedere all’acqua potabile di quasi tutto il villaggio, composto principalmente da sole donne. Abita da sola Amira, il suo compagno è partito per fare il guerrigliere e non è più tornato. Aveva due bambini, un maschietto e una femminuccia, entrambi morti di malaria, a distanza di pochi mesi l’uno dall’altro in età precoce.
Ha perso tutto Amira. Eppure quando l’ho incontrata mi ha sorriso. I suoi denti bianchi, più bianchi e puliti dei miei, mi hanno abbagliata e gli occhi così carichi di speranza mi hanno ammaliata.
Abbiamo parlato a lungo, giorni interi io e lei, ho voluto capire come si sentisse, nella solitudine di quel villaggio, nel ricordo della famiglia che gli è stata portata via troppo presto.
Lei mi ha spiegato la sua storia, raccontandomi che passa le sue giornate ad intrecciare fibre per ottenere qualsiasi capo d’abbigliamento, o foglie secche per fare ceste.
Ne parla come se quello fosse il suo orgoglio più grande, tutto ciò che fa per sentirsi realizzata. E in quel momento ho provato a pensare a come sarebbe vista, una donna così, nel nostro Paese. Ho cancellato subito l’immagine, per non sporcarla..perchè il volto di Amira è così bello e dolce che non merita i pregiudizi e la cattiveria di dicerie razziste.
E’ una donna solare, che ha conosciuto il dolore troppo presto, che ha toccato la completezza di una famiglia per un breve istante e poi gliel’hanno portata via.
La serenità, con cui mi parla di sé stessa è inimmaginabile.
Mi racconta che ogni giorno che passa, per lei è regalato, che nel suo villaggio negli ultimi tre mesi se ne sono andate più di dieci donne, più o meno della sua età, tutte affette da malaria. Mi parla delle lacrime che ha versato quando i suoi figli sono morti, e della freddezza con cui ha dovuto seppellirne i corpi, distante dal villaggio, per non rischiare di infettare tutti gli abitanti con quel virus. E’ stata lei a seppellirli, uno accanto all’altra a qualche chilometro più a sud del villaggio, ha scavato con le mani una piccola fossa e li ha adagiati entrambi, a distanza di poco tempo. Mi spiega che quando erano appena nati, lei li amava con tutta se stessa, che il sorriso di quei due pargoletti era la prima cosa che vedeva al mattino. In quei pochi anni di vita, lei sperava sempre che regalassero un giorno in più ai suoi bambini, sperava di vederli crescere, di potergli insegnare a scrivere.
Si, perché Amira sa scrivere. Una calligrafia trascinata e un po’ particolare, ma estremamente pulita e ordinata. Mi racconta che i suoi genitori sono stati fortunati un tempo e che avevano incontrato un Italiano nella capitale che ha dato loro un piccolo lavoro, e questo si è anche impegnato a insegnare alla loro bambina a scrivere. Amira non scrive quasi mai, perché non tutti al villaggio sanno leggere, ma di tanto in tanto si esercita, per non perdere quella piccola fortuna che le hanno regalato i suoi genitori.
Avrebbe voluto di più per i suoi bambini, ma lei sa che la vita da quelle parti, ogni giorno è una preghiera, ogni giorno è un regalo, ogni sera è un sospiro di soddisfazione se riesci a respirare ancora.
Mi chiede del mio lavoro, della mia vita a New York, lei che non sa neppure com’è fatto un grattacielo, lei che probabilmente non ha mai visto la statua della libertà neppure in fotografia. Mi ascolta come se la mia fosse una favola e quando parlo dell’amore che ho lasciato per fare questo viaggio mi guarda oltraggiata chiedendomi come io abbia fatto a rinunciare a ciò. La sua reazione mi è sembrata eccessiva ed ho voluto scoprirne di più. Con calma mi ha spiegato che lei pensa che la vita vada vissuta interamente ogni giorno, che le cose belle che si hanno bisogna tenerle strette, bisogna custodirle e proteggerle..mai abbandonarle, perché c’è sempre qualcuno pronto a rubartele. Mi parla con il cuore in mano, dicendomi che un compagno non si abbandona mai, che il lavoro è importante ma l’amore viene prima di tutto. E come posso io spiegare a questa donna, che vive nella povertà più assoluta rispetto alla mia quotidianità, ma che possiede più valori di molte persone che abitano vicino a me nella grande mela…come le spiego che ciò che ha rovinato un amore lungo undici anni..è stata la routine? Lei..che vive solo di routine..che la sua vita è una speranza aggrappata ad una preghiera? Che lei spera ogni giorno di alzarsi, lavarsi il volto, uscire fuori a raccogliere l’acqua per lavarsi a metà pomeriggio, cominciare a intrecciare ceste, mangiare qualcosa se lo trova, intrecciare fili e andare a letto? La sua vita è tutta una routine e lei ama la sua routine. Lei non la spezzerebbe mai. Lei non la trova noiosa. Per lei non è un problema.
Come puoi spiegare ad una donna che ti guarda con gli occhi sgranati dallo stupore che il problema principale è che nella routine ti abitui alle cose, le dai per scontate..quando lei vorrebbe dare per scontato la sua routine ogni giorno fino almeno a ottant’anni?
Ho provato allora, a raccontarle della mia storia. Le ho parlato del mio primo incontro..di come questo ragazzino si è insinuato nel mio cuore, di come mi ha presa per mano e condotto a maturare, crescendo insieme, entrambi. Vivendo un amore leggero, impegnativo allo stesso tempo, affetto da dolcezza, semplicità e complicità. Le raccontavo il tutto, come se fosse una fiaba, cercando di renderle più facile possibile la comprensione di cose così lontane da lei che non poteva immaginare.
Le ho spiegato poi, che nella nostra cultura, spesso ci si ritrova a vivere sempre le stesse cose, gli stessi momenti, e che questi ti portano inevitabilmente a trovarti in un circolo vizioso che non si conclude più e che ti fa perdere di vista le cose importanti. Le ho raccontato quello che è successo alla mia storia, negli ultimi tempi. Ai silenzi, agli sguardi sfuggenti, alle parole veloci, alle serate per forza in compagnia perché da soli ci si sente pesanti. Ho provato a farle capire come mi sono sentita io..abbandonata, ferita, delusa, messa da parte. Lei continuava a guardarmi con lo sguardo allibito, di chi pensa che sia tutto una follia. Ed era così brava ad ascoltare Amira..che mi sono trovata anche a raccontarle del giorno in cui, in aeroporto l’ho salutato, quello che era stato il mio compagno per undici anni. Le ho detto delle promesse fatte, degli sguardi dolci e pieni di lacrime, della tenerezza di gesti che erano mancati.. Mi sono confidata con lei, forse troppo stanca, troppo delusa, con un peso troppo grande per le mie povere spalle..Mi sono confidata con una ragazza, diventata donna troppo presto, che della mia vita non conosce nulla, neppure il sapore del caffè al mattino.
E lei mi ha sorpreso. Capendo ogni cosa che le ho detto. Ma ciò che mi ha sorpresa di più..è stata la sua domanda. ‘Ed ora tu cosa vorresti Bella?’
Eravamo fuori dalla sua piccola capanna, sedute su due cuscini cuciti da una donna del villaggio, le gambe incrociate sotto di noi. Ho guardato il cielo prima di rispondere..quel pezzo di mondo che mi univa, ancora una volta, al mio uomo. E le parole sono uscite naturalmente.
‘Vorrei tornare a New York, scoprire che tutto va bene, trovare il mio compagno che mi aspetta all’aeroporto, contento di vedermi, sentirmi dire che mi ama e che non mi abbandonerà più. Vorrei avere la certezza di continuare una storia che per me è importante, che mi ha fatto bene, che mi ha regalato infiniti momenti felici. Vorrei tornare a New York e dimenticare di quei giorni brutti che ormai sono passati, perdonarci a vicenda e riprendere in mano le nostre vite, intrecciandole insieme ancora…per non separarle più.’
Amira mi ha guardata, sorridendomi e in quel momento le facevo tenerezza.
‘Quello che mi hai spiegato sembra tutto una favola. Cose di questo tipo qui da noi non esistono. Faccio fatica a credere alla tua storia, ma sei una bella persona e mi fido di te. Per cui..ascolta cosa ti dico..tu hai una fortuna infinita, perché un uomo che piange per amore, vuol dire che l’amore è la parte più importante della sua vita. Sono convinta che quell’uomo capirà i suoi errori e gli sarai mancata in questo tempo. Quando tornerai a New York il tuo amore ti aspetterà e ti dirà che ti ama. Sarete felici insieme perché sarebbe troppo stupido a lasciarsi sfuggire una dolcezza come te. Ma se non lo fa, non perdere le speranze..fai qualcosa per averlo, qualsiasi cosa. Perché ne varrà la pena!’
Mi sono sentita consolata da una donna che non ha più nulla, che ha fatto fatica a credere alla mia “favola”, che ha cercato di infondermi coraggio e speranza come se fosse un problema all’ordine del giorno. E’ intelligente Amira, mi ha parlato come se fosse un’amica che mi conosce da sempre, come le persone che ho lasciato a New York per inseguire questo sogno, per conoscere persone come lei. Mi sono sentita bene. Mi sono sentita fortunata ad avere incontrato lei, nel mio cammino. Lei che mi ha ripetuto le stesse cose che mi ripeteva sempre il mio compagno “Ne varrà la pena!”. Lei..che fa della speranza ogni secondo della sua vita. Mi sono sentita orgogliosa, di averla abbracciata, di averla conosciuta e l’ho ringraziata. Le ho donato il mio affetto..e lei non ha chiesto nulla in cambio. Quando l’ho salutata, prima di partire per tornare a casa, lei mi ha solo detto ‘Grazie, sono felice perché ti ho conosciuta’.
Ed allora..abbiamo sorriso entrambe, felici per la stessa identica cosa.
Ho capito, dall’esperienza dei giorni passati con Amira..che non importa in che parte del mondo sei, cosa possiedi, che colore di pelle hai o quale siano le tue priorità. L’amore è sempre importante. L’amore per gli altri, l’amore per un uomo, l’amore per i figli, l’amore per se stessi. Avere amore..è importante. Sperare è importante. Perché la speranza e l’amore girano a braccetto.
Amare..ed essere amati..è sempre abbastanza.
A distanza di mesi..vorrei tornare da Amira e raccontarle che quando sono tornata il mio uomo mi stava aspettando, mi ha detto che gli sono mancata e che mi ama alla follia. Mi ha detto che l’amore, è abbastanza..se è il mio. Mi sono sentita fortunata. Mi sono sentita completa. Ed ho pensato ad Amira e alle sue parole. Aveva ragione.
Ed io ora..sono felice, insieme a lui.
Grazie Amira, per avermi regalato un po’ della tua voglia di vivere, di sorridere..grazie per avermi regalato un po’ della tua speranza.
Bella”
 
 
 
**Eccoci qui, la storia è finita. Comincio con il dire che all’interno del testo troverete dei momenti in cui i pensieri di Edward si rivolgono direttamente a Bella ed altri momenti in cui si rivolgono a lei in terza persona. E’ un fatto voluto. E’ come se volessi distaccare i momenti in cui Edward è con lei, fisicamente e non, ed i momenti in cui è talmente confuso da non sapere neppure più cosa vuole. Insomma è una scelta dell’autrice, spero che non la odiate a tal punto da farmela notare nelle recensioni. E’ un modo per farvi sentire la distanza tra loro. Ammetto che la storia vi può sembrare un po’ confusa e affrettata, ma è nata così. Non mi sento di aggiungere nulla, non mi sento di togliere nulla. Sono un po’ orgogliosa di questa Storia, nata come OS, terminata con due capitoli intensi. Non so perché, ma sento di avervi messo molto di me qui dentro.
Vi voglio spiegare la psicologia di Edward per un istante.
Capita dopo molto tempo che si sta con una persona, di dare tutto per scontato, tutto quanto è normale, una routine, una quotidianità..se non si alimenta un rapporto, con costanza, con impegno, con amore e un pizzico di follia, difficilmente si riesce a stare insieme per molto tempo senza cadere nel brutto circolo della banalità. Edward si trova ad affrontare un periodo di confusione. Si rende conto che c’è qualcosa che non va..ma non riesce a capire cos’é. Bella..aprendogli gli occhi..gli fa cadere le certezze che aveva. Secondo Edward lui aveva fatto tutto come doveva, quando invece agli occhi della sua ragazza, non era affatto così. Passa giorni a interrogarsi, cercando di capire dove ha sbagliato, ma è davvero difficile, ripercorrere gli errori e comprendere, senza avere qualcuno che passo, passo ti spieghi ogni cosa.
Per cui..si finisce spesso per risultare più confusi di prima.
Edward crede che l’amore non è abbastanza, che ci voglia di più, crede di avere bisogno di una donna che voglia sposarsi, che voglia un figlio..ma inconsciamente lui sa, che questa donna può essere solo Bella, perché la ama. Ma nella confusione dettata da pensieri incoerenti e paura..si trova a prendere la decisione sbagliata.
Ma quando si trova di fronte Bella, con i suoi occhi sorridenti, con il suo sorriso solito..si rende conto che non c’è altra via d’uscita. Lui ha trovato la scelta da fare..e l’amore a volte basta, se è la donna giusta.
Spero di avervi chiarito i dubbi che potrebbero insorgere nella lettura.
La nota del capitolo del libro di Bella, che ovviamente è INVENTATO di sana pianta da me..è un modo per farvi capire, indirettamente il suo punto di vista. Forse non c’entrerà niente, forse non vi piacerà..ma lo vedevo…come un punto di vista contemporaneamente interno ed esterno alla storia. Non so come spiegarvi..vi racconta di quello che prova Bella, perché mette a confronto e parla della sua storia..ed è il suo punto di vista, quindi esterno perché è interamente un pov Edward..e internamente perché è protagonista anche lei.
E’ nata così perché mi sono trovata a parlare il week-end scorso con una donna di colore, che mi ha un po’ fatto pensare. Non voglio sensibilizzare nessuno sia chiaro. E’ una cavolata in confronto al problema che porto qui, ma lei arriva dalla Costa d’Avorio per lavorare come donna delle pulizie di un centro commerciale, e quando l’ho vista mi sono fermata a parlare con lei in francesce (una lingua che amo molto, ma che ho un po’ perso per strada). Mi ha riempita di complimenti, dicendo che seppure era un livello elementare ero brava. Le ho chiesto come si trova in Italia, mi ha risposto bene, ma le manca la sua famiglia, che è lontana e non sente mai. Lei mi ha chiesto cosa facevo nella vita, le ho detto che studio all’Università e lei mi ha sorriso dicendo che avrebbe voluto studiare anche lei, perché le piace molto leggere libri. Sono rimasta piacevolmente sorpresa. Quando l’ho salutata, mi ha sorriso e mi ha detto di continuare a esercitarmi con il francese, che avrebbe voluto risentirmi parlare un giorno. Mi sono sentita felice, perché l’ho fatta sorridere, perché le ho regalato un breve momento di serenità durante il suo lavoro. E boh..ripensandoci..l’ho voluta inserire in questa storia. Spero che nessuna di voi vada a pensare che l’ho voluta mettere per qualche moralismo..assolutamente no, vi prego. Scrivo solo per la voglia di rendervi partecipi dei miei pensieri e dei miei umori..il resto..lo lascio a persone più qualificate.
Beh..non mi dilungo oltre.
 
Solo un’ultima, importantissima cosa…Questa storia.. la dedico a una persona in particolare..la mia Mamy, che mi ha promesso di leggere questa FF (folle). La dedico a lei, perché è stato un periodo nero e nonostante io e lei ci conosciamo da poco, ha saputo fare breccia nel mio cuore e conquistarmi come poche. E’ riuscita a sostenermi in questo periodo difficile e darmi un affetto che forse non mi merito, che forse è precoce, che forse è addirittura troppo, e capisco quanto per lei possa essere difficile perché non è una persona molto espansiva. Per cui..non faccio nomi, onde evitare che si imbarazzi..Questo capitolo è per te..perchè alle volte..l’amore è un po’ come l’amicizia..se vuoi bene ad una persona, un bene davvero profondo..allora basta, per ridere, per scherzare, per volere conoscersi affondo, per confidarsi, per credere che nonostante sia poco tempo la nostra amicizia sia vera e forte..e per me..è così, verso di te.
 
Grazie..per aver letto questa immensa follia che mi è balenata in testa…e…ci vediamo al prossimo capitolo di Suddenly I felt love in the air!
Bacioni
Aly**

Fine

   
 
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