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Autore: ely_trev    06/11/2013    1 recensioni
[Hélène e i suoi amici]
Avviso subito che la storia sarà comprensibile anche a chi non conosce questo telefilm che Mediaset ha improvvisamente sospeso per non si sa quale motivo ormai più di dieci anni fa. Quest'estate, girovagando su internet, ho scoperto che ne sono stati fatti ben tre seguiti (l'ultimo dei quali, per giunta, in patria, ancora in programmazione a distanza di 20 anni dall'inizio della serie) mai arrivati in Italia; dopo essermi informata a grandi linee sullo svolgimento della storia, ho deciso di riprenderla dal punto di vista di uno dei miei protagonisti preferiti - Christian - provando a portare avanti un mio personalissimo "e se...?".
E se il suo amore verso la fidanzata storica non fosse mai svanito?
E se quell'inaspettato ritorno avesse risvegliato tutti i suoi sentimenti?
E se si fosse reso conto di non essere innamorato della sua attuale fidanzata?
Alcuni personaggi sono stravolti rispetto all'ambientazione originaria, altri (che non conosco bene, non avendo avuto modo di vedere il telefilm tradotto) sono stati eliminati per semplificarmi un po' la vita (anche perché i protagonisti della mia storia sono Johanna e Christian).
Per chi non ha conosciuto la serie, prenda il mio racconto come un originale. Buona lettura!
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Amore della mamma, che succede?.
Zoé si era svegliata nel cuore della notte e Johanna l’aveva prontamente raggiunta, evitando di svegliare il povero Christian, che si stava rivelando essere un ottimo uomo di casa, a volte un po’ maldestro, ma pronto a far fronte un po’ a tutte le situazioni. Sì, meritava sicuramente un po’ riposo, poverino...
Amore… Scricciolo… Com’è che ti chiama papà? Ma tu lo sai che cos’è uno scricciolo? È un uccellino piccolo piccolo ma con una voce molto squillante” prese a spiegarle con voce tenera, cercando di conciliarle il sonno, mentre la cullava seduta sulla sedia a dondolo. “Sì, papà ha proprio ragione, sei veramente uno scricciolo: tu, così piccolina… però senti com’è squillante la tua voce!” esclamò. “Se continui così finirai per svegliare l’intero vicinato!”.
La distrasse la risata di Christian, che, accortosi della sua assenza, l’aveva raggiunta nella stanza della bambina.
Tutto bene?” le chiese, lievemente preoccupato.
Tutto bene, sì. La nostra piccola ingorda, prima, ha voluto mangiare troppo velocemente, con il risultato che adesso ha un po’ di mal di pancia. Ma non è grave, vero?” spiegò, tornando a rivolgersi quasi subito alla figlia. “Vedrai che tra poco passa tutto” continuò, abbracciandola stretta e carezzandole ritmicamente la schiena.
Mi togli una curiosità?” domandò ancora Christian, dopo essersi accomodato vicino a lei. “Come fai a capire immediatamente se ha fame, ha sonno o sta male? Io mi agito al primo accenno di pianto e non capisco più niente”.
Johanna sorrise.
Tu ti sei sempre agitato per tutto, mon CriCri! Fa parte di te” scherzò. “E poi sei un maschietto e, per voi, funziona molto meglio il metodo empirico, imparate molto di più dall’esperienza. E tu sei bravissimo, non ti preoccupare” lo tranquillizzò, facendogli una tenera carezza sulla guancia. “Forse, a volte, un po’ insicuro. Ma bravissimo” puntualizzò. “Comunque i pianti dei bambini sono tutti diversi, basta imparare a riconoscerli” chiarì.
Gli occhi di Christian brillavano mentre osservava quelli della sua donna, ancora intenta a cullare la loro bambina, che, superata la crisi, si era nuovamente addormentata. Gli era impossibile smettere di guardarle. A volte, aveva perfino paura che tutto quello che stava vivendo potesse rivelarsi solamente un sogno.
Che c’è?” gli chiese improvvisamente Johanna, riportandolo alla realtà.
Niente” le rispose sorridendo. “Siete bellissime”.
Ehm… La bellezza è qualcosa di molto relativo per me” gli disse Johanna, mentre adagiava Zoé tra le candide lenzuola del suo lettino.
Alludeva alla sua condizione, al suo corpo, che portava su di esso i segni della drammatica battaglia che aveva dovuto combattere e dalla quale, forse, non era ancora riuscita ad uscire del tutto. Non era facile tornare alla normalità e, anche in questo, aveva indubbiamente bisogno dell’aiuto di Christian, che non tardò a rimarcare il suo complimento, sicuro di quello che provava per lei, che andava ben oltre un mero apprezzamento fisico.
Dopo aver fatto una carezza e dato nuovamente la buonanotte a sua figlia, infatti, Christian tornò a guardare intensamente la sua Johanna, abbracciandola forte; poco prima, gli aveva dato dell’insicuro, ma anche lei aveva, comprensibilmente, qualche difficoltà ad affrontare tutta la situazione.
Certo, quando stavano insieme, come durante quel lungo e silenzioso abbraccio, tutto era perfetto e tutto era possibile. Non erano fatti uno per l’altra perché si assomigliavano, erano fatti uno per l’altra perché erano complementari.
Ti amo. Ti amo tanto” le disse Christian, poco dopo, sciogliendosi dal suo abbraccio quel tanto che bastava a tornare a guardarla negli occhi.
Anch’io ti amo” gli rispose Johanna con gli occhi lucidi.
Ti posso fare una confessione?” riprese a dire Christian. “Non pensavo che sarei riuscito a dirlo di nuovo, ma sono felice. Sono immensamente felice” confidò, tornando a stringerla a sé.
Johanna si sentì scossa da un forte brivido. Si sentiva così solo quando si trovava tra le braccia di Christian ed era sicuramente lì che voleva restare, per il resto della vita.
Lo baciò con passione e lo invitò a tornare in camera da letto, dove entrambi si lasciarono trasportare dal desiderio che provavano uno per l’altra. Erano mesi che non condividevano un momento così.
Mon CriCri, c’è una cosa di cui non abbiamo ancora parlato” gli disse poi, teneramente accoccolata tra le sue braccia.
Di cosa?” le chiese lui, curioso.
Be’… ecco… Io… Ti amo tanto e ancora non mi sembra vero che tu sia qui, in questo momento, che siamo insieme e che ci sposeremo non appena possibile. Tutti i miei sogni si tanno realizzando ed è fantastico. Ma… mi stavo domandando… Dove vivremo dopo il matrimonio?”.
E dobbiamo parlarne ora, alle due del mattino, rovinando questa meravigliosa atmosfera?” ribatté Christian.
È che… ci ho pensato diverse volte e mi sono posta il problema” continuò Johanna.
Io no. Per la verità, ho accennato alla questione solo una volta con Nicolas, per via degli impegni del nostro studio, ma tutti e due siamo giunti ad una sola conclusione: che era prematuro parlarne perché, innanzi tutto, dovevo pensare a te e alla nostra bambina. In ogni caso, credimi, non esiste nessun problema: non mi interessa vivere in un posto piuttosto che in un altro; ovunque sarete tu e nostra figlia, io sarò lì con voi. E sarò a casa. È con te che voglio stare, dove non ha importanza” disse, voltandosi a guardarla negli occhi.
Non è vero, tutti abbiamo delle preferenze” constatò, allora, Johanna. “Anche io”.
Amore, credimi, per me va benissimo restare qui, se è qui che vuoi vivere. Lo so che sei molto legata alle tue origini e a questa città, che ti ha visto nascere. E a me sta bene, non ti preoccupare” cercò di spiegare Christian.
No, non mi hai capito, mon CriCri” lo interruppe. “Adoro il mio Paese, e tu lo sai, ma io credo che, per noi, il posto migliore sia… la Francia”.
Christian tornò a guardarla con aria interrogativa, mentre Johanna riprese a parlare.
Voglio che torniamo a Parigi” continuò. “Quella è casa tua, lì hai il tuo lavoro e… e poi ci sono gli amici di sempre, che sono sempre stati la nostra famiglia… Sì, sono sicura che quello sia il posto giusto” spiegò.
Sei sicura?” le chiese Christian, mentre lei annuiva con decisione. “Non prendere una decisione affrettata solo pensando a quello che posso volere io
Sì, era sicura. Aveva parenti sparsi per il mondo, ma la famiglia più vera erano quegli amici che erano stati i suoi compagni di studi, i suoi fratelli scelti e i pilastri più resistenti, sempre pronti a sostenerla nei momenti di bisogno. Così come per Christian. Quelle persone che l’avevano fatta sentire a casa in una terra straniera e poi erano rimaste nella sua vita sempre, nonostante la lontananza. Sì, era certa: voleva tornare a Parigi. Voleva che Christian si sentisse a suo agio, nella città che gli apparteneva. Voleva che la famiglia che stava formando insieme a lui e alla loro bambina potesse vivere circondata dall’affetto delle persone che le erano care. Voleva che sua figlia potesse crescere tra quelle persone a cui lei era indissolubilmente legata.
Mi credi se ti dico che è veramente quello che voglio?” domandò retoricamente a Christian. “Sì, voglio tornare a Parigi” ripeté ancora. “Intendiamoci: voglio che Zoé conosca la terra dove è nata e dove sono nata anche io. Questo posto è stato molto importante per me. Ma penso, comunque, di aver fatto la scelta più giusta. Tu che pensi?”.
Penso che qualsiasi scelta tu decida di fare, la farai pensando a ciò che è meglio. Se, per te, la scelta migliore è Parigi, Parigi sia… E così, forse, posso risparmiarmi di approfondire il mio pessimo inglese” scherzò Christian.
Quello, invece, non ti farebbe male approfondirlo comunque. Non si sa mai, domani potrei insegnarlo a Zoé solo per poter parlar male di te a tua insaputa” lo punzecchiò Johanna.
Ah, questo è quello che vorresti fare? Traditrice!” finse di insultarla, mordicchiando in vari punti sensibili la sua pelle nuda e provocandole risate e brividi di piacere.
Christian, smettila!” gli ordinò lei, poco convincente, non riuscendo a smettere di ridere.
Ti amo. Non posso più vivere senza di te” le disse nuovamente Christian, tornando serio e guardandola profondamente negli occhi.
Anch’io ti amo. Ti amo tanto, amore mio” confermò Johanna. “Abbracciami” gli chiese, subito dopo. “Non ci lasceremo mai più” promise, quindi, quasi persa tra le braccia del suo amore, che in quel momento la stringevano forte, facendola sentire protetta e al sicuro come mai prima di allora.
   
 
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