Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: risakoizumi    07/11/2013    2 recensioni
La mia breve vita è stata un susseguirsi di momenti di gioia e infelicità.
La sofferenza è quella che ricordo meglio e che è stata al centro delle mie giornate per lungo tempo.
Una volta ero soltanto l’ex ragazza di Sam dal cuore spezzato e che nessuno sopportava.
Adesso mi sento una persona diversa.
Sono più forte, sento che niente può distruggermi. Sono padrona della mia vita. La triste e collerica ragazza di La Push si è trasformata in una persona nuova.
Osservo il ragazzo che sta in piedi accanto a me. I suoi occhi sembrano sorridermi, come sempre.
"Sei pronta?" mi chiede, prendendomi per mano.
"Sì". Ricambio la sua stretta sicura e familiare.
Il momento è arrivato, ma non ho paura. Santo cielo, sono Leah Clearwater! Dovrebbero essere loro ad avere paura di me!
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leah Clearweater, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Sono passate due settimane da quando ho incontrato Alex, il vecchio e vedovo licantropo di San Francisco. Già, vedovo e con un passato secolare alle spalle. Quanto poco so di lui! Eppure sento che posso fidarmi. Abbiamo passato quindici giorni tranquilli in cui Alex ed io non abbiamo fatto altro che battibeccare ma senza più parlare di argomenti pesanti: quel licantropo mi ha tormentato tutti i santi giorni, persino durante il lavoro. Non l’ho più visto serio come quella sera in cui mi ha detto che sua moglie è morta; a volte mi viene quasi il dubbio che sia stata un’allucinazione. La sera, dopo il lavoro, ceniamo sempre insieme a suo padre, ormai è diventata un’abitudine. Thomas è un uomo molto affascinante, rimprovera costantemente il figlio per i suoi modi, come se fosse un ragazzetto – secolare, aggiungerei io - e mi bombarda di domande sui più svariati argomenti: la nostra specie, la riproduzione, la trasmissione del gene, la costituzione del branco, gli strani succhiasangue delle nostre parti (<< Come può vivere un vampiro senza nutrirsi di sangue umano?!>> è stata la spontanea domanda di Tom), la quasi guerra contro i Volturi, eccetera, eccetera. I licantropi chiaramente odiano i Volturi. Ne sono stati sterminati a migliaia. Ho sentito dire che Caius ebbe a suo tempo un terribile incontro con questa specie, tuttavia mi sembra un po’ fanatico. Quasi ogni sera Alex mette radici sul divano della mia suite per guardare, in teoria, un film con me: alla fine, invece, il tempo trascorre con lui che non fa altro che parlare, lamentandosi della recitazione del protagonista o della sceneggiatura o della caratterizzazione dei personaggi, mentre io gli intimo poco gentilmente di starsene zitto o di rimanere nella sua stanza se non vuole continuare la visione, però, come sempre, quel licantropo mi ignora e continua a fare a modo suo fin quando non mi addormento sul divano. Poi ogni mattina, appena sveglia, mi ritrovo sul mio letto, mentre Alex, scomparso dalla mia suite, dorme ancora nella sua dopo una nottata di baldoria con una ragazza qualunque. Molte volte mi è capitato di beccare una di queste mentre se la svignava dalla sua stanza. Trascorro quasi tutte le mattine passeggiando in giro per San Francisco in solitudine fin quando Alex mi chiama e mi raggiunge. Sbuffo, mi lamento, lo insulto ma alla fine gli dico dove mi trovo e viene a farmi compagnia; mi mostra la città, mi fa ridere, mi fa infuriare e sto bene con lui. Penso che stiamo diventando davvero amici.
 
<< Leah, quando torni? >> mi chiede Seth in tono supplicante.
<< Me lo chiedi ogni giorno e la risposta è sempre la stessa >> rispondo.
<< Manchi già da tanto tempo >>.
<< Manco soltanto da due settimane >> lo contraddico.
<< Non siamo mai stati lontani per così tanto tempo >>.
<< Lo so che il tuo universo gira intorno a me, però ogni tanto dovresti provare a vivere senza la tua adorata sorella >>.
<< Fai la sarcastica quando io sono serio >>.
<< Te l’ha detto Jake di chiedermi di tornare ogni giorno? >>.
<< No >>.
<< Seth >> lo rimprovero.
<< Ok confesso che Jack ha insistito, ma non ti supplico ogni giorno solo perché me l’ha chiesto lui. Mi manchi e manchi anche alla mamma >>.
<< Lo so, ti ricordo che ho appena parlato con lei >>.
<< Embry è un capo in seconda insopportabile! >> si lamenta Seth. << Ci sono anche quei nuovi licantropi che sono così fastidiosi! >>.
<< Più fastidiosi di me? >> chiedo.
<< Sì >> risponde, cupo.
<< Non stai facendo loro un complimento >> ridacchio.
<< Non ti trasformi da quella volta in cui hai conosciuto quel licantropo >>.
<< Perché non ne ho avuto bisogno >> ribatto. Che strano. Due intere settimane in forma umana. Credo sia un record.
<< Ti piace? >> chiede all’improvviso il mio fratellino, con tono interessato.
<< Eh? >>.
<< Alexander, ti piace? >>.
<< Ma che domande fai! >>.
<< Sono solo curioso! Forse non ti trasformi per non condividere con noi chissà quali pensieri … >>.
<< Seth! >> lo rimprovero.
<< Allora? >> insiste lui.
<< Certo che le piaccio! >> risponde la profonda voce di Alex.
Sono seduta su un’elegante poltrona nell’affollata hall dell’hotel. C’è talmente tanto baccano che ero sicura che nessuno mia avrebbe sentito. O quasi. Alzo gli occhi sul viso di Alex che si siede alla mia sinistra, sul bracciolo di quella costosa poltrona. I suoi occhi blu sono luminosi e un sorriso gli aleggia sulle labbra. Gli lancio un’occhiataccia.
<< Leah, cos’era quella voce maschile? >>.
<< Ovviamente è Alex che non riesce mai a farsi gli affari suoi >>.
<< Quindi lui ha detto che a te piace! >>.
<< Sei davvero irritante. No, questo idiota di un licantropo non mi piace, è terribilmente fastidioso. Peggio di una zecca >>.
Alexander mi toglie il cellulare dalle mani. Cerco di riprendermelo ma lui si alza e inizia a indietreggiare. Ogni volta che mi avvicino, si allontana, così inizio a inseguirlo sempre più infuriata, sbraitando il suo nome seguito da minacce. Mentre scappa da me mette il cellulare all’orecchio e inizia a parlare. Riesco benissimo a sentire cosa dice.
<< Ehi Seth! Tua sorella è sempre così simpatica o sono io che riesco a tirare fuori il meglio di lei? >>.
<< E’ fatta proprio così >>. Intanto il nostro inseguimento procede fuori, sotto lo sguardo attonito della gente che entra e esce dalla hall.
<< Proprio quello che temevo. Volevo dirti che è pazza di me, non fa altro che seguirmi e pensare a me! Tuttavia io resisterò alle sue avances >>.
<< Ti conviene, amico. Nemmeno al mio peggior nemico augurerei di stare con lei >>.
Siamo sull’affollato marciapiede a circa cento metri dall’hotel. Finalmente faccio un salto e riesco a fermare Alex ma cadiamo entrambi.
<< Preso! >> urlo trionfante. Siamo a terra, sull’asfalto del marciapiede e la gente che passa ci osserva. Alex ride, steso a pancia in giù e io mi siedo sulla sua schiena riprendendomi il cellulare.
<< Seth! E’ questo il modo di trattare tua sorella? >>.
<< Dai Leah, stavo scherzando. Simpatico quell’Alex >>. “ Quell’Alex” intanto continua a ridere, sotto di me. Sento la sua gabbia toracica vibrare.
<< Non è simpatico, è decerebrato. Dovresti compatirlo >>.
<< Allora hai deciso quando tornare? >>.
<< No Seth! No, no e ancora no! >>.
<< Ok >> dice deluso.
<< Dai, lo sai che mi manchi anche tu, in fondo >>.
<< Mmm >>.
<< Ora devo andare, ho un problema lupesco >>.
<< Che problema? >>.
<< Devo sbarazzarmi del corpo di un licantropo >> sussurro.
Seth sospira. << Vado anche io, sono di guardia >>.
<< Salutami Charlie! >>.
<< Ok! A domani, Leah! Non tormentare quel povero ragazzo! >>.
Sbuffo. << Quel povero ragazzo non è una vittima. A domani, Seth! >>.
<< Ciao! >>. Stacco il cellulare e mi alzo.
Alex si mette in piede tenendosi la schiena.
<< Ahi ahi ahi ma quanto pesi? >> si lamenta.
Gli do una sonora pacca sulle spalle. << Smettila di lamentarti, mi sembri una vecchietta artritica >>.
Mi fa una linguaccia.
<< Ti sembra normale togliere il cellulare alla gente per parlare con persone che non conosci? >>.
<< Non l’ho tolto alla gente, l’ho tolto a te! Conoscevo già tuo fratello >>.
La sua risposta è talmente ridicola che posso solo alzare gli occhi al cielo e sospirare.
<< Ti va di gironzolare con me stasera? >>.
<< Eh? >>.
<< Andiamo in giro, beviamo, rimorchiamo, ci scateniamo! >> dice con voce animata.
<< No >>.
<< Perché? >> chiede con tono deluso.
<< Perché io non mi diverto nello stesso modo in cui ti diverti tu. Me l’hai chiesto quasi tutti i giorni, perché ti ostini? >>.
<< Perché ti farebbe bene! Hai bisogno di divertirti, non puoi passare le giornate lavorando e dormendo >> dice in tono schifato.
<< Ho visto un film ogni sera, ricordi? >>.
<< Incredibile, un film ogni sera. Sono colpito, veramente colpito >>.
<< Strano, visto che tu mi hai fatto compagnia quasi ognuna di queste sere >>.
<< Perché sono compassionevole. Potevo lasciarti sola soletta a rimuginare dopo una faticosa giornata di lavoro? >>.
<< Almeno mi sarei rilassata un po’ e avrei capito più battute in ogni film >> borbotto.
<< Leah! Ancora con questa storia … bisogna commentare un film mentre lo si vede! Altrimenti che gusto c’è nel vederlo in compagnia? >>.
<< Infatti io non volevo vederlo in compagnia, sei tu che hai deciso di appropriarti del mio divano! >>.
<< Alt, alt! Il tuo divano? >> chiede con tono derisorio.
<< Sì, il mio divano e sarà mio finché starà in quella maledetta camera e finché io ci vivrò! >>.
<< Dovresti essermi grato, ogni sera ti addormenti sul divano e io ti porto sul tuo letto e ti rimbocco le coperte! >>.
Quasi arrossisco. E’ così infantile farsi portare a letto! Tuttavia allo stesso tempo mi sembra una cosa carina e dolce e non riesco a chiedergli di non farlo più. Ma non lo ammetterò mai. << Nessuno te l’ha chiesto >>.
<< Bene, stasera invece di appoggiarti sul tuo letto, ti butterò dal terrazzo! >> minaccia Alex.
<< Bene! E io farò finta di dormire per trascinarti giù con me! >>.
<< Bene! Che film vediamo oggi? >> chiede tranquillo, come se non avessimo appena minacciato di buttarci a vicenda dal terrazzo.
Sospiro e emetto un suono lamentoso.
Ci incamminiamo verso l’entrata quando il mio cellulare suona di nuovo. Rispondo senza guardare.
<< Seth, che diavolo vuoi ancora? >>.
Silenzio.
<< Seth? >>. Perché nessuno parla? Seth e mia madre sono gli unici che mi chiamano.
Poi finalmente una voce sollevata. << Leah >>. E’ la voce di Sam. Mi fermo all’improvviso, pietrificata, in mezzo alla folla di gente che mi urta per passare. Alex, al mi fianco, si ferma anche. << Leah? Qualcosa non va? >> mi chiede. Lo ignoro.
<< Sam. Che diavolo vuoi? >>. Ho la bocca secca. Prosciugata.
<< Volevo solo sapere come stai >>.
<< Sto benissimo. Molto bene >>.
<< Mi fa piacere. Jake non mi da molte informazioni >>.
<< Bene se è tutto io dovrei andare >>.
<< Dove sei? >>.
Deglutisco. << In un posto lontano >>. Da te, vorrei aggiungere.
<< Non vorrei che ti succedesse qualcosa. Per favore, tieni gli occhi aperti >>. Stringo il cellulare talmente forte che potrei romperlo. Ho le mani sudate e il cuore mi batte all’impazzata. Cerco di trattenere la mia furia.
<< Non mi accadrà niente, non più. Ora sto bene >> sussurro gelidamente.
<< Bene >>.
<< Sam >>.
<< Sì? >>.
<< Per favore, non chiamarmi più >>.
<< D’accordo. Perdonami. Ciao, Leah. Abbi cura di te >> dice. E poi stacca. Metto giù il cellulare dall’orecchio e riprendo a camminare, quasi marciando. Diavolo, ero persino riuscita a essere davvero contenta che almeno Sam fosse vivo. Ora invece vorrei tornare indietro e ucciderlo con le mie stesse mani.
<< Leah! >> mi chiama Alex. E’ poco dietro di me e continua a seguirmi e a chiamarmi. Riesce ad affermarmi un braccio e a bloccarmi.
<< Fermati >> mi ordina.
Mi fermo; sono ferma. Sono ferma da un po’, nel limbo della mia vita. Perché? Perché devo soffrire così? Perché mi deve chiamare? Non merita nulla. Lo sogno tutte le notti, non riesco a liberarmene. Potrò mai pensare a lui senza sentire il cuore stretto in una morsa? Perché deve tormentarmi? Si diverte a perseguitarmi? Che cosa vuole da me? Non potrebbe lasciarmi in pace una volta per tutte?
<< Leah, chi era al telefono? >>.
<< Solo una persona che non avevo voglia di sentire >> sbotto, trattenendo le lacrime.
<< Che cos’hai? >> chiede in tono preoccupato alzando il mio viso con la punta delle dita della sua mano destra.
<< Sai una cosa? Stasera vengo con te! >> riesco a parlare con tono normale. Ormai trattengo il mio dolore da così tanto tempo che mi viene naturale nasconderlo.
<< Ci voleva la chiamata di questo tizio per convincerti? Se l’avessi saputo prima l’avrei chiamato io stesso! >>.
Gli do un pugno sulla spalla. << Perché mi meni? >> si lamenta.
<< Perché mi fa sentire meglio >>. Mi rimetto a camminare e appena arrivo all’ascensore premo il pulsante per chiamarlo.
<< Vuoi rompere quel maledetto affare? Lo stai premendo come se volessi sfondarlo >>.
Finalmente l’ascensore arriva e saliamo. Arrivati davanti alla porta della mia stanza faccio per entrare ma Alex me lo impedisce, prendendomi il braccio.
<< Leah, che succede? >>.
<< Niente >>.
<< Allora perché sembra che tu voglia spaccare qualcosa? >>.
<< Ho detto che non è niente >> dico senza guardarlo negli occhi.
Alex mi prende per le spalle e mi scuote fin quando non lo guardo.
<< Alex, ti prego. Non voglio parlarne, lasciami andare >>.
Non so perché ma obbedisce; di solito fa sempre di testa sua. Forse è perché non mi hai mai visto così debole, così vulnerabile che chiunque potrebbe farmi del male. Di solito ho una protezione di granito che mi protegge. Quella protezione però adesso è crollata. Alex mi fissa negli occhi e poi mi lascia andare.
<< Senti, andiamo dopo la cena con mio padre, ok? >> dice Alex in tono gentile.
<< Certo, certo >> dico poco convinta entrando nella mia stanza. << A dopo >>.
<< Ciao >> mi saluta Alex allontanandosi.
 
Dopo un paio d’ore sono furiosa. Anzi, dire furiosa è poco. La mia protezione granitica è tornata. Penso a Sam e sono ancora incredula: come ha osato chiamarmi? E’ normale? Ho anche accettato di uscire con l’idiota di Alex e so già che me ne pentirò.
<< Dai Leah, non tenere il broncio! Fai finta che non abbia detto nulla sul tuo abbigliamento >>.
Con le braccia incrociate al petto cammino accanto a lui per le strade di San Francisco. La prima cosa che ha detto vedendomi è stata un’offesa alla mia maglietta nera e ai miei anonimi jeans. Poi mi ha detto che era felice di vedere che mi ero ripresa. Non ha fatto altri accenni a quanto successo prima.
<< Puoi dire tutto quello che vuoi sui miei vestiti, ti garantisco che non me ne importa nulla >> sbotto.
<< Divertiamoci, dai! >>.
<< Dove mi stai portando? >>.
<< Nel mio locale preferito! >>.
<< Cioè un posto pieno di prostitute e di ragazze che ballano nude? >>.
<< Magari ti ci porto un'altra sera in quel posto >>.
<< Manca ancora molto? >> chiedo inacidita.
<< Siamo arrivati! >>.
Abbiamo già camminato per un bel po’. Finalmente vedo un edificio da cui provengono musica e schiamazzi. E puzza. E’ una costruzione rettangolare e enorme e si vedono lampeggiare luci blu da fuori. Faccio una smorfia di disgusto.
<< Non fare quella faccia, andiamo! >>.
Mi afferra il braccio e mi lascio trascinare malvolentieri. C’è la coda per entrare ma lui la sorpassa: la gente in fila gli lancia degli sguardi taglienti mentre alcune ragazze gli lanciano sguardi interessati. Deve per forza emanare qualche sostanza lupesca che attira le povere umane. Non c’è altra spiegazione. Arriviamo davanti al buttafuori; mi aspetto che lo fermi e invece quello gli fa un segno di saluto e ci lascia passare. Appena entriamo la musica è già assordante, nonostante siamo ancora in un corridoio blu.
<< E’ sempre tutto così facile per te? >> dico a voce alta.
<< Questo posto è mio >> spiega.
Ecco spiegato il mistero. Chissà magari possiede mezza San Francisco.
Finalmente il corridoio finisce e, oltrepassando una tenda di vellut0 bordeaux, entriamo in un’enorme stanza. Luci, musica, urla, risate … c’è persino della schiuma addosso alle persone. Il soffitto è alto e ci sono tre piani di balconi, in cui la gente balla. Diverse cubiste sono disseminate qua e là nella sala. Almeno non sono completamente nude. C’è persino un tizio con il microfono che incita la gente a ballare. Più in là mi sembra anche di intravedere un bar, non si capisce nulla.
<< Ti piace? >> mi chiede Alex all’orecchio.
<< No >>.
<< Balliamo, Leah! >>.
<< Voglio andare a casa! >>.
Alex mi ignora e mi trascina nella mischia. Dall’alto viene periodicamente lanciata della schiuma sulla folla di persone che ballano e che si spintonano come impazzite. Mi sembra un incubo. Alex inizia a muoversi a ritmo di quella musica assordante e io lo seguo, poco convinta. Le persone mi danno gomitate, sento il contatto con la loro pelle sudata ovunque. A un certo punto un ragazzo inizia a ballare stretto a me e lancio uno sguardo esasperato a Alex che mi fa un segno di incoraggiamento. Intanto lui ha due ragazze che gli si stanno strusciando addosso. Guardo il ragazzo che ha avuto la sfortuna di avvinghiarsi a me. E’ carino, biondo, alto e terribilmente sudato. Che schifo. Dopo circa un minuto prova a baciarmi e gli do uno schiaffo. Cerco di fare piano, ma mi accorgo che sputa sangue quando la sua testa si gira per il colpo. Ho agito d’impulso, non ci ho pensato. All’improvviso vedo il suo pugno abbattersi contro di me e mi abbasso. Picchia anche le donne, che bastardo! Il pugno arriva alla mandibola di un ragazzo che stava dietro di me. Perfetto, davvero perfetto: inizia una rissa tra un gruppetto di persone. Alex ne ferma due e io faccio altrettanto con altri due. Un buttafuori di un metro e novanta si avvicina e ci aiuta a portare queste persone all’esterno. Li sbattiamo fuori da una porta sul retro del locale, quasi a calci. Il biondino che ci aveva provato con me fa per andarsene ma poi ci ripensa e prova a darmi un pugno. E se fossi stata una normale ragazza umana? Lo fermo con una mano e poi gliela torco e lui urla per il dolore.
<< Picchi le donne? >>. Lo faccio inginocchiare a terra e poi gli do un calcio in mezzo alle gambe.
<< Che ti serva da lezione >> dico lasciandolo a terra dolorante e voltandomi. E’ ubriaco fradicio. Riesce a rimettersi in piedi e si allontana barcollando. Mi rendo conto solo adesso che Alex non è stato il solo ad assistere alla scena. Gli altri se ne sono già andati, ma il buttafuori, quell’energumeno, è ancora lì: si toglie gli occhiali neri da sole e mi fissa incredulo. E’ alto, capelli neri e occhi scuri.
<< Max, ti presento Leah. Leah, questo è il mio caro amico Max; è un licantropo anche lui >>.
<< E così tu sei la famosa mutaforma >>. Max si avvicina e mi tende la mano. La stringo sorridendo. Devo alzare la testa per guardarlo in viso, ma quanto è alto?
<< Non è giusto! Quando ti ho conosciuto io non mi hai voluto stringere la mano! >> esclama Alex offeso.
<< Tu eri nudo, spavaldo e ti eri appena trasformato in una strana creatura mostruosa. Mi stavi già antipatico >>.
<< Anche tu eri nuda e mi hai trattato malissimo >>.
<< Potreste evitare di flirtare davanti a me? >> ci interrompe Max sorridendo.
Lo guardo con una faccia talmente strana che Alex inizia a sghignazzare. << Che faccia! E tu pensi che io potrei flirtare con una tipa del genere? Max, da quanto tempo mi conosci? >>.
<< Da un secolo, Alex >>.
<< Anche tu dovresti essere un vecchietto allora? >> chiedo io.
<< No, ho solo centocinquant’anni >> risponde Max.
<< Che concezione dell’età avete voialtri? >>.
<< Sei tu che hai una mentalità troppo da umana, Leah. Dovresti aggiornarti, sei immortale ormai >> mi canzona Alex.
<< Inoltre nessuno ti ha insegnato che non si picchia la gente? Cattiva, non si fa >> aggiunge, mettendomi una mano sulla testa. Lo guardo seccata incrociando le braccia al petto.
<< Credo che la nostra serata, durata una decina di minuti, sia finita qui, Max. Lascio tutto nelle tue mani, come sempre >> conclude, rivolgendosi al suo amico.
Max annuisce.
<< Dai vieni Leah, non posso portarti da nessuna parte che già scateni una rissa >> mi rimprovera Alex, trascinandomi verso la strada.
<< A presto, Leah >> mi saluta Max.
<< Ciao >> ricambio voltandomi. Alex ricomincia a spintonarmi. << Dai, ti sei già innamorata di Max? Dovresti conoscere meglio le persone prima di innamorati. Come devo fare con te? >>.
<< Piantala, Alex >> dico con tono esasperato.
<< Non ti piaccio quando faccio il ragionevole? >>.
<< Tu e la ragionevolezza siete agli antipodi >>.
<< Spezzi il mio povero cuore così >>.
<< Sei una spina nel fianco >>.
<< Scateni il mio impulso di ucciderti >>.
<< E poi chi ti salva le chiappe dai vampiri cattivi? A proposito dove mi stai portando adesso? Non possiamo semplicemente andare a casa e tornare alla ormai tradizione di vedere un bel film? Credo che provocare una rissa sia abbastanza per una sera >>.
 Alex scuote la testa. << Ti porto nel mio posto preferito >>.
La città brulica di gente. Ragazzi, barboni, prostitute, uomini che sembrano dei tipi per bene, strane vecchiette … questa città è viva. L’opposto di me, un’eterna giovane che si sente vecchia e morta dentro. Svuotata. Alex mi passa la mano davanti agli occhi.
<< Ehi, c’è nessuno lì? >>.
<< Ero sovrappensiero >>.
<< Spero di non incontrare dei succhiasangue >>.
<< Non temere, ti proteggo io >>.
<< Grazie, mio eroe! >> dice Alex con voce stridula.
<< Prego >>.
Vedo che sta deviando verso un parco; si inoltra per qualche metro e poi si ferma dietro a un albero.
<< Trasformiamoci, saremo più veloci >>.
<< Cosa? Ma ho pochi vestiti, non voglio strappare anche questi! >> protesto.
<< Spogliati >>.
<< Scusa?! >>.
<< Dai Leah, bisogna sgranchirsi le gambe ogni tanto >>.
<< Non voglio correre con un mostro >> scherzo.
<< Hai paura delle voci del branco nella tua testa? Temi che scoprano che mi ami ? >>.
<< Sei convinto male, non tutte le ragazze sono innamorate di te, sai? >>.
<< Davvero? Questa sì che è una notizia >>.
<< Mi dispiace, non volevo distruggere un po’ del tuo narcisismo. Ops >>.
<< Andiamo, dai! >>.
<< Alex, ho detto di no ti prego, non voglio trasformarmi >>. Lo guardo negli occhi. Questa volta la mia non è una supplica in realtà, ma un dato di fatto. Non mi trasformerò. Non voglio che tutti, compresi i mutaforma sconosciuti sappiano della mia vita. Soprattutto non stasera che sono così vulnerabile, dopo quella maledetta chiamata. Alex sospira. Ha ceduto.
<< Ok, ma corriamo o non arriveremo mai >>.
 Inizia a muoversi per il parco e io lo seguo. E’ un bel posto. Verdeggiante, con parecchi laghetti e molti alberi secolari. Tuttavia è un posto pericoloso di notte per un umano. Quando finalmente arriviamo all’uscita, dopo aver sentito parecchi suoni che non mi piacevano, giunge alle mie orecchie la voce di una donna che urla. << Vi prego, lasciatemi! Vi prego! Aiuto! >>.
Non posso assistere senza far niente. Seguo la voce.
<< Leah! >> mi chiama Alex mentre io corro in direzione di quella donna. Percorro cento metri e la trovo: una donna che sta per essere derubata e chissà cos’altro, da due uomini. Appena questi mi vedono sono allarmati, ma accorgendosi che sono solo una ragazza fanno per avvicinarsi a me. Sento i passi di Alex alle mie spalle e prima ancora che lui possa intervenire pianto un calcio all’addome di uno dei due, che si piega a terra per il dolore, poi gliene do altri ripetutamente e l’altro uomo cerca di fermarmi dalle spalle. Mi viene strappato via da Alex che gli rompe il naso e lo butta a terra. Non abbiamo neanche il fiatone. Ci giriamo a guardare la donna, immobile e con gli occhi sbarrati.
<< Chi siete voi? Due supereroi? >> chiede allibita. Poi corre verso di noi e ci abbraccia, in lacrime. Credo che sia un po’ sotto shock. Riusciamo a farci dire il suo nome e l’indirizzo presso cui abita. Camminiamo per le strade di San Francisco; la donna sembra riprendersi un po’ e riusciamo a capire che aveva appena finito di lavorare e stava tornando a casa quando quei due l’hanno aggredita.
<< Se non fosse stato per voi, non so cosa… cosa… mi sarebbe successo >>. E scoppia nuovamente in lacrime.
Dopo un’ora la lasciamo davanti alla porta della sua modesta casa e aspettiamo che entri, al sicuro. Appena apre il portone, un uomo la accoglie e la abbraccia, mentre lei piange nuovamente. Poi perdiamo mezz’ora spiegando l’accaduto a quell’uomo- il marito- e cercando di convincerlo che non vogliamo essere ripagati in nessun modo. Quando finalmente ci lascia andare è passata un’altra mezz’ora.
<< Leah, hai fatto una cosa meravigliosa >> afferma Alex meravigliato.
<< Chiunque sarebbe intervenuto, sentendo una donna in pericolo >>.
<< Io non ci avevo quasi fatto caso. Sono ormai abituato a questo >> dice afflitto.
<< Alex, nessuno ti chiede di andare in giro a salvare la gente >>.
<< Nessuno me lo chiede ma non lo faccio. Devo solo combattere contro i succhiasangue perché sono miei nemici mortali? Molti uomini sono peggiori dei succhiasangue >>.
<< Tu lo sai meglio di me, sei in giro da un bel po’ >>.
<< Mi sento bene, molto bene. Per la prima volta dopo tanto tempo >>.
<< E’ l’effetto che fa aiutare gli altri >>.
<< Credo di doverlo fare più spesso >>.
<< Ottima idea. Un impiego più proficuo di tempo rispetto all’andare in giro a rimorchiare >> affermo con tono di rimprovero.
Alex sbuffa. << Vieni, ti porto in quel posto di cui parlavo prima >>. Mi afferra la mano e inizia a correre. Lo seguo, cercando di tenere il passo.
<< Credo che abbiamo rallentato di molto salvando la donna… e tu che volevi trasformarti per sbrigarti! >>.
<< Non importa, siamo vicini da qui >>.
<< Se mi stai portando in un altro dei tuoi locali pieni delinquenti che picchiano le donne, ti prego, risparmiamelo >>.
Alex sghignazza. Mi accorgo che ci stiamo dirigendo verso il ponte, il famoso Golden Gate Bridge.
<< Che vuoi fare? >> chiedo mentre ci avviciniamo sempre di più.
Non risponde e quando finalmente arriviamo si avvicina all’estremità destra del ponte e si arrampica sul parapetto; è in bilico.
<< Sei impazzito? Devi suicidarti davanti a me? Fallo in intimità, almeno! >> urlo, sovrastando il vento.
<< Sali! >> mi incita Alex, porgendomi la mano.
Non so perché ma mi lascio convincere.
<< Al mio tre saltiamo! >> urla quando sono accanto a lui. Ha i capelli che svolazzano, lo sguardo acceso, un sorriso da ebete stampato in faccia.
<< No! Ti si è forse fritto il cervello? >>.
<< Uno >>.
<< Alex, non voglio … >>.
<< Due >>.
<< … è una cosa stupida! >>.
Riesco a stento a finire la frase, che Alex mi stringe e sé e cadiamo nel vuoto. L’unica cosa che riesco a pensare è: “Ucciderò questo maledetto licantropo una volta per tutte”. Sembra un attimo e poi il tonfo e l’acqua gelida. Apro gli occhi sotto acqua: è tutto nero, ci vedo a stento. Risalgo su e finalmente, appena esco con la testa fuori dall’acqua, faccio un profondo respiro. Alex spunta accanto a me dopo due secondi, ridendo. Mi guarda, felice, con le guance arrossate. Più di trecento anni? No, deve averne dieci. Vorrei dirgli che è stato incosciente, che io non ero sicura di volermi buttare, che ha agito contro la mia volontà. Invece gli dico soltanto: << Sei un bugiardo! Non hai detto tre! >>. E poi scoppio a ridere. Forse la pazzia è contagiosa.

Nota: chiedo venia per il solito ritardo!
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: risakoizumi