Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Rika Rini    07/11/2013    0 recensioni
Mi chiamo Sveva,ho vent'anni.
Sono sempre stata un genio,fin da bambina.
Ho sempre programmato in modo perfetto la mia vita.
Non avrei mai pensato che una persona così "bizzarra" avrebbe cambiato la mia vita.
Genere: Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
-Che noia!-esclamo in silenzio,la strada è completamente deserta,senza considerare qualche passante dall’aria sparuta –Ho freddo con questi cavolo di vestiti!-esclamo ancora mentre afferro l’orlo dell’ampia gonna,solo quella mattina era ricominciata la scuola,o come l’avevo ribattezzata: “Centro di tortura psicologica a pagamento per gli animali da macello chiamati adolescenti” E come se non bastasse quel giorno era arrivata anche una nuova professoressa! Di lingue addirittura! La materia più odiosa … in aggiunta la professoressa era una ragazza giovane,perfino carina … però,aveva offeso Marzia,poi gli altri studenti appena l’avevano vista avevano colto l’occasione di dimostrare quanto siano infantili,insomma … Sedurla per poi farle una foto senza veli?! Ma cosa siamo dei selvaggi? Mi guardo attorno,i capelli biondi che mi coprono gli occhi. Quanto mi davano fastidio i capelli lunghi! Non stavano mail al loro posto! In quel momento noto qualcosa di strano,la prof.-come si chiamava? Sveva?-era dall’altra parte della strada,teneva una busta,segno che aveva appena finito di fare la spesa,quando all’improvviso arriva un uomo che la trascina in un vicolo. Rimango per un attimo immobile,cosa dovrei fare? La mia testa e i miei piedi mi dicono di andare a salvarla,invece c’è quella stupida parte di me che dice:” Cosa diavolo stai pensando? Ricordi “chi sei”,vero? Se lo ricordi allora volta la testa e prosegui! “Tu” sei una ragazza!”. Faccio qualche passo,come per andarmene,ma mi fermo,mordendomi le labbra mi volto,so che non dovrei farlo,ma non posso evitarlo,con i pugni stretti corro verso il vicolo. La professoressa … no,che dico,la ragazza è tenuta a terra dall’uomo,tenta di graffiarlo,di toglierselo di dosso,ma non ci riesce,quando lui le afferra la testa e la sbatte violentemente a terra inizio a correre. Quando sono ormai alle sue spalle gli do un calcio sulla nuca con tutta la mia forza,l’uomo si sbilancia e cade verso destra,prima di cadere a terra però si para con l’altra mano,voltandosi verso di me dice-Cosa? Una ragazzina?-si alza in piedi,guardandosi intorno,probabilmente in cerca del taglierino accanto al mio piede. I suoi abiti sudici e il suo aspetto malaticcio mi suggeriscono che sia un senzatetto,ma questo non lo scusa da ciò che stava tentando di fare. Veloce afferro il taglierino e glielo punto alla gola,lui deglutisce,sorridendo per la soddisfazione sussurro-Cosa c’è? Non avrai paura di una ragazzina?- Alza un pugno per colpirmi,ma prevedendo le sue mosse faccio in modo che il taglierino gli trapassi lo spazio tra due dita,a quel punto si tira indietro urlando,allora,approfittando del suo attimo di distrazione gli do un calcio in mezzo alle gambe,a quel punto lui si accascia a terra. Mi avvicino alla ragazza,come probabilmente avrei dovuto sospettare è esposta,arrossisco,ma ignoro i miei pensieri e le aggiusto i vestiti,cercando il più possibile di non guardare. Dopo averle sistemato i vestiti le giro la testa delicatamente,per fortuna non sembra che si sia fatta troppo male. Mi alzo,riflettendo,cosa posso fare? Sospiro per la stanchezza,la prendo sulle spalle e inizio a camminare verso casa. Prima di uscire dal vicolo mi volto per un’ultima volta e dico-Ehi,figlio di puttana,non osare mai più toccare una donna indifesa,altrimenti mi farai rimpiangere di non essere riuscito a farti più male!- Quando apro gli occhi urlo,tirandomi su di scatto,porto le mani alla testa e mi rannicchio. Non fatemi del male … ve ne prego … ve ne prego … -Ehi,stai … bene?-mi chiede una voce gentile,calde lacrime mi scendono lungo le guance,lentamente esco dal mio bozzolo e guardo la persona che mi sta accanto,riconosco quei capelli biondi e quegli occhi marroni,è Miina. -Dove sono?-chiedo in un sussurro,lei si guarda un attimo intorno,fra le mani tiene dei cerotti-Beh … questa è casa mia. Prima ti ho aiutato contro quel …. Beh,hai capito- -Ah … - con delicatezza porto la mano alla nuca,e sento una fitta di dolore,che mi fa sfuggire un lamento dalle labbra,Miina mi guarda angosciata e dice-Se vuoi posso darti qualche medicinale…- -No,grazie …-rispondo io,guardando i miei piedi,quando nella mia mente si fa largo un pensiero -Come hai fatto ad aiutarmi? E poi a portami fin qui?- Miina accenna un sorriso e arrossendo risponde -Sono più forte di quanto sembro! Per il momento stia pure qui,più tardi l’accompagnerò a casa- Aveva ricominciato a darmi del lei … forse la mettevo a disagio. -Grazie mille per avermi salvata-mi guardai attorno,l’appartamento era molto piccolo e malridotto,io ero seduta sul letto,che occupava buona parte della stanza,poi c’era un tavolo con delle sedie e una piccola tv nell’angolo opposto,due porte si aprivano una sul bagno e una sulla minuscola cucina. -Però questa casa ... –inizio io,la Miina mi interrompe sorridente- È bellissima,non ci sono altre parole per descriverla- -Ok- rispondo io,divertita -Ehm-l’orologio segna le venti e quaranta -Se vuoi posso preparare qualcosa da mangiare- propongo,la ragazza si volta verso di me euforica e mi chiede -Lo farebbe davvero?- -Certo,in fondo tu mi hai salvato-rispondo sorridendo,mentre mi alzo per andare verso la cucina,lei rimane per un attimo in silenzio,poi chiede- Non le dispiace se io nel mentre vado a fare la doccia,vero?- Mi volto verso di lei ridendo-Questa è casa tua! Non dovresti chiedermi il permesso!- Miina arrossì per l’imbarazzo,ma sorrise,e annuì. Si avvicinò ad un cassettone e prese i vestiti che le servivano,poi mi dice-Non ci metterò molto,dopo la cena l’accompagnerò a casa-detto questo se e andò in bagno. Rimango per un attimo immobile sulla soglia della cucina,ben salda sulle mie gambe,però all’improvviso sento di nuovo le lacrime arrivare,così mi appoggio allo stipite della porta e mi mordo la mano per non far sentire i miei singhiozzi,dopo qualche minuto ritrovo la calma e decido di mettermi a cucinare. Taglia,cuoci,gira,gira. Il ritmo della cucina mi prende nel suo vortice,spero solo di riuscire a cucinare un piatto delizioso,non sono molto brava e di solito le persone non trovano le parole per descrivere ciò che cucino,perché l’unica parola che gli viene in mente è banale. Quando finisco prendo dei piatti e preparo la tavola,sento ancora il rumore dell’acqua in bagno,quindi le ci vorrà ancora un po’,mi siedo sul letto e mi guardo ancora attorno,stupita che la casa di un’attrice,seppur debuttante sia così misera,poi sorge un interrogativo … e i suoi genitori? Non credo di poterle chiedere una cosa personale come questa. In quel momento l’acqua si chiede,e Miina esce dalla porta del bagno,i capelli ancora umidi. Porta una lunga camicia da notte ampia sui fianchi,scettica mi chiedo come faccia a stare comoda con indosso una cosa del genere,però mi riscuoto dai miei pensieri e mi rendo conto che la temperatura si sta abbassando. -Non dovresti restare con i capelli bagnati!-esclamo furiosa- Rischi di ammalarti!- Lei mi guarda con gli occhi spalancati,preoccupata per la mia reazione,e come non potrebbe? Quando mi arrabbio divento un’altra persona-Vieni subito qui!-esclamo indicando il letto,le obbediente si siede,e in silenzio aspetta che io torni con l’asciugacapelli,lo attacco alla spina e mi siedo dietro di lei per asciugarli. -Allora-dico,per fare un po’ di conversazione- Com’è questa città?-Come se non la conoscessi … Miina inizia a parlare,ma smetto di ascoltarla quasi subito,confusa dalla sostanza dei capelli che tenevo fra le dita,per un momento afferro con un po’ troppa forza una ciocca,penso che lei protesti perché le ho fatto male,invece insieme alla ciocca viene via tutta la parrucca,rivelando una chioma di corti capelli neri. Resto un attimo in silenzio,allibita. Poi dico-Capelli …- Lei … cioè lui si volta verso di me,sul viso ha dipinta la domanda: “E adesso?”
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Rika Rini