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Autore: claudineclaudette_    21/04/2008    1 recensioni
Di tutte le creature della notte, i vampiri sono i più affascinanti e misteriori. Come conducono la loro vita eterna, dannata?
Una creature senza anima non può amare, ma forse può, talvolta, provare un sentimento che almeno si avvicina alla dolcezza.
Genere: Dark, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Salve! ^_^ Questa storia è mia come il mondo e i personaggi
che lo abitano. Se desiderate utilizzarli in una vostra fan fiction
siete prima pregati di chiedere il permesso direttamente a me a questo
indirizzo mail: kari.brad@libero.it
Buona lettura!! Spero che vi piaccia.

Un’ombra nella notte, un fuoco oscuro immenso… qualsiasi fiamma vicino ad esso non sarebbe sembrata che una fievole candela priva di luce. Eppure era un’ombra nera e fredda: era un vampiro.
I cappelli biondi come il grano maturato al sole, gli occhi scuri e splendenti come un cielo stellato in una notte d’inverno… l’aspetto di un uomo, ma con affilati canini che scintillavano nell’ombra tradendo la sua ambigua natura. La pelle del colore della luna, il volto candido segnato dal cremisi colore del sangue della sua ultima vittima: una donna, attratta dal fascino di questa creatura maligna, sedotta dall’oscura, è stata morsa. Quante vittime aveva già fatto quel demone biondo, e qual era il suo nome? Nella sua crudeltà ne possedeva uno? Sì, il suo nome era Slide.
Silenzioso e maligno scivolava come un’ombra tra i vicoli della sua città. Lasciò cadere a terra il cadavere della sua preda.
- Grazie della serata, dolcezza – le aveva sussurrato all’orecchio prima di abbandonarla. Gli occhi della donna erano spalancati in un silenzioso grido di terrore, ma non giaceva in una pozza di sangue, come ci si sarebbe aspettati da una donna con la gola lacerata: non ne aveva più una goccia. Slide ghignò compiaciuto, giocherellando con una ciocca dei suoi capelli dorati: cos’altro poteva fare quella notte? Mancavano ancora diverse ore prima che giungesse l’alba. Non che avesse fame… certo, il sangue era il suo nutrimento, ma lui cacciava per piacere, per sentire l’inebriante sensazione del sangue caldo che gli schizzava sul viso al primo morso e poi le grida della vittima che invocava pietà. In tanti secoli ormai lui sapeva… sapeva benissimo come fare, la quantità di sangue che si poteva bere da una ragazza di vent’anni, in modo che fosse ancora viva quando la prosciugava, in modo che fino a quel momento piangesse, in modo che fino a quel momento urlasse. Infondo… se non piangono… non c’è nessun gusto.
Uscito dal vicolo, Slide s’immerse nella folla mescolandosi ad essa, eppure per quanto facesse, la sua aura oscura avvolgeva inevitabilmente chiunque gli fosse accanto. Alcune donne lo fissavano ammaliate, altre fuggivano da lui il più presto possibile… diversamente, ma anche gli uomini non potevano non rendersi conto della sua presenza, molti di loro stringevano a sé le loro donne in un atteggiamento protettivo, altri lo fissavano con aria di sfida. Folli. Insulsi. Insignificanti insetti. Ecco cos’erano, anzi, cosa non erano: non erano nulla. Meno dell’insetto che si calpesta posando il piede a terra ad ogni passo. Per loro fortuna però, Slide non era in cerca di nutrimento, per quanto divertente e liberatoria potesse essere la caccia. No, in quel momento desiderava giocare un po’… trovare una donna che gli resistesse e poi possederla prima di morderla, ponendo fine alla sua breve e fragile vita. E così si aggirava per la folla, la scrutava e attendeva come un predatore quale era.
Passò del tempo, la luna si era ormai trasformata in un bianco cerchio perfetto quando la vide: vide colei che avrebbe posseduto e ucciso. Una giovane donna affacciata alla finestra di un elegante palazzo: la figlia di un nobile mercante. La pelle della giovane donna, che probabilmente non aveva ancora raggiunto il suo diciannovesimo inverno, sembrava d’alabastro e i capelli neri come l’ala di un corvo le cadevano aggraziati sulle spalle in ciocche leggere. Come le nude veneri della mitologia appena sorte dalle acque, lasciava intravedere il suo corpo perfetto attraverso il leggero abito di seta con cui era coperta. I suoi occhi del color del mare, chiari e limpidi, scrutavano inquieti la folla.
- Giovane donna che della notte sei la regina, morirai giovane - sibilò Slide fra i denti aguzzi, fissandola chiudere le imposte della finestra, - ma morirai per mano mia.
Non aveva ancora deciso cosa fare, ma il lontanissimo canto di un gallo lo ammonì: la bruciante luce del sole stava per illuminare l’intera città e quindi lui stesso. Slide si avvolse nel suo nero mantello invernale e scomparve nell’oscurità di una casa abbandonata. Ancora una volta il sole era rinato, il suo continuo e infinito risorgere segnava il passare inesorabile del tempo, ma per Slide era un eterno e invincibile nemico. Ancora una volta l’aveva fermato, l’unico che poteva farlo in effetti, costringendolo a ritirarsi per qualche ora, ma non per sempre. Al crepuscolo sarebbe stato lui a risorgere e quella giovane donna sarebbe stata sua.
- Oscura mia stella, splendente mia sera. Luce della mia notte eterna e senza fine… - questo bisbigliava a mezze parole Slide, osservando il sole scomparire e il buio scendere sull’intera città. Finalmente dopo tante ore poteva uscire all’aria aperta, non gli piaceva rimanere al chiuso: al contrario della maggior parte dei suoi simili preferiva camminare sotto la debole luce della luna e delle stelle, respirare il pungente odore di tutti gli umani che gli camminavano intorno, ignari di sfiorare il fuoco. D’altronde molte altre di loro ne erano uscite ustionate: morse, morte. Il vampiro si poggiò il mantello sulle spalle, aprì la porta della casa ove s’era rifugiato e uscì all’esterno. Non provava c’erto freddo, il suo corpo rimaneva sempre gelido… come un serpente, aveva la stessa temperatura della terra su cui camminava. Di nuovo come la sera prima camminava lentamente sul bordo della strada mimetizzandosi nell’oscurità, osservando con sguardo gelido e distante ogni potenziale preda. D’un tratto percepì un odore che lo stuzzicò particolarmente: una ragazzina seduta su una panchina singhiozzava disperata mentre le lacrime crudelmente le rigavano il viso col trucco che scivolava via. Quanti anni avrà avuto? Quindici? Sedici? Quale preda più deliziosa? Disse tra sé Slide sogghignando. Il vampiro attraversò la strada per raggiungere la ragazza, in quell’atto alcune persone lo urtarono, uno di loro doveva aver bevuto.
- Schifoso libertino – lo aggredì – dovresti leccarmi i piedi per farti perdonare.
- Taci umano – rispose Slide, la voce gelida e tagliente come la lama di una spada – non sei altro che una mosca fastidiosa. Togliti dalla mia strada.
L’uomo parve non prestargli attenzione. Con una specie di ruggito gli si scagliò contro, Slide non ebbe alcuna difficoltà ad eluderlo. Con l’agilità propria della sua razza lo evitò, in un unico ed elegante movimento, tanto che nessuno si rese conto di ciò che era successo quanto il cadavere dell’uomo cadde a terra con un pugnale nell’addome. Subito intorno all’uomo si creò il vuoto mentre la folla si rendeva conto dell’accaduto. Slide si allontanò lentamente e nessuno si accorse di lui ma l’odore del sangue dell’uomo che colorava la piazza gli fece arricciare il naso. Di solito non provava nulla nei confronti degli umani ma alcuni di loro, come il folle che l’aveva aggredito, lo riempivano di distaccato disgusto. Non si sarebbe mai abbassato a bere il sangue di una creatura come quella… avrebbe invece volentieri assaggiato quello dell’indifesa fanciulla dai capelli rossi che continuava a disperarsi, con la testa fra le mani, in un pianto silenzioso. Altrettanto silenzioso, come una foglia che corre col vento in una mattina d’autunno, senza che si potesse udire nemmeno il delicato fruscio del mantello a contatto con gli stivali, Slide si sedette accanto alla fanciulla piangente, ma lei non parve registrare la sua presenza.
- Piangi perché non puoi vedere le stelle? – le sussurrò all’orecchio – Non farlo: le lacrime t’impediranno di vedere la luna.
A queste parole la ragazza si voltò e il vampiro fu compiaciuto nel vedere l’ammirato stupore dipintosi sul volto della giovane.
- Avete ragione – gli disse con reverenza, - ma non piango per questo.
- E per quale motivo? – domandò Slide sorridendo sornionamente.
Gli arrossati occhi della ragazza incontrarono quelli glaciali di lui e ne rimase ammaliata, come una falena che vedeva la luce di una fiamma per la prima volta. Forse avrebbe dovuto cominciare con una candela… si era gettata subito in un rogo. – Il mio fidanzato mi ha tradito, per poi mollandomi qui in mezzo alla strada. Non so come tornare a casa.
La pietra verde dell’orecchino di Slide scintillò nell’ombra, non diversa fu l’oscura luce che attraversò lo sguardo del vampiro: - Posso accompagnarti io – le sibilò ancora prima di levarsi in piedi. La fanciulla lo seguì, ignara del pericolo cui andava incontro, con la cieca fiducia e incapacità di raziocinio dei topi al seguito del semplice suono di un flauto fatato. I due attraversarono un giardino, all’ombra di un’immensa quercia Slide s’arrestò per voltarsi bruscamente verso la fanciulla. Questa indietreggiò lentamente finché non fu con la schiena contro il tronco dell’albero. Slide s’appoggiò anch’egli al tronco posando il braccio poco sopra la spalla sinistra della giovane. – Qual è il tuo nome? – chiese, la voce appariva dolce ma nella realtà non possedeva la ben che minima passione.
- Magdalena – gemette la fanciulla. Contemporaneamente Slide s’abbassò su di lei, sovrastandola come l’ombra che era. Con la bocca cominciò a sfiorarle le labbra: erano ancora salate di quelle lacrime che presto sarebbero sgorgate di nuovo… quanto attendeva quell’istante, in cui si sarebbero mescolate col sangue rendendolo più esaltante di una droga. Lentamente e con calma, perché aveva tutte le notti del mondo, dalle labbra scivolò verso il collo della giovane scoprendo i candidi canini che rifulgevano sotto la luce della luna. Con un debole ringhio che non riuscì a reprimere spalancò le fauci e le morse la carotide, anche per quella notte versò del sangue, ed ecco le lacrime. Agognate lacrime… con un grido soffocato cominciarono a scendere, seguirono la linea della guancia, la mascella per scivolare giù per il collo. Dopo averlo prosciugato, il corpo della ragazza s’accasciò ai piedi della quercia. Doveva smetterla di lasciare le vittime così, ma non aveva intenzione di piegarsi per raccogliere un corpo ormai inutilizzabile, solo per gettarlo in un fiume pochi quartieri più in là. Slide uscì dal giardino e si leccò le labbra sporche di sangue. Sorrise di un sorriso che non avrebbe mai raggiunto gli occhi e scomparve nel buio. Sarebbe mai stato turbato da tutte le vite che aveva infranto? Probabilmente no: erano solo grigie falene con le ali carbonizzate dalle sue fiamme nere. Lui però non era a caccia di falene, lui era a caccia di farfalle… e sapeva già qual era la farfalla prescelta. Certo… sapeva anche che non sarebbe stato facile: le farfalle più belle sono anche le più difficili da afferrare… o forse erano tanto bramate per questo motivo?
In brevissimo tempo Slide si trovò sotto le mura del palazzo ove si teneva, ogni anno, la più importante festa della città: la festa per il solstizio d’inverno. Perché si trovava lì? Beh… semplice: era il fiore notturno della sua farfalla. Era, infatti, il padre della giovane venere ad organizzare l’atteso evento, aperto a tutti i nobili… e Slide non era forse di sangue reale? Con un balzo superò l’alto muro che proteggeva i confini del vasto cortile del palazzo.
- Dove sei, mia farfalla dalle ali di luna? Su quale petalo ti sei posata?
Eccola. Una piccola luce in tutta quell’ombra, nel suo elegante abito colorato con i fiori del glicine, era pari ad una bambola di porcellana… come si era degradata la nobiltà in tutto quel tempo! E di che razza erano i gentiluomini presenti alla festa, per abbandonare in un angolo un così rigoglioso fiore, così raro, sbocciato nel bel mezzo del solstizio d’inverno? Forse l’avrebbe sedotta prima del previsto, scoprendo che in realtà aveva posato lo sguardo su un’altra falena e che le ali che aveva creduto d’oro e d’argento erano, in realtà, semplicemente ricoperte di cenere. Slide stava per scivolarle alle spalle, come faceva con molte… proprio per questo decise di avvicinarsi a lei camminando ritto e fiero, lasciando che la fibbia d’oro della cintura e le pietre preziose incastonate nel pugnale risplendessero alla luce delle candele. Le danze erano già state aperte da un po’ e l’orchestra suonava un raffinato valzer straniero.
- E’ un angelo disceso dal cielo quello che vedo, o forse una strega che mi ha ammaliato col suo maleficio più potente e traditore? – Slide s’inchinò elegantemente alla giovane dai capelli neri, portandosi alle labbra l’esile mano guantata.
- Né l’uno né l’altra messere – rispose la fanciulla gelidamente, - ma la padrona di questa casa e se ho l’ardire di parlare, dirò che non vi ho mai visto a nessun ricevimento.
- Permettetemi allora di presentarmi – replicò suadentemente il vampiro. – Mi chiamo Sir Edgar, conte di Renphi. Non mi conoscete, certo, perché provengo dall’altro capo del paese.
- Cosa vi porta nella mia città allora?
- Il desiderio di ballar con voi, vorrei poter rispondere. Ma ahimè! In realtà commercio. Gradirei lo stesso avermi con me per questa sublime danza.
- Onorata – rispose la giovane con una riverenza.
E davvero sublime era la musica, forse per la leggiadria dei due ballerini che sembravano volare sulla pista, tanto aggraziati erano nei movimenti.
- Siete una ballerina eccellente – fu fatta lode alla ragazza dal suo oscuro partner.
- E voi non siete da meno – rispose gentile la giovane.
- Eppure, eppure… una cosa mi tormenta – gemette Slide nella sua personale danza di seduzione. – Danzo con voi e vi stringo fra le mie braccia, ma non conosco il vostro nome. Questo è un supplizio per il mio povero animo. – Ma quale animo? Si disprezzò Slide interiormente. Mi faccio ribrezzo da solo… tutte queste frivolezze. Possibile che le donne d’oggi si conquistino esclusivamente con bugie e menzogne? Devo dunque indossare un’altra maschera sopra a quella di cui già abitualmente faccio sfoggio?
- Perdonate la mia mancanza, sono chiamata Rebecca Sterast.
- Portate dunque il nome della vostra nobile antenata, che fu regina di questo paese ben due secoli fa? – esclamò il vampiro, realmente meravigliato.
- Infatti… come fate a saperlo? – lo interrogò Rebecca sorpresa.
- Ecco sono… conoscenze di famiglia – rispose Slide. Ovvero è stata la prima donna a rifiutarmi… non mi sono sbagliato: questa è realmente la farfalla più bella della serra. La danza terminò.
- Vi ringrazio per il ballo e l’onore di avervi avuto come compagno – ringraziò Rebecca.
- No – bisbigliò lascivo il vampiro, – l’onore è stato interamente mio. Arrivederci, a presto spero! – e scomparve nella penombra offerta dagli alberi.

Ma egli non si ripresentò dalla giovane per diverse settimane.
Il tempo per lui aveva un significato diverso da quello di chiunque altro. Lui, che aveva visto sorgere e morire epoche ed imperi, osservava una leggera fiammella consumare lentamente una candela così come il resto dell’umanità ascolta il lieve rumore provocato da un sassolino che cade a terra.
   
 
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