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Autore: TheOnlyWay    07/11/2013    17 recensioni
Eve è normale.
È normale nel suo accento britannico, nei suoi anfibi consumati, nei suoi maglioni larghi e nella sua insicurezza.
È normale nella sua voglia di accontentare sempre gli altri, è normale quando affronta cose più grandi di lei. È normale nella sua paura dei temporali e nella sua testardaggine.
Zayn è il contrario della normalità.
È scorbutico, istintivo, diffidente e non gli piacciono i colori vivaci. Odia parlare troppo con chi non conosce, odia le persone assillanti e le sue debolezze.
Ma, come le persone normali, anche Zayn ha paura: di restare solo, della morte, dei viaggi lunghi in aereo e di crescere.
È la paura a fargli firmare il contratto che cambia per sempre la sua vita. È la paura che prende il sopravvento su di lui quando Eve gli è vicino, è la paura di stare male che lo spinge ad allontanarla sistematicamente.
Ma cosa succede, quando la normalità delle giornate, delle persone, di Eve, rompe le barriere che Zayn si è creato tutt'attorno? Cosa accade, quando si è esposti così tanto che il confine si tocca con un dito?
È vero, dunque, che la normalità è rivoluzione, e non, come in questo caso, una guerra?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 13

 



Zayn mi stava tenendo per mano. E non perché qualcuno gliel’avesse imposto, né perché ci fosse un paparazzo dietro l’angolo, pronto a immortalare l’ennesimo finto momento della nostra altrettanto finta vita di coppia.
La sua presa era delicata, ma ferma e io non trovai la forza – o la voglia – di opporvi resistenza, nemmeno quando mi spinse con fin troppo entusiasmo nel primo taxi libero.
«Sei impazzito?» gracchiai, stupita. Zayn mi ignorò, diede l’indirizzo all’autista e poi si rilassò con le spalle contro il sedile. La sua mano, intanto continuava a stringere la mia.
«Voglio farti vedere una cosa.» sostenne, sereno. Non disse più altro, perciò decisi di rispettare il suo silenzio e ne approfittai per imprimere nella mia mente ogni singolo istante. Sapere che la sua ritrosia era quasi del tutto scomparsa, mi fece tremare per la felicità. Era quello che aspettavo, l’occasione di far capire a Zayn che non avrei mai potuto fargli del male, che in me avrebbe trovato una valida alleata e che poteva fidarsi, perché i suoi segreti sarebbero stati al sicuro.
«Che cosa?»
«Tra poco lo vedrai.»
Cielo, se avesse continuato a mantenere quell’espressione rilassata, mi sarei innamorata di lui ancora prima del previsto. Non era normale, vero, che sentissi il cuore battere in gola, o che…
«Stai tremando.» ecco, appunto.
«Davvero? Probabilmente ho solo freddo.»
«Come fai a non sapere se hai freddo?»
«Sai che ti preferivo quando stavi zitto?»
Zayn ridacchiò, poi lascio la presa sulla mia mano e si sfilò il chiodo di pelle nera che indossava. «Tieni, ma lo rivoglio indietro.» precisò, adagiandomelo sulle spalle. Stavo per rispondergli che non avevo nessuna intenzione di appropriarmi di niente che gli appartenesse, soprattutto di qualcosa che conservasse il suo calore, ma l’autista del taxi scelse quel preciso momento per dichiarare che la corsa era finita e che in tutto facevano trentacinque sterline. Zayn pagò per entrambi, poi mi riprese per mano e scese dall’auto.
Eravamo nel pieno centro di Londra, a Piccadilly Circus. C’era così tanta gente che l’eventualità che qualcuno si accorgesse di noi era quanto mai remota: sarebbe bastato qualche passo, per confondersi tra la folla.
Il cielo si era ormai tinto di blu e la notte aveva cominciato a calare: la piazza era illuminata a festa, i cartelloni pubblicitari rischiaravano la zona e regalavano mille colori. Le ombre si fecero più intense e le figure un po’ più sfocate, ma ogni cosa aveva un fascino tutto suo e, di nuovo, mi resi conto di essere innamorata di Londra e del suo caos, delle strade trafficate, dei pub ad ogni angolo e dei ristoranti d’alta classe.
Zayn mi condusse in un angolo, dal quale era possibile avere una visuale quasi completa dell’intera piazza.
«La vedi, Eve?» chiese, sereno come non l’avevo mai visto. Mi guardò per un attimo, con un sorriso accennato sul volto magro e gli occhi lievemente socchiusi. Quando mi resi conto di essere sul punto di arrossire, puntai lo sguardo altrove e mi concentrai su ciò che ci circondava, anche se si rivelò essere un’impresa piuttosto difficile. Pensavo solo a Zayn e al modo in cui mi stava guardando. E al suo giubbotto. E… cielo, mi ero presa una cotta pazzesca per qualcuno che fino a un’ora prima non voleva vedermi nemmeno in cartolina.
«Cosa dovrei vedere?»
Si posizionò dietro di me e mi mise le mani sulle spalle. Rabbrividii di nuovo, ma questa volta sembrò non accorgersene.
«La vita. La gente che corre, che non si accorge di essere speciale, che ha talenti nascosti. Persone che si incontrano per la prima volta, che si innamorano, che hanno progetti. Vedi quel signore? Quello nell’angolo, che vende le cartoline. Lui suonava il violino, prima, faceva concerti, faceva piangere le persone con la sua musica. L’ho incontrato un giorno, tanti anni fa. Era una delle prime volte che venivo a Londra, da solo. Bradford non è propriamente dietro l’angolo e mamma è sempre stata molto protettiva nei miei confronti.»
Non mi girai a guardarlo, ma immaginai la sua espressione assorta, gli occhi velati da un’ombra di nostalgia e il sorriso un po’ triste di chi ricorda un momento che oramai è passato e che non tornerà più.
La presa sulle mie spalle era gentile, ferma e delicata e per un attimo mi sentii come se non potesse succedermi niente, come se il tempo si fosse fermato in quell’attimo magico in cui Zayn finalmente metteva a nudo un lato di sé che di sicuro teneva nascosto a tanti. E lo rivelava proprio a me, la sua peggior nemica, ma più sincera alleata.
«Comunque, mi sono avvicinato per comprarle una calamita, sai, di quelle che si attaccano sul frigorifero: le piacciono tanto. E in un angolo della bancarella ho visto il violino. Così ho aspettato che si riducesse la fila e ho chiesto a quell’uomo cosa ci facesse con il violino, se trascorreva l’intera giornata a vendere souvenir. E sai lui cosa mi ha detto?»
Scossi la testa.
«Che si sentiva a casa, avendo il violino vicino. Ed io ho pensato che mi sarebbe piaciuto sentirmi a casa in qualunque posto, un giorno. Ed ho pensato anche che se un uomo qualsiasi era riuscito a suonare per intere platee ed era felice vendendo cartoline, forse anche un ragazzino come me, che cantava in camera sua di nascosto, avrebbe potuto fare qualcosa nella vita. L’anno dopo mi sono presentato ai provini di X Factor e quando siamo diventati gli One Direction, sono tornato a ringraziare quell’uomo e lui mi ha regalato questa.» mi sventolò davanti al naso un portachiavi a forma di chiave di violino e me lo adagiò nel palmo della mano, con una delicatezza tale da farmi salire le lacrime agli occhi.
Non sapevo perché mi venisse da piangere in quel modo, ma la storia di Zayn mi aveva commossa e morivo dalla voglia di abbracciarlo, anche se non l’avrei mai fatto. Non era ancora pronto e, di certo, non lo ero nemmeno io.
«Eve, è tutto okay?»
Zayn mi si parò davanti e si inchinò per guardarmi dritta negli occhi.
«Perché stai piangendo? Ho detto qualcosa che non va?»
«No! No, per una volta no.» tirai su col naso e sorrisi debolmente di fronte all’espressione oltraggiata di Zayn. Come se non sapesse perfettamente di essere stato un’arrogante, acido e stronzo senza speranza. E dolce. A volte sapeva essere tanto dolce.
«E allora cosa c’è?»
«Non lo so, sarà la storia del violino e dei sogni che si avverano e… che vuoi che ti dica? Mi hai fatto venire da piangere. Non lo credevo possibile.»
«Che avessi un cuore?»
«No, quello l’ho sempre sospettato, o non sarei qui.»
Zayn rimase in silenzio per qualche istante, poi sospirò e mi lasciò una carezza sulla testa. Volevo davvero abbracciarlo, sentivo il mio corpo fremere per la voglia di stringersi a lui, ma non credevo che avrebbe preso di buon grado uno slancio di affetto da parte mia. Come ci si doveva comportare con lui?
«Mi sono proprio sbagliato su di te, Eve, devo ammetterlo. Avrei dovuto ascoltare gli altri, quando mi hanno detto di fidarmi da subito.»
«Mi stai chiedendo scusa?»
«Non allargarti, ragazzina. Sto solo facendo delle considerazioni. Ora finiscila di frignare, ti porto in un altro posto.» mi prese di nuovo per mano e si immerse tra la folla. Ero ancora così sorpresa dal fatto che fosse così gentile e ben disposto nei miei confronti, che non feci una piega nemmeno quando una ragazzina mi urlò di essere una “stronza sfascia famiglie”. Zayn la ignorò allo stesso modo e continuò a camminare, imperterrito, fino a raggiungere un piccolo bar in un angolo. Aveva l’insegna nera, con la scritta “Barry’s” in corsivo elegante e la luce al neon azzurra. Una volta dentro, si accomodò nel tavolo più lontano dall’ingresso e mi trascinò accanto a sé sulla panca.
«Questo» cominciò «è il posto in cui sono venuto il giorno in cui abbiamo firmato quel maledetto contratto. Il proprietario è un vecchio amico di mio padre e molto probabilmente, se non avessi fatto carriera con i ragazzi, avrei finito per il lavorare qui. Ci vengo spesso, quando non mi sembra di avere alcuna via d’uscita.»
Mi sentii inevitabilmente in colpa sebbene, per una volta, l’intento di Zayn non fosse quello di farmi rimpiangere la firma del contratto. Gli avevo chiesto di aprirsi e avrei dovuto immaginare che non avrei sentito solo cose belle. Dopotutto, esisteva al mondo una persona che aveva unicamente esperienze positive da raccontare? Credevo di no e comunque, se anche fosse esistita davvero, io non l’avevo mai incontrata.
«Mi dispiace tanto per questa storia, Zayn. Credimi, non l’avrei fatto se non fossi stata costretta. È che le cose non vanno tanto bene, nell’ultimo periodo, e in tutta sincerità non mi è stata data la possibilità di scegliere. Avrei potuto dire di no, ovviamente, ma non ero pronta a perdere e ho pensato che non sarebbe stato poi così terribile fingere di stare con qualcuno. Pensavo che sarebbe stata una passeggiata, ma quando ho capito come stavano le cose era troppo tardi per tirarmi indietro. Tu mi odiavi, ma io non avevo scelta.»
«C’è sempre una scelta, Eve. Si tratta solo di prendere la decisione giusta, o quella più facile. Tu quale hai preso?» domandò Zayn, estremamente serio. Ci riflettei su per qualche istante: firmare il contratto non era stata la scelta migliore della mia vita, questo era vero, ma non era stata nemmeno la più semplice. C’erano un sacco di cose in gioco ed io avevo imparato ad accettare qualsiasi cosa si mettesse sulla mia strada. Anche se si trattava di zia Kate e di un fidanzamento fasullo.
«Nessuna delle due. Solo che non ero pronta a tornare a casa, Zayn. Come avrei spiegato ai miei genitori che avevo fallito su tutta la linea? Non hai idea di quanto mi ci è voluto per convincerli a farmi andare via da Birmingham. È stato difficile, complicato ed io mi sono ritrovata da sola in una città enorme e caotica, con un paio di valige e la speranza di diventare indipendente. Non potevo tornare indietro e dire che mi avevano cacciata di casa perché ero in ritardo coi pagamenti. Avrei deluso tutti e mi sarei vergognata. Per non parlare, poi, di quanto sarei stata ingrata. I miei genitori hanno sacrificato tanto per me, non voglio dire loro che in realtà hanno una figlia bugiarda e incapace, capisci?»  
Passai rabbiosamente i pugni sotto gli occhi: mi ero messa a piangere un’altra volta e proprio non capivo cosa mi stesse succedendo. Che fine aveva fatto la mia indifferenza ad ogni cosa? Avevo sopportato settimane di insulti da parte di Zayn, di inchieste e domande fin troppo indelicate da parte di zia Kate ed ora scoppiavo a piangere come un’adolescente in piena crisi isterica. Dovevo davvero avere qualcosa che non andava.
Sentii Zayn sospirare, poi il suo braccio mi cinse con delicatezza le spalle. Sentii il suo respiro tra i capelli e mi accoccolai un po’ di più contro di lui, per godermi quell’abbraccio che avevo cercato per tutta la sera.
«Io non so che rapporto hai con i tuoi genitori, Eve, ma non credo che sarebbero delusi da te. Per quanto mi costi ammetterlo, sei una brava ragazza. Fastidiosa, dispotica e impertinente, ma sei generosa. E sono sicuro che loro lo sanno, perciò niente paranoie. Se sono riuscito ad accettarti io, loro non avranno alcuna difficoltà: faranno la scelta giusta.»
Fu in quel preciso momento, stretta tra le braccia di Zayn, che capii che cosa dovevo fare. Finalmente, dopo settimane in cui avevo inutilmente cercato di venire a capo del problema che mi faceva perdere il sonno e la pazienza, mi ero resa conto che il problema stava proprio nelle mie scelte. Erano quelle sbagliate.
Presto avrei risolto tutto; dovevo solo mandare un’e-mail a zia Kate e chiederle di annullare il contratto, promettendo che avrei portato avanti la farsa fino a che fosse stato necessario. Ma non avrei più preso un centesimo da loro, a costo di tornare a Birmingham da mamma e papà e supplicarli in ginocchio di darmi asilo.
Io, Evengeline Morrigan, avrei fatto la cosa giusta.
 
 
 

***

 
 
Capitolo nuovo!
In straritardo, lo so, e mi dispiace. Ma avevo completamente perso l’ispirazione per questa storia. Ora, con l’aiuto di Elena, ho stabilito per bene i dettagli e spero di riuscire a concludere presto!
Spero che vi sia piaciuto, perché è uno dei miei preferiti di tutta la storia.
Fatemi sapere, se vi va, vi adoro <3
   
 
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