Accidia
Villa Hyuuga
Accidia.
Hinata è un perfetto esempio di persona accidiosa.
Lei ben sa cosa è bene e come raggiungerlo.
Ma la vita le aveva riservato talmente tanti fallimenti
che, forse, era giunto il momento di arrendersi.
Lasciare che tutto le scivoli addosso.
Atarassia.
La più auspicabile delle opzioni.
Niente più sofferenza.
Nessuna emozione, semplicemente guardare il mondo scorrere
dal suo angoletto, in dolce attesa della fine.
A che pro lottare per un Naruto che non c’è mai?
A che pro lottare per difendere la sua relazione con Neji,
laddove la cosa può condurre solo all’emarginazione e alla repulsione?
A che pro lottare per dare un senso alla sua vita?
Non importa più nulla.
Perché una tossicodipendente rimane sempre una
tossicodipendente, qualcosa da nascondere, un fallimento della famiglia, da
allontanare il prima possibile e, magari, per tutta la vita.
Rinchiusa in uno squallido centro di riabilitazione…come i
matti, gli schizofrenici…
Hinata impallidisce, è gelida, le gocce di sudore affiorano
sulla sua pelle.
Si sfrega le mani convulsamente, gli occhi guizzano
angosciati da una parte all’altra della sua camera, che ora le appare così opprimente.
Accucciata, con le ginocchia strette al petto, si dondola
in un angolo, seduta sul marmo freddo, sbattendo la schiena al muro, facendo
ondeggiare la testa avanti e indietro, la frangetta le sbatte delicatamente
sulla fronte.
Batte i denti.
Si formano degli aloni di sudore sotto alle sue ascelle
lisce, sulla schiena, sull’addome. Lei odia sentirsi sudata.
Così, non sapendo che fare, l’unica cosa che le rimane è
starsene là in attesa.
Di cosa, poi, non si sa.
Però è l’unica cosa che sa fare davvero bene: aspettare.
Hinata aveva amato. Eccome se lo aveva fatto. Forse lo fa
tutt’ora.
Anche se è confusa.
Neji, così esperto, accurato, la sua precisa metà, anche se
è maledettamente pericoloso.
Naruto, la sua cotta adolescenziale, quello sguardo
penetrante, ma così meschino.
Amare sia l’uno che l’altro è un suicidio.
Naruto è completamente inaffidabile, disattento, sempre
appresso alla sua vecchia fiamma, Sakura, costantemente a rischio per via delle
sue idiozie. E poi è inconfutabilmente un poco di buono: ruba dove può per
comprare fumo che poi spaccia ai ragazzi più piccoli, sempre in giro a fare scritte
con le bombolette, finito un paio di volte in riformatorio per aver dato adito
a più di una rissa, alcune finite come lotte all’arma bianca.
Una testa calda, irrimediabilmente.
Che però sa anche essere dolce, e così ogni volta Hinata
perdona, dimentica.
Neji invece è uno sciupafemmine. Bello, con quel che di
misterioso e velato, un lato oscuro irresistibile, intrigante, chiuso.
A tratti appare addirittura insensibile.
Lei ha paura ad innamorarsi oltremodo di lui: farlo è
decisamente imprudente.
Un altro rifiuto sarebbe necessario per ucciderla.
E, nel dubbio, Hinata si rifugia nella solitudine e nello
squallore di un laccio emostatico con una siringa.
Guarda quei due oggetti inespressiva.
Poi, un viso si fa strada tra i suoi pensieri, con
prepotenza, e con esso la promessa che aveva fatto: niente più droga.
Kurenai.
Un nome dolce per una persona dolce.
Una donna che conduce la vita ideale, secondo Hinata: un
lavoro ben pagato e dignitoso, che le piace, conduce una convivenza semplice ma
amorosa con il suo compagno Asuma, è bella nel senso più universale del
termine, si sa comportare, vive serenamente.
Lei, invece, sta per essere strappata via da tutto quello
che le è a forza diventato familiare con gli anni.
Ma, in fondo, non cambierà niente: sta solo passando da una
gabbia all’altra, tutto qua.
Ci vorrà solo un poco di tempo ad abituarsi.
Abitudine.
La sfida più grande che la vita pone è la quotidianità, la schiavitù della routine. Eppure, chi riesce a trovare qualcosa di straordinario nei piccoli gesti di ogni giorno è salvo, e possiede il segreto della vita stessa.
Ad Hinata queste piccole gioie sono state portate via dalla
cattiveria delle voci messe in giro su di lei, dall’indifferenza di tutti nei
suoi confronti, dalla costante sensazione di diventare sempre più
insignificante.
Con fare svogliato e debole, si alza in piedi, barcollando
verso il letto, lo sguardo vacuo fisso sulla valigia da fare.
Gesti che preannunciano una radicale chiusura a tutto
quanto è stato, ed una fioca speranza per il futuro.
Stanza d’ospedale n°27
Sakura si sveglia dolcemente, spalancando i suoi grandi occhi verde chiaro al nuovo giorno.
L’immediata consapevolezza di non essere a casa sua le
sopraggiunge nel vedere la stanza bianca abbacinante e, soprattutto, le garze
che coprono i solchi profondi ricuciti sui suoi avambracci.
Allora, in definitiva, non era un sogno: lei aveva davvero
tentato di suicidarsi.
Non riesce a rendersi conto dell’affiorare delle lacrime
che il suo petto è già squassato dai singhiozzi.
Chi l’aveva portata là?
Chi aveva avuto la supponenza di decidere che lei dovesse
vivere?
Chi, chi, chi, chi, chi?
“Si è svegliata.” Constata una voce, da un angolo della
stanza.
Sakura si volta di colpo: non avrebbe mai immaginato che ci
fosse qualcuno oltre lei lì dentro.
“Chi…chi c’è?” mormora leggermente impaurita.
“Mi chiamo Sai, sono un infermiere dell’R.C.C., in qualità
di rappresentante della clinica sono tenuto ad informarla, Signorina Haruno,
che al termine della convalescenza un addetto la attenderà qui in ospedale per
trasferirla in una stanza liberata appositamente per lei nel nostro reparto per
i pazienti affetti da crisi depressive con conseguenze più o meno gravi nel
tempo. Dal momento che i suoi genitori non sono in città, il primario si è
assunto tutte le responsabilità concernenti la sua convalescenza ed i
provvedimenti necessari.”
Si fa avanti il ragazzo, vestito con un camice celeste,
capelli neri e lisci, occhi indecifrabili, tra il ghiaccio ed il nero,
dall’aspetto assolutamente apatico.
C’è qualcosa in tutto questo che la disturba: non c’è
tenerezza, non c’è un minimo sentore di sensibilità.
Si accorge improvvisamente, con grande dolore, che nel
mondo il suo risveglio non comporta niente.
Quel ragazzo…lui è lì perché gliel’hanno ordinato, non per
altro.
Il primario ne avrà viste altre mille come lei.
Le infermiere sono diffidenti e brusche.
E Sasuke-kun non c’è.
Lei voleva solo affetto.
Lei voleva un abbraccio, una carezza, una voce amica.
E invece davanti a lei c’è solo un giovane enigmatico con
l’espressione da sogliola che non sembra minimamente tentato a confortarla.
“Quanto ci vorrà?” chiede sconsolata.
“Circa altri due-tre giorni. Ah, mi hanno detto di
consegnarle dei presenti che le sono stati fatti da un certo signor Uzumaki-
Naruto?le sembra tanto strano…ancora si ricorda da lei dalle medie!Sakura non
può trattenersi dal sorridere- e dal giovane Uchiha.”
Se il fatto che Naruto l’avesse pensata la aveva sconvolta,
che lo avesse fatto Sasuke la devasta completamente.
Sai-sogliola le allunga un grande cesto pieno di fiori
rosa, con al centro una scatola di cioccolatini, rosa anch’essa.
Legge il biglietto, scritto con grafia stentata ed
infantile: Sakura-chan! Guarisci presto, appena puoi fammi uno squillo e ti
offro una bella scodella di Ramen! Naruto, sempre uguale, con lo stesso
amore per il ramen così smodato e…per lei.
Poi, Sai-sogliola le passa un pacco piuttosto piccino,
incartato alla perfezione e con un bel biglietto, sul quale spicca una
calligrafia elegante e semplice.
Sai
bene che con le parole non ci so fare, perciò scriverò poco,
sperando
di colpire il tuo cuore egualmente.
Pensami in
ogni momento, mia dolce,
durante
questo annoso periodo che ci separa.
Sappi che
mi hai come io ti ho.
Ti amo.
Uchiha
Sasuke.
Sakura improvvisamente riprende il pianto interrotto precedentemente dall’intervento del ragazzo-sogliola.
In quel momento succede l’incredibile: sente un tocco caldo
sulla schiena e Sai le porge un fazzoletto di lino bianco con naturalezza.
Lei accetta, nascondendo il volto sul torace del ragazzo,
che le circonda le spalle con il braccio, un po’ sorpreso.
Dopo una ventina di minuti, riesce a risollevare il volto,
che presenta occhiaie ancora più scavate e labbra, naso e occhi arrossati,
leggermente urticati.
“Ti senti meglio?” domanda con la solita voce piatta lui.
“Sì…grazie, davvero…grazie di tutto.” Risponde lei.
“Hm. Allora…a presto, Sakura Haruno.”
Esce dalla stanza silenziosamente, nello stesso modo in cui
era entrato.
Sakura apre il pacco di Sasuke: un libro “Nessun luogo è
lontano”, Richard Bach.
Villa Sabaku
Il salone della villa è splendido.
Pavimento in cotto, un largo camino scoppiettante ed
accogliente, due poltrone ed un divano di pelle invecchiata, lucida e
curatissima, una biblioteca che riveste un intero lato della stanza, un
impianto stereo Bang & Olufsen, un tavolino di cristallo e l’immancabile
mobiletto dei liquori.
Temari se ne sta acciambellata sulla poltrona più vicina al
camino, il tavolino davanti con sopra posacenere, bicchiere con ghiaccio ed una
bottiglia di scotch, avvolta in una morbida coperta di pile.
Ha addosso una felpa grigia, leggins blu notte e morbidi
calzettoni di lana bianca.
I capelli sono tutti in disordine.
Più o meno come i suoi pensieri in quel momento.
Versa svogliatamente lo scotch fino a riempire il
bicchiere, per finirlo tutto d’un sorso.
Strizza gli occhi, scossa dall’alcolico ingerito, tentando
di mettere a fuoco per bene.
La sua esistenza se ne sta andando via senza di lei
ultimamente.
La scuola è uno strazio: non riesce assolutamente a
concentrarsi, a studiare, ad applicarsi, nonostante manchi poco più di un mese
alla fine.
Il suo fisico è completamente sfiancato dalla vita
sedentaria che conduce.
Non riesce né ad uscire né a studiare.
L’unica cosa che riesce a fare è scrivere il suo diario,
affannosamente, e bere.
Ingozzarsi di liquori.
Accidia.
Temari sa che, per il suo stesso bene, dovrebbe dare il
massimo in questo ultimo periodo, e che per recuperare un po’ la forma dovrebbe
assolutamente andare in palestra.
Ma è come se qualcosa la trattenesse, le impedisse di
uscire, la tenesse legata a quella poltrona maledetta.
O forse è, più semplicemente, la sua volontà che è andata a
farsi benedire.
Fatto sta che lei vorrebbe poter ottenere risultati senza
lavorare.
Pigrizia dell’anima.
Eppure lei non era sempre stata così.
Lei era sempre stata una reazionaria, perciò perché
arrendersi così fiaccamente?
Perché darla vinta a chi la vorrebbe soppiantare?
Butta sul tavolino la coperta e si alza, con
determinazione: non è davvero disposta a cedere.
“Un ultimo giro di vite, Tem…E poi saremo a posto. Una cosa
per volta, noi ce la faremo.” Dice tra sé, sfoderando quel sorriso che lui
tanto ama.
Il sorriso della battaglia.
Il sorriso che, nonostante lei possa essere distrutta,
umiliata, amareggiata continua a rimanere sulle sue labbra.
Il sorriso di chi non può perdere, il sorriso di un ego
mastodontico ed incrollabile.
Spazio Cos: ok, oggi vi volevo lasciare con
un capitolo speranzoso, che guarda al futuro con ottimismo!
E lo dedico a me, ai miei momenti bui, ai miei molteplici
errori, alle cose che mi sono conquistata e a quelle che mi sono state tolte
con la forza, alle volte in cui ho saputo reagire e a quelle in cui mi sono
data per vinta.
Spero che da oggi mi si prospetti un periodo migliore di
quello passato, e ringrazio in particolar modo una certa (<3) persona
per le cose che mi ha detto sabato…E’ il mio modo per far sapere che io lo AMO
alla follia.
Arwen5786: ti ringrazio per avermi aiutata ad effettuare il
mio piano diabolico! Vedo che anche tu hai fatto altrettanto, perciò ora
bisogna parlare con Kishimoto affinché disegni il personaggio di Asuka! Grazie
per le belle parole…tvb oneesan ^^
Bambi88: volevo sorprenderti e, a quanto pare, ce l’ho
fatta! Presto sapremo com’è andato l’appuntamento tra i due…Mi farebbe piacere
poterti sentire, nel caso possiamo poi trovare un modo. Grazie dei complimenti
*O*
Talpina Pensierosa: tranquilla, era un momento passeggero
che fortunatamente è passato ben presto!
Lilithkyubi: ben presto rivedremo Gaara e Matsuri, anche se
ce ne vorrà un po’ affinché avvenga qualcosa tra i due: devo trovare un
pretesto…grazie per i complimenti!
Mansu95:mentre per quanto concerne TenTen mi trovi
completamente d’accordo, io non vedo Hinata come una traditrice, ma più che
altro come un’anima non completamente conscia e responsabile delle sue azioni…è
in balia degli eventi, trascinata dalla marea delle sue emozioni, ma presto si
troverà a dominarle.
Per il resto, ti ringrazio vivamente, sono sempre felice
quando le mie storie, che mi costano davvero molta fatica, vengono così
apprezzate! Un bacio forte!
Ballerinaclassica: mia cara! Grazie mille innanzitutto…e
comunque il momento è passato e ora sono viva e vitale stile Naruto XD!
Un bacio a tutti, recensite in tanti: ci vogliono al
massimo 2 minuti e mi farete felice per molto più tempo!
Cos <3