Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Jolly J    07/11/2013    2 recensioni
“Il fatto era che le bruciava non aver frequentato la scuola speciale. Non ne sapeva niente di incantesimi e cose varie, cosa avrebbe mai potuto fare in quel mondo nuovo? No. Lei stava bene dove stava, ci aveva messo una pietra sopra...”
Ma Maggie dovrà fare i conti con una parte ben più oscura della magia, perché questa a volte risparmia i suoi seguaci.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fenrir Greyback, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Man mano che si avvicinavano allo scintillio delle giostre, Maggie sentiva crescere in sé l’euforia: le erano sempre piaciute le fiere di paese. Tutto era illuminato, c’erano i pop corn, le noccioline, lo zucchero filato, la musica travolgente, i bambini che correvano e tanta, tanta gente allegra.
Quella era la sua magia. Lei si accontentava di poco e ignorava i commenti sarcastici di Mona che sminuiva quella meraviglia, paragonandola agli straordinari effetti magici che poteva ammirare durante i grandi eventi nel mondo della sua gente, i “maghi”, come li chiamava lei.
Fecero incetta di dolciumi e si lanciarono verso la ruota panoramica da cui il mondo assumeva tutta un’altra prospettiva. Quando si trovarono in cima però, Mona disse:
"Ecco, vedi? Questo é l’effetto che si ha a cavallo di un manico di scopa."
"Oh mio dio Mona, non puoi semplicemente divertirti come una qualunque babbana per una sera e staccare il cervello?"
"Ma lo sai anche tu, é lo stesso no?" insistette l’amica.
"Si, anche se non sono mai salita così in alto se ben ricordi."
Maggie aveva in effetti già provato a cavalcare un manico di scopa: succedeva più o meno ogni estate, quando la sua amica le prestava il suo, permettendole di fare a turno. Ma ovviamente lei non era mai andata oltre i 3 metri da terra. C’era però anche un’altra cosa che Mona le aveva fatto provare. Maggie adorava stringere quella bacchetta magica e sentirsi potente. Ricordava ancora quando da piccola fingeva di essere la fata turchina brandendo un ramoscello. La sua amica le aveva insegnato 2 o 3 incantesimi semplici semplici da eseguire nella casa dei suoi nonni, entrambi maghi. Praticamente, nella famiglia di Mona, solo il padre era babbano. Infatti la ragazza si definiva “mezzosangue”, pur specificando che quello era un termine altamente offensivo nella comunità magica, ma ciò implicava automaticamente che nel caso in cui l’Oscuro Signore avesse vinto, il nuovo regime avrebbe schiacciato anche lei. Le aveva spiegato anche che poteva eseguire incantesimi solo a casa dei suoi nonni, entrambi invece “purosangue”, per evitare la cosiddetta “traccia magica”. In pratica le era parso di capire che se i minorenni, che avrebbero raggiunto la maggiore età a 17 anni e non 18 come sarebbe stato normale, usavano la magia in contesto babbano, venivano richiamati dal Ministero. Se invece abitavano con dei purosangue, la traccia magica non veniva apposta su di loro, anche se sarebbe comunque scomparsa alla maggiore età.
Perciò grazie ai nonni di Mona che fungevano da copertura, lei aveva potuto sprizzare le prime scintille da quel pezzetto di legno, poi aprire le serrature e infine far volare gli oggetti più leggeri. Quella era roba che veniva insegnata al primo anno alla scuola di magia, stando a quanto diceva la sua amica e Maggie si sentiva orgogliosa di saper fare almeno quello. Quando impugnava quella bacchetta, per un breve, intenso attimo fingeva che fosse sua, ma poi ricordava a se stessa chi era e s’imponeva di non cullarsi in sciocche illusioni. Il suo posto era tra quelli come lei.
"Senti, ora che facciamo?"
"Proviamo ad andare nella casa degli spiriti?" suggerì Maggie muovendo eloquentemente le dita sul volto dell’amica, come per spaventarla.
La ragazza ridacchiò:
"Ma dai, dovresti vedere quelli veri, non fanno affatto paura come si crede."
"Uffa, senti la prossima volta ci vengo da sola, non sai goderti niente, quella maledetta magia ti toglie il piacere di godere delle piccole cose." sbottò Maggie dirigendosi nella direzione opposta e incrociando le braccia al petto. Ma venne subito raggiunta dalla sua amica, che disse:
"Ok, ok aspetta! Dai, andiamo lo stesso. Prometto che d'ora in poi mi cucio la bocca."
Si sorrisero, poi per mano corsero verso la casa stregata che ospitava una lunga fila di persone.
Tuttavia l’entusiasmo scemò in Maggie abbastanza rapidamente: osservando la casa, si era infatti resa conto che si trattava di una costruzione mobile in cartapesta, in modo da poter essere spostata di fiera in fiera, quindi...quanto poteva risultare spaventosa?
Si preparò mentalmente a sopportare le occhiate di scherno di Mona all’uscita, che infatti, giunsero puntualmente.
Il resto della serata procedette senza intoppi e tante risate. Ormai era mezzanotte.
"Avanti torniamocene a casa, bisogna proprio che un giorno ti porti io da qualche parte." le disse Mona.
"Si eh?" chiese scettica Maggie, strappando all’amica un sorriso.
Camminarono per un po’ verso l’uscita, ma improvvisamente Mona esclamò:
"Guarda là! Per tutti i goblin, ora si che si ragiona!"
"Cosa?" chiese Maggie confusa.
"Lì c’é il tiro a segno! Basterà qualche incantesimo piccolo piccolo e..."
"No, Mona, ti pregherei di non usare magia qui."
"Ma via, mica sarà la fine del mondo!Voglio proprio un bell’orsacchiotto di peluche da portare a mia nonna."
"Dovresti vincere lealmente, senza magia. Scommetto che non ne saresti capace." la sfidò Maggie, ridacchiando.
"Ah, si? Ti faccio vedere io. Ecco. Così sarai soddisfatta. Io posso vincere anche ad occhi chiusi." replicò Mona sorridendo e raccogliendo la sfida, mentre le porgeva la bacchetta.
"Mettila via! Ma sei impazzita?" sobbalzò Maggie, cercando di restituirgliela.
Ma Mona rispose:
"No, tienila tu. Mettila in tasca e vedrai che saprò vincere anche “alla babbana”."
"Ok." replicò Maggie, affatto convinta di quell’idea.
 "Andiamo?" la incoraggiò l’amica.
"No vai tu, io..." si guardò attorno confusa, mentre infilava la bacchetta al sicuro nella tasca, poi improvvisamente vide una grande insegna su cui campeggiava la scritta
 
 
Le meraviglie di Theobaldo il saltimbanco. Entrate a vostro rischio.
 

"Senti, mi trovi lì quando hai finito ok?"
"Bene." rispose Mona entusiasta, dopodiché si diresse verso lo stand stracolmo di peluches.
Lentamente, Maggie raggiunse la tenda colorata che ospitava un’immensa folla.
La prima cosa che vide al suo ingresso, furono una grande molteplicità di gabbie con ogni genere di stranezza al suo interno: c’era l’uomo allungabile, una specie di donna cannone, l’uomo più basso del mondo, i gemelli siamesi e la cosa che la impressionò più di ogni altra cosa: l’uomo disarticolato. Un tizio che riusciva a posizionare le proprie braccia in una serie di combinazioni pressoché infinite, come fosse fatto di gomma.
Davanti ad ogni gabbia la ragazza udiva sempre la moltitudine di “ooooh” e “aaaaah” che seguiva la presentazione degli uomini piazzati davanti o sopra le gabbie per presentare la propria “meraviglia”. La cosa che la infastidiva però, era proprio la presenza di quelle gabbie e il fatto che il pubblico interagisse in maniera non sempre cortese con i soggetti rinchiusi. Alcuni uomini per esempio infilavano una mano nella gabbia e davano spinte alla persona al suo interno e per quanto Maggie fosse consapevole che “le meraviglie di Theobaldo” si esibissero dietro compenso, trovava comunque inappropriati certi atteggiamenti provocatori.
Stava per andarsene, quando notò un’ultima gabbia sul fondo attorniata da uomini e ragazzini. Stranamente, neanche l’ombra di una donna. Decise di rimediare e avvicinarsi, ma quello che vide esulò da qualsiasi cosa avesse mai visto.
All’interno della gabbia, in un angolo, era seduto un uomo. Ma tutto in lui tradiva quanto di più lontano ci fosse da un essere umano. Non che fosse propriamente ipertricotico, ma una fitta peluria, tra cui s’insinuava qualche pelo grigio, lo ricopriva completamente, compreso il volto seminascosto tra le braccia, tramite le quali raccoglieva le ginocchia al petto. Sembrava che non desiderasse altro che sparire. Indossava solo un paio di consunti pantaloni neri che arrivavano al ginocchio, mentre le unghie, chiaramente posticce, apparivano giallognole e ricurve e i capelli, sul castano molto scuro, quasi nero, unticci e lunghi fino alla base del collo, erano portati all’indietro.
La cosa che sconvolse Maggie fu notare che l’uomo era avvinto da spesse catene alle sbarre della gabbia, mentre uno stretto collare gli serrava il collo. Era evidente che si trovava di fronte ad una specie di uomo-bestia o una cosa del genere.
Uomini e ragazzi si accalcavano attorno alla gabbia e lo stuzzicavano continuamente con bastoni o lanciavano noccioline e popcorn, come se si trovassero in presenza di una scimmia.
L’uomo non si muoveva e teneva gli occhi chiusi, mentre il saltimbanco che lo mostrava agli altri, urlava come un pazzo.
Il baccano era assordante e a Maggie non piaceva ciò che vedeva, anche se si trattava solo di un’esibizione ben riuscita, perciò uscì.
Attese 10 minuti, ma di Mona neanche l’ombra. Decise quindi di tornare allo stand dei peluches, ma non la vide. Allora tornò ancora una volta ad attenderla fuori al tendone, ma passata mezz’ora, iniziò a temere per l’amica. Non aveva neanche la bacchetta con sé...
Decise perciò di tornare dentro: magari Mona la stava cercando lì. Sicuramente erano vicine tra loro, ma non lasciavano coincidere i tempi e non si trovavano.
L’ambiente era ormai deserto e le gabbie erano vuote. Udiva solo dei rumori provenienti da un punto remoto del tendone, che la informavano che i responsabili stavano smontando tutto, per caricarne le varie parti sui camion e partire l’indomani.
Non trovò la sua amica, dunque stava per fare dietrofront, quando qualcosa attirò la sua attenzione: un rumore, più sommesso rispetto agli altri, che giungeva da un angolo della tenda. Seguendolo Maggie arrivò a scorgere una gabbia posta in un angolo, dove lo stesso uomo peloso che aveva visto prima si muoveva appena.
Perché si trovava ancora lì? E perché era ancora incatenato?
Forse si erano scordati di lui...
"Va tutto bene?" chiese lei titubante, avvicinandosi.
Al suono della sua voce, l’uomo tornò a schiacciarsi all’angolo della gabbia e a nascondere il volto tra le braccia.
Solo ora Maggie si accorgeva di quanto fosse sporco, sopratutto le mani apparivano sudice, e dei lividi che gli ricoprivano buona parte della cassa toracica. Come se li era procurati?
"Vuole che chiami qualcuno?"
Un movimento impercettibile.
"Ha per caso visto una ragazza mora...alta più o meno così?" insistette, agitando la mano per indicare l’altezza di Mona.
Ma l’uomo non la guardava e ansimava emettendo un basso suono gutturale.
In effetti la sua era una domanda sciocca...chissà quanta gente vedeva lui in una giornata intera! Come poteva ricordarsi di una in particolare?
Maggie iniziò ad avvertire un certo disagio, perciò decise di smettere di parlare e andare via, ma non poteva certo lasciarlo lì così. Estrasse la bacchetta, sicura che lui non la stesse guardando, e pronunciò uno dei pochi incantesimi che sapeva fare e che miracolosamente ora le tornava utile.
Le tremavano le mani dall’eccitazione, mentre puntava quel potente strumento contro la serratura e pronunciava quella parola incomprensibile che Mona le aveva insegnato:
"Alohomora."
Immediatamente, la serratura scattò e la ragazza, al settimo cielo dalla gioia per la riuscita del proprio incantesimo, afferrò l’apertura della gabbia per tirarla verso di sé e lasciare libero il passaggio all’uomo, dopodiché, ripeté lo stesso procedimento sulle catene che lo imprigionavano.
Avrebbe voluto dire qualcosa per congedarsi, ma decise di chiuderla lì e se ne andò.

 
Intanto la creatura nella gabbia si chiedeva confusamente cose volesse quella ragazza da lui. Perché aveva aperto la gabbia? Era ovvio che non aveva la minima idea di cosa avesse fatto o di chi avesse davanti. Come tutti del resto. Ma loro erano babbani, mentre lei era una strega. La cosa era piuttosto strana.
Timidamente si guardò attorno e con aria circospetta, uscì dalla gabbia.

 
Attendeva ancora Mona all’ingresso del tendone, ma iniziava a perdere la pazienza. Dove diavolo si era andata a cacciare? Sperava solo che non le fosse successo nulla di male.
Improvvisamente, udì delle grida alle sue spalle e aggirando il tendone per raggiungerne il retro, vide che una folla di persone terrorizzate fuggiva e stava per travolgerla. Non ebbe quindi altra scelta che precederli, non sapendo bene dove dirigersi.
In breve, l’intero campo venne immerso nel caos più totale: bambini piangevano alla ricerca dei genitori, uomini e donne gridavano fuori di sé e lei veniva sballottata da una parte all’altra. Non capiva cosa fosse successo, ma avvertiva il terrore crescere dentro di sé.
Fece l’unica cosa che le venne in mente: corse a perdifiato verso casa sua, fortunatamente poco distante. Avrebbe chiamato Mona da lì. Pensò distrattamente a quanto fosse inutile possedere una bacchetta magica, senza saperla usare, mentre forse la sua amica ne aveva bisogno proprio in quel momento.
Maledisse entrambe mentalmente, mentre raggiungeva lo spiazzo erboso davanti casa sua. Con mani tremanti estrasse la chiave e aprì la porta, entrando nella casa buia.
Si sedette al tavolo e afferrò il cellulare per chiamare l’amica, ma non ricevette risposta. Sicuramente Mona, ormai sempre meno avvezza al mondo babbano, aveva lasciato il suo cellulare a casa.
"Accidenti a te." mormorò rabbiosamente, guardandosi attorno e cercando di imporsi un minimo di autocontrollo.
Decise di preparare il thè.
 
Improvvisamente udì un rumore sospetto dall’esterno della casa. Quindi scattò in piedi e si affacciò alla finestra, ma non vide un bel niente. Fuori c’era solo la notte.
Stava per rimettersi seduta, quando un altro rumore la fece voltare. Era come uno strano raspare sulla porta, intercalato da qualche tonfo. Sguainò la bacchetta istintivamente, anche se sapeva di risultare ridicola a qualunque aggressore. Ma non si poteva mai dire...irrazionalmente pensò che essendo in fondo anche lei magica, magari sarebbe riuscita a difendersi ugualmente con la bacchetta, tuttavia era perfettamente consapevole del fatto che quella era una remota possibilità.  Aprì la porta tremando come una foglia, ma non vide nessuno sulla soglia, perciò ispezionò tutto il giardino, fino a raggiungere il limitare della sua proprietà.
Niente.
Stava perdendo la testa.
Quando Mona si sarebbe decisa a mettersi in contatto con lei, tutto sarebbe tornato a posto. Doveva solo essere paziente e aspettare.
Tornò dentro e chiuse la porta a doppia mandata.
Si risedette a tavola, controllando di tanto in tanto l’orologio, ma quando questo segnò le due passate, decise di andare a letto. Mona era sempre stata una tipa con la testa tra le nuvole, non c’era motivo di agitarsi, domattina l’avrebbe chiamata.
Questo era ciò che si raccontava per calmare l’ansia che la divorava, tuttavia si sdraiò sul letto completamente vestita, gettandosi addosso solo una coperta.
Spense la luce e chiuse gli occhi.
Non passò però molto tempo prima che un rumore appena udibile, le fece spalancare nuovamente lo sguardo.
Scattò a sedere e non osava neanche respirare. Qualcosa non andava.
Ma nei successivi 5 minuti non udì proprio un bel niente, quindi tornò ad appoggiare la testa sul cuscino. Stavolta però fissava l’oscurità, mantenendo i sensi all’erta.
E infatti lo udì di nuovo: quello strano rumore.
Si alzò e accese la luce, guardandosi attorno, ma non vide nulla di strano. Il cuore le martellava nel petto. Che fosse un fantasma? Mona aveva detto che esistevano sul serio...
Deglutendo silenziosamente, spense di nuovo la luce e andò a sdraiarsi.
Non udì più nulla, ma quando stava finalmente per prendere sonno, sentì ancora un leggero grattare. Controllando il respiro, si mise a sedere e istintivamente si sporse per guardare sotto il letto, molto lentamente.
Non era assolutamente pronta per ciò che vide: un paio di grandi occhi luminescenti la fissavano da sotto il materasso.
Con un grande sobbalzo, Maggie fuggì dalla stanza, talmente terrorizzata da non riuscire ad emettere alcun suono, nonostante la voglia di urlare. Richiuse la porta a chiave alle sue spalle, dopodiché andò in cucina per afferrare un coltello e nascondersi sotto il tavolo, senza perdere di vista il corridoio.
Non seppe dire quanto tempo trascorse in quella posizione, sudando freddo e ascoltando il suo respiro, ma quando le ginocchia iniziarono a protestare, decise di raccogliere a sé tutto il coraggio di cui era capace e tornare in quella stanza.
Sicuramente aveva sognato. Era troppo in ansia per Mona. Non c’era nulla di cui aver paura. Era un po’ troppo grande per credere ai mostri sotto al letto no?
Con passi incerti, percorse il corridoio, attenta a non emettere alcun rumore. Afferrò la chiave dalla tasca e aprì la porta, poi accese la luce. Dall’alto verso il basso fissava lo spazio buio sotto il letto, ma non aveva il coraggio di chinarsi. Provò un brivido di terrore al pensiero che chiunque fosse nascosto lì sotto, ammesso che ci fosse davvero, in quel momento poteva vedere le sue gambe.
Quando si rese conto di non poter più aspettare, si avvicinò, poi si chinò lentamente, nascondendo il coltello dietro la schiena.
E lo vide.
Lo stesso uomo che aveva visto nella gabbia del tendone, la scrutava ansimante, acquattato nell’ombra. Alla sua vista, Maggie fece un brusco scarto all’indietro, il quale spaventò anche lui, che cercava disperatamente di diventare quasi un tutt’uno con la parete di fondo.
Ma che ci faceva in casa sua? L’aveva seguita fin lì? Quindi era lui che aveva prodotto quegli strani rumori in giardino, sicuramente per distrarla ed entrare alle sue spalle attraverso la porta socchiusa...
Deglutendo a fatica, sussurrò:
"Questa é un’abitazione privata... posso aiutarla in qualche modo?"
Lui continuava però a fissarla con occhi sgranati, di un azzurro sorprendente e immediatamente tendente ad un blu brillante, nel momento esatto in cui si ritraeva ancor più nell’ombra. In effetti Maggie non aveva notato le lenti a contatto nel tendone e dovette ammettere che persino i peli erano un’ottima imitazione. Il personaggio dell’uomo-bestia era riuscito alla grande.
Osservandolo attentamente in silenzio però, la ragazza notò anche due piaghe che si stagliavano ai lati della bocca di quello strano individuo e un livido violaceo si mostrava nella parte superiore dell’occhio destro. La cosa che la fece inorridire però, fu il sangue che imbrattava il mento e parte del torace dell’uomo. L’avevano ferito. Occorreva subito un medico.
"Se esce da lì, potremo chiamare qualcuno. Si sente bene?" insistette, ma quello non rispose e Maggie iniziava a chiedersi se capisse almeno ciò che lei gli stava dicendo.
Improvvisamente, entrambi sobbalzarono a causa del telefono che squillava.
"Un momento." disse Maggie rivolta all’uomo, poi si alzò, richiuse a chiave la porta e andò in salone, dove afferrò la cornetta.

 
Non aveva avuto altra scelta, quello era il posto più vicino dove nascondersi. L’aveva vista lì, mentre correva per allontanarsi dal tendone e l’aveva seguita. L’aveva distratta con dei rumori all’esterno, grattando con le unghie sulla porta e quella aveva aperto, permettendogli di entrare. Ora non doveva far altro che aspettare buono buono per smaltire la robaccia che gli avevano rifilato nel tendone e riconquistare un po’ di forza, poi le avrebbe lacerato la gola e sarebbe fuggito.
Stavolta non doveva sbagliare.

 
 
"Pronto?"
"Maggie! Dove sei finita?"
Con un profondo sospiro, la ragazza trattenne a stento un’esclamazione di gioia. Finalmente, Mona.
"Tu dove sei! Ti ho cercata dappertutto! Dove sei?"
"A casa mia, ho incontrato un tizio allo stand e..."
Tipico di Mona, perennemente con la testa tra le nuvole. Forse aveva ragione sua madre dopotutto a definirla “svampita”, ma non a causa della magia: la sua amica era così al naturale, strega o babbana che fosse.
"Ok, senti, io ho ancora la tua bacchetta." le ricordò Maggie.
"Oh non importa, ora sono stanca morta. Passo a prenderla domani. Buonanotte." tagliò corto l’amica, ma Maggie la trattenne:
"Mona..."
"Si?"
"Ascolta io..."
"Maggie va tutto bene?" improvvisamente la voce della ragazza si era fatta apprensiva.
"Si, benissimo, solo che...Ti spiacerebbe venire qui un momento?"
"Adesso?"
"Si, ho...un problemino. Una cosa abbastanza strana."
"Ok, mi smaterializzo subito."
"Grazie Mona." disse Maggie con gratitudine prima di riagganciare.
Non sapeva bene cosa volesse dire quel termine, ma col tempo aveva capito che stava a significare, tradotto nella sua lingua normale, “vengo subito”.
Tornò nella propria stanza.
L’intruso non era ancora uscito dal suo nascondiglio, perciò lei si chinò nuovamente per guardarlo negli occhi.
"Come si chiama?"
Nessuna risposta.
"Capisce la mia lingua?"
Ma lui continuava solo a respirare con fatica e fissarla, mentre il sangue riluceva sul mento e iniziava a rapprendersi.
Maggie si sedette a terra, incrociando le gambe e studiandolo attentamente, mentre attendeva Mona. Decise però di dar sfogo al suo istinto e di introdurre una mano sotto al letto per convincerlo ad uscire.
"Mi dia la mano, la aiuto a uscire."
In un secondo, l’uomo si ritrasse bruscamente, emettendo un suono gutturale, spaventosamente simile ad un ringhio.
La ragazza ritrasse immediatamente la mano e strabuzzò gli occhi, trattenendo a stento un grido.
Forse aveva la rabbia? In ogni caso non stava affatto bene e lei non lo voleva lì. Iniziava a sentirsi spaventata. Cosa avrebbe impedito a quell’individuo di uscire e farle del male? Stando alla stazza avrebbe potuto ucciderla in due secondi se solo avesse voluto. Quanto ci metteva Mona ad arrivare?
Come se quel desiderio fosse stato subito esaudito, si udì un piccolo “pop” in salone, quindi Maggie balzò in piedi e richiuse a chiave la stanza. Meglio non lasciare che quell’individuo vagasse per casa sua.
"Allora? Qual é il problema?"
"Intanto ecco la bacchetta." esordì Maggie restituendole l’asta di legno. "Poi...c’é una cosa che devi vedere."
Le spiegò brevemente del suo incontro con l’uomo nella tenda, poi la guidò fino alla sua stanza.
"Pronta?"
"Si, avanti." la esortò Mona con impazienza.
Entrambe entrarono e Maggie andò a sedersi accanto al letto, poi si voltò verso l’amica.
"Coraggio." le disse, porgendole la mano affinché lei la imitasse.
Mona si accovacciò e sporse la testa oltre la rete del letto, ma immediatamente indietreggiò fino a perdere l’equilibrio e trovarsi spalle al muro.
"Maggie ma quello é un lupo mannaro!"
"Cosa?" chiese Maggie confusamente.
"Presto, allontanati da lì! E’ un lupo mannaro!"
"Un lupo..."
Sgranando lo sguardo, anche Maggie raggiunse l’amica che le afferrò una mano ed entrambe fuggirono dalla stanza, prontamente chiusa nuovamente a chiave.
"Ma che ti dice la testa?" quasi urlò Mona.
"Un lupo mannaro?"
"Esatto!"
"Ma...non esistono..."
"Si che esistono, eccome e tu ce l’hai sotto il letto! Santo cielo, non ci posso credere!"
"Ok, ma calmati adesso! Che facciamo?"
"Chiamiamo il controllo per le creature magiche!"
"Ma da dove é venuto? Perché era in quel tendone?"
"Non so, ma é molto meglio che ci torni."
"Ho provato a parlargli ma..."
"Che cosa hai fatto?"
Maggie tacque, guardando l’amica confusamente.
"Guarda che quelle creature sono molto pericolose! Possono infettarti lo sai?"
"Ah si?" chiese Maggie deglutendo a fatica.
"Si. Se ti mordono diventi anche tu come loro. Quindi occhio."
"Io ho visto lupi mannari solo nei film..."
"Quelli veri sono molto peggio." sentenziò Mona.
"Ma perché é qui?"
"Perché ha visto in te la sua preda, sicuramente."
"No, non credo." obiettò Maggie pensierosa. "Se avesse voluto aggredirmi lo avrebbe già fatto. Ha dei lividi addosso, hai visto?"
"No, mi é bastato guardargli gli occhi e il sangue alla bocca." rispose l’amica, incapace di controllare il terrore che traspariva dalla sua voce.
"L’hanno ferito."
Mona la guardò qualche secondo con sguardo sconcertato.
"Maggie ma sei impazzita? Davvero pensi che quello che sia il suo sangue?"
"Co...?"
"Ha aggredito delle persone, sveglia! Ecco cos’era quel trambusto alla fiera, ecco perché tutti scappavano! Era in una gabbia hai detto? Mi chiedo come abbia fatto a liberarsi, anche se quegli sciocchi babbani non potevano certo sperare di controllarlo. Ma come mai ce l’avevano loro?"
"L’ho liberato io." pigolò Maggie senza trovare il coraggio di guardare l’amica.
"Tu hai fatto cosa?"
"Non...non sapevo che fosse un lupo mannaro, io pensavo fosse una specie di attore o un uomo un po’ peloso..."
"Un uomo un po’ peloso." ricalcò Mona fissandola sbigottita e facendola sentire ancora più idiota, poi aggiunse: "Maggie, ora sentimi bene. Abbiamo un problema enorme di là e dobbiamo liberarcene."
"Aspetta, fammi prima parlare con lui, sentiamo cosa vuole." suggerì Maggie, guadagnandosi un’altra occhiata allibita di Mona.
"Ma hai sentito una sola parola di quello che ho detto?"
"Cosa gli succederà al controllo delle creature magiche?"
"Credo riceverà una punizione per essersi mescolato ai babbani o una cosa del genere."
"Ma non é stata colpa sua, era prigioniero..." obiettò la ragazza.
"Ma cosa importa? L’importante é che vengano a riprenderselo di corsa!"
La infastidiva il menefreghismo di Mona, ma non gliene faceva una colpa. Era comprensibilmente spaventata e lei era consapevole che ciò doveva bastare a spaventare anche lei, dato che non ne sapeva molto di cose del genere, però non riusciva a provare qualcosa di più della semplice agitazione. Doveva ammettere di essere anche un tantino affascinata. Una creatura magica...in casa sua! Non ne aveva mai viste...
"Cosa mangia?"
"Come?"
"I lupi mannari, cosa mangiano?"
"Che ti importa?"
"Possiamo provare a farlo parlare...."
"Toglitelo dalla testa! Maggie tu sei pazza, io vado a chiamare l’ufficio." rispose Mona come per mettere fine a quella discussione, ma Maggie la raggiunse, afferrandole un polso.
"Non farlo, per favore lasciami fare."
"No!" rispose la ragazza scandendo bene le labbra.
"Per favore."
L’arma segreta di Maggie era il suo tono di voce, sapeva che l’amica avrebbe ceduto.
"Ma per tutti i folletti, cosa vuoi fare?"
"Dimmi cosa mangiano."
"Non lo so che cosa mangiano, credo cose normali, ma sicuramente preferiscono la carne al sangue." sbuffò Mona.
Maggie andò in cucina e afferrò un paio di bistecche di maiale, poi passando davanti all’amica, disse:
"Queste dovrebbero andare bene."
"Si...cerca di non farti sbranare anche una mano, già che ci sei."
Maggie entrò nella stanza. Non si udiva alcun rumore. Si accovacciò di nuovo accanto al letto e come sempre quella strana creatura, che ormai sapeva essere un  lupo mannaro, la guardava.
"Ti ho portato del cibo." annunciò lei cercando di entrare più in confidenza.
Ma l’uomo sembrava una statua di cera.
Lei tentò di porgergli la bistecca, ma ritrasse subito la mano ad un suo ringhio sommesso.
Decise di lasciarla sul pavimento, poi uscì di nuovo.
"Allora?" l’accolse Mona.
"Non risponde. Secondo me é un po’....confuso."
"Dammi retta, chiamiamo l’ufficio, tu non sai cosa si deve fare in questi casi. Ci stai mettendo in pericolo."
"Non so Mona, é come se lo denunciassimo alla polizia... e lui non ha fatto niente."
"Ha aggredito quelle persone alla fiera!"
"Ma non é detto che fuggivano perché lui le abbia aggredite no? Forse si sono solo spaventate vedendolo. Io credo che il sangue sia il suo."
"Ma perché cerchi sempre di giustificare tutto tu?"
"E tu perché cerchi sempre di distruggerlo?" le sorrise Maggie con espressione beffarda sul volto.
"Se ci beccano saremo fortunate a cavarcela con poco!"
"Chi potrebbe sapere cosa stiamo facendo scusa?"
"Forse quelli del controllo delle attività magiche?" chiese Mona sarcasticamente.
"Senti, se vuoi andare, vai."
"Cosa? E lasciarti qui da sola con quello? Ma sei matta?"
"Allora prendo un’altra coperta." rispose Maggie rassegnata, ma felice.
Non lo avrebbe mai ammesso, ma aveva paura a dormire da sola con un lupo mannaro di là.
Udì Mona borbottare:
"Dovrei pietrificarti e denunciarlo..."
 
Note:

Ultima cosa da dire é che ho scelto, come si può notare, di inserire non la versione di Fenrir riportata nel libro, ma neanche quella dei film...diciamo che io ho scelto quello raffigurato nelle immagini trovate su google. Non so perché, ma nella trasposizione cinematografica non rende molto, a mio giudizio.
Ma il bello della lettura é che si può benissimo andare oltre le parti descrittive e "vedere" quel che si vuole, quindi libero gusto personale xD
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Jolly J