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Autore: JennyWren    08/11/2013    9 recensioni
Mi porse una foto indicando i volti sorridenti dei ragazzi con la pettinatura a caschetto - Lui è George, poi c'è Paul, Ringo e quello dietro più in alto è..
- John - conclusi la presentazione fissando il volto del ragazzo dai capelli chiari e lo sguardo magnetico che sfoggiava un sorriso divertito.
Serrai la mascella stringendo la foto stretta tra le mani, il mio sguardo si indurì all'istante, avrei bruciato quella maledetta foto se solo l’avessi guardata ancora.
- Puoi ridarmi la foto? - la ragazza chiese titubante notando il cambiamento della mia espressione.
- Tienitela - Risposi con un tono glaciale
Dal cap. 21
Mi si bloccò il respiro per un attimo e un brivido mi salì sulla schiena, lasciandomi a bocca aperta. - Cosa? - Chiesi quasi senza fiato.
Patti mi guardò perplessa - Beh, Paul ha lasciato Jane appena dopo il tour scorso.
Il cuore batteva in petto come un martello pneumatico e sentivo la gola terribilmente secca. - Vado a bere - Mi diressi al tavolo con le bibite ma il mio sguardo si posò su l’ultimo arrivato, il ragazzo dai capelli neri in giacca e cravatta
Paul.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, George Harrison, John Lennon, Paul McCartney, Ringo Starr
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Don't carry the world up on your shoulders
 
 
 
 
- Hai intenzione di sputacchiare la minestra in tutta la casa? - Steve rimproverò la piccola Ellie che non voleva saperne di mangiare.
Ci stava provando da un pezzo ma la piccola che adesso sapeva stare seduta da sola continuava a mandare il cibo da tutte le parti, tranne che nel suo stomaco.
Guardavo la scena dal salotto e non potevo fare a meno di sorridere per quella visione familiare tra Steve e il mio piccolo confettino rosa. Steve era tornato prima dagli studios e aveva voluto far cenare Ellie in modo da farmi riposare.
 
Accetto l'impegno, caro ma la cucina sembra un campo di battaglia.
 
Così decisi di riporre la vecchia chitarra con la quale possedevo un rapporto di amore/odio e di porre fine alla battaglia che la bambina stava nettamente vincendo. Mi avvicinai per soccorrere mio marito che ora si puliva la camicia dalla maleodorante pappa per neonati.
- Ellie vuoi, per l'amor del cielo, mangiare qualcosa? - Provò per l'ultima volta Steve, il cucchiaio, rigorosamente rosa, a mezz'aria.
Afferrai il cucchiaio e feci per imboccare lui che si scostò, scuotendo la testa.
- Andiamo, papà, non vuoi dare il buon esempio?
- No ti prego Judith non farlo, puzza e solo l'idea di mandarlo giù mi fa venire il voltastomaco.
- Che sarà mai, un po' di pappa al manzo non ha mai fatto morire nessuno, paparino.
 
Ellie scoppiò a ridere, agitando le manine sul seggiolone, alla vista del papà che si tappava la bocca per sfuggire alla mamma.
- Lo mangi tu Ellie? - Chiesi alla piccola avvicinando il cucchiaino.
Elizabeth sporse le manine sporche di pasta molle ed aprì la bocca.
- Ho vinto io – Decretai dopo aver fatto mangiare tutto ciò che era rimasto nel piatto.
- Non ti vantare, avrò la mia rivincita! – Esclamò già sulle scale che portavano al piano superiore.
 
 
Stavo cullando Elizabeth quando Steve entrò in camera con in dosso l’accappatoio.
- Come mai sei tornato prima? - Chiesi non sapendo nemmeno se volessi saperlo davvero.
Steve non rispose, fece finta di non aver sentito e cominciò a cambiarsi per indossare il pigiama. - Steve ti ho fatto una domanda.
- Niente di nuovo Judith, hanno litigato di nuovo tuo fratello e Paul McCartney. – Disse a voce un po’ troppo bassa, infilandosi sotto le coperte.
- Perché? - Chiesi dandogli ancora le spalle.
- Nessuno sa bene il motivo ma la registrazione dell'album doppio si sta rivelando un lavoro immane. Ognuno occupa uno studio diverso, come se stessero svolgendo un lavoro individuale a nome del gruppo, a stento si guardano e quando lo fanno, beh, litigano.
 
Che John e Paul litigassero non era una novità, anzi, non passava giorno senza una scaramuccia tra i due. Ciò che più mi aveva colpito della frase di Steve era “ognuno occupa uno studio diverso, come se stessero svolgendo un lavoro individuale”.
 
Quello era strano.
 
Fin dall’inizio, fin da quando avevano cominciato a scrivere canzoni, le prove e la conferma del testo venivano decise in presenza di tutto il gruppo, nessuno si sarebbe mai sognato di registrare una canzone da solo, senza chiedere il parere dell’altro.
Ripensai all'ultima volta che avevo visto Paul, poco dopo la nascita di Steve e come John aveva reagito alla sua vista.
 
“- Judith tu e McCartney avete chiuso e se solo mi accorgo che tu ci pensi ancora, giuro che mi incazzo come non mi hai mai visto, intesi? - Ruggì verso di me che nascondevo il viso tra le mani, incapace di piangere. - Maledetto figlio di puttana, non lo riconosco più.
- È colpa mia – Mormorai.
- No la colpa è della sua testaccia, e di quella di tutta la fottuta band. Da quando Brian è morto sta andando tutto a puttane, Paul dice che non è vero ma sta andando tutto a puttane.”
 
- Stanno cominciando a dividersi. - Esclamai guardando oltre la finestra, verso il cielo uggioso di Londra, cielo che presagiva una terribile tempesta.
 
 
 
 
°oOoOo°
 
 
 
Quando John mi presentò la sua nuova fidanzata rimasi a dir poco impietrita.
Eravamo a Kenwood e vidi uscire dalla cucina una donna asiatica con dei folti capelli neri. Inizialmente pensai fosse la governante ma quando la donna posò un bacio sulle labbra di John per poco caddi dalla sedia a sdraio.
 
- Divorzierò da Cynthia. Lei è Yoko e intendo sposarla.
 
Furono queste le uniche parole che giustificarono quel gesto, parole a cui non riuscii a rispondere.

John e Cynthia, divorzio.

Quelle parole non riuscivano a stare insieme nella mia mente, non poteva essere vero, era, per caso, uno dei soliti scherzi di cattivo gusto di John?
Guardai la donna dal volto inespressivo con un cipiglio, non riuscivo a far combaciare l'immagine di mio fratello e di Yoko nella mia mente.
John era sempre stato innamorato perso di Cynthia, fin dai tempi della scuola d'arte in cui mi usò come cupido personale per scoprire di più sulla bionda dall'aria elegante.
 
- È una scuola femminile e io non sono ben visto dal preside, e da un paio di ragazze, forza, vai da lei e chiedile qualcosa, tipo l'indirizzo, il numero e se è disposta a scopare con me. - Esclamò poggiato al muro della scuola, dopo avermi accompagnata.
- L'ultima te la scordi. - Sbottai mentre mi sistemava la camicia e la divisa, passandomi la cartella.
Era il mio primo anno alle superiori e John mi accompagnava ogni giorno. Non gli ho mai chiesto se lo facesse per affetto o per spiare le ragazze.
Guardai in giardino, verso il gruppo di ragazze nel quale si trovava la ragazza che interessava a mio fratello. Erano tutte più grandi di me e mi vergognavo da morire a fare quello che mi aveva chiesto John.
- Dai John, è imbarazzante!
John mi prese per le spalle, era parecchio più alto di me e sporse il labbro inferiore battendo le ciglia in un'espressione che, probabilmente, avrebbe dovuto ispirare tenerezza.
Spinsi indietro la sua faccia con la mano che cercò di addentare e morsi il labbro pensierosa, guardando gli sguardi che le ragazze lanciavano a mio fratello e gli occhiolini con cui lui ricambiava.
Disgustoso.
- Va bene, ma voglio in cambio  cinque sterline – Sporsi la mano per accogliere i soldi.
- Sei un mercenario. - Sbuffò aggiustandosi il ciuffo pieno di gel.
- In anticipo o non se ne fa niente – Continuai come se niente fosse.
Mi scrutò con un sopracciglio alzato - Tre.
- Cinque, non fare il tirchio!
John rovistò nella tasca dei pantaloni offrendomi la banconota che intascai soddisfatta.
- È sempre un piacere fare affari con te, Winston. - Cominciai a camminare facendo oscillare la cartella, soddisfatta del mio guadagno.
- Muoviti oppure vado da McCartney e gli spiffero la tua cotta per lui. - E detto questo partii come una saetta verso la bionda.”
 
 
No, John non poteva essere serio, come poteva lasciare Cynthia, come poteva lasciare Julian?!
Yoko mi scrutava attentamente con i suoi occhi neri e profondi, la sua espressione era ferma, statuaria e, in sua presenza mi sentivo a disagio, come se John fosse per me un estraneo.
Spostai lo sguardo da John a Yoko più volte, alla fine sospirai pesantemente e, nonostante la freddezza della donna mi presentai con un sorriso.
 
- Sono Judith, è un piacere conoscerti – Le porsi la mano che fu stretta molto lievemente.
- Yoko – Esclamò in tono piatto.
 
John la attirò a sé, posandole un bacio sui capelli ma per quanto mi sforzassi non riuscivo a comprendere il gesto di mio fratello.
Guardai Ellie che si teneva in piedi, afferrando saldamente la gamba di suo zio. Non sapeva ancora camminare ma si ostinava a stare in piedi per qualche secondo prima di cascare in terra.
- Sai che lei è la mia nipote preferita? – John si rivolse verso Yoko che guardava la piccola dagli occhi azzurri e i capelli scuri.
- Saluta Yoko, Elizabeth – Incitai la piccola che puntò gli occhi in quelli della donna, per poi agitare la manina paffuta.
- Ciao – Rispose Yoko sorridendole appena.
 
John prese Elizabeth in braccio che fu felice di stare sulle ginocchia di suo zio e cominciò ad accarezzarle la testolina mentre la piccola continuava a guardare la “nuova arrivata”.
Avevo visto fare diverse volte lo stesso gesto con Julian ed ora non riuscivo ad accettare il fatto che John volesse lasciare anche lui.
 
- Che ne sarà di Julian? – Esclamai tutto d’un tratto, senza nemmeno preoccuparmi di Yoko.
L’espressione di John si indurì all’istante e capii di aver toccato un tasto dolente, ma non mi importava, Julian mi interessava più della nuova fidanzata di John.
- Come se Julian sentisse la mia mancanza, non sono mai stato un buon padre per lui.
- Come puoi dire una cosa del genere John? – Mi alzai dalla sedia con uno scatto d’ira. – Lui è tuo figlio, tuo figlio! Posso anche capire che tu voglia lasciare Cynthia, ma che tu non voglia più Julian non lo posso accettare.
- Non devi, è una cosa che non riguarda te, stanne fuori – Sputò le parole con rabbia, senza guardarmi in faccia.
 
Restai attonita, la bocca ancora aperta, non mi sarei mai aspettata una frase del genere da mio fratello. Mi offesi a tal punto che sollevai Elizabeth dalle ginocchia di John e me ne andai senza aggiungere altre parole.
Arrivata al cancello d’ingresso sentii l’inconfondibile rumore dei passi affrettati di John e rallentai il passo.
 
- Scusami, Judith, scusami non volevo, non intendevo quello che ho detto.
- Non sono affari miei hai detto, giusto? – Urlai colpendolo in petto - Ma erano affari tuoi quando dovevo sposare Steve, erano affari tuoi quando stavo con Paul, sono stati affari tuoi tutti gli affari miei, invece io non posso mai dire niente su di te, dato che mi cacci via – Strillai e non capii nemmeno quando avessi cominciato a piangere.
John si passò una mano nei capelli, sfilò gli occhiali e pulì le lenti con il lembo della maglietta, tra il pollice e l’indice. - Tu lo pensi ancora, non è vero? – Disse in tono rauco.
 
Fissai John disarmata, punta nel vivo, non poteva farmi questa domanda.
Cercai di restare impassibile ma per me era impossibile mentire, soprattutto a John.
Con lui cedevano tutte le mie barriere.
 
- Ogni giorno che passa, ogni giorno penso che sarebbe potuto andare tutto diversamente. – Singhiozzai tra le lacrime mentre Elizabeth si lamentava per essere presa in braccio. – È come una spirale in cui non so cosa voglio e cosa devo fare. Ci sono momenti in cui amo Steve e altri in cui lo vedo come la causa della mia sempre più frequente insonnia. Momenti in cui il periodo con Paul mi sembra una favola ed altri in cui mi sembra una menzogna ben camuffata. Mi sento un'ipocrita, falsa, stupida. John non ne posso più!
 
John si sporse per stringermi tra le sue braccia e fu la prima volta in cui crollai dopo tutto quel tempo.
Piansi tutte le lacrime che avevo in corpo, tutte le paure e le insicurezze che avevo nascosto, chiuso in me stessa. Fu il momento in cui lasciai cadere la corazza per farmi aiutare da qualcuno.
 
- Pensa solo a te stessa e a tua figlia che è la persona che ami di più in questo mondo. Non pensare a Steve o a Paul, non pensare proprio a niente altrimenti impazzisci, capito?
Annuii lentamente, asciugandomi il viso con il dorso della mano. John mi prese il viso tra le mani, accarezzando le guance arrossate dal pianto. – Ricordi? Io sarò sempre dalla tua parte. Sono quello che le ha suonate al tipo che ti macchiò il vestito alle elementari e sono quello che farà sempre di tutto per non vederti più in questo stato. Ti voglio bene Judith. – Mi cullò come faceva quando ero piccola ed avvertii un piacevole senso di sicurezza. John era tutta la mia famiglia.
 
- Anche io John. E ti sbagli, sono due le persone che amo di più in questo mondo: l’altra sei tu.
 
 
 
°oOoOo°
 
 

And in the end, the love you take, is equal to the love you make”
 
La prima copia di Abbey Road fu data a me, da parte di George.
Avevo ripreso a lavorare al Sun dopo il primo compleanno di Elizabeth e mi offrii per scrivere l’articolo sull’album che avevano appena inciso. Sebbene nessuno dei quattro componenti lo avesse ammesso esplicitamente, quell’album faceva capire una cosa: questa è la fine.
John aveva ripetuto più volte il detto secondo il quale è meglio bruciare che sparire lentamente e quell’album ne era la prova. Con Abbey Road avevano raggiunto l’apice della loro carriera, della loro bravura, e non avrebbero fatto più nient’altro insieme.
 
A guardarli ora, cullati dal successo e adorati dalla folla, i quattro ragazzi che si stringevano in una branda ad Amburgo sembravano lontani anni luce.
Avevo scritto della loro carriera cercando di essere il più imparziale possibile, ma raccontando degli inizi, di Amburgo, del Cavern, di Liverpool, mi era presa una tale malinconia che avrei pianto se solo avessi potuto farlo.
Raggruppai i vari fogli con le bozze sulla scrivania mentre Elizabeth dormiva nella sua culla, stringendo la sua bambola di stoffa preferita.
 
- Hai scritto tutto il giorno – Esclamò Steve facendomi saltare di paura.
- È per lavoro.
Stavo provando a fare ordine tra i miei sentimenti ma mi sentivo una vigliacca, non avevo idea di cosa stessi facendo.
Avevo perso Paul definitivamente, ora era sposato ed era nata anche la sua prima bambina, era inutile che mi attaccassi a vecchi ricordi.
Anche perché sembrava appartenessero a persone diverse. 

 

angolo autrice.
Sono in ritardo, lo so, il fatto è che non riuscivo a scrivere altro, ero seriamente in blocco! Questo capitolo è stato diviso in due parti poiché, a mio parere, pubblicare entrambe le parti adesso sarebbe risultato pesante e non mi va di annoiarci ulteriormente!
Un bacione a tutti, spero di aver fatto un buon lavoro con  questo capitolo, anche se ho i miei dubbi!
JennyWren

P.s. Ho pubblicato una nuova storia, si chiama House of Wax, se vi va di leggere la troverete nella mia pagina EFP! 
   
 
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