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Autore: Tersicore    02/11/2004    2 recensioni
Sabrina è una semplice ragazza che parte per una vacanza sbagliando aereo. E’ così che si trova ad essere testimone di un omicidio, con la conseguenza che tutto il suo semplice mondo verrà stravolto. In compagnia di un poliziotto Apache si troverà ad affrontare situazioni che non avrebbe mai immaginato e a dare atto ad una rocambolesca fuga per sfuggire a chi vuole eliminare uno scomodo testimone.
Genere: Avventura, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 25

 

Le luci artificiali, così abbaglianti la sera prima, cominciavano già a spegnersi, rendendo quelle vie più grigie e desolate. Per le strade, il movimento dei frequentatori della notte non si era ancora spento del tutto, ma al contrario della sera prima, i lustrini indossati dalle ragazze assumevano un aspetto decisamente squallido e fuori posto. Visi sui quali il trucco sfatto non nascondeva più i pestoni sotto gli occhi, incrociavano a volte distratti lo sguardo dei due fuggiaschi, valutandoli e classificandoli estranei a quei luoghi e a quelle ore. Chino condusse la ragazza in un caffè poco distante dal night. Molti erano seduti ai tavolini intorno a loro e i più cercavano di smaltire una sbronza, chi ingurgitando altro alcol chi trangugiando enormi quantità di caffè bollente. Una cameriera con un trucco pesante ed una faccia stanca si avvicinò, osservandoli stralunata. Il loro aspetto era notevolmente diverso da quello degli altri ospiti, cosa che incuriosì la donna.

“Cosa posso portarvi?” chiese questa, allungando una lista consunta e macchiata.

L’indiano la sfogliò per un attimo e poi senza consultare la compagna ordinò due caffè, delle uova strapazzate, del pane da toast e del succo d’arancia. La cameriera, con espressione sorpresa, prese nota dell’ordinazione e si avviò verso la cucina. Probabilmente, pensò Chino, i clienti abituali non facevano spesso colazione in quel posto a quell’ora antidiluviana.

Non appena se ne fu andata, Sabrina protesto debolmente “Io non ho assolutamente fame! Dopo tutto quel fumo e quella confusione, ho il voltastomaco”.

“Devi provare a mangiare qualcosa. Stamattina sarà una giornata campale per noi. So che non ne hai voglia, ma provaci. Fallo per me, Ok?” disse Lupo Grigio afferrandole una mano e stringendola.

Sabrina osservò le sue dita strette fra quelle del compagno poi con un sospiro annuì “Ci proverò!”

Il caffè ed il cibo, tirarono più del previsto su il morale alla ragazza, tanto che, notò Chino, Sabrina spolverò a lucido il piatto senza neanche accorgersene.

Rimasero fermi al tavolo per parecchio tempo, discorrendo del più e del meno, ma evitando accuratamente l’argomento processo, finché scoccate le sei e mezzo di mattina, l’indiano, dopo aver dato un’occhiata all’orologio, esordì “Dobbiamo andare, è ora che ci avviamo”.

Sabrina abbassò improvvisamente lo sguardo nervosa, poi chiese “Sarà pericoloso entrare in tribunale?”.

“Sì, ma vedrai, Lebosky avrà sicuramente piazzato parecchi dei suoi uomini più fidati. Dovremmo stare attenti, ma finirà tutto bene”.

La ragazza rimase silenziosa senza sollevare gli occhi dal piatto, così Chino, dopo un momento, allungando una mano e posandole due dita sotto il mento per alzarle il viso, le chiese guardandola negli occhi “Hai detto che ti fidi di me, no?”.

L’italiana, finalmente sorrise facendo un cenno affermativo, quindi il ragazzo continuò, alzandosi e lasciando sul tavolo l’importo per saldare il conto “Brava ragazza, ora però andiamo. Dobbiamo prendere la metropolitana per passare in un posto prima di dirigerci in tribunale!”.

Sempre all’erta, uscirono all’aperto e si diressero verso l’imbocco sotterraneo del metrò. Il treno che dovevano prendere tardò circa una decina di minuti ad arrivare ed era già pieno di pendolari, che si spintonavano cercando di rimanere eretti. Sabrina si ritrovò schiacciata addosso a Chino con la faccia premuta contro la sua camicia, mentre ad ogni scossone un ciccione maleodorante le infilava un gomito nei reni.

Il tragitto durò circa una ventina di minuti, da catalogare fra le esperienze peggiori di tutto quel maledetto viaggio.

Arrivati in prossimità della periferia, Lupo Grigio la condusse attraverso alcuni stretti vicoli scuri, finché si fermò davanti ad un portone di legno coperto da una grata di spesse sbarre di metallo. Infilata la mano tra le fessure, scoccò tre rintocchi intervallati tra loro da uno più leggero, allorché uno spioncino si aprì di botto e due piccoli occhi scuri si puntarono sospettosi su di loro.

“Sono io Verde aprimi, Lebosky ha detto che hai qualcosa per me” disse Chino rivolto all’individuo dietro la porta.

Lo spioncino si richiuse di colpo e dopo aver udito il rumore metallico di varie serrature che venivano schiuse, il portone si aprì, lasciando scorgere la figura di un uomo alto pressappoco come l’italiana e magro come un chiodo.

Mentre quest’ultimo apriva anche la cancellata di metallo, Sabrina lo osservò. La sua pelle era talmente pallida ed impalpabile da lasciare intravedere l’intera rete di vene che vi passavano sotto. La sua testa era completamente rasata e rifletteva la luce del neon, che alle sue spalle illuminava una stanza, nella quale grandi scaffali metallici ricolmi d’oggetti opprimevano lo spazio. Aveva dita lunghe, scheletriche e nervose, che non appena aperto l’ultimo chiavistello, si allungarono per afferrare e trascinare dentro i due ragazzi richiudendo poi, frettolosamente, l’uscio dietro di loro.

Finita l’operazione, l’uomo si girò su se stesso e con un sorriso cordiale allungò una delle suddette mani per stringere calorosamente quella dell’indiano.

“Chino che piacere rivederti e da tanto tempo che non ci sentiamo”

“Ciao Verde. Si è parecchio. Come ti vanno gli affari adesso?”

“Come al solito. Ora che tu non bazzichi più da queste parti, la mia vita è più tranquilla e poi il tuo collega non è rompiscatole come te……. E sì, purtroppo devo ammettere che è diventato tutto più noioso”.

L’uomo si voltò finalmente ad osservare l’italiana “E così tu sei il supertestimone? Chi l’avrebbe mai detto; uno scricciolo come te per mettere in scacco uno degli uomini più potenti di Los Angeles”.

Chino sorrise poi procedette alle presentazioni “Verde questa è Sabrina e Sabrina questo è Verde uno dei più raffinati ricettatori di Los Angeles”.

Sabrina allungò la mano titubante. “Ricettatore? Vuoi dire uno di quelli che rivendono merce rubata?”chiese la ragazza.

“Oh non uno” specificò altezzoso il tipo “il migliore mia cara, il migliore”.

Chino rise divertito guardando l’espressione allarmata della compagna “Non ti preoccupare Sabrina ci possiamo fidare di lui. Verde è da tempo un nostro informatore, naturalmente in cambio di qualche piccolo favore”.

L’uomo si mise a sedere sospirando “Eh Chino, poliziotti come te e come Lebosky purtroppo non se ne trovano più in giro. La maggior parte degli sbirri preferisce accanirsi contro i piccoli pesci come me e lasciare nuotare nel mare le grandi balene indisturbate. Comunque tornando a noi, vediamo” disse quello cominciando a frugare in una scansia alle sue spalle “ieri sera Lebosky mi ha chiesto di trovare qualcosa per facilitarvi l’ingresso in tribunale. E’ stato un bell’impegno, ma sono forse mai venuto meno ai miei doveri?” disse Verde complimentandosi da solo e tirando fuori dal mucchio di roba depositata una grossa valigia nera ed una più piccola borsa sportiva.

“Cosa sono?” chiese Chino aprendo la sacca più piccola che conteneva dei vestiti e una corta parrucca bionda.

Verde ghignò soddisfatto, poi spiegò “Una mia geniale trovata, ecco cosa sono. Guarda” disse aprendo la valigia più voluminosa “telecamera professionale, un microfono e tutta l’attrezzatura necessaria per una perfetta troupe televisiva, naturalmente il tutto compreso di tesserini di riconoscimento. Eh si, sono veramente un mago” sbottò soddisfatto “non è stato facile rimediare questo materiale, ma lo sai…. io sono io”.

“Splendida idea” esclamò Chino, stupito dalla trovata, “con questa roba riusciremo ad avvicinarci al tribunale inosservati. Ci saranno una marea di giornalisti questa mattina”.

“Potete cambiarvi qui. Dietro quella porta c’è un piccolo ripostiglio Sabrina, poi non appena hai finito provvederemo al trucco. Devi sembrare diversa, Lebosky mi ha detto che ieri sera ti hanno visto”.

La ragazza guardò dubbiosa quelle cose, poi sussurrando tanto da farsi a malapena sentire, disse “Non sembrerà strano che una troupe televisiva arrivi a piedi davanti al tribunale?”

“Ah ragazza ancora tu non mi conosci. Non arriverete a piedi. Queste sono per voi” disse Verde, allungando a Chino un mazzo di chiavi, “dietro l’angolo c’è parcheggiato un furgoncino bianco addobbato esattamente per la vostra fantomatica stazione televisiva. Sarete in tutto e per tutto simili agli altri giornalisti”.

“Come sempre hai veramente pensato a tutto” esclamò Lupo Grigio soddisfatto.

“Perché fai questo per noi?” chiese Sabrina sorpresa, “In fondo tu sei un……” s’interruppe senza finire la frase imbarazzata.

Verde punto su di lei uno sguardo acuto, ma invece di essere arrabbiato come si aspettava la ragazza dopo quell’infelice frase, rispose sorridendo “Non ti preoccupare puoi dirlo tranquillamente; sono un delinquente come Levin, è vero, ma vedi è proprio perché conosco così bene questo mondo che non voglio assolutamente vedere un tipo come lui diventare ancora più potente. Bah ora basta chiacchiere, muovetevi. Ci vorrà un po’ per curare tutti i particolari di questo travestimento”.

Sabrina, presi gli abiti preparati per lei, si rifugiò nello stanzino per cambiarsi, mentre Chino iniziò a spogliarsi lì.

I vestiti che doveva indossare comprendevano un completo pantaloni e giacca color marrone bruciato accompagnato da un paio di scarpe con il tacco a spillo, assurde per un tipo come lei che preferiva di gran lunga le scarpe da tennis.

Per Chino, invece, il cambio consisteva solo in una camicia scozzese che avrebbe dovuto indossare con sopra un gilet rosso sul quale le scritte della stazione televisiva facevano bella mostra sulla schiena. Per corredare il tutto, un cappello da Baseball dello stesso colore del gilet, gli fu piazzato sulla testa in modo da nascondere i lunghi capelli neri, mentre per Sabrina, si prevedeva un trucco più marcato. Verde le infilò la corta parrucca bionda, poi con mano sapiente le camuffò il viso rendendolo molto diverso dal suo stile. La ragazza si guardò allo specchio truccata e travestita; sembrava completamente un’altra persona.

Finalmente pronti, i due si congedarono da Verde, che auguratagli buona fortuna, si rinchiuse ancora una volta nel suo rifugio.

  
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