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Autore: mikeychan    07/11/2013    0 recensioni
Quando i MiB ingaggiano le Tartarughe Ninja...
Vecchia storia pubblicata anche altrove!
Genere: Angst, Sovrannaturale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Raphael Hamato/ Raffaello
Note: AU, OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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L’inverno è alle porte; ormai fiocchi bianchi e candidi cadono silenziosi sulla splendida New York, creando un manto immacolato. E’ il primo dicembre, mezzanotte precisa: la caotica Grande Mela è nell’assoluto sonno; ancora sei ore a disposizione per godersi anche la magnifica luna piena nel cielo, un semplice fascio di luce in questo cielo blu, tendente al nero; piccoli puntini luminosi costruiscono alcune costellazioni, visibili anche senza un telescopio. 
L’aria è fredda e anche se non è l’ideale per un’uscita notturna, qualcuno su un tetto, coperto solo da una misera sciarpa di lana, ammira il panorama, mentre la mente viaggia in pensieri di una nuova vita. Una fascia arancione, un guscio verde salvia, la pelle verde acqua, sei piastroni giallastri sull’addome fino all’inguine, tre dita per le mani e due per i piedi; due nunchaku sui fianchi di legno, dall’elsa in arancio, infilati in una cintura marrone sulla quale capeggia un nodo con due fasce penzolanti, come i due polsini che indossa, assieme a un paio di ginocchiere e gomitiere. Occhi blu, senza capelli: una tartaruga ninja mutante, sedici anni appena compiuti e il suo nome è Michelangelo Hamato.
-Chissà cosa c’è oltre le stelle…- mormora impercettibilmente, alzando la testa per scrutare quei piccoli punti luminosi: -Mi piacerebbe proprio saperlo…-.
Stare seduti su un cornicione di un palazzo in piena quarantesima strada, proprio di fronte al negozio di April O’Neil, “Second Time Around”, a gelarsi, non è affatto divertente come mangiare un’intera pizza con doppia mozzarella e prosciutto, fumante. 
-Che ci fai qui, solo e per di più al freddo?- chiede dolcemente una voce che fa spaventare a morte il povero Mikey, che balzando in piedi, afferra i suoi nunchaku, facendoli roteare con la guardia al massimo.
Un’altra tartaruga identica a lui per l’abbigliamento da ninja, tranne per il colore della pelle verde oliva, la maschera viola sugli occhi nocciola, un lungo bastone dall’impugnatura fasciata sempre in viola, infilato sul guscio, nella cintura. Un giubbino viola e nero chiuso da una zip di metallo sul davanti, una coperta rossa in mano: -Scusa se ti ho spaventato- ammette, mentre il suo respiro si tramuta in nuvolette bianche.
-Mi hai spaventato, accidenti a te!- protesta ugualmente l’arancione, rinfoderando le armi, voltandosi nuovamente a fissare le stelle.
Donatello sorride appena, poi avvicinandosi, poggia la calda coperta sulle spalle del “fratellino”, dal momento che lui ha diciassette anni ed è il terzo della famiglia Hamato: -Scaldati un po’, sei freddo come il marmo-.
Michelangelo ringrazia con il capo inclinato, mentre nei suoi occhi si fa strada un sogno che lo martella da circa una settimana, impedendogli di riposarsi a dovere, per tutte le sei ore che si concede, a causa delle ore notturne ai videogiochi.
-Qualcosa non va, fratello? Sembri molto preoccupato!- chiede, ovviamente, il viola, sedendosi accanto a lui, avvertendo sotto le cosce, il freddo cemento del cornicione. 
Il vento invernale scuote le fasce lunghe delle loro mascherine ninja, mentre porta con sé una scia di storie da ascoltare con il cuore.
-No. E’ tutto come dovrebbe essere, perché me lo chiedi?- ribatte mogio Mikey, mentre si stringe la coperta sul petto, facendo della sua mano, una specie di fermo. 
La frase appena pronunciata, viene tradita dal fatto che il minore tenta di sfuggire allo sguardo preoccupato del terzo, che cerca di vederci chiaro in questa storia.
-Io non ci metterei la mano sul fuoco!- ribatte il genio, inarcando il sopracciglio destro: -Credi sia un’idiota?- bofonchia arrabbiandosi un po’.
-Se ti scaldi tanto, posso usarti come termosifone?- ironizza Mikey, ridacchiando appena.
-Grandioso!- esclama Donatello, appoggiando le braccia sulle cosce, mentre le sue gambe penzolano nel vuoto: -Perché mi ostino a parlare con te, che non prendi mai niente seriamente?-.
Michelangelo scuote il capo sorridendo, girando gli occhi, non replicando nulla e continuando a fissare le stelle, si isola dalle imprecazioni del fratello.
-Senti, io mi preoccupo per te, zuccone! Quindi, se hai qualche problema, con me puoi parlarne!- ringhia il viola, alzandosi, sperando di aver reso chiara l’idea.
-Don, sul serio… Non c’è nulla che non va…- mormora il ninja: -Perché non guardi le stelle con me? E’ una così bella notte, lascia perdere che cosa e non cosa ho!-.
Donatello, stringe i pugni, poi si batte una mano sulla fronte, cercando di sopprimere la rabbia: -Le stelle?- ripete annuendo più volte: -Io me ne vado a letto!-.
-Non ti facevo così permaloso, pacioccone!- ironizza ancora una volta l’arancione, ridendo della faccia rossa fraterna, che non riuscendo più a controllare la soglia della rabbia, decide di andarsene.
Michelangelo scuote il capo, poi però, viene nuovamente interrotto dalla voce brusca di un’altra tartaruga, identica a lui, diciassettenne, dalla benda rossa come l’elsa dei suoi doppi pugnali Sai, occhi miele, colore della pelle verde bottiglia e “un bel temperamento”.
-Non credi che far prendere troppa aria al cervello, potrebbe essere un guaio per te?- chiede sarcasticamente, mentre il minore nota il suo busto racchiuso in un giubbino nero e rosso fuoco, a zip: -Cioè, rischi di diventare più cretino di quello che già sei!-.
-Vanno proprio di moda, questi giubbini!- ridacchia lui, cercando di nascondere la tristezza nel suo cuore, cosa che colpisce molto Raph, che chiede immediatamente scusa per la battuta offensiva.
-L’altro giorno, io e Leo siamo andati al centro commerciale e nel reparto sportivo, visto che mi serviva un nuovo casco per la moto, abbiamo trovato questi indumenti a un prezzo praticamente regalato!- racconta con espressione di piacere sul viso: -E sono anche caldi!- continua strofinandosi la mano sulla manica liscio del giubbino.
-Perché non mi avete portato con voi?- chiede un po’ arrabbiato il ninja dai nunchaku, voltando il capo alzato al cielo per scrutare quegli occhi miele, solitari come sempre.
-Semplicemente perché avevi la febbre e a giudicare dagli occhi rossi che hai, non ti è certamente passata!- constata il rosso, poggiandogli una mano sulla fronte: -E sì, sei anche molto caldo! Non dovresti stare qui fuori!-.
Nonostante il carattere tenebroso e irascibile, Raph ha appena mostrato il suo lato più dolce, talmente raro da vedere, che sembra avere una doppia personalità in un corpo solo.
-Ma come ti è saltato in mente di prendere una “boccata d’aria gelida”?- ricomincia nuovamente Donatello, rimasto in ascolto tutto quel tempo dietro la porta nera antincendio del terrazzo, con lo sguardo un po’ imbronciato e le braccia conserte, mentre il peso del corpo è spostato sulla gamba destra.
-Lo sai che rischi di prendere una ricaduta?- spiega furente un’ultima tartaruga, alias Leonardo, con in mano un giubbino arancione e nero, e uno addosso nero e azzurro, identico al suo e a quelli di Don e Raph: -Questo è per te!-, esclama poi, lanciandoglielo.
Benda azzurra come le elsa delle doppie Katana nei foderi sul suo guscio; il colore della sua pelle è verde buccia di mela leggermente più scuro, mentre un paio di occhi color rame capeggiano sotto la maschera.
Michelangelo lo afferra, guardandolo estasiato: proprio un bel giubbino da indossare; qualcosa di bello ma sportivo, come i bei fusti su potenti moto, che fanno impazzire le ragazze.
-Mi sembrava che il maestro Splinter ti avesse categoricamente proibito non solo di uscire dalla tana, ma anche di prenderti una tintarella di luna!- continua sempre più serio, fino a ridurre gli occhi a due fessure.
-Il sensei ha anche affermato che non dovevamo assolutamente uscire, perché ultimamente stanno accadendo troppe cose strane!- aggiunge Raphael, sgranchiendosi le braccia, alzandole oltre la sua testa.
-Infatti! E stavolta non c’entra Bishop, ma qualcos’altro! Sfortunatamente, nonostante le mie ricerche sulla rete, non ho trovato la benché minima informazione utile…- ammette un po’ nervoso, Donatello, guardando il cemento del tetto, mentre la sua ombra si staglia corta dinanzi a lui.
-Ragazzi, ho un brutto presentimento! Torniamo dentro…- geme Leonardo, guardando la silenziosa New York, mentre nell’aria si aggira qualcosa d’insolito; non appartiene, però, all’aura negativa di Shredder, di Karai, di un Foot Ninja o Bishop, è diversa, strana e raccapricciante.
I quattro fratelli tornano dentro, anche se Michelangelo continua a fissare la strada sgombra, lucida per via del sottile strato di neve sciolta e sfumata di arancio, per via dei lampioni metallici.
-Ti muovi o no?- ringhia Raphael, tornato il focoso di sempre: -Vuoi che ti dia una “spintarella”?- ironizza, scrocchiandosi le nocche.
Michelangelo non risponde, fissa il vuoto senza dire una sola parola, tant’è che preoccupa maggiormente Donatello: -Mik?- chiede passandogli una mano dinanzi al viso: -Ci sei? O no?- chiede guardando un Leo basito e un Raph stupito.
-L’avevo detto io che prendere troppa aria fredda, gli avrebbe congelato il cervello…- mormora Raph, scuotendo il capo, anche se gli occhi preoccupati tradiscono la sua espressione incurante.
Michelangelo, sbatte le palpebre e si porta le mani alla testa: si piega sulle ginocchia per via di una dolorosa fitta alla testa. Grida come un pazzo e non c’è verso per farlo smettere o capire il male che lo affligge; per un attimo si ferma, rimanendo immobile con una statua, poi, i sensi vigili o abbandonano, facendo crollare in terra.
Afferrato prontamente ed evitatogli un bel bernoccolo in fronte, Raph se lo carica sulle spalle, preoccupato, prima di notare un furgone nero avvicinarsi al tombino che conduce alla loro tana; essendo però saliti in superficie grazie a un tunnel scavato nella roccia, non ci bada e si appresta a portare il minore da Splinter.

Una volta alla tana, il giovane Leonardo, chiama il sensei, alias Hamato Splinter, un topo anziano dal pelo grigio, occhi castani, un kimono marrone, bordato di nero e chiuso da una cinghia sull’addome dello stesso colore. Un bastone da passeggio e talvolta anche un’arma, lo accompagna dappertutto.
Immediatamente, il roditore ordina di poggiare Mikey sul divano, mentre egli afferra una pezza e la inumidisce, porgendogliela sulla fronte; una coperta marrone gli scalda il corpo gelido.
-Cosa è accaduto?- chiede furibondo il maestro, con uno sguardo irato, mai visto in diciassette anni.
-Maestro…- tenta di dire Donatello.
-Cosa è successo?- brucia sul momento il topo, voltandosi verso un basito Leonardo: -Forza, Leonardo! Dimmi il motivo perché avete ignorato i miei avvertimenti?!- ringhia furibondo, picchiando la punta del bastone in terra, sul pavimento verde acqua.
-Sono uscito…- geme un debole Michelangelo, svegliatosi sopra il divano logoro e azzurro, con una pezzolina bianca e umida sulla testa calda: -Maestro non prendertela con loro… Stare chiuso nel rifugio mi stava deprimendo…-.
Il sensei, ottenuta la risposta, sospira deluso e si avvicina all’arancione, prendendogli il volto caldo nelle mani: -Figliolo non ti ho proibito per nulla di uscire dalla nostra casa. Un motivo più che valido c’è e tu lo sai molto bene… I tuoi incubi parlano chiaro… Qualcuno ci minaccerà!- espone serissimo.
-Incubi?- ripete sottoforma di domanda il rosso, appoggiato come su una ringhiera, sul bordo del divano.
-Nell’ultima settimana sono stato tormentato da incubi tremendi!- racconta Michelangelo, mettendosi seduto e non più disteso: -Sogno sempre due figure nere che ci prendono…- spiega, prima che Leo, Don e Raph scoppino in una sonora risata.
-Oh, ma dai! Non dirai sul serio!- ride Raphael, sorreggendosi la testa.
-Guardi troppi film d’azione!- aggiunge un Leonardo che si tiene lo stomaco.
-Cerca di non diventare un filmtv-dipendente!- conclude Donatello, battendosi una pacca sulla coscia.
-Non è uno scherzo!- ribatte adirato l’arancione, alzandosi con foga dal divano, rischiando di cascare in terra, per via di un capogiro: -E’…-.
Improvvisamente, Michelangelo si blocca di nuovo; si stringe la testa, gridando nuovamente: -Basta! BASTA!- grida piegandosi sulle ginocchia: -Non resisto!- strilla, mentre i suoi fratelli e Splinter cercano di calmarlo, futilmente.
-Che cos’hai, figlio mio?!- esclama addolorato il maestro Splinter, facendolo sedere sul divano.
-Dei fischi… Non ce la faccio!- grida a un volume ancora più alto. 
Come ultimo disperato tentativo di pace, il mutante sfila una delle katana dal fodero sul guscio di Leonardo, battendosi il manico il piena tempia, crollando privo di sensi sul divano.
In quel preciso istante, un rumore nelle gallerie fognarie fa scattare l’allarme installato da Donatello, che corre immediatamente ai suoi computer.
-Cos’altro succede?!- ringhia preoccupato, gridando per via dell’allarme squillante che spacca i timpani: -Abbiamo compagnia, ma non è Shredder!- espone con occhi sgranati.
-E allora chi può aver scoperto la nostra tana?- chiede uno Splinter furibondo, mentre si gira verso la porta, avendo sentito dei rumori, nonostante il fracasso della sirena.
Come previsto, la porta esagonale marrone chiaro del rifugio, esplode in un assordante boato, che fa tremare l’intera galleria fognaria: due individui completamente in giacca e pantaloni neri, entrano, sorreggendo delle piccole pistole metalliche, ancora fumanti.
Uno è più anziano: ha i capelli brizzolati e corti, il volto liscio, un paio di occhiali neri; l’altro è mulatto, con i cortissimi capelli neri e dei baffetti sul volto da trentenne. Entrambi vestono in nero.
-E questi chi sarebbero?!- ringhia Raphael, già con i Sai stretti nei pugni, con la rabbia tesa al massimo.
-Vorrai dire come hanno fatto a scoprire la nostra casa!- aggiunge Leonardo, gettando uno sguardo su Michelangelo, dormiente.
-Evidentemente, Michelangelo non ci stava prendendo in giro con il suo incubo!- ammette Donatello, con il Bo nelle mani, in maniera obliqua, cioè con l’estremità destra puntata verso il basso e l’altra verso l’alto.

Uno dei due uomini, quello più giovane, afferra una piccola pistola nera da sotto la sua giacca e quasi come un giocattolo, la punta sui nostri amici mutanti, che sobbalzano.
-Buona notte, alieni Gaspa- mormora ghignando il giovane, sparando quattro proiettili, colpendo in pieno addome Leonardo, sul braccio Raph e Don, risparmiando Splinter, con occhi furenti.
-Chi siete?! Cosa volete?!- impreca il roditore, impugnando il suo bastone da passeggio, cercando di proteggere i suoi figlioli, fuori gioco e facili da prendere.
-Ci scusiamo per il disturbo, ma credo che le risposte che cerca si trovino qui dentro!- risponde l’uomo più anziano, afferrando un tubicino di metallo dalla tasca del suo completo, attivando un raggio rossastro, che fredda all’istante il sensei, immobilizzandolo come una statua.
-Lei non ci ha mai visto e queste strane creature sono uscite per…- dice atono il più vecchio.
-… Per una bella fottuta pizza! Una pizza con doppia mozzarella, funghi e prosciutto. Magari con qualche bella ragazza omicrania!- taglia corto il più giovane, mentre l’altro lo guarda senza dire nulla, evidentemente contrariato.
Con Splinter, ora che non ricorda assolutamente nulla, i due uomini attivano delle strane penne nere, dalle quali cominciano a uscire delle bolle trasparenti molto grandi, che inghiottono le tartarughe e sollevandosi di poco dal pavimento, le portano via, abbandonando la tana...

T.I.B. Turtles in Black ha inizio!



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