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Autore: Tra I Fiori Il Ciliegio    06/11/2013    3 recensioni
[Larry]
Sente ancora le impronte delle sue dita sul corpo, se si concentra. Gli basta ascoltare la sua voce intonare una qualsiasi canzone, che fosse loro o di qualcun altro, registrata o dal vivo, che sente i suoi polpastrelli scorrergli sulla schiena, tracciare le forme dei tatuaggi sulle braccia, passare tra i suoi capelli.
Ricorda la consistenza della sua pelle, le sfumature dei suoi colori, il rumore delle sue ossa sotto le dita: le costole che scricchiolavano sotto al cuore, le ginocchia che sbattevano contro il divano, le vertebre che strusciavano sull'aria.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo tre

Aveva pensato potesse essere più semplice. Vederlo, salutarlo, chiedergli scusa. Guardarlo negli occhi, stringergli la mano, toccarlo piano, in punta delle dita. Fermarsi a parlare, un attimo solo. Con indifferenza, con freddezza, con affetto; ma non con tristezza.
Scende le scale di corsa, Louis, con gli occhi spalancati, poi di nuovo quasi chiusi, appoggiato alle pareti, con le mani che cercano appigli da qualche parte per non cadere a terra, non affondare tra le proprie ferite. Non pensava davvero sarebbe venuto, una parte di lui l’aveva sognato ogni giorno, da quando Zayn aveva fissato la data, un’altra parte di lui avrebbe voluto che quel giorno non arrivasse mai, quello in cui avrebbe incontrato nuovamente i suoi occhi, in cui avrebbe dovuto fare i conti con quella disperazione accantonata anni prima.
Perché è lì, si chiede, perché Zayn non l’abbia avvertito, perché ha deciso di interessarsi agli amici proprio ora, perché non sia rimasto dov’era, in qualsiasi angolo nascosto di mondo, dove lui non era riuscito a trovarlo.
Perché l’aveva cercato Louis, ogni giorno, per mesi, sperando di convincerlo a restare, a sopportare ancora un po’ Eleanor e le voci, le fan, i concerti, il nascondersi. Di farlo per lui, perché lui avrebbe aspettato tutta la vita per poter stare finalmente con Harry.
Arriva in spiaggia trafelato, quasi senza rendersi conto come ha fatto. C’è qualcuno che prende il sole, altri che giocano con un pallone in acqua, ombrelloni spiegati a riparare dal sole bollente. Natale su una spiaggia, con gli amici, un matrimonio, qualche bevuta. Voleva solo questo, da quella vacanza. Solo un weekend di pace, lontano dalla sua grigia Londra, lontano da Eleanor che sarebbe rimasta accanto a lui, ma che avrebbe avuto altro da fare, che pensare a lui.
“Zayn!”
Individua l’amico e gli corre incontro. Zayn non capisce subito il suo stato d’animo, non si aspetta niente, forse due chiacchiere, qualche battuta sul matrimonio, un sorriso. Invece Louis si scaglia su di lui e lo atterra con una spinta e finalmente scorge la furia tra i suoi lineamenti.
Liam si alza subito in piedi, perplesso e sconvolto: Louis non è mai stato una persona violenta, non ha mai alzato un dito su nessuno di loro. Niall invece li guarda, ancora con il cellulare in mano e un sopracciglio alzato.
"Vedo che hai incontrato Harry," dice. E Louis sembra perdere colorito, mentre sbarra gli occhi.
"Lo sapevi anche tu?"
Il suo è solo un sussurro e Liam pensa che la serenità che augurava da anni all'amico e che pensava avesse finalmente raggiunto, fosse solo un'illusione. Quello sguardo e la voce tremante non sono di un uomo felice, ma dello stesso Louis che anni prima ha perso tutto: il suo migliore amico, la sua carriera, la sua famiglia e il suo unico amore.
"Ce lo stava dicendo Zayn, prima che attentassi alla sua vita..."
Louis sembra realizzare quello che ha fatto e guarda Zayn con aria quasi spaventata. Poi gli porge una mano per aiutare ad alzarsi.
"Scusa, amico," si passa una mano tra i capelli, con aria stanca. Non c'è l'ombra di un sorriso tra i suoi lineamenti, sembra quasi non essere lì con loro.
La sabbia brucia sotto ai suoi piedi ed è l'unica cosa che riesce a sentire, Louis, di nuovo perso nella sua testa, chiuso in se stesso. Non lo vedevano così da tempo e ora è ancora lì, in quel luogo in cui si era rifugiato dopo che Harry se n'era andato e da cui nessuno di loro era riuscito a tirarlo fuori. Sembrava così facile, allora, pensare che sarebbe andato tutto bene, che sarebbe tornato e si sarebbero chiariti e che l'amore, alla fine trionfa sempre.
Ragazzini cresciuti troppo in fretta, da aver dimenticato cosa significa vivere davvero e soffrire davvero e fuggire davvero. Nessuno di loro aveva mai pensato di poter vivere più di un mese senza l'altro, e invece per anni avevano fatto finta di non essere l'uno l'ancora di salvezza dell'altro. E Harry - Harry per anni li ha guardati da lontano, racimolando notizie, spesso false, spesso tristi, spesso cose che avrebbe voluto sentire raccontate da loro, davanti a una birra e una pizza, una torta di carote che avrebbe fatto arricciare il naso dal disgusto a Louis.
E ora che sono di nuovo tutti insieme, loro quattro e poi c'è Harry - c'è Harry davvero, da qualche parte, vicino a loro - a Louis sembra impossibile che un giorno, davvero, erano stati l'uno la vita dell'altro; che non respiravano altro, se non se stessi, ogni istante della loro vita.
"Dovevi dirmelo..."
"Non saresti venuto," risponde Zayn, cercando i suoi occhi. Vuole che capisca che nessuno crede alla pantomima del fidanzato perfetto, della felicità perfetta, della casa perfetta e l'amore perfetto. Lui sa che non c'è niente di perfetto in Louis ed Eleanor, solo una facciata elegante e destinata a sgretolarsi al primo tocco. E dev'essere Harry a toccarla, a buttare giù quei muri che ognuno di loro ha intorno; deve farlo di nuovo, come quel primo giorno in cui hanno cantato insieme, anni e anni prima, quando nessuno aveva fiducia nei One Direction, tanto meno loro, ma lui si era impuntato e aveva trasmesso quella gioia di vivere e la sicurezza di poter sfondare attraverso le sue fossette sulle guance.
Quelle fossette avevano cambiato la vita a tutti loro. Zayn sperava che lo avrebbero fatto di nuovo.

Niall si è dovuto sforzare per rimanere in spiaggia tanto a lungo da ascoltare Zayn e Louis discutere; si è impegnato tanto, più di quanto abbia mai fatto nella sua vita, forse, per non alzarsi e correre da Harry.
Prenderlo a pugni, ridere, dargli un altro pugno e poi magari abbracciarlo. Chissà, forse avrebbe anche potuto prendere in giro Liam che avrebbe versato qualche lacrima.
Invece sono rimasti entrambi lì, a sentire Louis lamentarsi e Zayn spiegare che era così che doveva andare: lui voleva Harry al suo matrimonio e questo non sarebbe mai potuto cambiare.
Quaranta minuti più tardi era risciuto a raggiungere la reception, con Liam al seguito. Cammina pacato, come sempre, i bicipiti in mostra sotto la canottiera larga che ancora porta; Niall gli ha sempre invidiato quelle braccia, ma sa di avere altre doti, tra cui quella di persuasione. Non gli ci è voluto molto per convincere la ragazza dietro al bancone di dirgli il numero di stanza di Harry ed è lì che è diretto, quasi di corsa. Inciampa sui suoi passi, si ferma ad aspettare Liam, pigia il bottone dell'ottavo piano quattro volte, nella speranza che sia più veloce. Invece è lento uguale, come sempre, e alla fine prendono le scale, impazienti come non sono da anni.
C’è quella pigra adrenalina a scaldarli, quella che ogni volta li spingeva su un palco a cantare davanti a migliaia di persone e che ora sembrano aver dimenticato entrambi. C’è quella nostalgia che li fa correre per le scale, fino alla stanza numero 823 in cui vorrebbero entrare senza neanche bussare, di cui vorrebbero avere la chiave, come quando in tour avevano stanze diverse, ma condivise in tutto e per tutto.
È Niall il primo a bussare, perché Liam è rimasto imbambolato e non se l’è sentita. Forse non si sentirebbe neanche di alzare lo sguardo dalla maniglia, quando la porta si spalanca, se non fosse che ha aspettato quel momento per anni.
E ora è lì. Il momento giusto, Harry, i suoi ricci, un filo di barba ancora infantile, gli occhi stanchi, ma sempre luminosi, il sorriso che prova a spalancarsi sui denti e sembra inghiottire ogni cosa: la rabbia, la tristezza, il tempo trascorso lontani. È tutto lì, in quei dieci millimetri di moquette sporca, tra il respiro affannato di Niall e la scintilla di emozione negli occhi della persona che gli è mancata di più nella sua intera vita.
Lo abbraccia, Harry, senza aspettare un gesto, una parola, senza aspettare che niente rovini quel momento, nessuna scusa né recriminazione.
Solo Harry.
 
Il ciuffo biondo di Niall ha perso brillantezza e i bicipiti di Liam si sono appesantiti in questi anni. Harry nota tutti questi dettagli, quando li lascia entrare in stanza, con un sorriso più largo che mai tra le fossette. Gli sembra di non sorride da una vita intera, sente i tendini tirare, le labbra screpolarsi, i denti scontrarsi tra loro in un vago tentativo di dimostrare felicità ai suoi amici di sempre.
Che poi lo è, Harry, felice. Di guardarli così vicini, non su video reperiti su youtube e ormai caduti nel dimenticatoio. Tutte quelle visualizzazioni e quei sorrisi, quei cinque bambini che non sapevano niente di come funzionasse il mondo, di cosa fosse il prezzo della celebrità, di come fare a non uccidere un amore.
Solo Zayn l’aveva capito. Loro no, nessuno di loro. Non Liam, non Niall, che non ci aveva neanche provato. Non Louis, che forse non ha mai amato veramente, o forse sì, ma con il tempo ha finito per uccidere anche se stesso, sotterrato dalle sue bugie, dalle sue scuse, dai suoi aspetta. Non Harry.
Però ora forse sanno qualcosa in più, le loro esperienze li hanno rafforzati. O forse mentre si guardano negli occhi e non sanno cosa dirsi, di cosa parlare, come chiedere scusa – forse ancora adesso sono gli stessi bambini spaventati che sul palco di X-Factor cantavano di artisti che a malapena avevano sentito nominare. Ora Harry sente la stessa paura. Sente di nuovo la consistenza di una sciarpa intorno al collo e dei boccoli definiti che gli coprono le orecchie e la fronte. Ha le mani che sudano, come quando aveva paura di lasciar scivolare via il microfono. E vede Niall e Liam osservarlo, impauriti, con lo sguardo ferito di chi è stato abbandonato, non da un compagno, da un amico, da qualcuno che si può facilmente sostituire. Ma da un fratello, un punto fermo.
“State bene?”
Liam annuisce e Niall ride. Non sa perché stia ridendo, non se lo chiede neanche, non ha importanza. Ha voglia di farlo e mostrare i denti finalmente dritti. Harry accenna un sorriso quasi timido o intimido, o forse solo ha dimenticato davvero come si fa a essere felici.
“Bene,” è Liam a rispondere, con quel suo accento complicato e le labbra piene tese. “E tu? Stai bene? Dove sei stato?”
Il terzo grado se lo sarebbe aspettato dal biondo accanto a lui e più tardi. Prima si immaginava qualche chiacchiera, come stai, come non stai, com’è il tempo in Scozia in questo periodo dell’anno, mi sembri dimagrito, mangi abbastanza?
Invece è Liam quello più curioso, o più preoccupato, o più arrabbiato. Forse è tutto, forse è niente, ha solo un grande vuoto nella testa, l’inadeguatezza di adempiere al compito di amico ritrovato che gli striscia nelle vene delle braccia. Come si saluta la persona che più ti ha ferito? Non capisce neanche se è giusto volerlo abbracciare, volerlo picchiare, cantare con lui, affogarlo in acqua, cacciarlo via.
Che poi sarebbe più facile fare come Niall e ridere.
“Bene… sì, diciamo che sto bene anche io…” sussurra Harry e si sente un bugiardo. “Sto in Scozia ora. A Glasgow.”
Liam annuisce ancora. Come se fosse capace di fare solo quello. Come se cercasse di non allontanarsi, ma solo di tornare a stargli vicino.
“Bella Glasgow,” dice Niall e Liam è contento di non dover tenere banco. Non è in grado, in questo momento, come Harry non riesce a trovare le parole per chiedere scusa e di giustificarsi. “Vi ricordate quel concerto quando Zayn per poco non cadde dal palco?”
Sorridono tutti e tre, per un attimo solo. Poi sembra di nuovo che la tensioni li avviluppi tra spire incandescenti e umidicce, come l’aria irrespirabile della Florida. C’è troppo silenzio e troppa paura di dire la cosa sbagliata: qualcosa che nessuno di loro ha mai avuto la sfortuna di provare in presenza degli altri, neanche nei momenti più imbarazzanti. Sapevano sempre essere rumorosi, insieme; ora invece non parlano e vorrebbero davvero farlo, anche solo per parlare del caldo asfissiante, dei vestiti sudati, dei capelli di Niall più scuri, dei ricci di Harry più lunghi, dei muscoli di Liam meno marcati.
“Da quanto non fai palestra?”
Alla fine Harry lo chiede. Una domanda innocente, insignificante, ma è una curiosità che vuole togliersi e che non riesce a non pronunciare. Liam si guarda e poi guarda di nuovo lui. Guarda anche Niall, che sta per ridere ancora una volta, perché lo prende sempre in giro per la pancetta che ha messo su nell’ultimo anno, da quando è finita con Sophia. E davvero, Liam vorrebbe essere arrabbiato, e dirgli che non sa come perdonarlo per essere sparito e averli lasciati tutti a preoccuparsi per lui. Che non dovrebbe essere lì e creare tensione in un giorno come quello.
Ma poi ride, subito seguito da Harry – e sembra ridere davvero anche lui, con gli occhi verdi e la bocca larga e i denti bianchi. E in realtà Liam lo ha già perdonato.


Louis ha provato ad ascoltare le ragioni di Zayn. Ci ha provato e, se riuscisse a ragionare con lucidità, capirebbe che ha ragione. Ma non riesce a essere lucido, mentre sale di nuovo fino alla sua stanza e si lancia sul letto, contento che Eleanor non sia lì, per poter rielaborare da solo quello che è successo.
Harry. Harry Styles è lì, da qualche parte, tra quelle stanze troppo lussuose, tra i pavimenti puliti e le lenzuola profumate e Louis non è vicino a lui, non lascia che sia il suo odore il primo a sentire una volta entrato nella propria camera. E la cosa che lo fa arrabbiare, forse più di ogni altra cosa al mondo, più del non essere stato avvertito, più del fatto che sono anni che non si fa vedere né sentire, è che vorrebbe andare nella stanza affianco e abbracciarlo, abbracciarlo stretto, fino a soffocarlo, e poi baciarlo, e ricominciare da capo, come se gli ultimi anni non fossero passati, come se fosse il giorno prima che se ne andasse. E amarlo più di prima, come prima, come dal primo momento in cui l’ha visto, a X-Factor. Quando non ricordava neanche com’era iniziata tra loro, perché era iniziata ed era sempre stata lì.
Non avevano avuto un principio, come se Harry avesse fatto parte della sua vita dal momento in cui aveva aperto gli occhi, appena nato, e fosse rimasto una presenza fantasma ed evanescente al suo fianco, fino a quella sera nei bagni del talent show, in cui si era svelato. E Louis i suoi ricci li aveva riconosciuti, non incontrati per la prima volta; le sue fossette le aveva venerate, dopo esserne stato innamorato già a lungo; e gli occhi, e le mani, e le gambe, lunghe e magre, erano parti meravigliose di un corpo che conosceva già alla perfezione e su cui doveva solo mettere le mani.
Perché non c’era stato un giorno in cui si erano innamorati o si erano dichiarati. Se Louis ripensa alla sua vita, non c’è un istante in cui non abbia avuto la presenza di Harry al suo fianco, in cui non sia stato innamorato di lui. Come se ogni cosa fosse iniziata con lui e finita con lui. E ora che sono di nuovo lì, vorrebbe solo che tornasse a essere quel principio e quella fine, un uroboro di emozioni e di colori che la sua vita ha perso, lasciata crogiolare in scale di grigio assuefatte dalla pioggia di Londra.
E invece chissà Harry dov’è stato, se lo ha pensato, se una piccola parte di lui ha deciso di venire al matrimonio di Zayn per vedere lui. Chissà se anche Harry pensa che tutto iniziasse con lui e finisse con lui e continuasse insieme, in casa loro, sul palco, in studio, la colazione di corsa, il sesso sul divano, sul letto, sui tavoli, in piedi, gli sguardi e le battute e la vita che condividevano e amavano insieme.
“Tesoro?”
Non ha sentito, Louis, entrare Eleanor. Non l’ha sentita e non vorrebbe neanche vederla o toccarla o ascoltarla; vorrebbe scappare da quell’hotel, dalla Florida, finire in capo al mondo senza poter essere raggiunto da nessuno, nessuno che non sia Harry, ma solo se anche lui volesse e lo facesse per poter restare con lui. Loro due da soli, senza più obblighi da rispettare, promesse da mantenere, impegni da portare avanti. Niente One Direction, niente Eleanor, niente famiglie, amici, manager, niente di niente.
“Tesoro, stai bene?”
Eleanor si è sdraiata accanto a lui e gli sta baciando la guancia con lascivia, sussurrando al suo orecchio domande che lui fa fatica e non vuole comprendere. Chi sei, cosa vuoi, cosa ci fai qui, non è questo il tuo posto, vai via, lasciami da solo, lasciami con Harry. Gli accarezza gli addominali, sotto la maglietta, il petto, il collo e le spalle, gli bacia le labbra, sensuale, a occhi chiusi.
Louis i suoi non riesce a chiuderli. Perché sa che non sarebbe Eleanor a immaginare sopra di sé, mentre gli slaccia i pantaloni; non sarebbe lei e a dirgli che lo ama, all’orecchio, mentre gli bacia il collo. Sentirebbe un tocco meno delicato, un morso appena accennato, la voce di Harry.
Vedrebbe solo Harry, tutto intorno a lui.
E allora si alza, lasciandola confusa e infastidita sul letto. Si riallaccia i pantaloni e sistema la maglietta, chiude gli occhi e respira. Piano. Una volta, due volte. Poi la guarda e Eleanor sembra arrabbiata, ma non dice niente. Aspetta un suo gesto, una sua parola, aspetta sempre lui, Eleanor.
“Scusa.”
Ma lui è un codardo e le cose non le sa dire. Non sa dire a Eleanor che non la ama, che non l’amava neanche prima, che non vuole stare con lei, neanche se è più comodo far finta di essere fidanzato, che dover ammettere davanti a tutti chi è realmente.
Esce dalla stanza e chiude la porta, Louis. E in quel momento anche Harry, dalla camera accanto, esce, con le mani nelle tasche e lo sguardo basso. Ma poi lo alza, forse perché ha sentito il suo passo verso di lui, o forse perché Harry lo troverebbe ovunque, anche bendato, anche in mezzo a una folla scalmanata e urlante, come a Leeds, quando si perdevano e poi erano sempre lì, a guardarsi da lontano, a tenersi vicini.
Louis rimane immobile a fissarlo e sembra sul punto di piangere. Harry si avvicina, con cautela, a rallentatore, come se l’altro fosse un animale pronto a scappare e lui volesse tenerlo invece con sé. Un cucciolo da ammaestrare e ammansire, a cui insegnare a non aver paura di chi vuole tenerlo con sé.
Allunga una mano e trema, Harry. Per paura di un rifiuto o forse per paura che lui la possa prendere e seguirlo ovunque voglia portarlo. O forse perché l’emozione di essere di nuovo così vicini è più forte di qualsiasi altra cosa e li scuote entrambi internamente, tra i muscoli e le costole e le clavicole, nelle vene e nella pancia.
Louis stavolta non si allontana. Sfiora le sue dita, con cautela, e sente quella scarica elettrica d’adrenalina pura che lo aveva colto la prima volta che si sono toccati, come ogni volta che le loro pelli entravano in contatto, anche solo per un attimo. Sente di aver ritrovato il suo migliore amico, tra le pieghe delle lacrime che nessuno dei due si è accorto di versare, tra le falangi secche ed emozionate, tra i respiri pesanti.
Come se fosse un nuovo inizio. Silenzioso e impaurito, l’uroboro gemello, il serpente che si morde la coda. L’uno l’inizio e la fine dell’altro.



Note:
Scusate il font orribile, ma l'editor che uso di solito non riesco ad aprirlo, dato che la mia connessione fa davvero tanto schifo e non ne capisco il motivo. Mi scuso anche per il ritardo, ma ho avuto poca ispirazione e qualche problema sempre con il computer che negli ultimi giorni proprio mi sta odiando. Però sono finalmente arrivata con un capitolo che mi piace parecchio e che non vedo l'ora che leggiate.
Ci sono Niall e Liam, qui, che io amo tantissimo - tanto che sto pensando a un seguito incentrato su loro due - non come coppia. Forse la loro reazione è stata troppo positiva, lo ammetto, ma non è completamente finita qui. Credo sia normale che siano felici di rivedere Harry dopo tanto tempo, i problemi e i dubbi giungeranno in seguito - se avrò tempo :D
Per il resto, Luigino ed Enrichetto fanno un primo passo anche loro, ma non completo. Non ho ben chiaro cosa accadrà nel prossimo capitolo, perché dovevano accadere determinate cose, invece il finale di questo è stato a sorpresa anche per me, quindi non so, mi si sono scombinati i piani.
Spero comunque che vi sia piaciuto!
A presto, spero, 
Eva.

 
   
 
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