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Autore: Mia4ever_TheBest    06/11/2013    3 recensioni
Il Mito di Shakespeare non a nulla a che fare con questa storia: il titolo ha solo l’ispirazione. Qui c’è solo la tentazione di risolvere un interrogativo di una Whovian decisamente troppo tra le nuvole, anzi, tra le stelle è il caso di dire: hai mai guardato il cielo nel periodo delle stelle cadenti, dopo aver saputo del Dottore? Se lo hai fatto, forse tra quelle stelle cadenti avrai scorto un bagliore più intenso degli altri. Se l’hai fatto ma non è mai successo o se non l’hai mai fatto..bhè, caro whovian o lettore di passaggio..forse, continuerai a confondere il rumore del Tardis con la suoneria dei messaggi del tuo cellulare..
Ambientato dopo "The Snowmen", settima stagione, con un Dottore profondamente sconvolto per la seconda morte di Clara, ma ormai speranzoso nel ritrovarla da qualche parte..se non fosse per un Tardis in fumo e un'ora da passare in compagnia di un'umana.
(Nessun spoiler, assicurato)
Genere: Comico, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Doctor - 11, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Quegl’attimi prima che Sexy finisse di auto-ripararsi
 
 “Io..io..”  Stavolta era lui a balbettare  “..stavo correndo via..” E capì che non dovevo chiedere altro, perché lui correva sempre e ovunque. Sempre.
Guardai il cielo entrando nella sua atmosfera pensierosa, e rivolsi lo sguardo alle stelle.
“Tu ci sei stato, vero?  Hai visto ogni singola stella che stiamo osservando ora, giusto?”
Lui non rispose ma sapevo la risposta e andava bene così. Volsi a lui lo sguardo e percepii la sua impazienza del  ritornare da dov’era venuto, nel suo continuare a fingere che quasi non ci fossi. Poi d’un tratto cominciarono a salirmi parole dallo stomaco, cose pensate e mai dette che volevo chiedere : dire la profonda stima che avevo di lui, di tutto ciò che aveva dovuto e doveva ancora sopportare nella sua lunga esistenza e che mai avrei compreso quel dolore a pieno, di ogni colpo che doveva sempre incassare a mai tornare indietro. Ma non chiesi nulla. Per tutte le cose che il Dottore aveva dentro e mai avrebbe dovuto e potuto condividere, per non far impazzire chi lo circondava. Quel dolore sarebbe stato suo e solo suo perché il domani potessi continuare ad andare a scuola e a vivere la mia vita noiosa, eppure bellissima, fatta di compiti, mare e docce, ma vita. Perché il mondo potesse continuare a vivere in quella routine monotona, ma almeno non pericolosa come la sua.
 
E per quello quel dolore che avevo dentro sarebbe stato mio e solo mio nel rispetto del suo.
 
-O-
 
“Puoi fare cadere una stella con il tuo coso sonico?” cambiai improvvisamente argomento, per non finire in un pozzo che sarebbe stato troppo profondo, perché avessi potuto risalirlo. Alla sottolineatura di “coso sonico” il Dottore esplose e divenne quel robot inarrestabile di parole che era sempre stato.
“Coso sonico? Ma dico stiamo scherzando? Lo sai per caso che ha un nome? È cacciavite, cacciavite sonico per la precisione”. E si mise a fare le presentazioni .
“Cacciavite, questa è Mia. Mia, questo è cacciavite. Sono certo che siamo partiti con il piede sbagliato e che nulla del genere si ripeterà.” Fece accarezzando il suo aggeggio come a consolarlo.
-Scusati subito- mi bisbigliò attraverso la mano ruotando la testa verso di me.
Annuì comprensiva. La mia vena provocatoria era stata stuzzicata dalla curiosità di sapere la reazione del Dottore. Sapevo della sua suscettibilità in queste cose e non era stato male sperimentare sul  campo, ma..una parte di me se ne era pentita subito. Stavo per riferire le mie sentite scuse quando..
“.. e si posso far cadere una stella con il mio cacciavite..” esordì. Lo puntò al cielo e si rivolse a me con un tono amareggiato “..sempre che non si sia offeso”.
 
Tuttavia quando sonicizzò verso il cielo con quell’oggetto un po’ insolito per una cassetta degli attrezzi da meccanico, il suo gesto deciso fu accompagnato dalla stella più luminosa di tutte che avessi mai visto. Di più dell’undicesima che avevo ammirato minuti..o forse ore prima.
“Dottore, penso che più di così non potesse offendersi, cacciavite” sottolineai. Il Dottore notando il mio sguardo pieno di orgoglio, si accorse di come stavo assaporando il mio momento di gloria.
“Umani, tutti uguali, così sognatori, pieni di credenze ancestrali. Una perfetta trappola per un vecchio Signore del Tempo. E poi alla fine mi fanno fare queste figure.. sarei dovuto andare in pensione molto tempo fa!” parlò tra se e sé alzando gli occhi al cielo, ma in maniera che io potessi sentire.
“Cos’hai detto Dottore?” feci terribilmente perplessa. “Oh nulla, Mia, niente che un vecchio come me non possa borbottare.” E si girò dalla altra parte a braccia conserte.
 
“E poi le stelle non cadono” continuò come nulla fosse accaduto “Nascono, crescono e muoiono proprio come voi, ma non possono spostarsi  di un centimetro da dove sono”.
Si girò verso di me guardandomi intensamente negli occhi.
“Ed è proprio per questo che vi adoro: siete così umani. Nemmeno a distanza di secoli potete smettere di credere in un forse nell’esistenza di dèi, cani parlanti o..stelle cadenti”.
-Adoro quando si diletta nelle spiegazioni scientifiche- pensai.
 
Grazie Dottoredissi improvvisamente come rappresentante della mia specie.
A un trattò si voltò e ormai avevo capito quanto fosse bravo a cambiare sia faccia che umore ogni qualvolta gli fosse possibile. “Senti Mia, ma perché non ti sei ancora chiesta cosa ci faccia uno sconosciuto nel bel mezzo del tuo giardino, nel cuore della notte? Mi sembra piuttosto strano e c’è da preoccuparsi che una cosa per me sia strana”. Mi sonicizzò dalla testa ai piedi. “Stai bene?” disse cercando quel qualcosa di strano che non riusciva a trovare, nemmeno con cacciavite, aspettando la mia reazione. Si avvicinò a me socchiudendo gli occhi, scrutandomi.
“Bhè, si sto bene, anche se per me non sei esattamente uno sconosciuto. Sei il mio desiderio che ho espresso dieci minuti fa e che si è avverato, perciò adoro continuare a fingere quanto sia bello questo sogno, non ponendomi nemmeno il problema”. Cercai di dare la risposta che desse meno a vedere tutti gli altri spoiler, che invece il Dottore era abituato a sentirsi non dire, ma comunque a saperne l’esistenza.
E io non potevo permettermelo.
“Ohh, giusto questo spiega molte cose..” Sembrava che si fosse accesa una lampadina nella sua mente e il suo viso si illuminò improvvisamente.
“..Ad esempio il fatto che tu mi abbia fatto così poche domande e che la tua reazione non sia stata così repulsiva come sarebbe invece dovuto accadere..” Fece questa sua acuta osservazione alzandosi dal lettino e camminando velocemente avanti e indietro. Lo seguii  alzandomi in piedi.
“..no in realtà in questa cosa non l’ho capita molto bene? Non l’ho capita..” sottolineò. Si fermò a fissarmi nuovamente. La sua illuminazione svanì. Cominciò a grattarsi nervosamente la testa e prese la banana, che nemmeno fino a qualche tempo prima aveva neppure notato, e ne divorò metà in pochi istanti.
“Stupido, stupido Dottore” e si risistemò sul lettino a guardare le stelle.
 
-O-
 
“Non importa il perché tu sia qui, Dottore, non penso sia rilevante. Perché non riesci ad accettare il fatto che tu ci sia e basta, semplicemente?” dissi tentando di salvarmi da quella sua sete di sapere.
“Tutto è rilevante Mia, soprattutto quando non sai. E io odio non-sapere” esordì lui.
Ero in trappola. Cosa dovevo fare? Dirgli che era il mio eroe e il mio idolo tutto in una volta per poi mortificarlo ancora di più? Non riuscivo più a sopportare quella sua insofferenza per cui decisi di ripagarlo con la sua stessa moneta. “Se proprio insisti..diciamo solo che per me sei in circolazione già da un pò..Sei come una sorta di modello da imitare per molti che sanno quello che fai” dissi balbettando incerta su cosa sarebbe stato dopo.
 
E infatti..
Esplose come le stelle fanno alla fine della loro vita con le supernove.
 
“Modello da imitare?! Ma stiamo scherzando?! Io sono il tipo che fa cose che non si rifanno a casa, non sono uno showman!” disse girando la testa dall’altra parte stizzito, scroccando i magri pollici.
“No Dottore, non intendevo questo! Non riuscirei certamente a buttarmi giù da un burrone senza esitare come faresti tu, se si trattasse di salvare il mondo. Tu sei..un concentrato di valori che suscitano la curiosità e la voglia di vivere! Non ti sembra abbastanza?”  risposi risoluta ad un Dottore divenuto troppo irritabile per i miei gusti. “Ma come fai a dirlo? Ho visto cose che nessuno dovrebbe vedere e per ultima una ragazzina come te! Sterminato mondi e persone! Salvato l’universo un’infinità di volte!”
 
-E te la stai tirando un po’ troppo caro mio. Sei veramente cocciuto, però. Inconvincibile.- pensai.
 
Si accorse di aver esagerato nel momento in cui ritornò a galla la ragione. Si ricompose continuando con il suo tic nervoso. Dottore o no, comunque, mi ero stufata di quel suo comportamento nei miei confronti.
“Perdi tempo qui con me finché la tua nave non ti consentirà di far saltare in aria un altro pianeta! Ma perché a volte sei così insensibile? Trovi qualcuno che ti fa qualche complimento e ricambi così..Ecco perché rimani solo alla fine!” dissi ferma.
“Non osare pronunciare quella parola piccola umana..ins..insolente!” disse puntandomi il dito e cercando di fare la parte del padre che sgrida la figlia, ma inevitabilmente ancora con quella sua punta d’ironia che non era riuscito a nascondere. “Io sono solo perché voi morite e io sopravvivo alla vostra morte!”  A quel punto smisero di cantare i grilli e le fronde degli alberi che avevano volteggiato più intensamente del solito all’atterraggio del Tardis, di muoversi.  Tutto si fermò.
 
Poi si accorse di come lui era stato insolente per tutto quel tempo cercando di far prevalere il suo orgoglio su qualsiasi cosa, quando ormai era troppo tardi. Si portò la mano al capo come per riflettere.
“Perché dico queste cose? Perché le dico a te? Chi sei tu? Io non ti conosco!”disse gesticolando.
 E vidi nei suoi occhi quanto fosse smarrito.
Non più arrabbiato con sé stesso. Non era mai stato arrabbiato veramente con me.
Ma perso nei suoi pensieri.
 
“Dottore, fa quest’effetto solitamente quando uno sconosciuto atterra nel tuo giardino nel bel mezzo della notte” dissi sorridendo. Neanche dopo due secondi eravamo lì a ridere insieme, come l’avessimo sempre fatto. IO ridevo con lui.
Rivolse per l’ennesima volta il suo sguardo al firmamento.
“Sai ce ne sono più di quante tu possa immaginare” disse tornando in sé.
“Wow, chissà quanto deve essere meraviglioso essere tra di loro. Non vedi l’ora di tornarci vero?” mi immedesimai.
 
“Si, non sai quanto”.
 

(Piccolo)Angolo dell’autrice:  Salve bella gente! Il mio ritardo per l’aggiornamento della storia è imperdonabile, ma chiunque passasse per di qui sa già cosa deve fare. Pena: frustat..ehm volevo dire mi raccomando, mi farebbe piacere saperne di più sulla vostra opinione, perché ogni vostra recensione per me è molto preziosa, per potermi non solo migliorare, ma per essere anche meno noiosa le prossime volte! :)
Ho figurato un Dottore più irritabile del solito, lo ammetto, ma spero di aver reso quanto a volte sia stressante anche per lui una vita come la sua.. E Mia non può assorbire solo passivamente la situazione, ma sta a lei rimetterlo in riga, il nostro vecchio brontolone.
Ora il Dottore ha espresso nuovamente il desiderio di tornare tra le stelle. Cosa accadrà?
Ma il suo Tardis non potrà cadere dal cielo come lui ha fatto in risposta al desiderio di Mia, perché la sua nave più grande all’interno, l’abbiamo lasciata ad auto-ripararsi, piena di fumo denso e bianco e ha quasi finito..il Dottore dunque ripartirà? Lascerà Mia sola al suo sogno? Che ne sarà di lei?
Ci si tardisizza in giro per il fandom :)


 
 
 
  
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