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Autore: lapervincachescoppietta    07/11/2013    1 recensioni
Non sarebbero mai arrivati, dopo un’ora circa sentii un’esplosione, così forte che mi fece male alle orecchie, mi nascosi sotto un letto, avevo paura; quando finalmente quell’onda d’urto fu finita, mi diressi verso la porta di quella piccola città; non sapevo cosa avrei trovato. Provai ad aprire la porta e questa si aprì con un leggero cigolio, fuori c’era silenzio. Il luogo era ricoperto e nascosto da uno spesso strato di fumo; gridai forte, nessuno rispose.
Genere: Drammatico, Science-fiction, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi butto su questo genere, spero possa piacere, può risultare un pò malinconica.Scritta con sottofondo di How Long Will I Love You di Ellie Goulding
Sofis_
PS: non sono sicura che la citazione di Eistein sia esatta.



“Il topo non creerebbe mai la trappola per topi, ma l’uomo ha inventato la bomba atomica. “
Cit. Einstein
 
Chi legge potrebbe pensare che io sia una normalissima sedicenne, un fidanzato e tanti amici, era così, quando ero più piccola, avevo un bel gruppo di amici e una storiella con un mio compagno di classe; il problema è questo, io sono l’ultimo essere umano nell’Universo.  
Io e la mia classe stavamo visitando una sottospecie di città sotterranea, costruita per resistere ad una bomba atomica, c’era una libreria e addirittura un negozio dove vendevano materassi, io ero rimasta in libreria a cercare un libro, ma la mia classe se ne stava andando, perché questo luogo aveva un orario di chiusura. Quando andai a cercarli mi resi conto che le porte che chiudevano quel luogo erano chiuse ed io ero ancora dentro. Mi rassegnai ad aspettare la mattina dopo, almeno che non si accorgessero della mia assenza.
Non sarebbero mai arrivati, dopo un’ora circa sentii un’esplosione, così forte che mi fece male alle orecchie, mi nascosi sotto un letto, avevo paura; quando finalmente quell’onda d’urto fu finita, mi diressi verso la porta di quella piccola città; non sapevo cosa avrei trovato. Provai ad aprire la porta e questa si aprì con un leggero cigolio, fuori c’era silenzio. Il luogo era ricoperto e nascosto da uno spesso strato di fumo; gridai forte, nessuno rispose.
Solo quando il fumo si fu diradato vidi che le case che prima avevo visto non c’erano più e il caos urbano non si sentiva; non c’era più nessuno.
All’inizio ci fu la confusione, che era successo? Pensai a tutte le cose che potevano aver fatto ciò. Un pensiero mi balenò in testa: la bomba atomica; forse due, ma non eravamo in guerra, non aveva senso. Forse un attentato, ma poi chi lo sa.
Poi ci fu la disperazione. Tutti morti; i miei amici, la mia famiglia, tutti.
Poi ci fu il divertimento; sensazione particolare in quella situazione; avevo tutta la Terra per me.
Infine ci fu la consapevolezza che ero sola e che sulla Terra non c’era più niente, solo una distesa di terra rasa al suolo e quella cittadina che mi aveva protetto e che mi aveva impedito di morire.
Piansi, tanto; non c’era nessuno a dirmi che andava tutto bene, nessuno a consolarmi. Poi mi diedi da fare tra le lacrime che mi rigavano il volto. Scesi nel bunker e divisi il cibo, per quanti giorni mi sarebbe bastato. Cercai un negozio di fiori, sapevo che c’era, volevo coltivare, volevo vivere. Presi anche dei  libri di giardinaggio, mi sarebbero serviti. Controllai quanta acqua avevo a disposizione, non sarebbe bastata per sempre, ma per alcuni giorni si.
Sarei andata in esplorazione di ciò che rimaneva, se rimaneva qualcosa, appena le lacrime si sarebbero esaurite. Riposai in quel negozio di materassi e la mattina dopo decisi di scrivere sulla mia esperienza, matita e foglio. Decisi come avrei passato il tempo, avrei continuato a studiare, per non impazzire, avrei letto tutti i libri della libreria, potevo fare qualsiasi cosa, o almeno credevo.
Questo è il mio diario, anno 2916. Piacere, il mio nome è Charlotte Moon Richardson e sono una sopravvissuta.

Come vi è sembrata? Spero vi sia piaciuta.

Sofis_

 
  
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